Camera

Celebrazioni del Centenario della vittoria della prima Guerra Mondiale; il Governo si faccia promotore di iniziative qualificate coinvolgendo le scuole, le regioni ed i comuni

Data: 13/09/2018
Numero: 1-00033 / Mozione
Soggetto: Camera dei Deputati
Data Risposta: 04/10/2018

La Camera, 

premesso che: 

il 4 novembre 1918 l'Italia vinceva la prima guerra mondiale, dopo 42 mesi di combattimenti che portarono a oltre seicentomila morti soltanto tra i soldati, senza contare i civili, il cui numero di vittime fu di poco inferiore; 

si tratta di un'immane tragedia, come tutte le guerre, ma anche di una grande vittoria, frutto dell'eroismo dei nostri soldati che, accorsi da tutta Italia, dalle terre irredente e perfino da oltre mare, fecero sì che uno Stato appena formato diventasse davvero nazione; 

il passato è parte integrante dell'identità di un popolo e, in questo spirito e per tenere viva la memoria collettiva, nel giugno 2013 è stato istituito il Comitato interministeriale per il centenario della prima guerra mondiale e la legge di stabilità per il 2014, legge 27 dicembre 2013, n. 147, ai commi 308 e 309 dell'articolo 1, ha stanziato fondi per la messa in sicurezza, il restauro dei « luoghi della memoria » e per promuovere la conoscenza degli eventi dalla prima guerra mondiale, preservarne la memoria in favore delle future generazioni, attraverso la realizzazione di manifestazioni, convegni, mostre, itinerari, anche con il coinvolgimento attivo delle scuole; 

sono stati stanziati dei fondi per la realizzazione di interventi urgenti per la messa in sicurezza, il restauro e il ripristino del decoro dei « luoghi della memoria » nel quadro degli eventi programmati per la celebrazione del centenario della prima guerra mondiale; 

gli interventi di restauro, come concepiti, vedono affiancare al restauro puro anche una valorizzazione museale-multimediale degli accadimenti della prima guerra mondiale che hanno interessato quei luoghi; 

fondamentale, per la formazione dei giovani, è comprendere il significato di quella vittoria, non sotto il profilo militare, ma soprattutto sotto quello culturale, perché essa rappresentò il compimento del processo risorgimentale, facendo sentire per la prima volta gli italiani come un vero popolo sotto la stessa bandiera; 

i soldati sul Carso e sul Piave, i marinai nell'Adriatico e nei sommergibili, gli avventurosi pionieri dell'aviazione meritano l'attenzione, il riconoscimento e la celebrazione di tutti gli italiani,

impegna il Governo

1) ad assumere tutte le iniziative necessarie per celebrare degnamente il centenario della vittoria, anche con il coinvolgimento delle istituzioni culturali del Paese, delle regioni e dei comuni; 

2) a promuovere e a sostenere iniziative, anche presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, volte a favorire lo studio e la conoscenza di quel che significò per gli italiani combattere la grande guerra, al fine di recuperare la memoria storica della nazione.

Mozione sottoscritta dai parlamentari: Lollobrigida, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Crosetto, Deidda, Luca De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Maschio, Meloni, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi.

Nella seduta del 4 ottobre 2018 la mozione è stata sottoscritta anche dai parlamentari Occhiuto e Marrocco.

Nella seduta del 1 ottobre 2018 il Governo si è riservato di intervenire successivamente. Il seguito della discussione è stato quindi rinviato ad altra seduta.

Nella seduta del 4 ottobre 2018 il testo è stato modificato nel corso della seduta.

La mozione, così come riformulata, stante il parere favorevole del Governo, è stata approvata dalla Camera nella seduta del 4 ottobre 2018.

DIBATTITO IN ASSEMBLEA, SEDUTA DEL 1 OTTOBRE 2018

Discussione della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00033 concernente iniziative per la celebrazione del centesimo anniversario della vittoria della prima guerra mondiale (ore 17,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00033, concernente iniziative per la celebrazione del centesimo anniversario della vittoria della prima guerra mondiale. Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta del 27 settembre 2018 (Vedi l'allegato A della seduta del 27 settembre 2018). Avverto che è stata altresì presentata la mozione Ascani ed altri n. 1-00053, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione. 

