Rassegna Stampa

'No all'ospedale nella Pertite'. Levata di scudi del centrodestra

Data: 19/06/2018

Dopo quella della Lega la contrarietà di Fdi e Fi. Foti: «Stralciare le due aree militari (anche la Lusignani) e togliere gli alibi alla Regione»

Stralciare le due aree militari, ossia Pertite e Lusignani dal novero delle possibili sedi del nuovo ospedale. Definire, da parte di Regione e Azienda Usl un «progetto organico» su che cosa fare dell'ospedale attuale. Stipulare con la Regione un accordo di programma che, oltre a quantificare nel dettaglio sia l'onere finanziario di cui Bologna si è impegnata a farsi carico per la realizzazione dell'opera sia una durata dei lavori che «non superi i 5-6 anni», stabilisca «criteri omogenei e definiti per l'individuazione - da parte del Comune, come richiesto dalla Regione, dell'area sulla quale realizzare la nuova struttura ospedaliera, previo espletamento delle procedure relative alla richiesta di "manifestazione d'interesse" rivolta ai proprietari delle aree ubicate nel comune e aventi i requisiti richiesti».

Il consiglio del 25 giugno 
La sua posizione sul nuovo ospedale Fratelli d'Italia l'ha messa nero su bianco in un ordine del giorno (odg) da sottoporre lunedì prossimo in consiglio comunale, nella seduta cioè dedicata all'argomento che da tempo è al centro di un dibattito fattosi caldissimo nelle ultime settimane. Una seduta chiamata a dare un'indicazione sulla scelta della collocazione del polo sanitario. Che l'orientamento della maggioranza di centrodestra sia ormai solidamente per un'area privata, escludendo le due opzioni pubbliche, la caserma Lusignani di Sant'Antonio e la Pertite tra via Emilia Pavese e via I Maggio, è un dato acquisito.

Orientamento consolidato 
Se nei giorni scorsi dalla coalizione di governo si erano levate voci suonate come apertura a una presa in considerazione della Pertite, ora si sono silenziate. La Lega, tra le cui file era stato Davide Garilli ad accreditare in consiglio comunale l'area militare come sede per il nuovo ospedale, ha chiuso a doppia mandata con comunicati dei suoi massimi vertici locali (v. "Libertà" di domenica). Ieri altrettanto ha fatto Forza Italia con note dei suoi dirigenti. E così Fdi, che per affermarlo ha convocato una conferenza stampa del gruppo consiliare: «Il copyright» dell'impraticabilità della Pertite come sede dell'ospedale e della sua destinazione a verde «non lo lasciamo a nessuno», ha alzato la voce Tommaso Foti dando l'idea di non avere gradito la rincorsa ad affossare l'ex polveriera militare scatenatasi in queste ore nel centrodestra. Proprio il leader di Fdi aveva detto a una recente assemblea parole interpretate come possibiliste sulla Pertite. Interpretazioni cadute nel la conferenza stampa di ieri in cui ha ascritto al suo partito il più ferreo percorso di coerenza sulla destinazione dell'area militare: «E' dal 21 aprile 2017 che abbiamo messo nero su bianco l'esclusione la Pertite come sede dell'ospedale». Linea che si è trasferita nel programma del sindaco Barbieri, ha rivendicato.

Superare il protocollo 
Ora che il nodo su dove fare il nuovo polo sanitario va sciolto, si superi il protocollo d'intesa della primavera 2017 (giunta Dosi) siglato tra Difesa, Demanio, Regione, Ausl e Comune, è l'esortazione di Foti: in quel documento si ipotizza l'ospedale o nella Lusignani o, in subordine, nella Pertite. Gli studi tecnici di fattibilità che ne sono seguiti hanno segnalato la scarsità di spazio nella caserma di Sant'Antonio, mentre per l'ex polveriera le criticità sono la possibile presenza di sostanze inquinanti da bonificare e la mancata, sin qui, individuazione di un'alternativa dove collocare la pista per le prove di carri armati di cui l'Esercito ha bisogno: quell'alternativa «è la "conditio sine qua non" perché i militari cedano l'area», ha sottolineato Foti tirando la conclusione che «è ora di dire no sia alla Lusignani sia alla Pertite», per contrarietà tecniche prima ancora che per l'indirizzo politico della destinazione a parco dei 276mila metri tra via I Maggio e via Emilia Pavese. Dire no con un documento da votare in aula, si prefigge l'odg di Fdi: «Alla maggioranza sottoponiamo lo stralcio delle due aree militari dal protocollo», per andare all'acquisizione di un'area privata. Così, ha aggiunto Foti, «si toglie anche l'alibi dei riferimenti alla Corte dei Conti che fa l'assessore regionale Venturi», quando batte sulla necessità che la rinuncia alle due opzioni pubbliche sia motivata a dovere.

Nuova intesa con la Regione 
Superato quel protocollo, ne va sottoscritto uno tra Regione e Comune «vedendo quale procedura seguire per la scelta dell'area». Foti non ritiene inevitabile una soluzione a evidenza pubblica per la raccolta di candidature. Il Comune potrebbe anche andare a trattativa privata, l'importante è che «prima si chiarisca quali area serve e con quali caratteristiche». A giudizio di Fdi «è bene» comunque «rispettare il principio del minor consumo di suolo».

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