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Agricoltura, contrasto alla proliferazione della cimice asiatica; sostegno concreto alle aziende colpite

Data: 17/09/2019
Numero: 7/00310 / Risoluzione in commissione
Soggetto: Commissione XIII - Agricoltura
Data Risposta: -

La XIII Commissione, 

premesso che: la cimice asiatica, conosciuta anche come cimice marmorata o come Halyomorpha halys, è un insetto appartenente alla famiglia delle Pentatomidae. È originario di Cina, Giappone e Taiwan ed è stato introdotto accidentalmente in occidente prima negli Stati Uniti e, dal 2012, è giunto anche in Italia. La prima segnalazione di presenza della cimice marmorata asiatica si è avuta in Emilia- Romagna, ma negli anni scorsi la sua presenza si è velocemente diffusa in tutto il Nord Italia, dove si ripropone ogni anno la situazione emergenziale derivante dall'invasione di questo insetto particolarmente infestante che, pur non essendo nocivo per l'uomo, risulta invece estremamente pericoloso per l'agricoltura, in quanto è estremamente infestante e polifago e capace di danneggiare frutteti e ortaggi andando conseguentemente a condizionare le produzioni agricole. La sua alta pericolosità deriva, inoltre, dalla sua capacità di moltiplicarsi velocemente deponendo le uova anche due volte l'anno; inoltre, l'esemplare adulto è in grado di volare per lunghe distanze alla ricerca del cibo e presenta una elevatissima capacità di adattamento all'ambiente, con conseguente aumento della tendenza a diffondersi anche in altri territori. La conseguenza è quella di milioni di euro di danni per gli agricoltori e pesanti ripercussioni sugli habitat e sul paesaggio agrario di vaste aree; ad oggi il problema della cimice asiatica si è trasformato nel nuovo flagello dell'agricoltura del Nord Italia. Esso infatti risulta essere tra le principali cause di estinzione di specie endogene la cui presenza determina danni ingenti sia dal punto di vista della difesa dei territori e della biodiversità che da quello economico, provocando importanti ricadute su alcuni prodotti simbolo del made in Italy. I danni nelle campagne sono enormi e il rischio è di azzerare il settore ortofrutticolo in Emilia- Romagna e Veneto, mentre il parassita si diffonde a macchia d'olio anche nelle regioni vicine, come Lombardia, Trentino e Friuli-Venezia Giulia. Nel mese di agosto è stato registrato un aumento dilagante degli attacchi di questo insetto, con gli agricoltori esasperati di fronte alla distruzione di pereti, meleti, piantagioni di kiwi, pesche e nettarine, così come dalla mancanza di strumenti adeguati a combatterlo. Il problema inoltre è rappresentato dall'inarrestabilità di tale diffusione che non accenna a fermarsi, ma al contrario raggiunge picchi massimi nei periodi primaverili compresi tra aprile e giugno, con un successivo picco tardivo delle forme di insetto più adulto dopo la seconda metà di agosto. In considerazione di questi fattori quindi risulta chiaro come i frutti colpiti da questo insetto non siano più commercializzabili sul mercato, sia per il danno estetico che per l'impossibilità di consumarli in quanto ne risulta alterata la qualità; 

la più aggiornata stima dei danni è impietosa e si aggira intorno ai 250 milioni di euro, si tratta però di una quantificazione per difetto che non tiene conto delle possibili ricadute negative sull'industria di trasformazione. Si ipotizza inoltre un possibile taglio del 30 per cento dei lavoratori stagionali, e solo per quanto riguarda le pere; 

in Emilia-Romagna, in particolare, le perdite sul pero sono enormi ed arrivano anche al 100 per cento dei frutti in alcune aziende, soprattutto del Ferrarese. Danni accertati del 25-30 per cento anche su pesco, susino, albicocco, ciliegio, mandorlo. Peggio ancora le colture di pomacee (melo, pero e nespolo) biologiche non protette da reti: il danno valutato ad oggi è tra il 40 per cento e l'80 per cento. La presenza della cimice asiatica è in aumento anche in Veneto, dove le situazioni più gravi si registrano nel Polesine e nel Padovano. Rispetto agli anni precedenti, il fenomeno nel 2019 ha visto un aumento della gravità, con perdite sempre più importanti, fino al 100 per cento del raccolto. Coldiretti Veneto in data 23 luglio 2019 ha presentato il conto sui danni prodotti dalla cimice asiatica ai raccolti di tutta la regione, raccolti che registrano perdite fino al 70 per cento con una stima dei danni totali che raggiunge la quota di 100 milioni di euro. La situazione nel Veronese è preoccupante, dove i danni stimati sulle principali colture frutticole ad oggi si aggirano sui 79,1 milioni di euro. Le coltivazioni di mele scaligere rappresentano il 74 per cento di quelle venete, le pere il 46 per cento pesche e nettarine l'82 per cento delle produzioni regionale e l'actinidia rappresenta il 76 per cento; 

