Camera

Precariato nelle Forze armate e nei Corpi di polizia; mettere in campo urgenti iniziative per la stabilizzazione

Data: 11/12/2018
Numero: 3-00387 / Interrogazione a risposta immediata
Soggetto: MINISTRO DELLA DIFESA
Data Risposta: 12/12/2018

Per sapere – premesso che: 

secondo i dati consultabili sul sito ufficiale Ministero dell'economia e delle finanze – Ragioneria generale dello Stato – conto annuale, nella sezione dedicata al personale delle Forze armate e dei Corpi di polizia, si registrano circa trentanovemila dipendenti precari ai quali si aggiungono quelli presenti nel comparto soccorso pubblico; 

nonostante le molteplici dichiarazioni pubbliche e gli impegni presi anche dall'attuale Governo circa la necessità di garantire maggiore stabilità lavorativa nei richiamati comparti, anche al fine di salvaguardare la sicurezza del territorio, non è stato adottato alcun provvedimento concreto a tal fine; 

non risulta, inoltre, alcuno stanziamento volto a favorire la stabilizzazione del personale precario delle Forze armate, che vive in condizioni di precariato lavorativo ed economico, neanche nel prossimo futuro; 

il decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, recante « Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese », è intervenuto in modo radicale sulle regole del lavoro precario del settore privato, fortemente penalizzato dal cosiddetto Jobs Act, riforma varata dal Governo Renzi; 

in particolare, l'articolo 1 del citato decreto-legge, rubricato « modifiche alla disciplina del contratto di lavoro a tempo determinato », prevede espressamente che il contratto di lavoro subordinato non possa avere una durata superiore ai dodici mesi e che tale durata possa essere estesa a ventiquattro mesi solo al ricorrere di determinate condizioni; 

l'articolo 3 del medesimo decreto-legge, tuttavia, prevede l'inapplicabilità della riforma de qua ai contratti di lavoro a tempo determinato stipulati dalle pubbliche amministrazioni con evidente disparità di trattamento e ricadute, tra l'altro, anche nei confronti del personale precario del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico; 

l'estensione al personale precario in questione delle citate disposizioni di cui al decreto-legge n. 87 del 2018, relative alla trasformazione del contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato al ricorrere di determinate condizioni, consentirebbe di dare dignità professionale e la giusta valorizzazione agli operatori del settore che ogni giorno lavorano per difendere lo Stato e la comunità, mettendo a rischio la propria incolumità –: 

quali urgenti iniziative intenda assumere per risolvere la problematica del precariato nelle Forze armate.

Interrogazione sottoscritta dai parlamentari: CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MELONI, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI.

DIBATTITO IN ASSEMBLEA

PRESIDENTE. L'onorevole Ferro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-00387 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria. 

WANDA FERRO (FDI). Presidente, Ministro, come Fratelli d'Italia, rivolgiamo un appello a favore dei precari del comparto difesa e sicurezza, un bacino di lavoratori importanti dimenticato da tutti. Parliamo di oltre 39 mila dipendenti precari, ai quali si aggiungono quelli del comparto soccorso pubblico. Il Governo continua, ovviamente attraverso promesse, impegni e dichiarazioni a garantire maggiore stabilità lavorativa in questi comparti, ma, come sempre, sono promesse disattese, come è avvenuto, insieme al collega capogruppo Deidda, con le tante richieste che abbiamo posto in essere. Nessuna traccia nella legge di bilancio di queste risorse destinate alla stabilizzazione del personale precario delle Forze armate, così come anche nel prossimo futuro si vivrà in condizione di incertezza per i lavoratori ben formati e soprattutto, nella maggior parte dei casi, estremamente professionali, impiegati in servizio a tempo determinato che, altrimenti, non sono ripetibili all'interno delle Forze Armate; uomini che ricoprono ruoli di esperti con notevole risparmio di risorse. Per questo chiediamo al Governo se intenda ovviamente aprire gli effetti del "decreto dignità", che è una vostra creatura, al comparto difesa e sicurezza, dando la possibilità, anche ai precari delle Forze Armate e del comparto stesso di beneficiare della trasformazione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). 

PRESIDENTE. La Ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, ha facoltà di rispondere. 

