La maggioranza approva le linee di mandato: «Ci sono punti realizzabili». Minoranza contro: «Mancano progetti per la città del futuro»
«Spot fermi alla campagna elettorale
privi di contenuti, se non la
smania di segnare la distanza dalla
giunta Dosi con scelte di bandiera
senza una minima visione di città».
«La volontà consapevole e responsabile
di dare seguito alle promesse
elettorali, offrendo concretezza
e non speranze irrealizzabili».
E' stata netta la contrapposizione
tra minoranze e maggioranza ieri in
consiglio comunale dove erano in
discussione le linee di mandato, il
manifesto politico dell'amministrazione
del sindaco Patrizia Barbieri.
Il primo affondo, dopo l'illustrazione
del sindaco, lo ha portato Massimo
Trespidi (Liberi) parlando di
«operazione ideologica» che guarda
«nostalgicamente» all'indietro,
agli anni '90, quando non c'era la
penuria di risorse di adesso e la qualità
della vita era più alta. «Vedo affermazioni
di principio che non entrano
nel merito», ha aggiunto Trespidi esemplificando con «il nuovo
modello di welfare» di cui nelle linee
di mandato non c'è traccia:
«Mancano le idee per il rilancio della
città», ha concluso spalleggiato
dai compagni di gruppo Gloria Zanardi
e Mauro Monti («Non rassegnarsi
al piccolo cabotaggio»).
«Avete scelto di dare alla gente quello
che la gente vuole sentirsi dire»,
ha fatto eco Christian Fiazza (Pd),
«è assente la progettazione di qualunque
futuro, sembra il programma
perfetto per un dormitorio pubblico
dove è vietato anche sognare».
Di «ritratto di Piacenza al massimo
ribasso», ha parlato Luigi Rabuffi
(Piacenza in Comune), Giorgia Buscarini
(Pd) ha criticato l'enfasi sul la piacentinità, Paolo Rizzi (Piacenza
Più) non condivide «l'idea di Piacenza
come città in declino, sono linee
di mandato troppo generiche,
minimaliste e attendiste». Secondo
Giulia Piroli, «questa destra non è
in grado di dare slancio alla città,
preoccupata solo di distruggere
quanto fatto dalla precedente giunta»,
Roberto Colla (Piacenza Più) ha
esortato al «gioco di squadra».
«Ci sarebbe piaciuto avere qualcosa
di più concreto, la città si aspetta
risposte su tante partite importanti»,
ha incalzato Sergio Dagnino
(M5s) citando una serie di progetti
in sospeso, dalla riqualificazione di
piazza Cittadella al parco Pertite. E
Andrea Pugni (M5s) ha chiamato il
centrodestra alla sfida della «realizzazione
di ciò che promette».
La maggioranza si è schierata compatta
a difesa del documento. «Attacchi
che non hanno senso», ha ribattuto
Lorella Cappucciati (Lega),
«è un programma di governo concreto
e sincero», ha aggiunto Filippo
Bertolini (Fdi). Idem Sergio Pecorara
e Francesco Rabboni (Fi) e
Stefano Cavalli (Lega) ha esaltato la scelta di «parsimonia di una giunta
che non vuole sperperare denaro
pubblico, non si vuole smantellare
niente, ma migliorare imprimendo
una nuova linea politica».
Sulla polemica di questi giorni intorno
a Spazio 4 sono intervenuti
Davide Garilli (Lega) e Antonio Levoni
(Liberali pc) che, nell'anticipare
la bozza del nuovo bando di gestione
del centro giovanile di cui ha
detto di avere preso visione, ha rivendicato
il diritto di «metterci dentro
quello che vogliamo noi».
«Accettate il risultato elettorale», ha
replicato all'opposizione Tommaso
Foti (Fdi) che ha respinto le critiche
sui progetti lasciati in stan by:
il piano di riqualificazione dell'ex
Acna paga le scelte «disastrose» del
passato, il nuovo ospedale «non si
può fare nella Pertite né alla caserma
Lusignani che è troppo stretta.
Il punto è «adesso c'è un Comune
che si preoccupa dei soldi veri e non
dei palazzinari che vengono a raccontare
balle». Replica dell'ex assessore
Stefano Cugini (Pd): «Sul tavolo
ci sono 45 milioni di euro di progetti
lasciati dalla giunta Dosi.
Libertà