Il testo chiede di «confermare la proprietà del Comune». Sono contrari tutti i pareri degli uffici
A chi appartengono i rivi urbani,
al Comune o ai proprietari degli immobili sovrastanti? Approda oggi in
commissione consiliare la proposta di delibera dei capigruppo della maggioranza che chiede di «confermare, sulla base degli atti e della
tradizione secolare in essere, che la
proprietà dei rivi urbani sottostanti la città, e già costituenti la rete fognaria cittadina, appartiene, nel loro sedime, al Comune».
Tesi che incontra però una serie di
contrarietà: tecnica, contabile, giuridica. Tutti gli uffici interessati hanno espresso parere negativo. «Non
rientra tra le competenze del consiglio comunale l'accertamento di
una proprietà immobiliare», scrive
Dario Pietro Naddeo, dirigente
dell'Urbanistica, che inoltre segnale che «risulta mancante il rilievo aggiornato dei rivi urbani, necessario
anche per valutare i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria,
così come la loro effettiva funzione».
A perorare la causa della proprietà
comunale dei rivi urbani è da tempo Tommaso Foti (Fdi) che, non a caso, durante la recente maratona
consiliare sul bilancio ha lamentato il mancato approdo della pratica
all'esame delle aule consiliari. La sua
battaglia per la proprietà comunale dei rivi, condivisa da Confedilizia,
entra nel vivo nel 2016. In una seduta consiliare del giugno di quell'anno (in carica c'era la giunta Dosi),
Foti aveva esortato a revocare la delibera di scioglimento del Consorzio dei rivi urbani del 1995. «Il fatto
di non sapere chi deve pagare se si
allagano cantine in centro storico
non è cosa da poco», aveva puntato il dito contro l'amministrazione
di allora: «Questo è un tema che è
destinato a scoppiare, non è possibile che se uno acquista una casa
non sappia che sotto passa un rivo
di sua proprietà». E ancora: «Vorrei
capire come si fa a sostenere che sotto la casa il rivo è privato e sotto il
marciapiede è pubblico. È troppo
comodo sperare che la gente dovendo fare delle cause per tutelare i propri diritti lasci perdere».
Libertà