La cooperativa Cesvip nella bufera: due dirigenti denunciati per truffa aggravata ai danni dell'Ue e guadagni per 3,5 milioni
Tre milioni e mezzo di euro di finanziamenti
ricevuti dall'Unione
Europea per corsi di formazione
inesistenti. A tanto ammonta il giro
di denaro scovato dalla Guardia di
Finanza tra le pieghe del bilancio
della cooperativa Cesvip di Piacenza:
due dirigenti piacentini sono stati
denunciati per truffa aggravata
mentre altre 11 persone, appartenenti
a società collegate emiliane,
dovranno rispondere di bancarotta.
Tutto è iniziato grazie a degli accertamenti
fallimentari della Guardia
di Finanza riguardo a cooperative
emiliane. E lì è emerso subito il caso
della cooperativa piacentina. Come in un gioco di scatole cinesi,
Cesvip dipendeva da una società superiore
che a sua volta era controllata
da una società "madre". Ed è
proprio grazie ai passaggi di denaro
tra le varie società - in realtà appartenenti
sempre agli stessi individui
- che la cooperativa riusciva a
svolgere l'attività illecita senza dare
nell'occhio. Quest'ultima era una
sorta di braccio armato dell'intera
galassia di società, il mezzo per ottenere
i finanziamenti europei grazie
ai quali sostenere anche le società
collegate.
Il funzionamento era apparentemente
semplice: la cooperativa fingeva
di organizzare corsi di formazione
(in gran parte dedicati a lavoratori
licenziati o stranieri) che poi
venivano rimborsati dall'Unione
Europea (tramite la Regione) in granparte grazie al Fondo Sociale Europeo
e al Fondo regionale Disabili. E
dal 2012 al 2016 la somma dei rimborsi
intascati dalla cooperativa è
stata pari a 3 milioni e 500mila euro.
Ma come poteva l'Unione Europea
erogare denaro senza avere dubbi
sull'effettiva destinazione? Cesvip
utilizzava gran parte del denaro per
aumentare il proprio prestigio locale:
una bella sede, auto di servizio e
investimenti consistenti per rendersi
credibile e, quindi, ottenere credibilità
e nuovi fondi europei per sopravvivere
e sostenere gli stessi pesanti
investimenti. Spese tali da essere,
però, superiori ai ricavi. «Nel
2013 la cooperativa ha quindi venduto
alla società controllante un ramo
d'azienda per 6 milioni di euro»
spiega il comandante del nucleo di Polizia economico-finanziaria Sergio
Riolo Vinciguerra. «La stessa società
controllante, soltanto una settimana
dopo, ha svalutato l'acquisto.
In questo modo, la società poteva
iscrivere a bilancio il ricavo (mai
conseguito) per coprire le perdite
d'esercizio, senza ridurre il capitale
sociale. Le normative comunitarie,
infatti, prevedono che i fondi Ue
vengano assegnati solo a soggetti
economicamente affidabili e solidi».
L'attività di indagine è stata coordinata
dalla Procura di Piacenza
che ha chiesto il rinvio a giudizio per
due dirigenti piacentini della cooperativa.
L'accusa è di truffa aggravata.
«Dalle carte - aggiunge il comandante
provinciale Daniele Sanapo -
tutti i conti erano formalmente in regola:
una società fallimentare riusciva
ad essere in piena operatività».
Sulla vicenda è intervenuto ieri anche
il consigliere comunale Tommaso
Foti che fa notare come «già
tre anni fa denunciai la situazione
di Cesvip in una interrogazione alla
Regione».
Libertà