Caso Ready, la protesta del popolo gay-friendly contro la giunta: «Invece che maggiori tutele, ci tolgono strumenti di difesa»
C'erano gay, lesbiche, transessuali,
bisessuali, queer (letteralmente
"eccentrico"), ma anche tanti
eterosessuali. Tutti a esibire orgogliosamente,
con tanto di cartelli al
collo, la propria identità sessuale.
C'era anche l'(ex) prete gay di Merate
Mario Bonfanti, scomunicato
dalla Chiesa nel 2012 per aver fatto
outing: oggi è ancora un don ma
della Metropolitan community
church di Los Angeles, una chiesa
che con alcuni collaboratori sta cercando
di aprire anche in Brianza e
a Milano.
Circa 200 persone riunite ieri pomeriggio
in piazza Mercanti, sotto
il municipio, a gridare tutto il proprio
sdegno per lo «schiaffo ricevuto»
dalla giunta Barbieri, «una porta
sbattuta in faccia ai nostri diritti».
La decisione del Comune di
uscire dopo cinque anni da Ready,
la rete nazionale antidiscriminazioni,
ha portato a una levata di scudi
che si è tradotta in una manifestazione
di protesta pacifica, ma decisa
nei contenuti: «Invece che più
tutele, ci ritroviamo ora con meno
strumenti. Quello assunto dal Comune
è un preciso atto politico fatto
da chi vuole stare con chi ci discrimina»,
hanno detto il presidente
e il segretario nazionale di Arcigay,
Flavio Romani e Gabriele Piazzoni,
intervenuti a Piacenza per l'occasione.
Le adesioni
Lunga la lista di soggetti che hanno
aderito all'iniziativa promossa da
Arcigay L'Atomo Piacenza: Arcigay
nazionale, Famiglie Arcobaleno
Piacenza, Agedo Milano, Non Una
di Meno Piacenza, Anpi, Libera, Articolo
1 Movimento Democratico,
Rifondazione comunista, Cisl, Uil
(presente il segretario Francesco
Bighi), Cgil (Gianluca Zilocchi), Piacenza
in Comune (Luigi Rabuffi),
Pd (Stefano Cugini, Giorgia Buscarini,
Christian Fiazza e Giulia Piroli),
Sinistra per Fiorenzuola, Arcigay
La Rocca Cremona, Arcigay Coming-Aut
Pavia, Arcigay Gioconda
Reggio Emilia (Remilia Pride), Amnesty
Piacenza, Uaar Parma, Rete
Dem Parma, Agedo Bologna, Trans
in progress Parma, Intersexioni.
«Teoria gender non esiste»
«Al contrario di quanto sostiene
l'amministrazione, Ready non ha
costi e non va nelle scuole a insegnare
la teoria gender che, come
sostengono anche gli psicologi,
semplicemente non esiste», ha detto Paola Romanini, presidente provinciale
di Arcigay-L'Atomo. «Ci troviamo
in una situazione in cui vengono
tolti gli strumenti contro le discriminazioni
invece di aumentarli
e si lasciano soli i soggetti più fragili,
soprattutto i giovani. Le cariche
pubbliche non possono lasciare da
soli i cittadini. Ready rappresentava
un presidio».
Polledri e Foti bersagli
Un sit-in che ha visto l'alternarsi di
interventi di vari esponenti. «Un
passo indietro nei diritti, la giunta
riveda questa decisione», ha ammonito
Zilocchi (Cgil). «Una decisione
grave, antistorica, in contraddizione
con la candidatura di Piacenza
a capitale della cultura», hanno
aggiunto i consiglieri del Pd. I
più bersagliati sono stati l'assessore
leghista alla Famiglia Massimo
Polledri, che ha voluto fortemente
lo "strappo", e anche il consigliere
regionale Tommaso Foti che l'altro
giorno ha invitato la giunta bolognese
a «imitare l'esempio piacentino».
Dura Buscarini con Foti: «In
Emilia Romagna la sua proposta
non passerà, stia pure sereno».
Libertà