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni. È iscritto a parlare il deputato Paolo Trancassini, che illustrerà anche la mozione Lollobrigida n. 1-00033, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà. 

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, sono onorato di essere io ad illustrare questa mozione, per conto del gruppo di Fratelli d'Italia, che ha sottoscritto questa richiesta di attenzione al Governo e al Parlamento su questa importante ricorrenza, il 4 novembre. Sono cento anni dalla fine della guerra, la nostra quarta guerra d'indipendenza, quando siamo diventati per davvero una nazione ed un popolo. Una ricorrenza che negli anni passati ha visto l'istituzione, nel giugno 2013, di un comitato interministeriale, ha visto stanziati dei fondi con la legge di stabilità del 2014, proprio perché il Governo, lo Stato, il Parlamento pensavano che nel 2018 ci sarebbero dovute essere celebrazioni, ci sarebbe dovuta essere quell'attenzione nei confronti di questa scadenza, che però noi non notiamo, visto che siamo ad un mese dalla ricorrenza; questa mozione vuole proprio sensibilizzare le scuole, vuole sensibilizzare il Parlamento, vuole sensibilizzare l'opinione pubblica a far sì che si arrivi a ricordarla e a festeggiarla in maniera degna. È molto importante questo, perché, come ho detto all'inizio, è sostanzialmente la nostra quarta guerra d'indipendenza; e, anche partendo da questa ricorrenza, noi riusciamo a notare una sorta di deprezzamento dei nostri valori. Non c'è attenzione nei confronti di questi valori, della patria, dell'indipendenza e del fatto che finalmente abbiamo disegnato i nostri confini in quella circostanza. Non c'è attenzione! La mia generazione come la sua, Presidente Rampelli, ricorderà che nei primi quattro giorni di novembre c'era un po' tutto il nostro essere italiani, perché il 1° novembre festeggiavamo i santi, il 2 venivamo condotti nei cimiteri a conoscere i nostri padri, i nostri nonni, i nostri bisnonni, quindi il senso d'appartenenza, la famiglia; per poi arrivare al 4, a sventolare il Tricolore ed essere e sentirsi per davvero italiani. Ecco, tutto questo oggi non c'è più. Non solo perché sono state abolite queste festività: in realtà sono state completamente sostituite da Halloween, una festa che non si è aggiunta alle nostre: le ha sostanzialmente cancellate. Ecco, io credo che noi abbiamo dei problemi; e probabilmente la decadenza del nostro Paese, la difficoltà che ha questa nazione ad imporsi anche a livello internazionale, nasce da questa crisi di valori. Una crisi nella quale credo tutti quanti noi dovremmo impegnarci di più, dovremmo cercare di tornare ad insegnare l'educazione civica ai nostri figli, dovremmo cercare di intervenire anche con i nostri figli, per insegnare loro che, oltre ad Halloween, il 1°, il 2, il 3 e il 4 abbiamo molto altro da festeggiare. Ecco, noi, nel nostro comune, nel comune di Leonessa, abbiamo pensato fosse dovere dell'Amministrazione comunale cercare di darvi questi segnali e abbiamo scoperto, Presidente, che, nel nostro Paese, nella nostra nazione, per tanti anni, i quaderni dove i ragazzi facevano gli esercizi di scuola elementare e media non avevano sulla copertina i fumetti, non avevano sulla copertina i colori o tutte quelle altre cose, anche belle per la verità e di fantasia, che noi oggi troviamo nei quaderni dei nostri figli. Per tanti anni, per oltre quindici anni, ai nostri predecessori veniva dato un quaderno, sulla cui copertina c'era un eroe. E gli eroi che venivano normalmente utilizzati per le copertine dei quaderni erano eroi della prima guerra mondiale. Noi abbiamo poco più di 300 medaglie d'oro al valor militare… 

PRESIDENTE. Concluda. 

