Camera

Disforia di genere e triptorelina; decisioni assunte dall'Aifa non tengono in considerazioni le criticita' collegate alla somministrazione ai minori

Data: 26/03/2019
Numero: 2-00321 / Interpellanza urgente
Soggetto: MINISTRO DELLA SALUTE
Data Risposta: 29/03/2019

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che: 

con determina del 25 febbraio 2019 l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha inserito la molecola triptorelina nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del servizio sanitario nazionale, ai sensi della legge n. 648 del 1996, con indicazione terapeutica « disforia di genere », non prevista dall'autorizzazione al commercio del farmaco concessa dall'Aic nel 2000; 

i farmaci a base di triptorelina stimolano l'ipofisi diminuendo la secrezione delle gonadotropine, quali ormone luteinizzante e follicolo-stimolante, e la loro somministrazione a carico del servizio sanitario nazionale era limitata al trattamento dei carcinomi alla prostata e alla mammella, dell'endometriosi genitale ed extra-genitale, dei fibromi uterini, della terapia pre-chirurgica degli interventi di miomectomia e isterctomia nella paziente metrorragica, del trattamento pre-chirurgico degli interventi di ablazione endometriale e di resezione dei setti endouterini, del trattamento della pubertà precoce prima degli otto anni nella bambina e prima dei dieci anni del bambino; 

la prescrizione di questo farmaco per la « disforia di genere » (Dg), vale a dire il malessere percepito da una persona che non si riconosce, transitoriamente o stabilmente, nel proprio sesso fenotipo alla nascita, è così attualmente reso possibile dalla determina dell'Aifa secondo la modalità delle « indicazioni diverse da quelle autorizzate »; 

in base a questo ampliamento delle indicazioni, la terapia con triptorelina – finora riservata ai casi patologici di pubertà precoce – potrà essere prescritta a carico del servizio sanitario nazionale anche ai minori che hanno una pubertà fisiologica, ma che manifestano un disagio interiore (spesso transitorio) sulla loro sessualità; 

ciò desta notevoli perplessità, anche nel mondo scientifico, in ordine alle valutazioni preliminari che l'Aifa dovrebbe operare su efficacia e sicurezza del farmaco; 

in ordine alla corretta valutazione dell'efficacia della triptorelina rispetto alla Dg, i casi evidenziati dalla letteratura parlano di dati preliminari rispetto alla complessità dello studio, di tal che non è possibile parlare di evidenze scientifiche consolidate di efficacia del trattamento; in relazione alla sicurezza del farmaco triptorelina, la scheda del farmaco riporta come possibili effetti indesiderati: osteoporosi, depressione, infertilità femminile, malattia policistica dell'ovaio, disturbi del ritmo cardiaco;

l'esposizione del soggetto al rischio di tali effetti collaterali, comprensibile se controbilanciata dal tentativo di curare patologie oncologiche o comunque gravi, potrebbe risultare di difficile giustificazione se bilanciata dal semplice dubbio – spesso transitorio (l'80 per cento dei casi alla fine della pubertà si risolvono positivamente senza tale terapia) – circa la propria identità sessuale. Non a caso, il Comitato nazionale di bioetica, nella sua relazione sul farmaco, sottolinea l'importanza di un'adeguata formazione del pediatra, della rete socio-sanitaria di base e delle istituzioni scolastiche coinvolte su questi temi (processo tutto da stabilire ed attuare), raccomanda la predisposizione di studi di sicurezza, ancora non effettuati e – consapevole della complessità della questione e della scarsità di letterature scientifica disponibile – suggerisce l'uso di questo farmaco solo nei casi molto circoscritti, con prudenza, con valutazione caso per caso; 

in passato, si noti, l'Aifa era stata molto più rigorosa nel valutare l'ampliamento delle indicazioni di tale classe di farmaci – mediante inserimento nell'elenco ex legge n. 648 del 1996 e dunque dispensazione a carico del servizio sanitario nazionale – per il trattamento finalizzato finalizzato a preservare la funzione ovarica in corso di chemioterapia, richiesta che venne respinta nonostante la presentazione di una pubblicazione scientifica del 4 marzo 2015 dell'eccellente New England Journal of Medicine; 

anche la questione del consenso presenta non poche criticità applicative, perché non appare affatto chiaro quanto un minore con Dg e la sua famiglia possono valutare consapevolmente e liberamente tutto questo, vista la scarsa consapevolezza di adolescenti e preadolescenti circa le proprie potenzialità procreative; 

