Camera

TAV, dichiarazione di voto; i motivi del convinto 'si' di Fratelli d'Italia

Data: 21/02/2019
Numero: 131
Soggetto: Camera dei Deputati

Seguito della discussione delle mozioni Porchietto ed altri n. 1-00103, Delrio, Lupi ed altri n. 1-00104, Lollobrigida ed altri n. 1-00108 e D'Uva e Molinari n. 1-00123 concernenti la realizzazione della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione..............................

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Foti. Ne ha facoltà. 

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente della Camera che c'è, signor Presidente del Consiglio che non c'è, signor Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti che non c'è, non stiamo discutendo di uno dei tanti temi per i quali la presenza dei soli sottosegretari potrebbe assolvere alla funzione non istituzionale, ma politica. Stiamo discutendo di un tema che interessa l'opinione pubblica, che interessa in primo luogo il Governo, che interessa i mercati, che interessa il mondo della produzione e del lavoro. Non è un tema generico: è un tema sul quale si sono rotte maggioranze politiche a tutti i livelli e che, quindi, necessitava, doverosamente, della presenza del Ministro delle Infrastrutture, Toninelli, che è sistematicamente latitante in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! È un segnale pessimo per gli investitori, ma aggiungo, è anche un segnale molto negativo che di questa materia si tratti in quest'Aula solo ed esclusivamente per l'iniziativa parlamentare, perché vi dovrebbe essere stata, invece, per contro, un'iniziativa del Governo sul punto, con un'informativa del Governo e con una decisione parlamentare. Invece, il Governo, per il tramite del sottosegretario, in modo molto notarile, ha espresso parere favorevole a una mozione che decide di non decidere: fate rimpiangere la Democrazia Cristiana, che almeno sui manifesti diceva: "Decidi DC". Ma, al di là di questo, mi pare evidente che tutte le analisi costi-benefici che oggi vengono veicolate rappresentino una strana, stranissima posizione, e cioè quella di anteporre i numeri a quella che è innanzitutto una scelta di sviluppo di questo Paese. Potete portarne a decine di analisi costi-benefici; una, nessuna o centomila fanno rimpiangere Pirandello, ma non risolvono il problema. Noi riteniamo, invece, per contro, che si debba anzitutto dare risposte a due o tre quesiti. Vogliamo che questo nostro Paese finalmente si modernizzi, vogliamo che questo nostro Paese finalmente tolga una parte del traffico che potremmo dire oggi veicolare o di asfalto e sull'asfalto e lo trasferisca sul ferro, o vogliamo continuamente ritenere che sia giusto, come pare di capire, decisioni che non decidono, che tutto va bene, madama la marchesa, e lasciamo le cose così? Questa era una scelta innanzitutto di sviluppo, di sviluppo per la nostra economia, di sviluppo per quelle decine e migliaia di imprenditori che rappresentano nel nord est, come nel Nord Ovest un prodotto interno lordo che è esattamente pari, nella sua somma, a quello dell'intera Spagna, che è superiore a quello delle due regioni più industrializzate dalla Germania, questa era la risposta politica che noi ci attendevamo; anzi, anziché sentirci dire né "no", né "sì", ma "ni TAV", ci saremmo aspettati di sentirci dire "più TAV", anche in quel Mezzogiorno che necessita di queste infrastrutture per non rimanere indietro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!Queste erano le scelte politiche che una classe dirigente avrebbe dovuto fare. Ebbene, i banchi di Fratelli d'Italia non hanno paura di avere il coraggio di dire che sono a favore della TAV, così come non hanno timore di dire che abbiamo criticato l'Unione europea per tante sue scelte, ma non possiamo negare che dei nove Corridoi che, entro il 2030, dovrebbero essere realizzati nell'Europa, ben quattro atterranno all'Italia, al territorio italiano, alla nostra