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Ho finito, Presidente. Abbiamo circa 330, 340 medaglie d'oro al valor militare nella nostra nazione, noi abbiamo ritrovato un quaderno che rappresentava Costantino Palmieri, che è un eroe di Leonessa, premiato appunto con la medaglia d'oro, li abbiamo stampati e li abbiamo regalati ai nostri figli per cercare di portarli a ragionare insieme a noi su questo grande tema che è l'appartenenza ad una nazione e un sentimento profondo che ci lega alla nostra patria. Ecco, io, Presidente, questo quaderno glielo regalerò al termine del mio intervento, sperando che il prossimo 4 novembre vi siano molte manifestazioni che ricordino questo appuntamento e, soprattutto, mi auguro che, insieme ad Halloween - non pretendo che venga spodestato anche se mi farebbe piacere - questa nazione abbia la capacità di festeggiare il 4 novembre 1918 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

...
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mollicone. Ne ha facoltà. 

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. «I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza». Quattro novembre 1918, data della vittoria italiana sull'esercito austro-ungarico, uno dei più potenti del mondo. Queste parole erano incise nel marmo in moltissime scuole costruite dopo l'Unità d'Italia, per insegnare ai piccoli italiani il valore dei loro nonni e bisnonni. Ce n'era anche una nella Carducci di Roma, la scuola elementare dove andavo. Ogni mattina la leggevo e mi immaginavo questi eserciti di soldati sulle montagne con i cannoni che passavano lungo le cime. Ma non era lo storytelling che va tanto di moda oggi: era storia, la nostra storia, la storia del coraggio di 5 milioni e mezzo di italiani che andarono a combattere per difendere i nostri confini e il nostro onore. Cosa è rimasto di quella vittoria? Lo Stato italiano decretò che il 4 novembre fosse festa nazionale della vittoria e delle Forze armate. Poi nel 1977, con la scusa dell'austerity, la dichiararono festa mobile alla prima domenica del mese. Nel frattempo, decenni di antimilitarismo, strumentalmente diffuso dall'allora partito comunista per disarmare l'esercito italiano e fare, magari, anche un favore all'Unione Sovietica, hanno sminuito questo anniversario, e abbiamo sentito che, ancora oggi, gli epigoni fanno e predicano antimilitarismo. Per questa ragione abbiamo presentato una mozione per denunciare il fallimento del centenario della Grande Guerra. Nel giugno 2013 è stato istituito il Comitato interministeriale per il centenario della prima guerra mondiale e la legge di stabilità per il 2014, legge 27 dicembre 2013, n. 147, ai commi 308 e 309 dell'articolo 1, ha stanziato fondi per la messa in sicurezza e il restauro dei luoghi della memoria, per promuovere la conoscenza degli eventi della prima guerra mondiale e preservarne la memoria in favore delle future generazioni attraverso la realizzazione di manifestazioni, convegni, mostre, itinerari, anche con il coinvolgimento attivo delle scuole. Nonostante queste intenzioni lodevoli, gli interventi previsti non sembrano avere raggiunto il loro scopo. Proprio i lavori di ristrutturazione dei monumenti, certamente necessari, paradossalmente rendono difficoltosa e talvolta impossibile la fruizione dei sacrari proprio nell'anno della celebrazione del centenario della vittoria. Tutta l'attività celebrativa è praticamente concentrata nel restauro, mentre risulta assolutamente trascurato l'aspetto culturale e informativo, cosicché quest'anniversario fondamentale per la nostra storia sta di fatto passando sotto silenzio. A scorrere le proposte sia delle attività messe a bando che del protocollo fra la Presidenza del Consiglio e il MIUR si rimane colpiti dalla parcellizzazione dell'offerta. Manca una visione complessiva, nazionale e ufficiale, e un palinsesto degno di questo nome. Neanche quando dobbiamo celebrare una vittoria riusciamo a farlo come si deve, e non è una critica allo Stato maggiore. Ho partecipato e organizzato iniziative istituzionali con la Biblioteca Angelica, il Mibac, e ho potuto vedere con quanto entusiasmo e passione l'Esercito partecipa a queste iniziative. Il problema è trasmettere ai ragazzi italiani, anche ai nuovi italiani, l'epopea di coraggio ed eroismo dei loro padri, e anche le pagine più vergognose della prima guerra mondiale, dalle quali emergono, dalle analisi degli storici, le gravissime responsabilità di Pietro Badoglio, molto prima dell'8 settembre, e del generale Capello, per l'onta di Caporetto (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega- Salvini Premier). Un'occasione, quella del 4 novembre, per far conoscere quello che fanno le Forze armate oggi, in quali teatri internazionali operano e – perché no? – concretizzare il sogno di quei ragazzi e ragazze che vogliono diventare piloti, marinai, incursori e paracadutisti. E basta con questa retorica pacifista. Le nazioni più forti, con Forze armate efficienti e addestrate, sono quelle che più riescono a difendere i propri confini e a evitare la guerra. Si vis pacem, para bellum, dicevano gli antichi. Auspichiamo, quindi, con questa mozione, che il Governo acceleri e celebri questo 4 novembre come è dovere farlo, per i nostri padri e per i nostri figli. Per concludere, affido a questo dibattito le parole di un grande italiano, che scelse la trincea per dimostrare che l'esaltazione dell'amor di patria non era intellettualismo. Al balcone, forzandomi, grido tre volte: viva l'Italia. Antonio Sant'Elia lancia ponti di montagne arcuate sopra abissi meccanizzati, fasce di ascensori, di nebbie e laghi digradanti, vasi comunicanti di un malinconico aspettare il nemico. Umberto Boccioni controlla le sue teorie di dinamismo plastico, compenetrazione di piani, simultaneità di raggi, ombre, echi, masse, orchestre di proiettili. Carlo Erba, infagottato nella sua chimica dei calcari e della ruota, sviluppa la sua appassionata imitazione di Michelangelo scultore di montagne. Filippo Tommaso Marinetti. Questo era il clima alla partenza del battaglione volontario ciclisti dei futuristi. Erba e Sant'Elia morirono sul fronte, come 600 mila italiani che onoriamo ogni 4 novembre. Viva l'Italia, viva le Forze armate (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)!

