Camera

Misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese - Da decreto liquidita' a decreto 'liquidazione'

Data: 25/05/2020
Numero: 346
Soggetto: Camera dei Deputati

Disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, recante misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali (A.C. 2461-A)

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PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà. 

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, questo decreto è stato definito "decreto Liquidità" e dobbiamo dire che, quanto a rappresentazione esterna, probabilmente, almeno sotto il profilo emotivo, un po' ha colpito: sentire il Presidente del Consiglio che, in piena serata, con milioni di italiani incollati davanti alla televisione, dice che mette 400 miliardi di euro nell'economia italiana fa indubbiamente effetto. Però, a ben leggere, più che un decreto "liquidità", rischia di diventare un decreto di "liquidazione", almeno per molte imprese. In primo luogo, perché il consiglio che è stato dato è quello, alle imprese, di indebitarsi ulteriormente e non pare questa la soluzione migliore, atteso che, in realtà, le imprese avrebbero avuto bisogno di un finanziamento a fondo perduto, per poter migliorare la posizione in cui questa crisi le stava gettando. Ma anche a voler tenere buona l'impostazione di questo ulteriore ricorso all'indebitamento delle imprese, neppure sotto il profilo della velocità nell'erogazione dei fondi si è andati. Vedete, è una situazione abbastanza kafkiana, per la quale più che parlare di bazooka, viene il dubbio che quello del Presidente del Consiglio sia stato un colpo di mortaio, quando non un colpo di testa, cercando di spararla grossa con 400 miliardi iniettati nell'economia italiana, ben conscio che ciò avrebbe rappresentato un fattore di trasformazione, rispetto alla previsione di copertura di questo decreto, di 200 volte tanto, una leva che sconfigge inevitabilmente ogni legge dell'economia e che probabilmente va nell'astronomia, perché una leva da 2 miliardi a 400 miliardi è una leva di 200 volte tanto, una leva inesistente, quando anche gli investimenti più appropriati ci dicono che, al massimo, la leva può funzionare 15-20 volte tanto. E allora, signor rappresentante del Governo, io non penso che si debba oggi fare una critica postuma, ma che si debba cercare però almeno di riflettere su alcuni dati, perché temo fortemente che la sottovalutazione dei medesimi finirà inevitabilmente per penalizzare ancora di più le piccole e medie imprese italiane. Guardiamo un attimo questi interventi, così bene pubblicizzati, partendo da quelli dell'articolo 1, quelli cioè che prevedono che SACE conceda garanzie per favorire la liquidità delle imprese, riservandone 30 miliardi alle piccole e medie imprese. Ebbene, in questo caso, si è detto: la garanzia di SACE sarebbe potuta arrivare fino a 200 miliardi di euro. Sono passati ormai 50 giorni dall'entrata in vigore di questo decreto-legge, ad oggi sono state presentate 250 domande e ne sono state accolte 20. Vi sono garanzie richieste per 18,5 miliardi di euro, ma - attenzione - quanto è stato fino ad oggi concesso sono 160 milioni di euro. Le domande in lavorazione rimangono 230; ammesso che tutte siano accolte, avremo una situazione di questo tipo: che, a fronte del bazooka da 200 miliardi di euro, ne verrebbe utilizzata la "miccetta" di 20 miliardi di euro. Ma si potrà dire che quella di SACE è una situazione un po' particolare, prevalentemente interessa grandi imprese e quindi le procedure di lavorazione sono molto più lunghe. In realtà, le procedure di richiesta sono le stesse e SACE, quando è venuta in audizione davanti alla Commissione banche, più o meno ha ammesso che il massimo a cui potrà arrivare è quello delle 250-280 pratiche trattate. Andiamo a vedere le garanzie a favore delle piccole e medie imprese attraverso il Fondo centrale di garanzia; bene, le richieste di finanziamento di importo non superiore a 25.000 mila euro ci danno questi risultati: presentate 544.411 istanze, accolte e erogate (e sono due concetti abbastanza diversi) 287.590, pari a 52,8 per cento. Ma attenzione, quando diciamo accolte e erogate, sappiamo bene che quelle accolte sono almeno 3 volte le erogate e ciò ci deriva da un piccolo raffronto: se andiamo a vedere lo spaccato delle banche cosiddette più importanti, sicuramente sotto il profilo dell'importanza nel sistema bancario, troviamo che, a fronte delle 29.754 domande presentate a Montepaschi Siena, le concesse sono 5.061; UniCredit, a fronte di 57.070 domande, ha fino ad oggi concesso 30.037 permessi; Intesa Sanpaolo, a fronte di 149.858 istanze presentate, ne ha concesse al finanziamento 44.492; UBI Banca, a fronte di 45.868 presentate, ne ha concesse 26.928; Banco BPM, a fronte di 41.432 domande, ne ha concesse 22.121. A essere generosi, a fronte di un 52 per cento di domande, tra accolte e concesse, le concesse, cioè la vera erogazione, interessa al massimo un terzo di quelle imprese, quindi siamo più o meno in una fascia tra il 15 e il 20 per cento delle domande presentate. Per quanto riguarda le garanzie superiori ai 25.000 euro, abbiamo dei dati ancora peggiori, se è possibile, perché, a fronte di 47.593 domande presentate, le accolte o erogate sono 11.363, pari al 24,5 per cento. Anche qui lo spaccato è illuminante: Monte dei Paschi di Siena, a fronte di 10.305 domande, ne ha accolte 39; UniCredit, a fronte di 6.520 domande, ne ha accolte come erogazione 504. Intesa Sanpaolo, a fronte di 4.446 domande, ne ha ammesse ad erogazione 1.444. UBI Banca, a fronte di 1.325 domande presentate, ha erogato per 20 domande. Banco BPM, a fronte di 6 mila domande presentate, ne ha