il parere del Consiglio nazionale di bioetica, pur evidenziando l'importanza di ottenere dal minore un consenso libero accompagnato dalla consapevolezza delle informazioni ricevute nelle specifiche condizioni fisiche e psichiche dell'adolescente, non offre, come è ovvio, soluzioni in merito a « se e come » il minore possa esprimere una volontà valida, pur evidenziando che « un punto critico bioetico è la partecipazione e il consenso al programma terapeutico dell'adolescente. Nella somministrazione del farmaco va considerata la condizione di particolare vulnerabilità degli adolescenti sotto il profilo psicologico e sociale. Si pone, dunque, il problema in quali termini un assenso di un minore possa essere espresso in modo realmente libero, valido, senza interferenze esterne, e con la consapevolezza delle informazioni ricevute, per questo caso e in queste condizioni, nelle quali, tra l'altro, la DG, come già ricordato, si accompagna spesso a depressione, ansia, istinti suicidari »; talché appare « importante ottenere dal minore un consenso espresso in modo libero e volontario e con la consapevolezza delle informazioni ricevute nelle specifiche condizioni fisiche e psichiche » dell'adolescente –: 

considerato anche che l'Agenzia italiana del farmaco è da mesi priva del proprio presidente, se condivida le ragioni e gli obiettivi sottesi alla citata determina del 25 febbraio 2019 e, alla luce delle su esposte considerazioni, se non intenda valutare l'adozione di iniziative per la revoca della stessa determina.

Interpellanza sottoscritta dai parlamentari: Meloni, Lollobrigida, Varchi, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Zucconi. 

DIBATTITO IN ASSEMBLEA

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Meloni ed altri n. 2-00321 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Wanda Ferro se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmataria, o se si riservi di intervenire in sede di replica. 

