Gli uffici recuperano l'osservazione di Foti (ritirata) ma riducendo il limite sotto cui viene meno il vaglio consiliare votato a settembre
E' stata abbassata a 800 metri
quadrati l'asticella degli insediamenti commerciali esonerati dal
vaglio politico del consiglio comunale, e solo se si tratta di recupero
di immobili esistenti con cambio
d'uso, perché in caso di «interventi integrali di nuova costruzione» il
filtro dell'aula rimane.
E' degli uffici comunali all'urbanistica la firma sull'osservazione al
Rue (Regolamento urbanistico
edilizio) che prende in qualche
modo l'eredità di quella che Tommaso Foti aveva presentato nei
mesi scorsi e poi in ultimo ritirato
a seguito della pubblicazione del
suo contenuto (v. "Libertà" del 22
maggio scorso), ritiro motivato con
la volontà di «evitare interessate e basse speculazioni», aveva spiegato il leader di Fdi (v. "Libertà" del
23 maggio) dandone notizia per
iscritto alla commissione Territorio il giorno stesso in cui la pratica
urbanistica ha iniziato il suo iter
consiliare. L'osservazione di Foti
chiedeva di esentare dal vaglio del
Consiglio gli insediamenti di supermercati da 250 a 1.500 metri
quadrati, proposta che avrebbe annullato una prescrizione - il passaggio in aula di tutti i progetti di
market sopra i 250 metri - inserita
lo scorso settembre nel Rue dalla
maggioranza sull'onda delle polemiche, anche nel centrodestra, per
i nuovi insediamenti commerciali in arrivo o in discussione, a partire dal piano di riqualificazione
del consorzio agrario Terrepadane.
Dopo il ritiro di quella di Foti, «l'ufficio ha ritenuto di fare un'osservazione tecnica per rendere attuabile la moratoria commerciale fatta
a settembre e venire effettivamente in Consiglio con i nuovi progetti commerciali», ha spiegato l'assessore all'urbanistica Erika Opizzi prendendosela, in riferimento
alla proposta ritirata, con quelle
che ha definito «speculazioni giornalistiche a tre giorni dalle elezioni».
E' stato Massimo Trespidi (Liberi)
a ricordare alla commissione e
all'assessore le motivazioni che accompagnavano l'osservazione di
Foti, in primis il «ridimensionamento delle previsioni di sviluppo
commerciale in generale» e l'opportunità di valorizzare «il commercio con medio-piccole strutture aventi superfici di vendita
comprese fra i 251 e i 1.500 metri quadrati rendendo in tal modo più
competitivo il territorio e maggiormente accessibile l'offerta commerciale». Le si esoneri, dunque
dal passaggio consiliare che ne
«penalizza in modo significativo
l'insediamento», era la conclusione che segnava un rilevante cambio di rotta rispetto all'enfasi sulla
moratoria commerciale a difesa
del piccolo commercio posta dalla maggioranza con il voto di otto
mesi prima.
«Non abbiamo cambiato linea, si
è tenuto conto delle difficoltà operative incontrate nella pratica quotidiana», ha assicurato il centrodestra con i forzisti Sergio Pecorara e
Francesco Rabboni, con Lorella
Cappucciati (Lega) e con Giancarlo Migli e Nicola Domeneghetti
(entrambi di Fdi). Difficoltà che
Gianpaolo Ultori (Liberali piacentini), con il conforto dei dirigenti
comunali Enrico Rossi (edilizia) e
Pietro Naddeo (urbanistica), ha
esemplificato così: «Se un imprenditore vuole ampliare da 250 a 300
metri quadrati la sua attività dovrebbe essere autorizzato dal Consiglio, ma così ingolferemmo l'aula di pratiche minori per le quali
basta invece la competenza degli
uffici». «Il limite di 800 metri significa non andare a impattare sui negozi di vicinato», si è detta convinta Opizzi.
«Mi piace l'idea della correzione
di rotta», ha osservato Michele
Giardino (gruppo misto) definendo «un reato preterintenzionale»
l'eccesso di filtro politico dai 250
metri in su votato in settembre
«sull'onda emozionale che c'era a
quel tempo».
«Non voleva votarla a settembre
quella previsione perché contraria ai principi liberali», ha fatto mea culpa Antonio Levoni (Liberali piacentini) per «l'errore» di otto mesi
fa. A suo avviso, «il consiglio comunale non dovrebbe essere investito di progetti commerciali» che è
compito della pianificazione urbanistica generale programmare.
Una linea che cercherà di tradurre in un emendamento al Rue da
presentare nei prossimi giorni
quando la pratica arriverà in aula.
Posizione isolata nella maggioranza, quella di Levoni, che difatti si è
astenuto, mentre il resto del centrodestra ha votato a favore.
Non hanno partecipato al voto le
opposizioni che hanno incalzato
sulla retromarcia sia rispetto allo
«slogan "basta supermercati"» di
otto mesi fa «buono solo per la propaganda» sia per l'osservazione di
Foti. «Un dietrofront che ha dell'incredibile», ha polemizzato Luigi
Rabuffi (Piacenza in Comune).
Libertà