ammesse a erogazione 2.374. Qui i dati sono differenti perché in alcuni casi sono erogati effettivamente, negli altri sono domande licenziate, ammesse, ma per cui l'erogazione non si è ancora avuta. In buona sostanza, quando abbiamo finito questa lunga elencazione di dati, complessivamente noi abbiamo domande di finanziamento per circa 15 miliardi di euro, complessivamente indicati, con un'erogazione stimata pari a un terzo; il tutto dopo 50 giorni. E allora, signor rappresentante del Governo, con la metà da una parte delle domande inevase e dall'altra parte con quelle che si definiscono evase, ma per le quali l'erogazione effettiva rappresenta la minima parte delle domande accolte, lei si renderà conto che siamo molto distanti da quei numeri che evidentemente meglio si sposano con un'altra definizione, di chi ha dato i numeri anziché pensare ai numeri. E, se vogliamo una conferma dell'andamento abbastanza claudicante di questo decreto-legge, per come è uscito, sia ben chiaro, dal Governo, perché noi non vogliamo negare che soprattutto le Commissioni riunite Finanze e Attività produttive abbiano svolto un importante lavoro di modifica di alcuni articoli, compresi quelli di cui parlavo prima, che spero possano effettivamente servire a rimettere in moto un meccanismo che per il momento ha fatto acqua da tutte le parti, tant'è vero che, più che un bazooka, ci pare che il Presidente del Consiglio si sia dotato di fucile, pinne ed occhiali, vista la stagione, ma, al di là di questo, mi sia consentito di dirle, signor rappresentante del Governo, che anche il Fondo Gasparrini, che pure era una vicenda molto più limitata, se vogliamo, rispetto a quella dell'erogazione dei fondi da parte delle banche, non ha dato buona prova di sé per come ha funzionato fino ad oggi. La sospensione delle rate di mutuo successiva alla presentazione delle domande ci dà questa situazione: abbiamo avuto presentate 114.264 istanze, delle quali soltanto 63.225, pari al 53,5 per cento, sono state accolte. Mi pare che siano dati che, dopo cinquanta giorni, devono necessariamente far riflettere il Governo. Proprio perché da qui a breve, secondo un rito già abbastanza consunto, verrà chiesto il voto di fiducia, allora mi sia consentito di dire che, fortunatamente e grazie all'ottimo lavoro svolto anche dai commissari di Fratelli d'Italia in quelle Commissioni riunite, l'onorevole Osnato, l'onorevole Bignami, l'onorevole Acquaroli, l'onorevole Zucconi, abbiamo sicuramente contribuito a migliorare questo decreto. Ma la strozzatura della discussione in quest'Aula finirà per impedire di ulteriormente poter valutare, se non potessero essere introdotte ulteriori e nuove modifiche che consentissero effettivamente di raggiungere alcuni degli obiettivi che ci siamo dati, perché, se vogliamo guardare per intero, fino ad oggi, di quei 400 miliardi di euro ipotizzati dal Presidente del Consiglio dei ministri cosa realmente è finito nelle tasche di coloro i quali abbisognano di quei fondi, non, attenzione, per un piano di sviluppo delle proprie imprese, perché in questo momento è praticamente impossibile questo, non per un piano di ammodernamento, che pure è impossibile, ma per tenere in vita le proprie imprese, e quindi quel danaro serviva immediatamente, non con dei ritardi ciclopici. Non voglio dire quello del mutuo, perché per i primi 35 giorni il fondo mutui ha obbligato le banche a caricare una per una le pratiche, anziché provvedere con la forma massiva, che è stata quella che poi ha consentito di avere dei risultati migliori. Non voglio quindi stare qui a elencare tutti i problemi tecnici, ma l'erogazione di quei finanziamenti, che qualcuno ipotizzava addirittura in ventiquattr'ore, quando si è andati velocemente hanno impegnato almeno 11-14 giorni. Signor rappresentante del Governo, ho voluto fare soltanto questi tre esempi - e concludo - per dire che forse agli effetti annuncio è meglio sostituire la pratica sul campo. Noi oggi abbiamo avuto la prova provata che, almeno per come è uscito, quel decreto-legge non ha fino ad oggi raggiunto nessuno degli obiettivi ipotizzati. Mi auguro che le sostanziali modifiche che sono state apportate proprio anche in questi tre ambiti cui mi sono riferito nell'ambito della Commissione, consentano al decreto e alla norma di poter trovare applicazione veloce e diffusa, quale è richiesta dal momento in cui viviamo. Da parte nostra rimane una considerazione: che il ricorso alla fiducia anche in questo caso espropria il Parlamento delle sue funzioni; si voterà su un testo che è il testo uscito dalle Commissioni, ma, mi sia consentito di dirlo, con tutto il rispetto per le due Commissioni, anche l'Aula avrebbe potuto dire qualcosa; le sarà impedito di dirlo se non con la solita tradizionale pratica di ricorso all'ordine del giorno, un ordine del giorno che non potrà essere non preceduto dalla solita frase di rito "a valutare l'opportunità di" da parte del Governo. Il che significa, in buona sostanza, che quegli ordini del giorno andranno probabilmente ad arricchire la grande mole di carta che è contenuta negli scantinati o negli archivi della Camera dei deputati, ma, in buona sostanza, a tutti i deputati non sarà stata data, come loro diritto, la facoltà e la possibilità di incidere e di poter far proprio un decreto che evidentemente il Governo ha pensato a suo modo, che evidentemente il Governo non ha voluto concordare prima e di fronte al quale, alla fine, il Governo è stato costretto a dover introdurre alcune modifiche, se non altro per salvare la faccia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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TommasoFoti
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