ALLA PRIMA SEDUTA IN AULA IL GIURAMENTO DEL SINDACO CHE APRE ALLE MINORANZE
Tutto è filato liscio per Patrizia
Barbieri e la sua maggioranza. Anche
l'ultima tessera del mosaico
degli incarichi, la presidenza del
consiglio comunale, è andata al suo
posto senza inciampi. Giuseppe
Caruso è stato eletto allo scranno
più alto dell'aula. Tutto il centrodestra
ha votato il nome indicato da
Fratelli d'Italia sul quale nella coalizione
più di una riserva risultava
essersi alzata.
Con la prima seduta del consiglio
comunale e il giuramento del sindaco
Patrizia Barbieri in fascia tricolore,
la nuova amministrazione
municipale può ufficialmente
prendere il largo. Lo fa in uno spirito
collaborativo tra maggioranza
e minoranze che in prevalenza si è
manifestato negli interventi delle
forze politiche. Fatta eccezione per
un paio di passaggi polemici che
pure non sono mancati.
L'elezione del presidente del consiglio
- con voto palese, come prevede
il regolamento da poco revisionato
- è stato il momento clou
della seduta. Centrodestra, si diceva,
compatto sulla carica assegnata
a Fdi dagli accordi nella maggioranza.
Anche se nelle parole di Antonio
Levoni, della lista civica "Prima
Piacenza", si è potuto cogliere
un riferimento alle tensioni della
vigilia: la soluzione Caruso, ha detto
dopo la proposta del nominativo
fatta da Tommaso Foti (Fdi), «è
frutto di un accordo fra i partiti che
non cia ha mai visto seduti al tavolo
delle trattative; comunque, prendendo
atto di questa proposta, ci
allineiamo».
Caruso non è stato votato dalle minoranze.
Il Pd ha messo sul tappeto
l'alternativa di Christian Fiazza,
su cuisi sono ritrovati anche l'ex
candidato sindaco del centrosinistra
Paolo Rizzi e Roberto Colla
(Piacenza Più). Si sono invece astenute
le altre minoranze, che sono i
due del Movimento 5 stelle Andrea
Pugni e Sergio Dagnino, Luigi Rabuffi
di Piacenza in Comune e Massimo
Trespidi con i due eletti della
lista "Massimo Trespidi sindaco", cioè Gloria Zanardi e Mauro Monti,
che, tutti e tre insieme, daranno
vita al gruppo consiliare "Liberi".
Trasversalissima e quasi unanime
è stata, subito dopo, l'elezione del
vicepresidente, carica assegnata
dal nuovo regolamento alla minoranza
(o alla maggioranza nel caso
in cui la presidenza sia appannaggio
dell'opposizione). Il nome che
le forze di minoranza hanno finito
per convergere unitariamente (a eccezione di Rabuffi, unico ad astenersi)
è stato quello del grillino Dagnino.
La proposta l'ha fatta il pd
Stefano Cugini, che fino all'elezione
di Caruso ha presieduto i lavori
del consiglio in qualità di consigliere
più eletto della lista più votata
(per l'appunto quella dem), e ha incontrato
i favori del centrodestra.
Caruso, già consigliere comunale
di opposizione (An e Pdl) durante
le due giunte del sindaco Reggi, si
è detto emozionato nell'insediarsi
sul seggio che dirige i lavori dell'assemblea
municipale: «Garantisco
che l'imparzialità sarà la mia stella
polare, ricoprirò questa carica
con sacrificio e spirito di responsabilità».
Il sindaco, da parte sua, nel presentare
la nuova giunta si è detta «emozionatissima,
perchè da oggi arriva
il momento di un nuovo percorso
per la città, maggioranza e minoranza
dovranno collaborare, siamo
qui per il bene della città, con
grande senso di responsabilità inizia
un lavoro comune».
Parole, quelle di Barbieri, di apertura
alle minoranze accolte con favore
dal centrosinistra, anche se
non tutti gli interventi della maggioranza
hanno mantenuto lo stesso
tono conciliante. Lo ha sottolineato
risentita Giulia Piroli (Pd) che
ha polemicamente rinfacciato al
sindaco di essersi recata all'incontro
regionale sulla Destinazione turistica
Emilia senza l'assessore al
turismo Massimo Polledri.
Non si è fatta attendere la replica di
Barbieri: «Non posso pensare che
si insinui che l'assenza dell'assessore
sia dovuta a mancanza di fiducia
del sindaco nei suoi confronti.
La realtà è che quello è un tema
che non attiene solo al turismo o al
commercio o all'Area Vasta, ma in
primis allo sviluppo economico,
che è una delega che ho riservato
a me. Ecco perché ci sono andata
io, a chiedere e ottenere che Piacenza
fosse nella cabina di regia ristretta
regionale e concorrere all'assegnazione
di risorse. Dai ieri ci siamo,
con il presidente della Provincia
Rolleri, come è giusto che sia
rappresentando lui tutto il territorio,
mentre fino a oggi non c'eravamo.
Né c'erano fondi a bilancio, come
invece hanno le altre città».
Libertà