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Il 25 febbraio scorso l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha inserito la molecola triptorelina nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale, tra l'altro per un utilizzo diverso da quello per cui è stato autorizzato al commercio nell'anno 2000. Si tratta di una decisione, per quanto ci riguarda, gravissima, perché stiamo parlando di un farmaco nato come antitumorale, ma che nel suo concreto utilizzo viene impiegato in casi di «disforia di genere», il malessere percepito da una persona che non si riconosce, transitoriamente o stabilmente, nel proprio sesso; un disturbo dalle mille ombre, su cui la comunità scientifica è divisa e i medici invitano alla grande cautela. La triptorelina è un farmaco da tempo adoperato per bloccare la pubertà precoce, cioè patologica, che adesso si può usare gratis per fermare quelle fisiologiche, cioè che avvengono all'età giusta, con l'obiettivo di far cambiare sesso agli adolescenti. Per questo è definito farmaco gender e i pericoli per i minori legati all'utilizzo di questo farmaco sono sotto gli occhi di tutti. In sostanza, il farmaco prepara alla cosiddetta "riassegnazione sessuale", ovvero ad un intervento chirurgico che permette di cambiare sesso biologico agli adolescenti, in presenza di gravi sintomi psicologici altrimenti non trattabili. Succede un caso ogni 9 mila persone. Ma nessuno può dire, neppure in quel caso rarissimo, che per curare la disforia sia necessario inibire l'ormone dello sviluppo testicolare e ovarico, anche perché le statistiche riferiscono che la persistenza della disforia di genere è compresa dal 12 al 27 per cento dei casi. Su 10 preadolescenti che manifestano disturbi di disforia, quindi, almeno in 7- 8 risolveranno il loro problema al termine dell'età dello sviluppo. Pochi sono i casi reali, poi ci sono situazioni determinate da cause psicosociali e dall'influenza della cultura della fluidità di genere, che sono destinate a risolversi. E cosa ancora più aberrante è che, in seguito a questo ampliamento delle indicazioni, la terapia di questo farmaco, finora riservato ai casi patologici di pubertà precoce, potrà essere prescritta, a carico del Servizio sanitario nazionale, anche ai minori che hanno una pubertà fisiologica, ma che manifestano un disagio interiore, spesso transitorio, sulla loro sessualità. Ciò desta notevoli perplessità anche nel mondo scientifico, in ordine alle valutazioni preliminari che l'Aifa dovrebbe operare su efficacia e sicurezza di questo farmaco. Non vanno, inoltre, sottovalutati i pesanti effetti collaterali legati all'utilizzo di questo farmaco, come l'osteoporosi, la depressione, l'infertilità femminile, la malattia policistica dell'ovaio, disturbi del ritmo cardiaco. L'esposizione di chi assume questo farmaco al rischio di tali effetti collaterali, comprensibile se controbilanciata dal tentativo di curare patologie oncologiche o comunque gravi, è di difficile giustificazione se bilanciata dal semplice dubbio circa la propria identità sessuale, considerato peraltro che quasi sempre si tratta di un dubbio transitorio, visto che, come ho già detto in precedenza, l'80 per cento dei casi alla fine della pubertà si risolvono positivamente senza tale terapia. Non a caso, il Comitato nazionale di bioetica, nella sua relazione sul farmaco, ha sottolineato l'importanza di un'adeguata formazione del pediatra, della rete socio-sanitaria di base e delle istituzioni scolastiche coinvolte su questi temi e ha raccomandato la predisposizione di studi di sicurezza, ancora non effettuati, nella consapevolezza della complessità della questione e della scarsità della letteratura scientifica ad oggi disponibile, suggerendo l'uso di questo farmaco solo in casi molto circoscritti, con prudenza e grande valutazione caso per caso. Scienza & Vita e il Centro studi Livatino avevano prodotto un analitico e importante documento sull'uso di questo farmaco in relazione alla problematica della disforia di genere riguardante i minori. Nel documento si rileva che mancano sufficienti studi clinici, soprattutto in merito ai possibili effetti negativi a lunga scadenza. Inoltre, si sottolineava un particolare rischio concreto, cioè che la pratica clinica quotidiana degeneri, finendo per ridurre la soluzione di un problema così complesso e decisivo per una persona alla banale somministrazione di una molecola. In altri termini, il farmaco sarà pure efficace nel bloccare la pubertà, ma non risolve i problemi psicologici del minore. Lo studio, in aggiunta, appuntava un dato importante: lo sviluppo sessuale di un minore confuso può aiutare a superare questa confusione; cristallizzarlo, invece, nella sua condizione fisica prepuberale può, parimenti, cristallizzare la sua stessa confusione. Il documento spiega il blocco della pubertà e, quindi, anche degli ormoni sessuali, che potrebbe compromettere la definizione morfologica e funzionale di quelle parti del cervello che contribuiscono alla strutturazione dell'identità sessuale, insieme con i fattori ambientali ed educativi. Si induce, quindi, farmacologicamente un disallineamento fra lo sviluppo fisico e quello cognitivo. A questo punto, noi di Fratelli d'Italia riteniamo che ci sia una precisa scelta ideologica dietro la decisione dell'Aifa, che in passato era stata molto più rigorosa nel valutare l'ampliamento delle indicazioni di tale classe di farmaci - mediante l'inserimento, insieme ad altri, nell'elenco ex legge n. 648 del 1996 e, dunque, la dispensazione a carico del Sistema sanitario nazionale - per il trattamento finalizzato a preservare la funzione ovarica nel corso di chemioterapia; richiesta che venne respinta, nonostante la presentazione di una autorevolissima pubblicazione scientifica del 4 marzo 2015 nell'eccellente New England Journal of Medicine. Anche la questione del consenso presenta non poche criticità applicative, sottosegretario, perché non appare affatto chiaro quanto un minore con disforia di genere e la sua famiglia possano consapevolmente e liberamente valutare tutto questo, vista la scarsa consapevolezza degli adolescenti e preadolescenti circa le proprie potenzialità procreative. Il parere del Consiglio nazionale di bioetica, pur evidenziando la grande importanza di ottenere dal minore un consenso libero, accompagnato dalla consapevolezza delle informazioni ricevute nelle specifiche condizioni fisiche e psichiche dell'adolescente, non spiega «se e come» il minore possa esprimere una volontà valida ad acconsentire a tale programma terapeutico. Nella somministrazione del farmaco va considerata la condizione di particolare vulnerabilità degli adolescenti sotto il profilo psicologico e sociale. Quindi, occorre comprendere in quali termini il consenso di un minore possa essere espresso in modo realmente libero e valido, senza interferenze esterne e con la consapevolezza delle informazioni ricevute in condizioni nelle quali, tra l'altro, la disforia di genere si accompagna spesso a depressione, ansia e, spesso, anche a istinti di suicidio. Per questo chiediamo al sottosegretario e, ovviamente, anche al Ministro se condividete la volontà espressa dal direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco, ente da mesi, ahimè, privo del proprio presidente, se ne condivida le ragioni e gli obiettivi e se non intenda valutare la revoca immediata della determina dell'Aifa del 25 febbraio 2019, fermando questa decisione assurda. Sottosegretario, io la ringrazio anticipatamente per questa attenzione nell'intervento che ho appena fatto. Voglio soltanto chiudere dicendo che veramente niente è più pericoloso di un'idea quando quest'idea è l'unica che si ha. 

