Contestato il filtro del consiglio introdotto dal centrodestra con la "moratoria commerciale"
«I liberali non possono accettare che venga istituito - per di più da
una giunta di centrodestra - un
"controllo politico" non previsto
dall'ordinamento giuridico degli
enti locali, il cui Testo Unico fissa
invece analiticamente le competenze consiliari».
Così l'inizio di un comunicato
dell'associazione dei Liberali piacentini a commento della commissione Territorio di martedì dove si
è discusso di insediamento commerciali e in particolare dell'osservazione al Rue (Regolamento urbanistico edilizio) proposta dagli
uffici municipali per esonerare dal
passaggio in consiglio comunale i
piani per l'ampliamento di superfici di vendita fino a 800 metri quadrati e per la realizzazione in immobili esistenti di supermarket
non oltre quella stessa dimensione.
A votare per l'introduzione del vaglio dell'aula dai 250 metri quadrati in su era stata la maggioranza di
centrodestra otto mesi fa sull'onda
delle polemiche interne per l'apertura di nuovi supermercati. Una
«moratoria commerciale», venne
definita, a tutela dei negozi di vicinato e in linea con le promesse della campagna elettorale.
Ora quel filtro politico consiliare -
già messo in discussione dalla proposta di Tommaso Foti (Fdi), poi
ritirata, che lo avrebbe fatto venir
meno per superfici fino a 1.500 metri - subisce un allentamento, secondo l'osservazione degli uffici,
che in commissione è stato condiviso, e votato, da tutta la maggioranza, a eccezione di Antonio Levoni che si è astenuto. L'esponente dei Liberali piacentini ha motivato il suo dissenso - rivolto alla
previsione introdotta nel settembre 2018 prima ancora che alla
odierna proposta degli uffici - con
le ragioni che il giorno successivo
la sua associazione di riferimento
così ribadisce in una nota: «L'istituzione di un "controllo politico" a
proposito di un atto che venga portato in Consiglio dopo che ha ottenuto tutti i pareri di conformità alle previsioni urbanistiche e alle leggi è un fuor d'opera che trova la sua
origine solo nel decadimento della funzione della politica e che dà
luogo anzi, a proposito del nuovo
controllo, a illazioni che non giovano alla credibilità delle Istituzioni, per la quale deve invece con impegno comune operare chiunque
abbia a cuore le stesse».
«Nella visione liberale», continua
il comunicato, «esistono documenti urbanistici e piani che devono essere uguali per tutti. Non
può, a proposito degli stessi, farsi
luogo a un controllo che non è né
di legittimità né di merito, posto
che le scelte di cui a quest'ultimo
aspetto vengono operate attraverso gli strumenti urbanistici e che la
legittimità degli atti è accertata dalla struttura comunale e può essere contraddetta solo con atto motivato e quindi sottoposta a nuovo
controllo esclusivamente a
quest'ultimo scopo. Non si comprende quindi a quale titolo e in
applicazione di quali criteri si dovrebbe esprimere il Consiglio comunale mentre, e comunque, si
aprirebbe una falla di discrezionalità dalle conseguenze non stimabili».
«Può prevedersi», concludono i Liberali, «un nuovo controllo di legittimità, ed esclusivamente di legittimità, ma questo deve allora essere espressamente previsto, apertamente stabilendo che il controllo viene operato in Consiglio al solo fine di verificare la
corrispondenza delle previsioni
agli strumenti urbanistici e alle
normative di settore».
Libertà