Camera

Piccole e medie imprese a rischio; se chiudono chiude il Paese

Data: 17/11/2020
Numero: 3-01919 / Interrogazione a risposta immediata
Soggetto: MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Data Risposta: 18/11/2020

Per sapere – premesso che: 

un articolo del Sole 24 Ore del 17 novembre 2020 riporta l'allarme lanciato da Confesercenti, che rappresenta più di 350 mila piccole e medie imprese del commercio, del turismo e dei servizi, dell'artigianato e della piccola industria, sul rischio di default per decine di migliaia di piccole e medie imprese che sarà determinato dall'entrata in vigore delle nuove regole europee in materia di classificazione dei debitori in default; 

in assenza di una proroga temporale da parte dell'Unione europea, infatti, il prossimo 1° gennaio entreranno in vigore i nuovi parametri, fissati dal Regolamento delegato (UE) 2018/171 della Commissione del 19 ottobre 2017, della soglia di rilevanza per il sistema bancario, rendendoli ancora più stringenti rispetto a quelli adottati in questi anni dalle banche italiane; di conseguenza le imprese, pur mantenendo invariata la situazione debitoria, potrebbero improvvisamente ritrovarsi in una condizione di default, posto che in base ai nuovi parametri sarà sufficiente un arretrato di novanta giorni relativamente a un importo superiore all'1 per cento dell'esposizione totale verso l'istituto di credito per classificare la stessa impresa come insolvente, che, quindi, potrà essere ritenuta tale anche a fronte di un debito molto esiguo; 

Confesercenti stima le piccole e medie imprese a rischio in quarantaduemila, un numero enorme che avrà conseguenze drammatiche anche in termini occupazionali; 

attualmente è prevista per il 30 gennaio 2021 la fine delle moratorie fiscali disposte per tamponare la crisi determinata dalla pandemia da Covid-19 e, stando alla denuncia di Confesercenti, la ripresa di quei versamenti sarà dirimente rispetto all'esposizione debitoria di un primo blocco di circa quindicimila aziende che sinora sono riuscite a mantenere i conti in equilibrio nonostante la crisi grazie proprio alla sospensione dei pagamenti; 

nonostante l'imminente entrata in vigore delle nuove norme il Governo non sembra essere impegnato nella ricerca di soluzioni che possano agevolare le imprese –: 

in che modo intenda intervenire, per quanto di competenza, e tenuto conto che della questione va investita anche l'Unione europea, rispetto alle problematiche sollevate in premessa e, in particolare, per sostenere le piccole e medie imprese, e, con esse, una parte fondamentale del tessuto produttivo nazionale.

Interrogazione sottoscritta dai parlamentari: LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI.

DIBATTITO IN AULA

(Iniziative di competenza a sostegno delle piccole e medie imprese, in vista dell'entrata in vigore della nuova normativa europea relativa alle soglie di rilevanza delle obbligazioni creditizie in arretrato - n. 3-01919)

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. Nel maggio del 2019 sono state previste nuove disposizioni proprio sull'erogazione del credito e sulla disciplina del default e anche del calendario del deterioramento del credito, introducendo un principio secondo il quale le persone fisiche che per 90 giorni abbiano un ritardo di pagamento nei confronti degli istituti, ma anche gli intermediatori finanziari, di pur solo 100 euro, o le aziende che abbiano una esposizione, sempre per 90 giorni, prolungata di 500 euro, sono tecnicamente considerabili in default. Questa disposizione, evidentemente, attiene a un mondo precedente al COVID, e la nostra preoccupazione è che chi è al Governo non si renda conto che, laddove confermate, dal 1° gennaio 2021, queste disposizioni, si realizzerà un'ulteriore stretta mortale nei confronti della filiera del credito, che colpirà famiglie, imprese e cittadini. 

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere. 

STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Ringrazio e saluto gli onorevoli interroganti e gli onorevoli presenti. Le nuove regole unionali di classificazione dei debitori in default, richiamate dagli onorevoli interroganti, che entreranno in vigore, salvo interventi, al 1° gennaio 2021, prevedono, infatti, criteri e modalità molto più severi rispetto a quelli attuali e, quindi, ritengo che siano più che giustificate e condivise anche dal Governo le preoccupazioni che sono state esplicitate molto bene nell'intervento di illustrazione dell'interrogazione. La materia, ovviamente, è di preminente competenza del Ministero dell'Economia e delle finanze, e non del Ministero dello Sviluppo economico, però, per quanto di mia competenza, posso dire che interventi di proroga delle moratorie rispetto alle disposizioni fiscali credo che siano necessari - le scadenze oggi sono allineate a fine gennaio - e quindi credo che dovremo intervenire. Il percorso della legge bilancio inizia adesso, ma certamente dovremo intervenire anche attraverso lo scostamento per il 2021. È anche vero, però, che il Governo è intervenuto in tantissimi dispositivi normativi proprio per allontanare le disposizioni fiscali, i pagamenti e i versamenti che le imprese, soprattutto quelle piccole e medie, non avrebbero potuto certamente onorare. L'articolo 68 del "Cura Italia" ha previsto la sospensione dei termini dei versamenti scadenti nel periodo dall'8 marzo al 31 dicembre, derivanti da cartelle di pagamento emesse dagli agenti di riscossione e dalle ingiunzioni di pagamento; l'articolo 6 del "decreto Ristori" ha prorogato al 30 aprile 2021 il termine relativo al versamento della seconda o unica rata dell'acconto delle imposte sui redditi, dell'IRAP, indipendentemente dalla diminuzione del fatturato, in favore dei soggetti cosiddetti ISA; per i soggetti operanti in alcuni settori economici, l'articolo 7, sempre del decreto-legge n. 149 del 2020, ha previsto la sospensione dei versamenti in scadenza nel mese di novembre 2020 (in particolare, sono stati sospesi i versamenti delle ritenute alla fonte relative ai redditi da lavoro dipendente e assimilato, delle addizionali regionali e comunali e quelli relativi all'IVA); l'articolo 24 del decreto-legge n. 34 del 2020 ha disposto l'esenzione dal pagamento del saldo IRAP relativo al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2019 e del versamento della prima rata dell'acconto della medesima imposta dovuto per il periodo d'imposta 2020; anche gli articoli 126 e 127, sempre del decretolegge n. 34 del 2020, hanno prorogato i termini per la ripresa della riscossione dei versamenti; l'articolo 97 del decreto-legge n. 104 del 2020 stabilisce un'ulteriore modalità alternativa al pagamento rateizzato per i versamenti di cui agli articoli 126 e 127 del decreto-legge n. 34 del 2020, consentendo il versamento del 50 per cento in unica soluzione entro il 16 settembre, ovvero in quattro rate mensili, con scadenze dal gennaio 2021. Molto brevemente - perché il tempo ormai non c'è più - credo che sia non soltanto necessario intervenire sulle scadenze prossime venture delle imposte, che le imprese non avranno perché non avranno la liquidità per pagarle, ma ritengo anche che sia necessario intervenire in Europa affinché, come i proponenti dicevano, non scattino dal 1° gennaio 2021 quelle norme che erano previste in un quadro totalmente diverso da quello che oggi abbiamo di fronte. 

PRESIDENTE. L'onorevole Foti ha facoltà di replicare. 

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Ministro, ci fa piacere che lei si faccia carico di quei problemi che noi le abbiamo evidenziato nella nostra interrogazione. Ci fa soprattutto piacere perché, come è noto, vi sono almeno 45 mila imprese che rischiano di essere espulse dal mondo del lavoro il 1° gennaio 2021 se il Regolamento Ue, che dovrebbe entrare in vigore proprio in quella data, entrerà in vigore. Ora, al di là della competenza di merito rispetto alla sua delega, è evidente che chi ha la delega dello Sviluppo economico non si può far carico di questo problema come, mi permetto di dirle, non si può far carico di un altro problema, cioè che i bilanci delle aziende e i bilanci che le aziende chiuderanno quest'anno, con ogni probabilità, nella maggioranza troveranno un limite invalicabile in quel merito di credito, cioè il rating, che le banche dovranno loro dare e affidare. In questo caso, lei capisce che rischiamo un'altra volta di avere delle imprese che non potranno accedere più al credito nella misura necessaria. Allora, signor Presidente e signor Ministro, quando giustamente si evocano alcune situazioni non lo si fa per solleticare la piazza: lo si fa perché la situazione è veramente grave. Non dovrebbe sfuggire a nessuno che si sta mettendo in atto un meccanismo che rischia di contrapporre coloro i quali hanno il posto garantito con coloro i quali vedono sfuggire anni e anni di lavoro della propria impresa. Per evitare questa situazione non servono più dei "pannicelli caldi", ma serve un intervento deciso del Governo! Lei ha elencato tante misure, signor Ministro, ma - glielo dico sinceramente - coloro i quali sono destinatari di queste misure hanno visto praticamente nulla: non gli bastano loro, non gli servono! Le aziende chiudono! Non facciamo chiudere le imprese perché, diversamente, chiudiamo l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

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