Otto mesi fa la variante che prescrive il vaglio del Consiglio per tutti i supermercati oltre 250 metri. Ora dietrofront su proposta di Foti (Fdi)
Contrordine in vista sul commerciale. Otto mesi fa si era stabilito che
anche gli insediamenti di supermercati piccoli e medi - si tratta dei dimensionamenti dai 250 ai 2.500 metri quadrati - avrebbero dovuto passare, analogamente alle grandi superfici (oltre i 2.500 metri), al vaglio
del consiglio comunale prima di ottenere (o meno) il via libera. La linea
su cui adesso è orientata l'amministrazione quel vincolo lo mantiene
dai 1.500 metri in su, facendolo
quindi cadere dai 250 ai 1.500, punti vendita per realizzare i quali basterà un permesso di costruire come per le pratiche edilizie ordinarie.
A prevederlo è una delle cinque osservazioni presentate alla variante
al Rue (Regolamento urbanistico
edilizio) adottata il 10 settembre
2018 dal consiglio comunale. Ora
che quell'adozione va trasformata
in definitiva approvazione, la pratica torna in aula - oggi il preliminare
passaggio in commissione - per l'esame delle osservazioni.
«La crisi dei consumi»
La più rilevante dal punto di vista
politico porta la paternità di Tommaso Foti. E' il leader di Fratelli d'Italia ad aver messo la firma su una
proposta che corregge il tiro rispetto al vincolo ai nuovi supermercati
che, quando fu posto, il centrodestra sottolineò con enfatiche dichiarazioni a difesa dei piccoli negozi e
del commercio di vicinato. Cambio
di rotta che Foti motiva così nelle
premesse che accompagnano l'osservazione: «L'analisi dello stato di
fatto e delle recenti tendenze ha evidenziato alcune particolari esigenze di rifunzionalizzazione dell'offerta commerciale che tengono conto
della fine del ciclo demografico
espansivo, della crisi dei consumi e
della frammentazione per specializzazione e tipologia di servizio delle esigenze dei consumatori».
«Un'offerta più accessibile»
«Bisogna tenere presente del ridimensionamento delle previsioni di
sviluppo commerciale in generale
rispetto a quanto previsto dal Piano strutturale comunale (Psc) valorizzando comunque il commercio
con medio-piccole strutture aventi
superfici di vendita comprese fra i
251 e i 1.500 metri quadrati rendendo in tal modo più competitivo il territorio e maggiormente accessibile
l'offerta commerciale», continua ad
argomentare Foti. E la variante al
Rue votata lo scorso settembre «penalizza in modo significativo l'insediamento di tali strutture», conclude, se ne «propone pertanto» la modifica «precisando fin da ora che le
medio-piccole strutture non necessiteranno di alcuna valutazione del
consiglio comunale».
Le aree polifunzionali
Queste, dunque, le ragioni di un dietrofront che esonera dalla discussione in consiglio comunale i piani
commerciali fino al taglio medio.
Parliamo di aree polifunzionali, quei
lotti a destinazione mista tra produttivo, residenziale, terziario e commerciale, ma non collocate lontano
dall'abitato come le zone industriali. Possono essere dentro la città: la
Veggioletta, per fare un esempio, il
comparto tra via Boselli e via Beati,
un buon pezzo della borgata di
Sant'Antonio, poi il Montale, la Giarona, San Lazzaro, o anche l'area ex
Camuzzi tra corso Europa e via Boselli (che necessita comunque di un
preliminare piano di trasformazione urbana da varare in Consiglio).
Oggi l'osservazione di Foti inizia il suo iter consiliare con l'esame in
commissione. Il parere degli uffici
comunali dell'urbanistica è favorevole (accoglimento definito parziale per eccezioni non sostanziali), si
prospetta dunque il disco verde della maggioranza anche se la seduta
odierna dovrebbe servire solo per
l'illustrazione e la discussione rimandando il voto a una successiva
commissione.
Tensioni nel centrodestra
Meglio andarci piano su una delle
materie che più hanno agitato il centrodestra in questi due anni al governo di Palazzo Mercanti. La modifica del Rue per inserire il vincolo al passaggio consiliare anche per i
supermercati medio-piccoli era stato annunciato dalla giunta all'inizio
della scorsa estate sull'onda delle
polemiche, interne ed esterna alla
coalizione, scatenate dal piano di riqualificazione del consorzio agrario Terrepadane, la grande area di
via Colombo su cui erano previsti
circa 20mila metri quadrati di potenziali superfici di vendita (con
centro commerciale da 10mila metri).
Era il 30 luglio 2018 quando il sindaco Patrizia Barbieri, a cui veniva
rinfacciata la moratoria commerciale promessa in compagna elettorale, preannunciava in consiglio comunale una variante sulle aree polifunzionali finalizzata a «valutare
di volta in volta se la previsione di
nuovi negozi o supermarket andrà
a confliggere o meno con gli interessi della programmazione commerciale della città». E il giorno successivo, nel ribattere alle accuse di favorire la grande distribuzione mosse dalle associazioni di categoria, le
dava man forte l'allora assessore al
commercio, Paolo Mancioppi, sottolineando che il Rue «ad oggi consente, senza richiedere particolari
valutazioni di merito e opportunità, l'apertura di strutture commerciali inferiori ai 1.500 metri quadri,
ciò a causa di un automatismo legato alla previsione di insediamenti
polifunzionali nell'ambito di interventi di riqualificazione: è su questo punto del Rue, approvato il 6 giugno 2016 dalla passata amministrazione, che gli uffici competenti stanno lavorando per inserire una variante, che ci permetterà di volta in
volta di decidere se autorizzare o
meno l'avvio di nuove attività commerciali, in base alle reali esigenze
del territorio».
Variante a settembre 2018
Quello buono è il primo consiglio
comunale dopo la pausa estiva: Con
il sì della maggioranza viene adottata la modifica al Rue che prescrive l'esame consiliare anche per gli
insediamenti commerciali fino a
2.500 metri. «Importante adeguamento», ne parlava l'assessore Opizzi (Urbanistica) rivendicando «la
scelta politica fatta dall'amministrazione» (v. "Libertà" dell'11 settembre 2018). «Una modifica che va nel
solco della democrazia», le faceva
eco lo stesso Foti, «le responsabilità non saranno più in capo alla giunta, ma sarà il consiglio a decidere
senza guardare a nomi e cognomi
di chi presenta l'istanza».
Libertà