...
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luca De Carlo. Ne ha facoltà. 

LUCA DE CARLO (FDI). Grazie mio Presidente. Calalzo di Cadore, il mio paese, era l'ultima fermata del treno prima del fronte, un paese che per tutto il perdurare della guerra diventò una città: un ospedale, le salmerie, i magazzini, la prima casa del soldato, fondata al fronte da padre Minozzi di Amatrice e i treni, tanti. Da quei treni scendevano ragazzini impauriti, poco più che maggiorenni, volontari che cantavano le canzoni patriottiche e veterani tornati da una licenza silenziosi, perché consapevoli di tornare all'inferno. Le nostre donne, fino a pochi anni fa, raccontavano di quanto fosse doloroso guardare le facce di chi scendeva, scambiare magari una parola o un incoraggiamento e poi rivederli dopo, dopo il fronte, il gelo, le trincee, immaginarli in quel sacco nero, che ne conteneva i poveri resti senza vita, pensando che erano comunque stati più fortunati di altri, i cui corpi non sarebbero più stati trovati, impedendo così alla famiglia e al paese di piangere una tomba piena. Ma quello che raccontano era anche che i ragazzi provenienti dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Puglia o dalla Sardegna spesso arrivavano e chiedevano dove si trovassero. Non ne avevano idea. E, allora, qualcuno pensava che Vienna fosse dietro i monti, proprio là dietro, o altri esempi di ignoranza geografica tali che, se non si fosse stati al fronte, tutti ne avrebbero riso. Solo che poi qualcuno raccontava dei propri paesini davanti al mare. E nessuno di noi cadorini sapeva riconoscerne i nomi e nemmeno di dove più o meno fossero. Scesi dal treno venivano avviati a combattere, insieme a loro la nostra gente. A pochi chilometri c'è il Monte Piana, il Paterno, il passo di Monte Croce di Comelico, a pochi chilometri c'è il Col di Lana. Ancora oggi un enorme cratere racconta che in 8 mila ci lasciarono la vita durante la Prima guerra mondiale: un Col di sangue. E su tutte le cime ci sono le croci, quelle della nostra gente, quelle degli altri italiani venuti dalla città sul mare. Croci che, quando erano vive, non parlavano la stessa lingua e la stessa storia, ma che oggi sono così vicine, che sembrano la stessa, sono la stessa. Perché una croce fatta con il legno di una storia non muta col passare del tempo e di radici che non importa quanto siano profonde o dove cerchino nutrimento, perché trovano sempre la stessa acqua, quella portata da chi non smette di ricordare, di rispettare la loro storia, la nostra storia. E oggi siamo qui, a cent'anni dalla loro vittoria, che è stata ed è la nostra, quella che ha permesso a questa nazione di essere unita. 600 mila morti i militari, caduti per Trento e Trieste, per la sacrosanta libertà di sentirsi ed essere italiani in Italia, senza un potente straniero a dirci cosa dobbiamo fare, che lingua dobbiamo usare, senza che nessuno possa permettersi, anche solo di pensare, di volere comandare a casa nostra. Ma non solo militari. Dopo Caporetto, la mia terra, così come il Friuli, fu occupata dagli austriaci. Noi lo ricordiamo come année de la faim, l'anno della fame. Mia bisnonna Adele, con la faccia rugosa e le mani piene di calli dopo una vita di lavoro, mi raccontava come suo padre lavorasse in quegli anni per una pagnotta di pane al giorno e quella pagnotta non la toccasse nemmeno, per sfamare i figli. Morì di fame, un eroe anche lui. Ci presero tutto, non soltanto il mio trisnonno, ma non la dignità, non la voglia di continuare a combattere. Come