Rassegna Stampa

La repressione non e' la soluzione

Data: 17/07/2018

Lettera aperta inviata dalla Sig.ra Alessia Baroni al quotidiano Libertà.

DISAGIO GIOVANILE

Egregio direttore, leggendo qualche tempo fa la notizia dell'interrogazione parlamentare del deputato Foti sul crescente fenomeno delle baby gang, sono nate alcune domande spontanee che stanno spopolando sui social. Secondo Foti nella nostra città (dal centro alla periferia) si sono svolti episodi inquietanti, giovani con spranghe alla mano, vandalismi, abuso di sostanze stupefacenti che spingono gli abitanti a segnalare questi episodi in modo anonimo per evitare ripercussioni. Ha ragione quando dice che questi gesti non devono essere considerati come semplici ragazzate. Mi permetto di dire che la parola repressione è la parola piu inadatta se si parla di ragazzi che hanno comportamenti devianti, conseguenze di un disagio profondo in un periodo molto delicato di crescita. Si smarriscono i punti di riferimento in un contesto in cui le famiglie sono assenti (per i piu disparati motivi) e la scuola viene per lo più considerata solo come un dovere e non come un opportunita di crescita sana, in ambienti sani. I giovani si fanno forza solo nel branco, non sanno più usare le parole, non sanno esprimere la noia, la frustrazione di rapporti inesistenti o fragili. La repressione (intesa come? carcere minorile?) non può essere l'unica via ne tantomeno la soluzione. E' l'educazione che insegna ai ragazzi l'uso della parola per esprimere un malessere e non l'uso della violenza; per questo è fondamentale prendersi carico di ragazzi sempre più soli atttraverso lavoro di rete tra realtà educative. Alla giunta pongo una domanda: perchè avete snaturato due centri di aggregazione fondamentali di Piacenza? In particolar modo spazio4 e spaziali (ex belleville). Occorre guardare in faccia il problema, affrontandolo e accogliendo in questi centri i ragazzi persi e più disagiati. I due centri in questione erano veri e propri presidi in zone della città dove mancano alternative sane per gli adolescenti e dove la dispersione scolastica è un problema reale e concreto. Credo che la giunta debba accogliere l'appello di Foti e dare una risposta alla città che non sia di mera repressione, ma che sappia guardare un po' più in là e dare esempio di sensibilità verso questi fenomeni. Questi ragazzi non saranno il nostro fiore all'occhiello, ma restano i nostri ragazzi e la cosa di cui hanno più bisogno sono figure adulte di riferimento, costrutite attraverso un lavoro fatto di relazione. I centri di aggregazione servono a questo in primo luogo e non bastano di certo sporadici momenti dedicati e aiuti per i compiti per creare relazioni significative e di fiducia. Le conseguenze della scelta dei tagli ai fondi per le politiche sociali, cadranno sia sui ragazzi in difficoltà, sia sulle persone che non si sentono più sicure e hanno paura. Avete scelto di stravolgere questi centri aggregativi per mettere legittimamente un'impronta più identificativa rispetto alla vostra idea di aggregazione; forse è arrivato il momento di mettere da parte l'orgoglio, fare un passo indietro e scegliere con cura a chi dare in gestione questi spazi, quanti fondi assegnare e avere un'attenzione particolare rispetto all'assunzione di personale qualificato. Come mi consiglia sempre il mio dottore di famiglia: meglio prevenire che curare. 

Libertà 

 

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TommasoFoti
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