Camera

Progetto Gronda di Genova e grandi opere infrastrutturali

Data: 09/10/2019
Numero: 235
Soggetto: Camera dei Deputati

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Foti. Ne ha facoltà. 

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo e colleghi, l'esegesi che ha fatto prima la collega Paita di questa vicenda è abbastanza sintomatica del livello a cui siamo arrivati in termini di opere pubbliche. Non è un caso che il cartello dei "no" abbia pian piano impoverito questo Paese, sia sotto il profilo culturale, sia sotto il profilo scientifico, sia, anche, sotto il profilo delle opere pubbliche. C'è un dato che appare abbastanza inconfutabile, e ce lo dice la storia, se in passato nella storia abbiamo verificato che in un ventennio si potevano ricostruire i Paesi, nella cronaca dei giorni nostri in un ventennio non si riesce a decidere quale sia il miglior progetto per la Gronda di Genova (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E questo è sintomatico di una cultura del "no" che si è andata riaffermando. Diceva prima, la collega che mi ha preceduto, che il tema della decrescita felice non può essere accolto, ma proprio perché non è possibile accoglierlo, bisogna capire con quale felicità la collega sta oggi in maggioranza con coloro i quali sono stati i propugnatori della decrescita felice, perché anche sotto il profilo politico forse questi chiarimenti andrebbero ogni tanto dati. Allora, all'insegna del "fermiamo tutto e rifacciamo i conti", questa è stata una legislatura che per il momento in cui oggi è, si è contraddistinta soltanto per dare di conto. Ma quali sono stati i conti che sta pagando il sistema Italia intanto che qualche Ministro come Toninelli si trastullava tra un conto e l'altro? Ebbene, ce lo dicono le imprese: Astaldi, Grandi Lavori Fincosit, Tecnics, CMC, richiesta di concordato, Condotte, amministrazione straordinaria… stiamo parlando di quelle aziende e di quelle società che in passato, non soltanto realizzarono opere gigantesche in Italia, ma che erano all'avanguardia nel mondo per la realizzazione delle opere pubbliche. Questo è stato il grande risultato dei cartelli del "no" di cui questo progetto è sintomatico: inizia negli anni Ottanta, signor Presidente e signor rappresentante del Governo, e dagli anni Ottanta sono passati quasi quarant'anni e dobbiamo ancora decidere, questo Governo deve ancora decidere se approvare o meno il progetto esecutivo. Ma quale è il Paese che attende quarant'anni per realizzare un'opera pubblica? È ovvio che questo Paese è fermo, è ovvio che questo Paese è bloccato, ma non è bloccato dalle leggi, è bloccato dalla farraginosità di un sistema che, giorno più che giorno, premia il veto politico che prevale sull'aspetto tecnico, perché questa è la storia di ordinaria follia che caratterizza il tema oggi al nostro esame: uno studio di fattibilità che viene preparato nel 2002, un protocollo d'intesa che nel 2007 -2008 prevede la progettazione della nuova A7 nel tratto Genova Ovest-A12, arriviamo a dieci anni dopo, finalmente si arriva al decreto del Ministero delle infrastrutture che approva il progetto definitivo e sancisce la pubblica utilità dell'opera. Uno direbbe: finalmente siamo a posto. No, si aprono altri fronti e tra questi fronti che si aprono ve n'è uno abbastanza delicato; noi abbiamo cercato di affrontarlo nella nostra mozione e debbo dire al rappresentante del Governo che gli unici due punti delle premesse di cui viene richiesta l'esclusione sono esattamente: un punto approvato all'unanimità dal consiglio comunale di Genova, quello relativo al fatto che nessuna progettazione alternativa è stato oggetto di un confronto pubblico e con gli enti locali e - udite, udite - la parte che riguarda il concessionario, che è copiata, pari pari, dalle conclusioni contenute nell'allegato 3 dell'analisi costi benefici e analisi giuridica relativa alla Gronda, commissionata dal Ministero delle infrastrutture (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Cioè, in buona sostanza, prima, facciamo fare l'analisi, poi, recepiamo l'analisi e, quindi, escludiamo dagli atti parlamentari il risultato dell'analisi, perché diversamente risulterebbe troppo compromettente per la parte politica oggi rappresentata dal sottosegretario in Aula. Ebbene, io penso che ci sia un limite alla decenza, così come, diciamolo onestamente, è un limite alla decenza che viene superato nel momento in cui dopo quarant'anni dall'avvio dell'idea, si deve venire in un'Aula della Camera dei deputati per impegnare il Governo a fare quello che sarebbe soltanto suo dovere e sarebbe stato il dovere anche di alcuni Governi precedenti e, cioè, finalmente quello di decidere di fare, anziché quello di decidere di non fare, di aspettare, con tatticismi che la politica può accettare, ma che l'economia rifiuta. Allora, signor Presidente e signor rappresentante del Governo, anche questi tentativi di riformulazione ci appaiono un disquisire dei massimi sistemi, per non volersi assumere la responsabilità politica, perché quella tecnica non è del Governo. Il Governo non apre i cantieri, il Governo deve impedire che i cantieri rimangano chiusi a causa delle sue non decisioni, questo è il problema politico e non altro. Allora, proprio perché questo è il problema politico, nella nostra mozione chiaramente si dice che il Governo, senza indugi, approvi il progetto esecutivo, che è l'unica condizione che consentirà, finalmente, poi, al concessionario di poter porre in essere tutti gli atti relativi all'apertura del cantiere. È vero che è un'opera da 4 miliardi di euro, ma dirò di più, il blocco di questa opera da 4 miliardi di euro rischia di costarci un miliardo di euro di risarcimenti. Allora, preferite non far nulla e continuare a pagare risarcimenti o, finalmente, fare le opere che servono a questo Paese e lasciar perdere i risarcimenti e la politica dei risarcimenti? Ecco, Fratelli d'Italia è la destra che guarda al futuro, la destra della modernità, la destra che non ha avuto paura di fare nella storia le sue scelte a favore del popolo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), a favore dell'opinione pubblica, a favore delle infrastrutture, perché noi sentiamo parlare di alta velocità, oggi, quando vi era un periodo in cui i treni andavano esattamente alla stessa velocità e senza bisogno di avere rotaie dedicate. Ecco, signor Presidente, a quell'Italia che noi abbiamo consegnato, chiediamo di avere un'altra Italia che funzioni. Oggi, vi siete assunti la responsabilità di farla funzionare voi, fatelo perché siete già in ritardo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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TommasoFoti
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