Dopo quella della Lega la contrarietà di Fdi e Fi. Foti: «Stralciare le due aree militari (anche la Lusignani) e togliere gli alibi alla Regione»
Stralciare le due aree militari, ossia
Pertite e Lusignani dal novero
delle possibili sedi del nuovo ospedale.
Definire, da parte di Regione
e Azienda Usl un «progetto organico»
su che cosa fare dell'ospedale
attuale. Stipulare con la Regione un
accordo di programma che, oltre a
quantificare nel dettaglio sia l'onere
finanziario di cui Bologna si è impegnata
a farsi carico per la realizzazione
dell'opera sia una durata dei
lavori che «non superi i 5-6 anni»,
stabilisca «criteri omogenei e definiti
per l'individuazione - da parte
del Comune, come richiesto dalla
Regione, dell'area sulla quale realizzare
la nuova struttura ospedaliera,
previo espletamento delle procedure
relative alla richiesta di "manifestazione
d'interesse" rivolta ai
proprietari delle aree ubicate nel comune
e aventi i requisiti richiesti».
Il consiglio del 25 giugno
La sua posizione sul nuovo ospedale
Fratelli d'Italia l'ha messa nero su
bianco in un ordine del giorno (odg)
da sottoporre lunedì prossimo in
consiglio comunale, nella seduta
cioè dedicata all'argomento che da
tempo è al centro di un dibattito fattosi
caldissimo nelle ultime settimane.
Una seduta chiamata a dare un'indicazione sulla scelta della collocazione
del polo sanitario. Che
l'orientamento della maggioranza
di centrodestra sia ormai solidamente
per un'area privata, escludendo
le due opzioni pubbliche, la
caserma Lusignani di Sant'Antonio
e la Pertite tra via Emilia Pavese e via
I Maggio, è un dato acquisito.
Orientamento consolidato
Se nei giorni scorsi dalla coalizione
di governo si erano levate voci suonate
come apertura a una presa in
considerazione della Pertite, ora si
sono silenziate. La Lega, tra le cui file
era stato Davide Garilli ad accreditare
in consiglio comunale l'area
militare come sede per il nuovo
ospedale, ha chiuso a doppia mandata
con comunicati dei suoi massimi
vertici locali (v. "Libertà" di domenica).
Ieri altrettanto ha fatto Forza
Italia con note dei suoi dirigenti.
E così Fdi, che per affermarlo ha
convocato una conferenza stampa
del gruppo consiliare: «Il copyright»
dell'impraticabilità della Pertite come
sede dell'ospedale e della sua
destinazione a verde «non lo lasciamo
a nessuno», ha alzato la voce
Tommaso Foti dando l'idea di non
avere gradito la rincorsa ad affossare
l'ex polveriera militare scatenatasi
in queste ore nel centrodestra.
Proprio il leader di Fdi aveva detto
a una recente assemblea parole interpretate
come possibiliste sulla
Pertite. Interpretazioni cadute nel la conferenza stampa di ieri in cui
ha ascritto al suo partito il più ferreo
percorso di coerenza sulla destinazione
dell'area militare: «E' dal 21
aprile 2017 che abbiamo messo nero
su bianco l'esclusione la Pertite
come sede dell'ospedale». Linea che
si è trasferita nel programma del sindaco
Barbieri, ha rivendicato.
Superare il protocollo
Ora che il nodo su dove fare il nuovo
polo sanitario va sciolto, si superi
il protocollo d'intesa della primavera
2017 (giunta Dosi) siglato tra
Difesa, Demanio, Regione, Ausl e
Comune, è l'esortazione di Foti: in
quel documento si ipotizza l'ospedale
o nella Lusignani o, in subordine,
nella Pertite. Gli studi tecnici
di fattibilità che ne sono seguiti hanno
segnalato la scarsità di spazio
nella caserma di Sant'Antonio,
mentre per l'ex polveriera le criticità
sono la possibile presenza di sostanze
inquinanti da bonificare e la
mancata, sin qui, individuazione di
un'alternativa dove collocare la pista
per le prove di carri armati di cui
l'Esercito ha bisogno: quell'alternativa
«è la "conditio sine qua non"
perché i militari cedano l'area», ha
sottolineato Foti tirando la conclusione che «è ora di dire no sia alla
Lusignani sia alla Pertite», per contrarietà
tecniche prima ancora che
per l'indirizzo politico della destinazione
a parco dei 276mila metri
tra via I Maggio e via Emilia Pavese.
Dire no con un documento da votare
in aula, si prefigge l'odg di Fdi:
«Alla maggioranza sottoponiamo
lo stralcio delle due aree militari dal
protocollo», per andare all'acquisizione
di un'area privata. Così, ha aggiunto
Foti, «si toglie anche l'alibi
dei riferimenti alla Corte dei Conti
che fa l'assessore regionale Venturi»,
quando batte sulla necessità che
la rinuncia alle due opzioni pubbliche
sia motivata a dovere.
Nuova intesa con la Regione
Superato quel protocollo, ne va sottoscritto
uno tra Regione e Comune
«vedendo quale procedura seguire
per la scelta dell'area». Foti non
ritiene inevitabile una soluzione a
evidenza pubblica per la raccolta di
candidature. Il Comune potrebbe
anche andare a trattativa privata,
l'importante è che «prima si chiarisca
quali area serve e con quali caratteristiche».
A giudizio di Fdi «è
bene» comunque «rispettare il principio
del minor consumo di suolo».
Libertà