nel 1848, quando, durante il Risorgimento, il Cadore fu tra i più duri avversari dell'impero austriaco. Sognavamo questa idea chiamata Italia e combattemmo per lei. "Che è che sfidi, divino giovine? La pugna, il fato, l'irrompente impeto dei mille contr'uno disfidi, anima eroica, Pietro Calvi". Guidati da Pietro Fortunato Calvi mostrammo l'Italia, quella che sarebbe dovuta nascere, quella che avremmo fatto nascere, che dalle Alpi alla Sicilia non ci saremmo arresi, in guerra come in pace. Il 1848 è ricordato come l'anno della primavera dei popoli; è di primavera il profumo della libertà, non l'abbiamo dimenticato, è più forte nel puzzo del compromesso e dell'ingiustizia, anche di quella che si respira oggi che siamo nel 2018, perché essere patrioti, come noi siamo patrioti, vuol dire accorrere ovunque sia necessario per la nostra gente, ricordandone i sacrifici e lavorando per impedirne di nuovi, nella memoria come nell'azione. Primi mesi del 1916: gli austriaci dominano il passo e ci colpiscono a morte. I passi dolomitici sono fondamentali, non possiamo lasciarli a loro, però d'inverno è tutto immobile, là dove meno venti è considerato quasi un piacevole tepore. C'è neve, neve ovunque e un gelo così assoluto da ghiacciare il sangue, membra, idee, coraggio, ma non si può essere italiani in una terra dominata dal nemico. Italo Lunelli era un irredentista trentino, non può lasciare Trento agli austriaci; Giovanni Sala era un cadorino, figlio della primavera dei popoli; trovano una strada impraticabile tra le cime, impraticabile per tutti, non per noi italiani; osano l'inosabile, ottengono l'insperabile, arrivano da dove nessuno sarebbe potuto arrivare e conquistano il Passo della Sentinella, sono i Mascabroni, quello che non poteva essere è, come si fa a dimenticare? Invece di una celebrazione costante dei nostri eroi, abbiamo avuto disinteresse, disattenzione, rimozione. Abbiamo permesso che i nostri figli dimenticassero la loro storia e forse ce ne siamo dimenticati anche noi, perché altrimenti questi quattro anni sarebbero stati quattro anni di celebrazione di popolo, come non è stato. Così come, invece, hanno fatto in Francia, in Inghilterra e anche nelle pur sconfitte Germania ed Austria. Manca solo un mese al 4 novembre, le mancanze del passato non possono giustificare mancanze e disattenzioni. Finalmente, si è insediato il CDA della RAI, ci aspettiamo fiduciosi che sulle reti principali ci sia un'azione particolare e che il Governo, ovunque sia possibile, organizzi celebrazioni di piazza con le scuole e supporti le attività realizzate dai comuni e da tutte quelle realtà associative e istituzionali d'arma che stanno organizzando cerimonie, perché la nostra storia non è fatta di cesure o momenti singoli, ma è una storia millenaria, in cui ogni gesto di coraggio ispira quello seguente. Durante la primavera dei popoli un giovane ragazzo, poeta, con il viso serio, come quello di chi si fosse fatto carico di un impegno più grande di lui, combatté, ovunque fosse possibile, per l'Italia e da poeta, scrittore, ispiratore divenne eroe, morendo qui a Roma, a nemmeno 22 anni, come tanti, poi, nelle trincee che partirono conoscendo la sua storia e, oggi, di Goffredo Mameli ricordiamo l'inno, che è il nostro inno. E allora ricordiamo e destiamo, ma soprattutto, colleghi, destiamoci (Applausi).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni. Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire successivamente. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

