Rassegna Stampa

Market, la maggioranza ci ripensa no vincoli fino a 1.500 metri quadri

Data: 22/05/2019

Otto mesi fa la variante che prescrive il vaglio del Consiglio per tutti i supermercati oltre 250 metri. Ora dietrofront su proposta di Foti (Fdi)

Contrordine in vista sul commerciale. Otto mesi fa si era stabilito che anche gli insediamenti di supermercati piccoli e medi - si tratta dei dimensionamenti dai 250 ai 2.500 metri quadrati - avrebbero dovuto passare, analogamente alle grandi superfici (oltre i 2.500 metri), al vaglio del consiglio comunale prima di ottenere (o meno) il via libera. La linea su cui adesso è orientata l'amministrazione quel vincolo lo mantiene dai 1.500 metri in su, facendolo quindi cadere dai 250 ai 1.500, punti vendita per realizzare i quali basterà un permesso di costruire come per le pratiche edilizie ordinarie. A prevederlo è una delle cinque osservazioni presentate alla variante al Rue (Regolamento urbanistico edilizio) adottata il 10 settembre 2018 dal consiglio comunale. Ora che quell'adozione va trasformata in definitiva approvazione, la pratica torna in aula - oggi il preliminare passaggio in commissione - per l'esame delle osservazioni. 

«La crisi dei consumi» 
La più rilevante dal punto di vista politico porta la paternità di Tommaso Foti. E' il leader di Fratelli d'Italia ad aver messo la firma su una proposta che corregge il tiro rispetto al vincolo ai nuovi supermercati che, quando fu posto, il centrodestra sottolineò con enfatiche dichiarazioni a difesa dei piccoli negozi e del commercio di vicinato. Cambio di rotta che Foti motiva così nelle premesse che accompagnano l'osservazione: «L'analisi dello stato di fatto e delle recenti tendenze ha evidenziato alcune particolari esigenze di rifunzionalizzazione dell'offerta commerciale che tengono conto della fine del ciclo demografico espansivo, della crisi dei consumi e della frammentazione per specializzazione e tipologia di servizio delle esigenze dei consumatori».  

«Un'offerta più accessibile» 
«Bisogna tenere presente del ridimensionamento delle previsioni di sviluppo commerciale in generale rispetto a quanto previsto dal Piano strutturale comunale (Psc) valorizzando comunque il commercio con medio-piccole strutture aventi superfici di vendita comprese fra i 251 e i 1.500 metri quadrati rendendo in tal modo più competitivo il territorio e maggiormente accessibile l'offerta commerciale», continua ad argomentare Foti. E la variante al Rue votata lo scorso settembre «penalizza in modo significativo l'insediamento di tali strutture», conclude, se ne «propone pertanto» la modifica «precisando fin da ora che le medio-piccole strutture non necessiteranno di alcuna valutazione del consiglio comunale».

Le aree polifunzionali 
Queste, dunque, le ragioni di un dietrofront che esonera dalla discussione in consiglio comunale i piani commerciali fino al taglio medio. Parliamo di aree polifunzionali, quei lotti a destinazione mista tra produttivo, residenziale, terziario e commerciale, ma non collocate lontano dall'abitato come le zone industriali. Possono essere dentro la città: la Veggioletta, per fare un esempio, il comparto tra via Boselli e via Beati, un buon pezzo della borgata di Sant'Antonio, poi il Montale, la Giarona, San Lazzaro, o anche l'area ex Camuzzi tra corso Europa e via Boselli (che necessita comunque di un preliminare piano di trasformazione urbana da varare in Consiglio). Oggi l'osservazione di Foti inizia il  suo iter consiliare con l'esame in commissione. Il parere degli uffici comunali dell'urbanistica è favorevole (accoglimento definito parziale per eccezioni non sostanziali), si prospetta dunque il disco verde della maggioranza anche se la seduta odierna dovrebbe servire solo per l'illustrazione e la discussione rimandando il voto a una successiva commissione.

Tensioni nel centrodestra 
Meglio andarci piano su una delle materie che più hanno agitato il centrodestra in questi due anni al governo di Palazzo Mercanti. La modifica del Rue per inserire il vincolo  al passaggio consiliare anche per i supermercati medio-piccoli era stato annunciato dalla giunta all'inizio della scorsa estate sull'onda delle polemiche, interne ed esterna alla coalizione, scatenate dal piano di riqualificazione del consorzio agrario Terrepadane, la grande area di via Colombo su cui erano previsti circa 20mila metri quadrati di potenziali superfici di vendita (con centro commerciale da 10mila metri). Era il 30 luglio 2018 quando il sindaco Patrizia Barbieri, a cui veniva rinfacciata la moratoria commerciale promessa in compagna elettorale, preannunciava in consiglio comunale una variante sulle aree polifunzionali finalizzata a «valutare di volta in volta se la previsione di nuovi negozi o supermarket andrà a confliggere o meno con gli interessi della programmazione commerciale della città». E il giorno successivo, nel ribattere alle accuse di favorire la grande distribuzione mosse dalle associazioni di categoria, le dava man forte l'allora assessore al commercio, Paolo Mancioppi, sottolineando che il Rue «ad oggi consente, senza richiedere particolari valutazioni di merito e opportunità, l'apertura di strutture commerciali inferiori ai 1.500 metri quadri, ciò a causa di un automatismo legato alla previsione di insediamenti polifunzionali nell'ambito di interventi di riqualificazione: è su questo punto del Rue, approvato il 6 giugno 2016 dalla passata amministrazione, che gli uffici competenti stanno lavorando per inserire una variante, che ci permetterà di volta in volta di decidere se autorizzare o meno l'avvio di nuove attività commerciali, in base alle reali esigenze del territorio».

Variante a settembre 2018 
Quello buono è il primo consiglio comunale dopo la pausa estiva: Con il sì della maggioranza viene adottata la modifica al Rue che prescrive l'esame consiliare anche per gli insediamenti commerciali fino a 2.500 metri. «Importante adeguamento», ne parlava l'assessore Opizzi (Urbanistica) rivendicando «la scelta politica fatta dall'amministrazione» (v. "Libertà" dell'11 settembre 2018). «Una modifica che va nel solco della democrazia», le faceva eco lo stesso Foti, «le responsabilità non saranno più in capo alla giunta, ma sarà il consiglio a decidere senza guardare a nomi e cognomi di chi presenta l'istanza».

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