ELISABETTA TRENTA, Ministra della Difesa. Presidente, permettetemi innanzitutto di ricordare che le modalità con cui le Forze Armate hanno facoltà di ricorrere alle assunzioni a tempo determinato, ovvero reclutamento di ufficiali e volontari in ferma prefissata, sono disciplinate dal codice dell'ordinamento militare, fonte normativa da considerarsi a tutti gli affetti speciale nei confronti dell'ordinamento generale. Ciò in perfetta aderenza col principio già contenuto nell'articolo 3 del decreto legislativo n. 165 del 2001, secondo cui rimangono disciplinati dai rispettivi ordinamenti i magistrati ordinari, amministrativi e contabili, gli avvocati e i procuratori dello Stato, il personale militare e delle forze di Polizia di Stato. Per queste ragioni il personale delle Forze Armate reclutato con ferma di durata prefissata, siano essi ufficiali o personale di truppa, non può essere considerato precario, poiché le ferme a termine contratte dal personale militare volontario attengono a un regime normalizzato per legge, nel quale la temporaneità è strutturale e riconosciuta normativamente, in quanto funzionale alle peculiari esigenze istituzionali della Difesa. La previsione di tale composizione mista, personale in servizio permanente e personale con rapporto di impiego a tempo determinato, rappresenta infatti una scelta strutturale di fondo dettata dall'esigenza di disporre, per periodi predeterminati e limitati di tempo, di personale giovane, idoneo ad espletare incarichi ad elevata connotazione operativa che richiedono un adeguato profilo psicofisico attitudinale correlato a compiti istituzionali, con particolare riferimento alle missioni operative. Ciò doverosamente premesso, voglio aggiungere che il tema della condizione militare sollevato dagli interroganti e l'individuazione di una soluzione che armonizzi le esigenze dell'amministrazione della Difesa con le legittime aspettative del personale rappresenta uno dei cardini sui quali si fonda la politica del mio Dicastero. Al riguardo, la policy della Difesa è quella di immettere in servizio permanente tutti volontari meritevoli che abbiano terminato la ferma prefissata quadriennale, ovvero la prima o seconda rafferma biennale. In tale ottica, pur constatando che la normativa non prevede la stabilizzazione automatica degli stessi, essendo legata strettamente alle disponibilità finanziarie, ritengo che la categoria dei VFP4, lungi dall'essere assimilata ad una condizione di precariato, deve al contrario essere considerata l'anticamera del servizio permanente. Tale volontà è peraltro in linea con l'impianto normativo del cosiddetto modello professionale, che considera il passaggio in servizio permanente un mero transito, seppur subordinato alla definizione delle posizioni disponibili determinate annualmente in funzione delle esigenze operative delle Forze Armate e, come ricordavo, alle disponibilità di ordine finanziario. Con riguardo alle disponibilità finanziarie future, la legge n. 244 del 2012 ha comunque previsto la revisione delle misure di agevolazione per il reinserimento dei volontari delle Forze Armate congedati senza demerito nel mondo del lavoro, prevedendo anche la loro partecipazione a corsi di formazione o di apprendistato, ovvero altre forme temporanee di sostegno al reddito a favore dei VFP4, che ultimato il periodo di ferma e rafferma, ancorché idonei e se in soprannumero rispetto alla consistenza organica di fatto nel ruolo, non transitano nel servizio permanente. Vale la pena di sottolineare, inoltre, che la ferma e le eventuali rafferme costituiscono per il personale militare una vera e propria certificazione di abilità acquisita durante il servizio per la partecipazione ai concorsi banditi nell'ambito del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, quindi carabinieri, finanzieri, polizia di Stato, guardie penitenziarie, vigili del Fuoco e guardie forestali, con posti ad essi riservati. Non è un aspetto secondario, se consideriamo che dal 2006 ad oggi più di 55 mila giovani VFP hanno trovato occupazione nelle forze di polizia. Nel concludere, onorevoli deputati, credo emerga in toto l'estrema attenzione del mio Dicastero alla condizione del personale della Difesa, credo, infatti, di aver dimostrato quanto il termine "precariato" sia inopportuno, attenzione che non nasce oggi e che non verrà mai meno, nel rispetto dello specifico impianto normativo che regola l'apparato militare e dell'imprescindibile base meritocratica che di quell'apparato deve costituire la naturale premessa. 

PRESIDENTE. L'onorevole Ferro ha facoltà di replicare. 

WANDA FERRO (FDI). Presidente, non ci riteniamo per nulla soddisfatti, perché riteniamo che ogni normativa possa essere volutamente cambiata. Rispetto a quello che chiedevamo, avremmo gradito una risposta secca e molto più chiara, anche perché riteniamo che tale provvedimento sia sicuramente un obbligo morale verso tutti coloro che, vestendo una divisa, mettono la propria vita al servizio della comunità, fornendo ovviamente come sempre sicurezza al nostro Paese, e la sicurezza, nel momento in cui abbiamo uomini che possono garantirla ai cittadini, alle famiglie, ai lavoratori, ai giovani, agli anziani, la si vede come la priorità assoluta e non un elemento distintivo. Troppo spesso si parla dell'importanza di questo comparto, ma troppo spesso è sulla bocca di tutti e nelle azioni di pochi. L'Italia, per quanto ci riguarda, continua a disattende la direttiva n. 1999/70/CE che vuole prevenire gli abusi nell'utilizzo di rapporti di lavoro a tempo determinato, che non possono essere certamente un problema che gravano unicamente sui lavoratori. Al ricorrere di determinate condizioni, questi lavoratori vanno assunti dallo Stato in quanto datore di lavoro che deve rispettare le regole comunitarie. Per quanto ci riguarda, oggi abbiamo militari precari ai quali è stata preclusa la strada della stabilizzazione prevista con il "decreto dignità" (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che all'articolo 1 prevede espressamente che il contratto di lavoro subordinato non possa avere una durata superiore ai dodici mesi e che tale durata possa essere estesa a ventiquattro mesi solo al ricorrere di determinate condizioni. Ricordo che lo stesso decreto, tuttavia, all'articolo 3 prevede l'inapplicabilità della riforma ai contratti di lavoro a tempo determinato stipulato delle pubbliche amministrazioni, con evidente disparità di trattamento e ricadute, soprattutto nei confronti del personale del comparto difesa e sicurezza. Sinceramente, per quanto concerne ovviamente la risposta, credo che insieme al collega Deidda, ma a tutti coloro che sono qui di Fratelli d'Italia, e al Partito non ci riteniamo soddisfatti. Leggevo l'altro giorno una sua dichiarazione che mi auguro ovviamente sia di buon auspicio per noi e per lei, cioè di poter stringe per la prima volta la mano di un generale donna, ma credo che passeranno troppi anni; io vorrei che lei stringesse simbolicamente con la fine del precariato le mani di quei 39 mila addetti che ad oggi rimangono solo dei precari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

facebbok

Rassegna Stampa

TommasoFoti
powered by Blacklemon Srl