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Armando Bartolazzi, ha facoltà di rispondere. 

ARMANDO BARTOLAZZI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Stimati onorevoli interpellanti, l'argomento di cui stiamo trattando oggi è un argomento, a mio parere, di stretta competenza medica e altamente specialistica, che dovrebbe essere, appunto, valutato a livello molto tecnico, anche perché gli eventuali pazienti che possono usufruire di questo trattamento dovrebbero essere estremamente, e saranno sicuramente estremamente, selezionati. In merito alla questione delineata nell'interpellanza in esame, va preliminarmente ricordato che la triptorelina è un decapeptide sintetico analogo del GnRH, cioè l'ormone liberatore delle gonadotropine, la cui somministrazione continua inibisce la secrezione di gonadotropine, con conseguente soppressione delle funzioni testicolari ed ovariche. Non è un farmaco prettamente oncologico, si usa in alcune tipologie di tumori. Va, inoltre, posto in evidenza che, secondo le linee guida internazionali sottoscritte dalle principali società scientifiche competenti nella tematica della disforia di genere, in caso di persistenza della disforia di genere a pubertà iniziata, è raccomandata la sospensione della pubertà mediante analoghi del GnRH, ciò al fine di prolungare la fase diagnostica necessaria ad accertare la stabilità della condizione e a moderare la sofferenza causata dai cambiamenti corporei, nonché a prevenire i cambiamenti fisici irreversibili. Va anche sottolineato, in questo caso, che il trattamento con triptorelina è un trattamento, comunque, che produce effetti transitori: dipende dal periodo di somministrazione che si fa e dal numero di mesi che si utilizza. Le stesse linee guida internazionali raccomandano, in ogni caso, l'approccio combinato da parte di un gruppo multidisciplinare specializzato in tematiche di disforia di genere e dell'età evolutiva che prevede, in soggetti che chiedono aiuto prima della pubertà, l'applicazione di procedure psicodiagnostiche. Ciò premesso, bisogna precisare che la determina indicata nel presente atto ispettivo è giunta in esito ad una istruttoria molto approfondita, di cui appare opportuno dare sinteticamente conto qui di seguito. La richiesta di inserimento della triptorelina nelle liste, ai sensi della legge n. 648 del 1996, risale, infatti, al 17 novembre del 2017. In tale data, essa fu proposta da parte della Società italiana di endocrinologia (SIE), della Società italiana di andrologia e medicina della sessualità, della Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica e dell'Osservatorio nazionale sull'identità di genere. L'Agenzia ha, quindi, avviato l'iter istruttorio con il coinvolgimento anche di un esperto endocrinologo. La richiesta, corredata dall'istruttoria interna svolta sulle evidenze scientifiche pubblicate e del parere dell'esperto esterno, è stata discussa in via preliminare dal Segretariato-Area pre-autorizzazione in data 26 gennaio 2018, con l'emissione di un parere favorevole. Successivamente, l'istruttoria è stata sottoposta, per discussione e parere, alla Commissione tecnico-scientifica dell'Aifa nella seduta di febbraio 2018. In tale seduta, la CTS ha espresso parere favorevole, sottolineando l'importanza di proseguire il trattamento farmacologico almeno fino all'età di 16 anni. In considerazione della delicatezza della condizione clinica e della popolazione interessata, l'Aifa ha integrato l'istruttoria con tutti i dati ed i riferimenti necessari ed ha inviato una richiesta di valutazione al Comitato nazionale di bioetica in data 10 aprile 2018. Il Comitato ha trasmesso all'Aifa il proprio parere in data 24 luglio 2018, supportando, in via generale, l'inserimento del farmaco nelle liste, ai sensi della legge n. 648 del 1996 e fornendo talune raccomandazioni rivolte a garantire alla popolazione interessata il massimo livello di tutela. In seguito alla ricezione del parere del Comitato nazionale di bioetica, l'Aifa ha avviato la predisposizione della scheda di accesso al trattamento ed il relativo