Rassegna Stampa

'Corsi di formazione fantasma per intascare i contributi dell'Europa'

Data: 10/08/2018

La cooperativa Cesvip nella bufera: due dirigenti denunciati per truffa aggravata ai danni dell'Ue e guadagni per 3,5 milioni

Tre milioni e mezzo di euro di finanziamenti ricevuti dall'Unione Europea per corsi di formazione inesistenti. A tanto ammonta il giro di denaro scovato dalla Guardia di Finanza tra le pieghe del bilancio della cooperativa Cesvip di Piacenza: due dirigenti piacentini sono stati denunciati per truffa aggravata mentre altre 11 persone, appartenenti a società collegate emiliane, dovranno rispondere di bancarotta. Tutto è iniziato grazie a degli accertamenti fallimentari della Guardia di Finanza riguardo a cooperative emiliane. E lì è emerso subito il caso della cooperativa piacentina. Come in un gioco di scatole cinesi, Cesvip dipendeva da una società superiore che a sua volta era controllata da una società "madre". Ed è proprio grazie ai passaggi di denaro tra le varie società - in realtà appartenenti sempre agli stessi individui - che la cooperativa riusciva a svolgere l'attività illecita senza dare nell'occhio. Quest'ultima era una sorta di braccio armato dell'intera galassia di società, il mezzo per ottenere i finanziamenti europei grazie ai quali sostenere anche le società collegate. Il funzionamento era apparentemente semplice: la cooperativa fingeva di organizzare corsi di formazione (in gran parte dedicati a lavoratori licenziati o stranieri) che poi venivano rimborsati dall'Unione Europea (tramite la Regione) in granparte grazie al Fondo Sociale Europeo e al Fondo regionale Disabili. E dal 2012 al 2016 la somma dei rimborsi intascati dalla cooperativa è stata pari a 3 milioni e 500mila euro. Ma come poteva l'Unione Europea erogare denaro senza avere dubbi sull'effettiva destinazione? Cesvip utilizzava gran parte del denaro per aumentare il proprio prestigio locale: una bella sede, auto di servizio e investimenti consistenti per rendersi credibile e, quindi, ottenere credibilità e nuovi fondi europei per sopravvivere e sostenere gli stessi pesanti investimenti. Spese tali da essere, però, superiori ai ricavi. «Nel 2013 la cooperativa ha quindi venduto alla società controllante un ramo d'azienda per 6 milioni di euro» spiega il comandante del nucleo di Polizia economico-finanziaria Sergio Riolo Vinciguerra. «La stessa società controllante, soltanto una settimana dopo, ha svalutato l'acquisto. In questo modo, la società poteva iscrivere a bilancio il ricavo (mai conseguito) per coprire le perdite d'esercizio, senza ridurre il capitale sociale. Le normative comunitarie, infatti, prevedono che i fondi Ue vengano assegnati solo a soggetti economicamente affidabili e solidi». L'attività di indagine è stata coordinata dalla Procura di Piacenza che ha chiesto il rinvio a giudizio per due dirigenti piacentini della cooperativa. L'accusa è di truffa aggravata. «Dalle carte - aggiunge il comandante provinciale Daniele Sanapo - tutti i conti erano formalmente in regola: una società fallimentare riusciva ad essere in piena operatività». Sulla vicenda è intervenuto ieri anche il consigliere comunale Tommaso Foti che fa notare come «già tre anni fa denunciai la situazione di Cesvip in una interrogazione alla Regione». 

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