Rassegna Stampa

Giu' l'erba, su la polemica Foti: incredibili lungaggini

Data: 14/05/2019

IL VERDE DIMENTICATO. SFALCI DI CORSA PER SUPERARE L'EFFETTO-GIUNGLA 

Il capo di Fratelli d'Italia accusa la burocrazia comunale: «Troppi otto mesi per una gara d'appalto». Il suo capogruppo attacca il pd Fiazza per la foto dei figli sommersi dalla vegetazione. E lui: «Sei un fascista ottuso». La replica: «Tutto, ma non ottuso»

IN CONSIGLIO L'OPPOSIZIONE CHIEDE LE DIMISSIONI DI MANCIOPPI DIFESO DAI SUOI

Sbaglia, nella polemica sulla malagestione del verde pubblico, chi pensa al classico schema di un'opposizione che carica a testa bassa chiedendo compatta le dimissioni dell'assessore all'ambiente Mancioppi e di una maggioranza che altrettanto coesa difende a spada tratta il suo esponente. Il quadro emerso ieri in consiglio comunale è che se è vero che la parte più sostanziosa della minoranza - Pd, Liberi, M5s - ne ha chiesto la testa, c'è chi - Piacenza in Comune, Piacenza Oltre, Piacenza del futuro - ha preferito una critica più soft all'assessore. Dall'altro lato, se è vero che la maggioranza ha fatto quadrato attorno a Mancioppi, è stata una difesa con accenti diversi. Anzitutto va segnalato che il sindaco Barbieri se ne stata in silenzio per l'intera seduta. Dal capogruppo di Forza Italia, Sergio Pecorara, sono arrivate parole, sì, di solidarietà all'assessore, ma a partire dalla «massima fiducia» nel sindaco e in «tutte le decisione che prenderà». Antonio Levoni (Liberali piacentini), nel definirlo «un suggerimento», ha esortato Mancioppi a «metterci un po' di personalità, voglia di decidere, battere i pugni sul tavolo per non essere figure politiche che dipendono dagli uffici». Già, perché la lettura su cui il centrodestra converge è che è nel versante tecnico, cioè dirigenti e funzionari comunali, che vanno cercate le responsabilità per quegli otto mesi in cui il bando di appalto per la manutenzione delle aree verdi è rimasto al palo con il risultato che il combinato disposto delle piogge e del caldo primaverili hanno reso giardini e parchi giochi facile preda dell'erba alta e dei conseguenti agenti infestanti. E d'altra parte «l'assessore doveva pungolare di più queste figure dirigenziali che hnno dimostrato che attaccamento hanno per la città», ha rimarcato Levoni rinfacciando al capo dei Lavori Pubblici, Alessandro Bertani, le dichiarazioni di «massimo impegno» rilasciate a fine 2018 davanti alla commissione garanzia e controllo. «Nella procedura l'assessore c'entra nulla», secondo Tommaso Foti che ieri ha derubricato a «presa di posizione» per capire «che cosa non ha funzionato nella filiera tecnica» il comunicato che il suo partito aveva diffuso due giorni prima con toni che suonavano un po' diversi («Chiediamo ad alta voce al sindaco di attivarsi affinché siano individuate le evidenti responsabilità, di natura tecnica come di natura politica che si sono verificate e si perpetuano al riguardo, e che conseguentemente chi ha sbagliato, paghi»). Ha puntato il dito sui «passaggi di mano tra uffici» che hanno allungato i tempi a dismisura. E sulla mancanza di un «piano B» da far scattare in caso di emergenza. Infine, per chiudere il quadro delle reazioni della maggioranza, la Lega, il partito di Mancioppi. Che, per bocca del capogruppo Segalini, lo ha spronato ad «andare avanti avendo l'appoggio di tutti noi». E a Massimo Trespidi (Liberi), che è stato tra i più vigorosi a chiedere le dimissioni dell'assessore perchè «ha manifestato una incapacità nel presidiare i suoi uffici costringendo il sindaco a scusarsi con la città (a pensarla così sono numerosi esponenti della maggioranza », Segalini ha risposto con un appello-sfida («Venite alle riunioni della maggioranza a dare consigli anziché sputtanarne gli esponenti ad ogni occasione») che, anche tra i suoi, ha suscitato reazioni tra lo stupore e l'ironia. Tanto che Foti ha commentato: «Non mi stupisco che se Trespidi lancia un sasso in piccionaia ci sia qualcuno che lo prende in mano». L'esortazione alle dimissioni di Mancioppi si è levata anche dai banchi del Pd con Stefano Cugini e Giorgia Buscarini («Non potete scaricare la responsabilità sugli uffici o su chi c'era prima, la città è in stato pietoso ed è un risultato tutto vostro»). Idem il M5s che con Andrea Pugni ha lamentato: «Ci aspettavamo delle spiegazioni, non ribaltate la colpa su aktri, è il caso che l'assessore lasci». E con Sergio Dagnino ha osservato che «per il taglio del'erba occorre fare le cose giuste per tempo». «Chiedere scusa, come ha fatto il sindaco, è apprezzabile, ma non serve a risolvere il problema, né lo scaricabarile sugli uffici», ha polemizzato Luigi Rabuffi (Piacenza in Comune). E Roberto Colla (Piacenza Oltre) si è detto convinto che «la reponsabilità la politica non può lasciarla in capo ad altri». 

Libertà

CAMPAGNA E REGOLATA
IL COMMENTO del Direttore Pietro Visconti 

Ho scritto domenica che «il malumore popolare (sull'erba-giungla-ndr) ha trovato qualche orecchio sensibile in Comune», e «dato atto a Fdi di aver detto chiaro che le proteste sono più che motivate». Ho escluso definendola «mediocre» l'ipotesi che fosse una mossa elettorale. Bene, e ieri cosa dice in consiglio comunale il capo di Fdi, Foti, destinatario dell'apprezzamento? «Con le paginate sull'erba il direttore di "Libertà" ci fa campagna elettorale». Davvero bizzarro. Non abbiamo campagne da fare se non per Piacenza. E caso mai i nostri articoli sono serviti a Foti per basarci sopra la sua (benvenuta) offensiva per ridare decoro ai giardini. Tutto normale, non ne abbia imbarazzo. Dal lunedì della politica cittadina traggo un altro frammento che ci/mi tocca direttamente. I Liberali piacentini, in maggioranza con Lega Forza Italia e Fdi, in una nota un po' arzigogolata dicono una cosa che invece è chiara: bisogna darsi una mossa per realizzare il programma «a prescindere da qualsiasi condizionamento, anche mediatico, come con chiarezza denunciato dal capogruppo della Lega». E ci risiamo con la mitologia del «condizionamento mediatico», che poi altro non è che vivere in un mondo dove ci sono anche i giornali. Il capogruppo in questione è Segalini. Una sua bella frase di alcune sedute fa suonava così: «Il direttore di "Libertà" deve darsi una regolata». Registriamo che i Liberali condividono. Non erano alfieri della moderazione?

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