Camera

Tassa di soggiorno; garantire la trasparenza nell'utilizzo delle risorse introitate dai Comuni

Data: 02/07/2019
Numero: 3-00847 / Interrogazione a risposta immediata
Soggetto: MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E DEL TURISMO
Data Risposta: 03/07/2019

Per sapere – premesso che: 

nel solo 2017 il turismo in Italia ha fatturato 92 miliardi di euro, che sommati ai 153 miliardi generati dall'indotto più stretto, fanno lievitare la cifra a 255 miliardi di euro in un anno; 

l'articolo 4 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, ha introdotto la tassa di soggiorno per i comuni, prevedendo per gli stessi la possibilità di applicare una tassa ai turisti che soggiornano nelle strutture ricettive; 

la suddetta tassa, il cui costo varia a seconda della tariffa deliberata dai singoli comuni, è prelevata direttamente dalla struttura ospitante ed è destinata a finanziare gli interventi in materia di turismo, compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, la manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali presenti sul territorio, nonché i servizi pubblici locali; 

la normativa non chiarisce quale ruolo è assegnato al gestore della struttura ricettiva, tenuto a riscuotere dal turista l'imposta per poi riversarla al comune, il quale è gravato da oneri, adempimenti e rischi, nell'espletamento di questo compito, in assenza di alcuna contropartita; 

in assenza di una definizione normativa del ruolo degli albergatori, le Sezioni unite della Corte di cassazione hanno recentemente confermato (ordinanza 24 luglio 2018, n. 19654) che gli esercenti non assumono né la funzione di « sostituto d'imposta », né tantomeno quella di « responsabile d'imposta »; 

il numero dei comuni italiani che hanno provveduto a introdurre una tassa per il soggiorno sul proprio territorio è aumentato vertiginosamente, arrivando nel 2018 a 1.022 comuni, con circa 538 milioni di euro di incassi; 

il gettito generato dalla tassa di soggiorno, secondo la società di consulenza turistica Jfc, è destinato ad aumentare e le previsioni di incasso per l'anno 2019 indicano una cifra complessiva pari a 604 milioni di euro; 

nonostante i numeri piuttosto ragguardevoli a livello economico, ad oggi si riscontra un'opacità importante circa la reale destinazione di tale tassa, che sembra invece essere più una risorsa pronta all'uso per risanare le casse di quei comuni poco virtuosi in tal senso; 

inoltre, non è mai stato adottato il regolamento ministeriale quadro che avrebbe dovuto fissare (entro il 6 giugno 2011) i principi generali per l'imposta di soggiorno e che avrebbe sicuramente aiutato nel chiarire varie criticità, tra le quali questa appena evidenziata –: 

quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare affinché sia garantita una reale trasparenza nell'utilizzo da parte dei comuni dei fondi provenienti dalla tassa di soggiorno.

Interrogazione sottoscritta dai parlamentari: LOLLOBRIGIDA, MELONI, ZUCCONI, SILVESTRONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, TRANCASSINI e VARCHI.

DIBATTITO IN ASSEMBLEA

PRESIDENTE. Il deputato Zucconi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-00847 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario. 

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, il turismo in Italia fattura ogni anno, con l'indotto stretto, 255 miliardi di euro. L'articolo 4 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, ha introdotto la tassa di soggiorno per i comuni. La tassa è destinata - meglio dire, avrebbe dovuto essere destinata - a finanziare gli interventi in materia di turismo nei comuni stessi e varrà, nel 2019, complessivamente, un'entrata di 604 milioni. La normativa non chiarisce, inoltre, quale ruolo è assegnato al gestore della struttura ricettiva, tenuto a riscuotere dal turista l'imposta per poi riversarla al comune, il quale è gravato da oneri, adempimenti e rischi nell'espletamento di questo compito; inoltre, in assenza di una definizione normativa del ruolo degli albergatori, le Sezioni Unite della Cassazione hanno recentemente confermato che gli esercenti non assumono né la funzione di sostituto d'imposta, né tanto meno quello di responsabile d'imposta. Infine, le ricordo che non è mai stato adottato il regolamento ministeriale quadro che avrebbe dovuto fissare i princìpi generali per l'imposta di soggiorno. Su queste basi le chiediamo quali iniziative, per quanto di competenza, intende adottare affinché sia garantita una reale trasparenza nell'utilizzo da parte dei comuni dei fondi provenienti dalla tassa di soggiorno. 

PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Centinaio, ha facoltà di rispondere. 