già nel mese di settembre 2015 il Comitato fitosanitario nazionale, in relazione ai crescenti livelli di dannosità e di pericolosità dovuti allo sviluppo di questo insetto, ha espresso il proprio parere favorevole affinché fosse dato sostegno e collaborazione ai programmi di studio intrapresi volti al superamento delle criticità nell'applicazione della direttiva 92/43/CEE («direttiva habitat»), nello specifico consentendo il ricorso all'introduzione di specie antagoniste alle specie esotiche dannose e per la realizzazione di piani di lotta biologica necessari per contrastare infestazioni sempre più frequenti; 

è stato inoltre confermato come il ricorso a pesticidi e altre sostanze chimiche si sia rivelato del tutto inefficace per fronteggiare l'invasione di questo insetto, come anche l'impiego di insetti antagonisti autoctoni. Al contrario, a seguito di un'ampia attività di sperimentazione in laboratorio, lo strumento più efficace di contrasto è risultato essere quello di contrapporre alla cimice asiatica il suo antagonista naturale, la cosiddetta «vespa samurai» (Trissolcus japonicus), anch'essa originaria dell'Estremo Oriente. Tale operazione di lotta biologica, è stata già intrapresa con successo in altri Paesi alle prese con il medesimo problema. Inoltre, con l'entrata in vigore, a seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, del decreto 5 luglio 2019, n. 102, è stata di fatto legalizzata l'immissione sul territorio italiano di specie e popolazioni non autoctone capaci di contrastare la diffusione di insetti alieni come la cimice. Il nuovo articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, prevede però una procedura particolarmente articolata e complessa per l'avvio concreto degli interventi di lotta biologica. In primo luogo, infatti, è necessario adottare, entro sei mesi dall'entrata in vigore del regolamento di modifica, un decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che fissi i criteri per l'immissione in natura delle specie e popolazioni non autoctone. In relazione ai suddetti criteri, ed in seguito ad una specifica richiesta delle regioni, delle province autonome di Trento e di Bolzano o degli enti di gestione delle aree protette nazionali, il Ministero può poi autorizzare l'immissione, ma solo previa valutazione di uno specifico studio che escluda qualsiasi rischio per la conservazione delle specie e degli habitat naturali. Tale procedura, che è volta alla prevenzione di qualsiasi eventuale effetto negativo dovuto all'immissione degli organismi non autoctoni, dilata però eccessivamente i tempi per l'avvio concreto delle sperimentazioni in campo della «vespa samurai», che quindi non potrebbe svolgere la sua azione di contrasto alla cimice asiatica, con grave danno per le coltivazioni interessate da questo flagello; 

la gravità della situazione impone al Governo di agire con urgenza, per delimitare e porre un freno a questa emergenza oramai diventata nazionale, che necessita, come l'emergenza legata alla Xylella, di misure rapide e risolutrici, 

impegna il Governo: 

ad assumere tutte le iniziative di competenza necessarie a prevedere e sostenere, a tutti i livelli di governo, l'adozione di particolari misure per supportare le imprese agricole che hanno subito danni a causa dell'invasione della cimice asiatica, nonché a potenziare gli strumenti di risarcimento adeguati per le aziende danneggiate, anche tramite l'istituzione di uno specifico fondo nel disegno di legge di bilancio 2020; 

ad accelerare quanto più possibile le fasi dell'iter autorizzativo delineate nel novellato articolo 12, commi 4 e 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, anche in considerazione dell'ampia sperimentazione già condotta sulla «vespa samurai», in modo da consentire l'azione in campo contro la cimice asiatica al più presto possibile; 

ad adottare ulteriori iniziative volte al potenziamento della ricerca e alla diffusione di tecniche di difesa adeguate ed al miglioramento della capacità di intervento nelle fasi emergenziali.

Risoluzione sottoscritta dai parlamentari: Caretta, Ciaburro, De Carlo, Foti e Butti. 

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TommasoFoti
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