patria! E rifiutare occasioni di questo tipo significa voler lasciare il Paese fermo, vuol dire rimanere indietro, vuol dire non fare un passo in avanti, così come diceva, prima, il collega Fratoianni, che mi ha preceduto. E qui sarà interessante poi capire, nelle elezioni regionali prossime del Piemonte, se Chiamparino, Presidente uscente, che dice a parole di essere a favore della TAV, metterà nelle sue liste di appoggio anche quella componente di LeU, che si rifà al collega che prima è intervenuto in modo negativo sulla TAV. Ma aggiungo una cosa: se otto Governi di diversi Paesi hanno fatto una scelta, se otto Governi differenti tra loro per cultura politica, per tradizione e per scelte anche nel mondo dell'infrastruttura, otto Governi di Italia e Francia si sono sempre trovati d'accordo su quest'opera, c'è qualcuno che riesce a spiegarci una sola ragione per la quale bisogna non sapersi pronunciare oggi, dopo quasi diciott'anni dalla firma del primo accordo del 2001 sull'opera stessa? È chiaro che in questo modo la politica delle grandi infrastrutture va a farsi benedire. Ma qui c'è una contraddizione di fondo, è una contraddizione che questa maggioranza, nonostante questa mozione "salvatutto" e "cerchiobottista", non riesce a dare risposta concreta, ed è la divisione che si era verificata già nella passata legislatura. Vedete, una mozione presuppone anche di avere il coraggio, ma, ci ricordava Manzoni, a proposito di don Abbondio, che se uno il coraggio non ce l'ha, non se lo può certo dare. E, allora, cerchiamo di rinverdire un attimo qual erano le posizioni. Vede, signor Presidente, quando in quest'Aula si parlava, nella seduta del 20 dicembre 2016, della TAV, del TAV, come più correttamente bisogna dire, beh, c'era chi diceva che si voleva il TAV perché qualcuno faceva gli interessi di quelle grandi industrie che avevano rapporti con i mafiosi. C'era l'attuale sottosegretario all'Economia, onorevole Castelli, che testualmente affermava che la sua contrarietà nasceva da questa valutazione: il MoVimento 5 Stelle ce l'ha scritto in fronte che il TAV non lo sosterrà mai. Era questo il retroterra culturale di allora, che è rimasto il retroterra culturale di oggi, del decidere di non decidere. E ci sorprende che quella Lega, che proprio in quella seduta interveniva in quest'Aula, sostenendo con l'onorevole Simonetti che se vogliamo essere competitivi nei confronti di Rotterdam, se vogliamo che sia la pianura padana il transito di tutte le merci che arriveranno dall'est attraverso il raddoppio del Canale di Suez, non possiamo prescindere dal TAV. Se tutte queste erano le premesse, è evidente che non troverete mai un accordo, perché l'avrete scritto in fronte, o nel retro fronte, ma una cosa è certa: una delle due parti è costretta a perderci la faccia, ed è questa la ragione per la quale noi abbiamo decisamente sposato la causa che era la causa del centrodestra, che era nell'accordo di programma del centrodestra: "sì" al TAV, senza distinzioni di sorta, senza "se" e senza "ma"; e lo possiamo fare anche in ragione di quello che presenta sotto il profilo culturale la destra politica italiana. Noi siamo stati dalla parte dell'interventismo contro il neutralismo, siamo stati con i futuristi, che erano avversati dai crepuscolari, siamo patrioti contro i traditori, chi non decide sul TAV, tradisce innanzitutto il nostro Paese, la possibilità della sua modernizzazione, la possibilità di dare un futuro migliore alle nuove generazioni, la possibilità di avere 50 mila persone che non perdono il posto di lavoro. Per queste ragioni, signor Presidente, ribadiamo che siamo favorevoli al TAV, siamo a favore della TAV e voteremo le mozioni che questo principio riconoscono senza tante balle che vengono qui rappresentate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

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TommasoFoti
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