DIBATTITO IN ASSEMBLEA, SEDUTA DEL 4 OTTOBRE 2018

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno. Sottosegretario Guidesi, se è connesso, a lei la parola. 

GUIDO GUIDESI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, assicurandole la connessione, inizio dalla mozione n. 1- 00033 a prima firma Lollobrigida, sulla quale proponiamo le seguenti riformulazioni: il quarto capoverso è così sostituito: "Sono stati stanziati dei fondi per la realizzazione di interventi urgenti per la messa in sicurezza, il restauro e il ripristino del decoro dei "luoghi della memoria" nel quadro degli eventi programmati per la celebrazione del centenario della prima guerra mondiale". Il quinto capoverso andrebbe così sostituito: "Gli interventi di restauro, come concepiti, vedono affiancare al restauro puro anche una valorizzazione museale-multimediale degli accadimenti della prima guerra mondiale che hanno interessato quei luoghi". Andrebbero espunti il sesto e il settimo capoverso. Andrebbe espunto anche l'ottavo capoverso poiché gli interventi programmati sono già stati trenta e andrebbe espunto il decimo capoverso. Per il resto è a posto. Per quanto riguarda la mozione n. 1- 00053, a prima firma Ascani, chiediamo una riformulazione nell'impegno, che andrebbe sostituito con queste parole: "(…) ad avviare, nei prossimi mesi, ulteriori iniziative didattiche relative alla memoria della prima guerra mondiale e allo studio delle ragioni che condussero al conflitto, attraverso il coinvolgimento diretto delle scuole, in modo tale da far conoscere ai giovani di oggi le testimonianze dirette di quell'epoca". Le due mozioni, così come riformulate, avrebbero parere favorevole, mentre la mozione a prima firma Molinari e D'Uva n. 1-00054 ha il parere favorevole del Governo.

...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luca De Carlo. Ne ha facoltà. 

