Camera

Sardegna e difficolta' dovute all'insularita' del territorio; istituire la zona franca per tutta la Regione

Data: 19/02/2019
Numero: 3-00538 / Interrogazione a risposta immediata
Soggetto: MINISTRO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Data Risposta: 20/02/2019

Per sapere – premesso che: 

l'articolo 1 del decreto legislativo n. 75 del 1998 ha previsto l'istituzione in Sardegna di « zone franche, secondo le disposizioni di cui ai regolamenti CEE n. 2913 del 1992 (Consiglio) e n. 2454 del 1993 (Commissione), nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax ed in altri porti ed aree industriali ad essi funzionalmente collegate o collegabili »; 

l'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea ha stabilito che: « Per promuovere uno sviluppo armonioso dell'insieme dell'Unione, questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale. In particolare l'Unione mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite. Tra le regioni interessate, un'attenzione particolare è rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna »; 

la regione Sardegna possiede più di un requisito tra quelli individuati dall'Unione europea per la classificazione di regione svantaggiata e l'istituzione della zona franca, anche integrale, consentirebbe di ridurre, se non annullare, lo svantaggio determinato dall'insularità della stessa regione, contribuendo, altresì, a limitare il fenomeno di ulteriore spopolamento a fronte della già scarsa densità demografica della regione; 

già nel 2001, la direzione regionale dell'Agenzia delle dogane ha dichiarato che, ai sensi del decreto legislativo n. 75 del 1998, l'intero territorio dell'isola dovrebbe essere individuato come zona franca extraterritoriale, anche in ragione dell'identico riconoscimento ottenuto da altre località italiane ed europee, recanti analoga condizione geografica; 

l'istituzione della zona franca in Sardegna costituirebbe per l'intero territorio regionale un'importante occasione di sviluppo economico e sociale, che garantirebbe anche il superamento dello svantaggio determinato dall'insularità della stessa regione e lo sviluppo delle aree industriali in crisi, rendendo altresì possibile il consolidamento dell'Italia nel ruolo di leader negli scambi commerciali nel Mar Mediterraneo –: se non ritenga di assumere con urgenza le iniziative necessarie in ambito nazionale ed europeo per l'istituzione della zona franca nell'intero territorio della Sardegna.

Interrogazione sottoscritta dai parlamentari: LOLLOBRIGIDA, MELONI, DEIDDA, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI.

DIBATTITO IN ASSEMBLEA

(Iniziative in ambito nazionale ed europeo per l'istituzione di una zona franca relativa all'intero territorio della Sardegna – n. 3-00538)

PRESIDENTE. Il deputato Salvatore Deidda ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-00538 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario. 

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come sa, la Sardegna è l'unica regione che non ha il metano, ha la bolletta elettrica più cara, ha una continuità territoriale sia per le persone che per le merci o inesistente o esosissima, questo a causa di norme europee che purtroppo non tengono conto della nostra condizione di insularità estrema, le imprese stanno fuggendo, non solo le persone, prima fuggivano solo dalle montagne, dalle zone interne, adesso anche dalle coste, perché si vanno a rifugiare o a trovare fortuna, per esempio, a Malta, dove ci sono condizioni economiche più vantaggiose. Noi, con questa interrogazione, le chiediamo quali sono le azioni per riconoscerci quello che i sardi ritengono un diritto, un atto doveroso verso la Sardegna, cioè la zona franca. Ricordo che il Governo ha approvato in questa legislatura due ordini del giorno. 

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giovanni Tria, ha facoltà di rispondere. 

GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Gli onorevoli interroganti sollecitano iniziative urgenti per favorire l'istituzione della zona franca nell'intero territorio della regione Sardegna con un'unica perimetrazione dell'intero territorio regionale coincidente con i confini naturali dell'isola e delle sue isole minori circostanti in attuazione del decreto legislativo n. 75 del 1998. Va premesso che il Governo rivolge la massima attenzione alle iniziative finalizzate a promuovere la crescita e l'occupazione in particolare nelle aree svantaggiate del Paese. Sulla questione posta si osserva che, da un punto di vista giuridico, con il richiamato decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 75 sono state individuate per la regione autonoma della Sardegna le aree da adibire a zone franche doganali unicamente nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax e in altri porti ed aree industriali ad essi funzionalmente collegati o collegabili. Ad oggi risulta emanato il DPCM 7 giugno 2001 per la zona franca di Cagliari, mentre quella di Portovesme risulta, allo stato, oggetto di delimitazione territoriale. Anche un'ipotetica estensione dell'ambito applicativo del suddetto DPCM non potrebbe, quindi, valere quale base giuridica per legittimare la perimetrazione dell'intero territorio della suddetta regione come zona franca doganale. Secondo quanto riferito dall'Agenzia delle dogane, sotto il profilo applicativo l'estensione della zona franca doganale a tutto il territorio regionale della Sardegna renderebbe impossibile assicurare un controllo da parte dell'autorità doganale adeguato al necessario rispetto della vigente normativa dell'Unione europea. Quest'ultima impone, infatti, una stretta vigilanza sul perimetro e sui punti di entrata e di uscita delle zone franche, nonché sull'ingresso delle persone, delle merci e dei mezzi di trasporto in entrata o in uscita dalla medesima. Di detti elementi occorrerebbe, quindi, tenere conto nella valutazione dell'iniziativa auspicata dagli onorevoli interroganti. 

PRESIDENTE. Il deputato Deidda ha facoltà di replicare. 

SALVATORE DEIDDA (FDI). Signor Ministro, lei mi ha elencato la legislazione, i documenti che noi sappiamo. Non ho capito qual è l'intendimento del Governo, perché, se voi avete approvato due ordini del giorno dove mi dite che valuterete e che porterete avanti determinate azioni, lo so quello che dicono le dogane, però lei capisce che noi siamo un'isola e i confini sono naturali. Non è che una persona può venire e delle merci possano entrare senza il controllo delle autorità; noi chiediamo quello. Noi non possiamo far uscire delle merci perché abbiamo il mare che ci ostacola, noi non riusciamo a commerciare, i porti sono vuoti perché preferiscono andare a Rotterdam, dove ci sono altri servizi e altre fiscalità. L'avete concessa al porto di Trieste, che ha quintuplicato le merci. Noi stiamo diventando un'isola deserta perché mancano i servizi e manca lo Stato, e ci state opprimendo con un'oppressione fiscale che non tiene conto dell'erogazione dei servizi. Noi paghiamo le stesse tasse di altre zone d'Italia che hanno tutti i servizi, le ferrovie, i porti, gli aerei. Noi, purtroppo, siamo isolati. Purtroppo è una delusione quello che mi sta dicendo, perché pensavo che il Governo mandasse una comunicazione a Bruxelles "avviamo il cammino per il riconoscimento della zona franca". Chiediamo semplicemente quello, un nostro diritto sacrosanto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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TommasoFoti
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