Rassegna Stampa

No alla rete gay, in 200 in piazza: 'Schiaffo in faccia ai nostri diritti'

Data: 15/10/2017

Caso Ready, la protesta del popolo gay-friendly contro la giunta: «Invece che maggiori tutele, ci tolgono strumenti di difesa»

C'erano gay, lesbiche, transessuali, bisessuali, queer (letteralmente "eccentrico"), ma anche tanti eterosessuali. Tutti a esibire orgogliosamente, con tanto di cartelli al collo, la propria identità sessuale. C'era anche l'(ex) prete gay di Merate Mario Bonfanti, scomunicato dalla Chiesa nel 2012 per aver fatto outing: oggi è ancora un don ma della Metropolitan community church di Los Angeles, una chiesa che con alcuni collaboratori sta cercando di aprire anche in Brianza e a Milano. Circa 200 persone riunite ieri pomeriggio in piazza Mercanti, sotto il municipio, a gridare tutto il proprio sdegno per lo «schiaffo ricevuto» dalla giunta Barbieri, «una porta sbattuta in faccia ai nostri diritti». La decisione del Comune di uscire dopo cinque anni da Ready, la rete nazionale antidiscriminazioni, ha portato a una levata di scudi che si è tradotta in una manifestazione di protesta pacifica, ma decisa nei contenuti: «Invece che più tutele, ci ritroviamo ora con meno strumenti. Quello assunto dal Comune è un preciso atto politico fatto da chi vuole stare con chi ci discrimina», hanno detto il presidente e il segretario nazionale di Arcigay, Flavio Romani e Gabriele Piazzoni, intervenuti a Piacenza per l'occasione. 

Le adesioni 
Lunga la lista di soggetti che hanno aderito all'iniziativa promossa da Arcigay L'Atomo Piacenza: Arcigay nazionale, Famiglie Arcobaleno Piacenza, Agedo Milano, Non Una di Meno Piacenza, Anpi, Libera, Articolo 1 Movimento Democratico, Rifondazione comunista, Cisl, Uil (presente il segretario Francesco Bighi), Cgil (Gianluca Zilocchi), Piacenza in Comune (Luigi Rabuffi), Pd (Stefano Cugini, Giorgia Buscarini, Christian Fiazza e Giulia Piroli), Sinistra per Fiorenzuola, Arcigay La Rocca Cremona, Arcigay Coming-Aut Pavia, Arcigay Gioconda Reggio Emilia (Remilia Pride), Amnesty Piacenza, Uaar Parma, Rete Dem Parma, Agedo Bologna, Trans in progress Parma, Intersexioni.   

«Teoria gender non esiste» 
«Al contrario di quanto sostiene l'amministrazione, Ready non ha costi e non va nelle scuole a insegnare la teoria gender che, come sostengono anche gli psicologi, semplicemente non esiste», ha detto Paola Romanini, presidente provinciale di Arcigay-L'Atomo. «Ci troviamo in una situazione in cui vengono tolti gli strumenti contro le discriminazioni invece di aumentarli e si lasciano soli i soggetti più fragili, soprattutto i giovani. Le cariche pubbliche non possono lasciare da soli i cittadini. Ready rappresentava un presidio».

Polledri e Foti bersagli 
Un sit-in che ha visto l'alternarsi di interventi di vari esponenti. «Un passo indietro nei diritti, la giunta riveda questa decisione», ha ammonito Zilocchi (Cgil). «Una decisione grave, antistorica, in contraddizione con la candidatura di Piacenza a capitale della cultura», hanno aggiunto i consiglieri del Pd. I più bersagliati sono stati l'assessore leghista alla Famiglia Massimo Polledri, che ha voluto fortemente lo "strappo", e anche il consigliere regionale Tommaso Foti che l'altro giorno ha invitato la giunta bolognese a «imitare l'esempio piacentino». Dura Buscarini con Foti: «In Emilia Romagna la sua proposta non passerà, stia pure sereno».  

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