LUCA DE CARLO (FDI). Grazie Presidente. Il 4 novembre 1918 l'Italia vinceva la prima guerra mondiale, dopo 42 lunghi mesi di combattimenti, di tragedie e di lutti, che portarono a oltre 600 mila morti soltanto tra i soldati, senza contare i civili, il cui numero di vittime fu di poco inferiore. Eppure la guerra non fu solo questo. Fu coraggio, eroismo, senso del sacrificio. E proprio per questo fu una vittoria indimenticabile. Ci permise di completare il percorso risorgimentale, portando i confini della patria, laddove già Dante aveva indicato. Trieste, Gorizia, Trento e Bolzano furono finalmente redente e il sacrificio dei nostri soldati si fece vittoria e unità nazionale. I nostri eroi, quelli di cui conosciamo il nome, così come quelli morti facendo il proprio dovere, trasformarono uno Stato giovane in una nazione. Gli italiani provenienti da ogni parte dello stivale, dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Sardegna, insieme a quelli tornati dall'emigrazione, si riconobbero. Pur con storie diverse, pur con dialetti fra loro quasi incomprensibili, si scoprirono fratelli, divennero fratelli. Senza le trincee, non ci sarebbe stata la nostra Italia. Senza quel sacrificio, l'Italia non esisterebbe nemmeno. Oggi, fra loro, fra i tanti, penso alla medaglia d'oro al valor militare, il tenente Cesare Battisti, trentino, quindi, suddito austriaco, eppure animatore infaticabile della causa dell'italianità, volontario nell'esercito italiano, pur sapendo che se catturato sarebbe stato impiccato come traditore. E come si può dimenticare un uomo che davanti al giudice che deve deciderne la vita, trova nell'amore per l'Italia il coraggio di sfidare ancora l'impero oppressore: "Ammetto inoltre di aver svolto, sia anteriormente che posteriormente allo scoppio della guerra con l'Italia, in tutti i modi - a voce, in iscritto, con stampati - la più intensa propaganda per la causa d'Italia e per l'annessione a quest'ultima dei territori italiani dell'Austria; ammetto di essermi arruolato come volontario nell'esercito italiano, d'esservi stato nominato sottotenente e tenente, di aver combattuto contro l'Austria e di essere stato fatto prigioniero con le armi alla mano. Rilievo che ho agito perseguendo il mio ideale politico che consisteva nell'indipendenza delle province italiane dell'Austria e nella loro unione al Regno d'Italia". Chissà se anche Alcide De Gasperi ha mai pronunciato parole come queste? Com'è possibile dimenticare queste parole, questo sacrificio? Per queste parole, per questo amore, Cesare Battisti fu impiccato con una procedura durata otto lunghissimi minuti. Guardatevi le foto: il nostro eroe fotografato da morto con gli aguzzini intorno felici e sorridenti; ancora oggi fanno venire i brividi di rabbia, ma raccontano anche l'orgoglio di averlo vendicato, facendo sventolare il Tricolore su Trento, la sua città. Come possiamo non emozionarci? Tutto questo coraggio copre qualunque sofferenza, qualunque dolore, qualunque incertezza. Una vittoria indimenticabile; indimenticabile, però, evidentemente, solo per noi, perché abbiamo vissuto quattro anni di rimozione, quasi che parlare di un'Italia vittoriosa sia una vergogna, un fastidio e, sì, che era stato istituito un comitato interministeriale per le celebrazioni che avrebbe dovuto gestire i fondi per la messa in sicurezza, il restauro dei luoghi della memoria e per promuovere la conoscenza degli eventi della prima guerra mondiale, preservarne la memoria in favore delle future generazioni, attraverso la realizzazione di manifestazioni, convegni, mostre e itinerari, anche con il coinvolgimento attivo delle scuole. Giusta e nobilissima causa, ma come ogni volta che si parla della grandezza dell'Italia c'è sempre un'enorme "ma"; ma i lavori di restauro dei monumenti e dei sacrari sono partiti con enorme ritardo e, oggi, lo ripeto, oggi, Redipuglia, il principale sacrario, Redipuglia, dove riposano 100 mila soldati caduti per l'Italia, è per due terzi chiuso per lavori (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia- Berlusconi Presidente). Nel 2018, il luogo simbolo del sacrificio dei nostri morti, il luogo simbolo della guerra dei nostri nonni è praticamente invisitabile. Ma se vedete il sito ufficiale del centenario, scoprirete che i finanziamenti alle attività, alle cerimonie, alle feste di popolo e alle attività nelle scuole sono fermi al 2015. E, infatti, ad oggi, nel calendario delle attività previste, oltre ovviamente a quelle delle Forze armate, da oggi a fine novembre, ce ne sono solo ventotto, qualcuna in più rispetto a quando abbiamo presentato la mozione, ma fra queste troverete mostre cominciate un anno fa, incontri in biblioteca ed eventi di una scuola. Tutto nobilissimo, ma dov'è l'unità della nazione, dov'è il popolo, dov'è il rispetto per noi stessi e per chi ci ha preceduto? Questa pagina della nostra storia è stata strappata, calpestata e buttata in un angolo e, con lei, la nostra identità (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia- Berlusconi Presidente). 

...
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00033, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole. Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione). Dichiaro chiusa la votazione. La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

facebbok

Rassegna Stampa

TommasoFoti
powered by Blacklemon Srl