monitoraggio, nonché la documentazione relativa alla predisposizione della determina, infine pubblicata in Gazzetta Ufficiale del 2 marzo 2019. In relazione a quanto contenuto nell'interpellanza in esame, va precisato che, in base al recepimento delle raccomandazioni del Comitato nazionale di bioetica, i requisiti per l'accesso al trattamento e per il relativo monitoraggio includono la necessità della diagnosi confermata da un'équipe multidisciplinare e specialistica composta da specialisti in neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza, endocrinologia pediatrica, psicologia dell'età evolutiva e bioetica e in cui l'assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica non sia risolutiva. Inoltre, la sospensione della pubertà mediante gli analoghi del GnRH determina i benefici evidenziati dalle società scientifiche e qui val la pena di ricordare: riduzione della sofferenza legata alle modificazioni corporee; prolungamento del periodo di osservazione in cui il terapista, insieme all'adolescente, possono esplorare con maggior definizione la percezione dell'identità di genere in un vissuto non conflittuale; prevenzione di modificazioni corporee irreversibili che richiederebbero terapie mediche e chirurgiche invasive; reversibilità del blocco puberale, per cui, nei casi di mancata persistenza di disforia di genere o in cui non fosse necessario procedere nel percorso della riassegnazione di genere, in esito alla sospensione del trattamento farmacologico si ripristina fisiologicamente lo sviluppo puberale secondo il sesso biologico; prevenzione dell'autosomministrazione di ormoni reperiti in ambiti non controllati; raggiungimento in età adulta di caratteri sessuali primari e secondari complessivamente più congruenti con la propria identità di genere. A fronte di questi benefici, il team multidisciplinare sarà chiamato a valutare gli effetti indesiderati della terapia e della non terapia, limitando l'utilizzo del farmaco ai casi critici, rischio di danni alla propria persona o ad altre. È da sottolineare, infatti, l'elevato rischio di suicidi nei casi di disforia di genere non adeguatamente trattati. A fronte di alcune criticità espresse dagli interpellanti, desidero ricordare i criteri di esclusione al trattamento posti a garanzia della correttezza e dello stesso. Essi si rinvengono, infatti, nelle disfunzioni ormonali non trattate e/o non stabilizzate, nelle psicopatologie associate o altre condizioni interferenti con la diagnosi o con la terapia della disforia di genere e nell'incapacità di esprimere il consenso. Va detto anche che non è stata definita la durata del piano terapeutico proposto: la maggior parte degli studi suggerisce la sospensione del blocco ormonale all'età di 16 anni, con valutazione caso per caso sul persistere della disforia di genere. La sospensione del protocollo è adeguatamente prevista, in ogni caso, laddove l'adolescente e la famiglia non siano aderenti al percorso psicologico o non rispettino gli appuntamenti. Per completezza, l'Aifa ha precisato di aver avviato, a seguito di note ricevute da alcune società scientifiche contrarie alla rimborsabilità dei farmaci a base di triptorelina per l'indicazione della disforia di genere, un'ulteriore ricognizione nella letteratura scientifica, pianificando anche una ricerca di eventuali segnalazioni di eventi avversi nella Rete nazionale di farmacovigilanza associati all'uso della triptorelina per il trattamento della disforia di genere, al fine di confermare, alla data odierna, il profilo beneficio-rischio favorevole emerso già nelle varie fasi precedenti della valutazione. In caso di segnali di rischio specifici o di rilevazione di nuove evidenze scientifiche che possano indicare un rischio non più accettabile per questa indicazione nella popolazione di riferimento, l'Aifa assicura che, in base alla procedura applicabile a tutti i farmaci, presenterà un'eventuale richiesta di revisione agli esperti delle proprie commissioni scientifiche. 

PRESIDENTE. La deputata Wanda Ferro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta. 