GIAN MARCO CENTINAIO, Ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Grazie, Presidente. Bisogna ammettere una cosa, che il collega nella sua interrogazione ha perfettamente ragione. Come è noto, la tassa di soggiorno è stata introdotta con l'approvazione della legge sul federalismo fiscale municipale, come previsto dall'articolo 4 del decreto legislativo n. 23 del 14 marzo 2011, che ha disposto che i comuni capoluogo di provincia, le unioni di comuni nonché i comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d'arte possono istituire, con deliberazione del consiglio, un'imposta di soggiorno a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive situate sul proprio territorio, da applicare secondo criteri di gradualità in proporzione al prezzo, sino a 5 euro per notte di soggiorno, prevedendo anche la possibilità di determinare specifiche esenzioni e riduzioni. Questo è quello che prevede la legge. Personalmente, lo sapete, non condividendo l'esistenza della tassa di soggiorno - io non sono d'accordo sulla tassa di soggiorno! -, l'intenzione originaria del legislatore è nota. L'imposta nasce infatti come tassa di scopo, in un'ottica federalista di responsabilizzazione degli amministratori locali, con il fine esplicito di finanziare interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali. Ciò posto, fermo restando che la normativa non attribuisce alla struttura ricettiva incaricata della riscossione il ruolo di responsabile d'imposta, occorre tener presente che la mancata adozione del regolamento quadro previsto dal decreto legislativo n. 23 del 2011, considerata la sufficiente precisione della normativa primaria nel deliberare gli elementi principali dell'imposta, avrebbe avuto modo di aggiungere ben pochi tratti alla disciplina del tributo. Il regolamento, infatti, avrebbe dovuto prevedere solo la normativa di dettaglio per l'applicazione dell'imposta di soggiorno, secondo princìpi che appaiono già contenuti nella disposizione legislativa in esame, che consente comunque ai comuni, nel caso di mancata emanazione del regolamento, di attuare quelli previsti. È un dato che, ad oggi, la tassa di soggiorno non ha raggiunto l'obiettivo sperato. Spesso i comuni riscontrano introiti minori rispetto alle previsioni, dovuti anche alla mancanza di un sistema che garantisca certezza nella riscossione. Anche per tale ragione, questo Ministero si è impegnato nella redazione ed emanazione di un'importantissima norma, che sarà, fra l'altro, anche uno strumento fondamentale di contrasto ai fenomeni di elusione ed evasione fiscale. È stato introdotto con il "decreto-legge crescita" il codice identificativo, misura innovativa che ci posiziona finalmente tra i Paesi più virtuosi nelle politiche dell'offerta turistica. Seppure le competenze di questa amministrazione siano limitate ad una visione generale di indirizzo, ribadisco quanto ritengo strategico riconsiderare in linea di principio l'imposta di scopo, contemperando l'interesse generale del miglioramento dell'offerta turistica del Paese Italia a quello locale di poter gestire risorse proprie, dimostrando capacità amministrativa autonoma, puntando sul turismo quale volano per l'economia locale. Sono d'accordo che i comuni mi vengano a dire che la tassa di soggiorno serve per sviluppare il turismo, però mi piacerebbe vedere dai comuni che la tassa di soggiorno che viene incassata venga realmente utilizzata per lo sviluppo del turismo. In caso contrario, la tassa di soggiorno serve a chi? A quei sindaci che non sanno fare il bilancio e, invece che mettersi a tassare i propri cittadini, utilizzano i turisti come polli da spennare. La tassa di soggiorno non deve diventare una tassa per spennare i cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). 

PRESIDENTE. Il deputato Zucconi ha facoltà di replicare. 

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, mi devo dichiarare soddisfatto della sua risposta, perché ha affrontato un po' tutte le tematiche. Vorrei, però, che riuscissimo ad andare un po' oltre e ad approfittare di alcuni passaggi parlamentari. Allora, così a spanne, segnalo che, con i milioni della tassa di soggiorno, un sindaco a caso - visto che siamo a Roma, citiamo Roma - potrebbe sistemare circa 3 milioni di buche, perché 150 milioni sono l'afflusso in cassa dovuto alla tassa di soggiorno al comune di Roma; 150 milioni, fate un conto a buca. Per dire che non viene quasi mai destinata la tassa poi a questo (Applausi del deputato Fatuzzo), teniamolo in conto e rimediamo su questo. Però lei lo sa, le problematiche le conosce. Noi abbiamo proposto, come Fratelli d'Italia, un percorso che veda una reintroduzione della competenza concorrente fra Stato e regioni, la reintroduzione di un Ministero a sé stante con un proprio portafoglio e un testo di normativa generale sul settore turismo, che è il 14 per cento di PIL in Italia. E potremmo fare già molto se fosse calendarizzata la proposta di Fratelli d'Italia, che noi mettiamo a disposizione del Governo, oltre che la sua, ma se si potesse ancora sfruttare il passaggio parlamentare del disegno di legge sulle deleghe al turismo per vedere di sanare anche sulla tassa di soggiorno alcune piccole cose...Un articolo attuativo per un'applicazione omogenea della tassa di soggiorno e che obblighi i comuni a impiegare in una posta nel bilancio apposita i proventi per precisi scopi turistici. Identificare con certezza la natura dell'esercente come percettore iniziale della tassa di soggiorno. Anche lei sa benissimo, perfettamente - ci siamo già confrontati -, gli albergatori a volte sono in difficoltà. Alla fine, sul codice identificativo va specificato meglio. L'idea è ottima, sicuramente, ma perché non approfittare del passaggio parlamentare per accogliere alcuni emendamenti, anche dell'opposizione o della maggioranza, non importa, per veramente far sì che il codice identificativo vada in porto. L'estate del 2019 dimostrerà, purtroppo, un certo livello di crisi dei flussi turistici verso l'Italia. Si stanno riaprendo… 

PRESIDENTE. Concluda. 

RICCARDO ZUCCONI (FDI). …i mercati del Nord Africa, della Turchia, eccetera, ci mettono in difficoltà. E allora bisogna muoversi e non costringere le aziende del settore a combattere la battaglia dei mercati con le mani legate dietro la schiena. È un compito che spetta a tutti, maggioranza e opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). 

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

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TommasoFoti
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