IL DIRETTORE DEL DEMANIO REPLICA AL CENTRODESTRA E A LIBERI
Le mani di Roberto Reggi sulla città.
A sentire le recenti polemiche levatesi
in consiglio comunale dai banchi
di centrodestra e di Liberi, il direttore
dell'Agenzia del Demanio dispone
a piacimento dei beni statali per
architettare discutibili operazioni urbanistiche
scavalcando il consiglio
comunale
«Il sindaco di Piacenza non è il direttore
dell'Agenzia del Demanio», aveva
tuonato Massimo Trespidi (Liberi)
in una delle ultime sedute consiliari
nella quale un suo ordine del
giorno fornì alla maggioranza di centrodestra
l'occasione per un attacco
frontale a Reggi. Il documento di Trespidi
accendeva i riflettori sulla programmazione
territoriale, in particolare le grandi riqualificazioni e trasformazioni
urbanistiche avviate dalla
giunta Dosi. E con il Demanio spesso
in veste di protagonista alla luce
dei tanti immobili di pregio di cui è
proprietario e delle svariate operazioni
di valorizzazione e concessione
messe in campo sotto la direzione
Reggi.
«Partite qualificanti che si stanno giocando
da altre parti», le aveva definite
Trespidi: «Quello che c'è in campo
urbanistico lo decidono quest'aula e
questa amministrazione, non poteri
esterni che puntano a condizionare
le scelte, questa cattiva abitudine
deve finire, le partite sul tavolo sono
di un'importanza tale che occorre
una visione d'insieme senza subireinfluenze e pressioni da ambiti di potere
al di fuori dell'amministrazione».
«Non ci faremo imporre nulla da nessuno»,
aveva colto l'assist l'assessore
all'urbanistica Erika Opizzi facendo
un esempio: «A porta Borghetto, prima
di farci la discoteca, mi devono
dimostrare che ci sono tutti gli standard
di legge», aveva ammonito in riferimento
al bando che sta portando
il Demanio, che del bastione è
proprietario, a darlo in concessione
al gestore di locali da ballo Roberto
Carbonetti, forte di un progetto di cittadella
dello svago e della musica.
All'assessore aveva dato man forte
Tommaso Foti (Fdi) chiamando
l'Agenzia del Demanio a un chiarimento:
«Non è possibile che in piazza Cittadella, in una zona carente di
parcheggi, venga spostata l'Agenzia
delle entrate dall'attuale sede di via
Modonesi dove affluiscono 200-300
auto al giorno», ero stato l'attacco in
aula di Foti che il dito l'aveva puntato
anche sul polo della musica a bastione
Borghetto e sui bastione San
Sisto («Un locale sulle mura è una cosa
ammissibile?»), nonché sul progetto
di spazio mostre nell'ex chiesa
di Sant'Agostino («Come sarebbe sostenibile
se non ci fosse il parcheggio
della Cavallerizza?»).
«Non mi risulta che il Demanio possa
decidere al posto del Comune, non
penso che la città debba diventare un
caos, un conto è dare in concessione
beni demaniali per valorizzarli, ma
le destinazioni dovrebbero essere almeno
concordata preventivamente»
aveva concluso esortando a convocare
Reggi in audizione davanti alla
commissione consiliare Territorio.
«Mi sembrano strumentalizzazioni politiche», è il giudizio del direttore
del Demanio: «Per carità, ci stanno
per il ruolo di sindaco che ho avuto
in passato, ma l'Agenzia del Demanio
non fa attività politica, ma attività
tecnica per mettere le amministrazioni
pubbliche nelle migliori condizioni
per prendere le decisioni migliori».
E ironicamente aggiunge: «Certo avere
messo 1,8 milioni di euro nel bilancio
del Comune e 10 milioni in
quello della Provincia può essere
considerato da qualcuno un danno,
anziché un'opportunità, come pare
a me».
«L'Agenzia del demanio non ha motivo
per fare polemiche con nessuno
in tutta Italia, quindi nemmeno a Piacenza,
non posso però non rilevare
che Piacenza è l'unico posto dove c'è
una polemica di questo tipo, dalle altre
parti ci hanno tutti ringraziato per
il nostro lavoro, a dimostrazione del
fatto che forse c'è dell'altro».
Libertà