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Garante dei detenuti, la Lega lo stronca: 'Non e' necessario, sono altre le vittime'

Data: 09/10/2018

Mentre le opposizioni ne rivendicano l'utilità, il centrodestra si divide. Foti (Fdi): «I primi reclusi sono gli agenti penitenziari»

Il centrodestra non ama la figura del garante dei detenuti. Quanto meno sono in parecchi nelle sue file a non ravvisarne l'utilità. Lo ha certificato il dibattito di ieri in consiglio comunale dove i dubbi manifestati l'altro giorno in commissione dal leghista Nelio Pavesi - «sembra quasi si voglia far passare i detenuti come delle vittime, a questo punto allora propongo venga istituito anche un garante per le vittime, quelle vere, che magari hanno subito furti, rapine oppure violenza fisica» aveva dichiarato - hanno fatto breccia non solo nell'intero gruppo del Carroccio, ma anche in qualcuno di Fratelli d'Italia e Forza Italia. All'ordine del giorno c'era la nuova disciplina sul "garante dei diritti delle persone private della libertà personale" (terminologia ai più non gradita), atto propedeutico all'individuazione dei candidati. Rispetto al passato viene introdotta una modifica che amplia la platea dei possibili aspiranti non più circoscrivendone la residenza al Comune di Piacenza, ma estendendola anche a quelli con residenza in provincia. Considerato che a proporre la delibera è stata l'assessore alleata di Forza Italia Federica Sgorbati (servizi sociali) che pure ha speso parole di consenso verso il garante ribadendo che la strada convintamente imboccata è quella di andare a individuare il successore del professor Alberto Gromi (che si dimise 15 mesi fa), ben si può comprendere che un certo imbarazzo non sia mancato quando per approvarla, oltre a quelli dei Lib pc e di parte di Fdi e FI, sono risultati fondamentali i voti delle opposizioni, loro sì convinte della bontà di tale figura. La Lega si è astenuta o non ha partecipato e si sono astenuti anche Filippo Bertolini (Fdi) e Mauro Saccardi (FI). Insomma, si è accesa l'ennesima spia dei mal di pancia che di questi tempi affliggono la maggioranza. Nel merito, infatti, è stata una babele. Detto che Stefano Cugini (Pd) ha auspicato che a breve «qualcuno raccolga l'eredità lasciata di Gromi»; detto che Luigi Rabuffi (Pc in Comune) ha decantato la figura del garante, fondamentale in una realtà, quella carceraria piacentina, «che nel 2017 ha visto 275 atti di autolesionismo e 17 tentati suicidi»; e detto che Christian Fiazza (Pd) si è augurato «che dopo 15 mesi di silenzio ora l'amministrazione proceda con maggior speditezza», nel centrodestra oguno ha detto la sua. C'è stato chi, come Antonio Levoni (Lib.pc), che ha riproposto addirittura la figura di Gromi. Chi, come lo stesso Pavesi, piuttosto contrariato, che invece si aspettava «un segno di discontinuità da questa amministrazione» al riguardo; e chi, come Tommaso Foti (Fdi), ha sostenuto che «i primi detenuti sono in realtà gli agenti della Penitenziaria: tra ferimenti e aggressioni è sempre un'ecatombe» ha detto, suggerendo al centrodestra «una reale riflessione sul tema, al di là del buonismo imperante». Perché «il reale problema per i detenuti è quello dello spazio all'interno delle carceri e non lo risolve certo il garante, bensì lo deve fare lo Stato». Ha chiuso il capogruppo della Lega Stefano Cavalli sgombrando il campo da ogni possibile equivoco: «Il pensiero di Pavesi rispecchia quello di tutta la Lega».

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