MOZIONE DELLE MINORANZE VIENE BOCCIATA. SACCARDI (FI) SI SMARCA E NON VOTA
Il disco rosso alzato convintamente dalla maggioranza sulla moratoria di nuovi insediamenti commerciali altrettanto convintamente
chiesta dall'opposizione ha infuocato la seduta del consiglio comunale. Che si è conclusa con il Pd che
ha rinfacciato al centrodestra di «rimangiarsi le promesse elettorali»,
Liberi di «scegliere di non scegliere,
l'M5s di «non ascoltare chi la pensa
diversamente», Luigi Rabuffi (Piacenza in Comune) di stare «dalla
parte degli affaristi del mattone, dei
cementificatori, dei costruttori a prescindere, non certo dei cittadini». E
con la maggioranza che ha ribattuto accusando gli avversari di «falsificare la realtà», di «allarmismo»
frutto di « disinformazione», di nascondere le responsabilità del passato, e con Tommaso Foti (Fdi) che,
in riferimento agli interessi degli affaristi, ha «sfidato» Rabuffi a «dimostrare quello che ha detto in ogni sede, perché la critica politica non può
essere una calunnia».
Ieri all'attenzione del consiglio c'erano i criteri di valutazione delle manifestazioni di interesse a costruire
presentate dai proprietari di aree,
proposte di edificazione residenziale, commerciale o produttiva potenzialmente consentite dal Psc (Piano
strutturale comunale), ma rimaste
sin qui sulla carta, e attuabili nella
fase di transizione prima della redazione del nuovo Pug (Piano urbanistico generale): 83 ne sono arrivate
di manifestazioni di interesse, metà delle quali destinate a essere cassate per mancanza di requisiti, e con
l'altra metà che, per trovare seguito
effettivo, dovrà tradursi in accordi
operativi Comune-privati da sottoporre al consiglio comunale che ne
valuterà la conformità ai criteri esaminati ieri.
L'aula li ha approvati a maggioranza, anche se, complice qualche assenza e lo smarcamento di Mauro
Saccardi (Forza Italia) che non ha
partecipato al voto - scelta che non
gli ha risparmiato critiche dai suoi -
, è rimasta di un'unità sotto la quota 17 del simbolico quorum. Di tutte le destinazioni immobiliari
contemplate è quella commerciale
ad aver scatenato le maggiori polemiche. Anche perché in questi giorni si sono levati forti gli allarmi sia
della Consulta Territorio che ha
quantificato in circa 50mila metri
quadrati le superfici di vendita potenzialmente in arrivo tra manifestazioni di interesse e supermercati già autorizzati sia di Confesercenti e Unione commercianti che ammoniscono dal rischio di nuovi colpi mortali per i negozi di vicinato.
Allarmi che si sono tradotti in altrettante richieste di moratoria di nuovi insediamenti, almeno da qui alla
redazione del Pug, cioè a occhio e
croce per i prossimi tre anni. E che
in aula hanno fatto propri le minoranze che con Rabuffi e Christian
Fiazza (Pd) hanno presentato specifici emendamenti. Il primo ha preso le difese dei piccoli negozi destinati a essere spazzati via dai prossimi arrivi della grande distribuzione
sottolineandone il contraccolpo sociale sul centro storico e i disagi sulla popolazione soprattutto anziana.
Fiazza e gli altri dem (Giorgia Buscarini, Giulia Piroli, Stefano Cugini)
hanno puntato il dito contro le promesse di moratoria fatte dal sindaco Patrizia Barbieri in campagna
elettorale davanti ai commercianti.
Nel contestare la veridicità dei dati
sui futuri insediamenti, l'assessore
all'urbanistica Erika Opizzi ha motivato il voto contrario agli emendamenti rimarcando il vaglio di merito a cui ogni richiesta sarà sottoposta in consiglio comunale. A darle
man forte Gian Carlo Migli e Filippo Bertolini (entrambi Fdi), Sergio
Pecorara (Fi), Carlo Segalini (Lega),
Gian Paolo Ultori (Liberali), Michele Giardino (gruppo misto) e Tommaso Foti (Fdi) che ha polemicamente ricordato al centrosinistra
che i criteri in discussione sono
omogenei e conseguenti al Psc approvato con la giunta Dosi: «Con
questa delibera si lascia solo a chi
vuole la possibilità di presentare un
piano e poi il consiglio comunale dice sì o no».
«Se si vogliono riqualificare aree non
si può che pensare di farlo con risorse dei privati e questi le stanziano
solo se c'è autorizzazione di commerciale, è questa la realtà dei fatti»,
ha osservato Davide Garilli (Lega).
Pronta la reazione di Rabuffi, Cugini e Sergio Dagnino (M5s): «Se ci fosse stata la volontà politica, avreste
potuto dire basta, questa delibera è
una facoltà, non un obbligo, invece
si apre una porta da cui chissà che
cosa vedremo entrare». E Massimo
Trespidi (Liberi): «Serve il coraggio
di non arrendersi all'idea che per recuperare un'area non si possa fare a
meno di insediare supermercati».
Libertà