Camera

Riordino dei ministeri, questione pregiudiziale - 'Ennesimo esproprio del Parlamento'

Data: 14/11/2019
Numero: 259
Soggetto: Camera dei Deputati

Disegno di legge: S. 1493 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104, recante disposizioni urgenti per il trasferimento di funzioni e per la riorganizzazione dei Ministeri per i beni e le attività culturali, delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, dello sviluppo economico, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché per la rimodulazione degli stanziamenti per la revisione dei ruoli e delle carriere e per i compensi per lavoro straordinario delle Forze di polizia e delle Forze armate e per la continuità delle funzioni dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Approvato dal Senato) (A.C. 2242)

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PRESIDENTE. Illustra la questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 2, il deputato Foti. 

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, colleghi, signor rappresentante del Governo, siamo di fronte all'ennesimo esproprio del Parlamento. È un esproprio che, come i fatti dimostrano, ha una sua premessa nella emanazione di questo decreto-legge, già di per sé di natura normativa eterogenea, che trova nell'esame del decreto-legge stesso una sua continuazione e che avrà la infelice e censurabile conclusione nella richiesta rituale del voto di fiducia. Siamo cioè in presenza di un esproprio del Parlamento, che vede una maggioranza che ingurgita decreti-legge e un Governo che erutta richieste di voto di fiducia, incurante di alcune situazioni che nel frattempo si sono verificate. Questo è un decreto-legge che è nato composto da 8 articoli e da 38 commi. Siamo arrivati a 13 articoli e 60 commi, nei quali vi sono rinvii di normative che dovrebbero, secondo Costituzione, entrare immediatamente in vigore, rinvii che vengono trasferiti a nove provvedimenti, tra di loro diversi sotto il profilo legislativo, sei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, due statuti modificati e un decreto attribuito al Ministro dello Sviluppo economico. Insomma, noi abbiamo una situazione che viola pesantemente la Costituzione, segnatamente le premesse dell'articolo 77 della Costituzione, oltre la legge generale, ovvero la legge n. 400 del 1988, segnatamente l'articolo 17, comma 4 -bis. Allora, signor Presidente, io penso che di fronte ad una situazione di questo tipo non vi sia chi non si porrebbe quantomeno una domanda: ma a che cosa servono le sentenze che la Corte Costituzionale emette? Devo forse riferirmi alla sentenza n. 22 del 2012 o richiamare la n. 32 del 2014, laddove la eterogeneità delle norme viene ritenuta del tutto incostituzionale e che viola, quindi, ogni principio della suprema legge di questo Stato, che appunto è la Costituzione? Ma di questo non ve ne siete fatti cura, non vi siete fatti sicuramente mancare nulla. Cito soltanto, signor Presidente e signor rappresentante del Governo, l'articolo 6: interventi urgenti sulla riorganizzazione del Ministero dell'Università e della ricerca. È un intervento che non figura neppure nel titolo di questo decretolegge, la qualcosa dimostra la totale sciatteria, quantomeno sotto il profilo normativo, a tacere della violazione dei principi costituzionali di merito. Allora, signor Presidente, io non mi stupisco che poi ci si preoccupi molto di altre cose. L'articolo 1-quater, che ad esempio si occupa del commissario straordinario per le finali di Coppa del mondo e dei Campionati mondiali di sci. Questa, sì, che è un'emergenza in questo Paese! Non la situazione del turismo! Non la situazione economica! Non la situazione dei beni culturali! Non la situazione di un'Italia che va sott'acqua! Dobbiamo preoccuparci del campionato del mondo di sci e della Coppa del mondo di calcio. Questa è la vera emergenza di questo Governo, che, evidentemente, meriterebbe più di un calcio! Ma, al di là di questo, mi sia consentito di dire che anche l'articolo 1, comma 7, rappresenta uno dei monumenti alla violazione delle norme di diritto. Addirittura poniamo in capo al Governo, per quanto riguarda il passaggio di funzioni dal Ministero dell'Agricoltura a quello del turismo, un menu: scegli tu Governo, se vuoi mettere le modifiche necessarie nella legge di bilancio o in un decreto del Ministro dell'Economia. Allora, mi scusi, signor rappresentante del Governo, ma dov'è la necessità e l'urgenza di un provvedimento che lascia in modo indeterminato e rinvia in modo indeterminato, ad altro passaggio legislativo, quella che deve essere una scelta, che invece dovrebbe emergere all'istante? Anche in questo caso uno o l'altro per voi pari sono: sia la legge di bilancio sia un decreto del Ministro dello Sviluppo economico, invertendo l'ordine dei fattori, per voi non cambia nulla. Così come la confusione regna sovrana, a proposito dell'articolo 2, commi 7 e 9, laddove fate confusione tra "intesa" tra i Ministeri e "concerto" tra i Ministeri, quasi fossero sinonimi e non due concetti giuridici del tutto diversi. Ma, poiché non ci si fa mai mancare nulla da parte di questo Governo, si ricorre alla furbizia, che, come noto, è la sorella minore dell'intelligenza. Allora, che cosa si fa? Un ricorso sistemico ai decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri. Non vi è bastato che il Consiglio di Stato abbia qualificato questa furbizia come una fuga dal regolamento. Volete ostentatamente proseguire su questa strada, ignorando che il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è un atto atipico. Non vi preoccupate di tutto ciò, non vi preoccupate soprattutto che avreste dovuto provvedere con regolamento, e non con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, a disciplinare la materia. E andate avanti lungo questa strada, tant'è vero che prevedete che un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri disciplini la nuova organizzazione dei Ministeri, in luogo di quel decreto del Presidente della Repubblica, che avrebbe costituito una fonte di delegificazione sotto il profilo del diritto, che avrebbe avuto il parere del Consiglio di Stato, che sarebbe stato sottoposto alle Commissioni competenti. Insomma, uno zibaldone normativo, che indubbiamente non fa onore a chi l'ha posto in essere, che espropria il Parlamento dalle sue funzioni tipiche, che va in palese collisione coi principi costituzionali cui prima facevo riferimento e - consentitemelo anche - che vede un gioco abbastanza politicamente puerile. Ma come fa un Ministero a cambiare di posto e di casella, a secondo del Governo che si va a insediare? Il Ministero del turismo è diventata la bella Cecilia, tutti la vogliono nessuno la piglia. E, quindi, lo continuano a cambiare, a seconda del Governo: un giorno sta con il Ministero dell'Agricoltura, oggi col Ministro dei Beni culturali. Diceva bene prima il collega Prisco: la sua naturale collocazione era un Ministero autonomo così come autonomo avrebbe dovuto rimanere il Ministero per i Beni culturali, un Ministero che ha un compito strategico, quello dei beni culturali, un Ministero che ha una funzione non soltanto di natura giuridica ma anche e soprattutto di natura politica, perché ritengo che è il Ministero che più di ogni altro dovrebbe preservare le radici di questo Paese. Certo, chi viene dalla nostra storia politica sa bene che stava scritto un giorno che le radici profonde non gelano mai: quelle di questo Governo sono gelate da tempo, perché non ha radici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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