WANDA FERRO (FDI). Presidente, ho ringraziato il sottosegretario Bartolazzi per l'attenzione che ha avuto ma devo dire rispetto alla risposta sicuramente non ci riteniamo soddisfatti. Non ci riteniamo soddisfatti per quella comunità scientifica divisa rispetto a un argomento, dicevamo, delicatissimo, un argomento dove non ci può essere assolutamente nessun criterio di scelta consapevole da parte dell'adolescente e, ancor di più, anche rispetto alla parte finale dell'intervento dove si dice che l'Aifa si riserva eventualmente una richiesta di revisione. Noi riteniamo che ci debbano essere dei criteri differenti rispetto a un mondo giovanile di adolescenti e preadolescenti e che non ci debbano essere i casi che io ho specificato prima, nell'illustrazione dell'interpellanza, rispetto a tutti quegli effetti collaterali che questo tipo di farmaco potrebbe creare e che può creare ma anche rispetto a dei numeri e anche a quella relazione di "Scienza e Vita" che, in qualche modo, attraverso il centro studi "Livatino", ha sottolineato delle cose. Ma quello che mi lascia - devo dire - tremendamente insoddisfatta è l'idea che in qualche modo oggi noi stiamo delegando scelte così importanti all'amministrazione ma, ancor di più, stiamo scegliendo per degli adolescenti, adolescenti che nella maggioranza dei casi, proprio per rispetto a determinate fasi adolescenziali, poi hanno ovviamente dei risultati senza nessuna esigenza o necessità di questa cura. Avevo sottolineato, ovviamente, che questo farmaco viene utilizzato per cure oncologiche come il tumore alle ovaie e, quindi, avevo in qualche modo anche detto che è un farmaco che non viene utilizzato in tutti i casi di patologie oncologiche. Io credo che da questo punto di vista siamo distinti e distanti; siamo distinti e distanti rispetto un po' a quel cambiamento che, secondo me, dovrebbe essere un cambiamento nella scelta consapevole, dato che stiamo parlando di ragazzi giovanissimi. Quindi, in qualche modo vogliamo favorire il cambio di genere ma aiutare i ragazzi a farlo attraverso, eventualmente, una profonda sofferenza? Credo che sia, oltre al danno, anche la beffa. Io voglio soltanto dire che mi sembra una società completamente impazzita, dove avremmo tutti quanti, secondo me, l'onere e l'onore di parlare ovviamente di temi di questo tipo con grande sensibilità e con grande attenzione, ancor di più rispetto a quella via che dovrebbe essere quella più semplice. Si dice che, per uscire, la via più semplice è quella di prendere la porta e non si sa mai perché nessuno la prende. Quindi, sottosegretario, noi sollecitiamo intanto anche la risposta rispetto all'Aifa che oggi si ritrova senza una guida alla presidenza e che, in altrettante occasioni, devo dire, ha agito in maniera diversa rispetto a questa specificità. Non stiamo cambiando le abitudini dei giovani, non stiamo cambiando usi e costumi; stiamo cambiando eventualmente, per alcuni adolescenti, il destino di una vita e credo che soprattutto, se questo avviene senza la giusta informazione nelle scuole ma anche attraverso soggetti esterni che scelgono per loro, non è sicuramente una cosa ben fatta. Concludo con una riflessione che spero possa appartenere a tutti. Noi dovremmo indicare anche quella strada maestra dove le comunità scientifiche si ritrovano su un progetto condiviso rispetto a questi temi. Io, da amministratrice, anni fa - prendo solo veramente un secondo per raccontare un aneddoto - lavorando nelle carceri feci un progetto molto bello per i figli dei detenuti, perché, entrando in quelle carceri, c'erano quelle stanzette, dove i bimbi vengono anche perquisiti quando hanno il pannolino, in condizioni pietose. Si comprarono dei colori, delle pitture e i detenuti fecero una sala straordinaria, con tutti i personaggi di Walt Disney, e sulla cornice - mi veniva in mente questo - ognuno scrisse il nome del proprio figlio e una dedica. Forse quella che mi rimane maggiormente in mente e che paragono a questo mondo adolescenziale è quella frase dove questo detenuto, se ricordo bene, dice: "Quando tutti guardano il bruco dicono: «ma quanto è brutto il bruco»; poi, guardano la farfalla e dicono: «ma quanto è bella la farfalla», dimenticando che la farfalla, prima di essere stata tale, di diventare tale, è stata bruco". Io mi auguro che la scelta sessuale da parte dei giovani non debba essere decisa dall'esterno e non debba essere, in fase di pubertà, curata attraverso medicinali, che possono creare effetti collaterali ma, soprattutto, mi auguro che i tanti bruchi possano diventare, spontaneamente e secondo natura, delle bellissime farfalle.

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