Lettera aperta inviata dalla Sig.ra Alessia Baroni al quotidiano Libertà.
Egregio direttore,
leggendo qualche tempo fa la notizia
dell'interrogazione parlamentare del deputato
Foti sul crescente fenomeno delle
baby gang, sono nate alcune domande
spontanee che stanno spopolando sui social.
Secondo Foti nella nostra città (dal centro
alla periferia) si sono svolti episodi inquietanti,
giovani con spranghe alla mano,
vandalismi, abuso di sostanze stupefacenti
che spingono gli abitanti a segnalare questi
episodi in modo anonimo per evitare ripercussioni.
Ha ragione quando dice che questi gesti
non devono essere considerati come semplici
ragazzate. Mi permetto di dire che la
parola repressione è la parola piu inadatta
se si parla di ragazzi che hanno comportamenti
devianti, conseguenze di un disagio
profondo in un periodo molto delicato di
crescita. Si smarriscono i punti di riferimento
in un contesto in cui le famiglie sono assenti
(per i piu disparati motivi) e la scuola
viene per lo più considerata solo come un
dovere e non come un opportunita di crescita
sana, in ambienti sani. I giovani si fanno
forza solo nel branco, non sanno più usare
le parole, non sanno esprimere la noia,
la frustrazione di rapporti inesistenti o fragili.
La repressione (intesa come? carcere
minorile?) non può essere l'unica via ne
tantomeno la soluzione. E' l'educazione che
insegna ai ragazzi l'uso della parola per
esprimere un malessere e non l'uso della
violenza; per questo è fondamentale prendersi
carico di ragazzi sempre più soli atttraverso
lavoro di rete tra realtà educative.
Alla giunta pongo una domanda: perchè
avete snaturato due centri di aggregazione
fondamentali di Piacenza? In particolar
modo spazio4 e spaziali (ex belleville). Occorre
guardare in faccia il problema, affrontandolo
e accogliendo in questi centri i ragazzi
persi e più disagiati. I due centri in questione
erano veri e propri presidi in zone
della città dove mancano alternative sane
per gli adolescenti e dove la dispersione scolastica
è un problema reale e concreto. Credo
che la giunta debba accogliere l'appello
di Foti e dare una risposta alla città che non
sia di mera repressione, ma che sappia
guardare un po' più in là e dare esempio di
sensibilità verso questi fenomeni. Questi
ragazzi non saranno il nostro fiore all'occhiello,
ma restano i nostri ragazzi e la cosa
di cui hanno più bisogno sono figure adulte
di riferimento, costrutite attraverso un lavoro
fatto di relazione. I centri di aggregazione
servono a questo in primo luogo e
non bastano di certo sporadici momenti
dedicati e aiuti per i compiti per creare relazioni
significative e di fiducia.
Le conseguenze della scelta dei tagli ai
fondi per le politiche sociali, cadranno sia
sui ragazzi in difficoltà, sia sulle persone
che non si sentono più sicure e hanno
paura.
Avete scelto di stravolgere questi centri
aggregativi per mettere legittimamente
un'impronta più identificativa rispetto alla
vostra idea di aggregazione; forse è arrivato
il momento di mettere da parte l'orgoglio,
fare un passo indietro e scegliere
con cura a chi dare in gestione questi spazi,
quanti fondi assegnare e avere un'attenzione
particolare rispetto all'assunzione
di personale qualificato. Come mi consiglia
sempre il mio dottore di famiglia:
meglio prevenire che curare.
Libertà