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Test antidroga per assessori e consiglieri, passa la proposta dei giovani della Lega

Data: 10/10/2017

Test antidroga periodici (semestrali) per gli assessori e consiglieri comunali di Piacenza. La risoluzione della Lega Nord – presentata dai consiglieri Davide Garilli, Chiara Reboli e Marvin Di Corcia – ha ottenuto il voto favorevole del Consiglio comunale. «L'attività del consigliere comunale – ha spiegato Garilli in aula motivando il documento presentato dal Carroccio - riveste un'importanza rilevante per il grado di responsabilità che comporta. Il Comune di Piacenza si batte da tempo contro le droghe. Il fenomeno delle tossicodipendenze attraversa tutti i sistemi sociali e introduce bisogni, richieste, aspettative e disagi estranei alle consuete dinamiche. Considerato che i consiglieri dovrebbero dare per primi il buon esempio, soprattutto alle giovani generazioni, si propone un eventuale test antidroga a cui sottoporre i membri della Giunta e del Consiglio, per favorire un processo di trasparenza nei confronti dei cittadini e di sensibilizzazione sul tema». Con un emendamento si è poi deciso di utilizzare gli stipendi di Giunta e i gettoni dei consiglieri comunali per comprare i test antidroga. «Vogliamo sensibilizzare a favore della lotta alle sostanze stupefacenti – ha proseguito Garilli -. È un provvedimento già votato in passato in Comune e anche in Provincia». Rimane però la possibilità di non sottoporsi al test da parte dei componenti di Giunta e Consiglio. Critico sulla natura della proposta il consigliere di Forza Italia Michele Giardino. «Noi siamo legati ai nostri elettori da un rapporto di fiducia. È comprensibile che in Parlamento non ci sia questo legame, ma in una realtà comunale come questa il rapporto di fiducia si costruisce con le conoscenze e non esige la presentazione di certificati medici. Io, a livello personale, non aderisco a questa iniziativa. Mi dispiace per i colleghi della Lega ma non condivido, anche perché incide sulle casse di comunali. Forza Italia lascia libertà di coscienza su questa decisione sulla privacy». Perplessità esternate anche dalla sinistra. «La risoluzione di oggi – ha sottolineato Luigi Rabuffi (Piacenza in Comune) - venne già presentata nel 2014 da Samuele Raggi (Idv). Il provvedimento è insufficiente. Pensate che un test da 20 euro sia in grado di certificare la tossicodipendenza di uno di noi? Se è un tema sentito, che venga approvata in Parlamento una legge apposita che valga per tutte le amministrazioni pubbliche. Noi dobbiamo essere seri nel nostro comportamento, però facciamolo veramente senza ricorrere a questi "spot". «Comprendo e apprezzo l'intenzione dei più giovani consiglieri di quest'aula – ha dichiarato Mauro Monti (Liberi) - ma non mi ritrovo molto nella logica della risoluzione. È impraticabile – ha spiegato il dirigente scolastico - questo test: del testo presentato salvo solo la parte in cui si invita ad aumentare la sensibilizzazione su questo tema». «Ci sono delle proposte che a volte – ha scherzato Stefano Cugini, capogruppo Pd - che sembrano giustificare la proposta della Lega. Non è vero che costano poco questi test. È giusto fare prevenzione, ma lasciamo cadere questa proposta mediatica». A difendere le intenzioni di Garilli, Di Corcia e Reboli è intervenuto l'assessore alla sicurezza Luca Zandonella: i quattro condividono la militanza nei Giovani Padani. «A me sembra un bel segnale: dai tre consiglieri più giovani è stata presentata questa proposta. C'è un problema di droghe in città, le forze dell'ordine si stanno impegnando molto per contrastare il fenomeno. Mi sembrava un bel segnale di trasparenza verso i cittadini, si stanno trovando varie scuse per non far passare questo test. I costi potevano essere a carico nostro. Sarebbero test a sorpresa, qualche volta all'anno. L'obbligo non ci può essere. Come Giunta vogliamo sicuramente impegnarci nella prevenzione e nella repressione contro le droghe. Tra i nostri punti del programma c'è la creazione di una unità cinofila della Municipale". I Liberali Piacentini hanno aderito. «Tra i giovani – è il commento di Antonio Levoni - c'è una tale carenza di valori. Più che farlo a parole bisogna dare l'esempio con i fatti perciò io sono favorevole alla proposta». «Tre anni fa avevo votato a favore – ha precisato Roberto Colla (Piacenza Più) e confermo la mia idea, a patto che non sia a carico dei cittadini. Magari facciamolo una volta all'anno, non ogni sei mesi». «Nessun problema a fare il test» - ha commentato Andrea Pugni del Movimento 5 Stelle. Anche Fratelli d'Italia ha appoggiato la proposta. «Io avevo fatto il test alla Camera dei Deputati – ha ricordato Tommaso Foti - al tempo del famoso servizio televisivo de "Le Iene". Non ho mai capito poi che fine hanno fatto i risultati. Se dobbiamo farlo, facciamolo seriamente con l'esame del capello. Ma non facciamo liste di proscrizione: se becchiamo uno, che atteggiamento poi attuiamo nei suoi confronti?». «Credo che tutto il Consiglio comunale – ha detto il capogruppo leghista Stefano Cavalli - sia immune a questo problema, noi appoggiamo l'iniziativa dei nostri giovani». «Sono un po' meravigliato – ha ripreso la parola Garilli - ascoltano alcune risposte, vogliamo dare un segnale, non fare propaganda. Ci sono categorie di lavoratori obbligate a sottoporsi a questo test per il ruolo che ricoprono nella società». «Mancano le regole – ha ribattuto ancora Rabuffi - votarlo senza regole è inutile». Al termine del dibattito, tra l'incredulità del primo firmatario Davide Garilli, il provvedimento è passato con 20 voti a favore. Contrari i soli Rabuffi (Piacenza in Comune ) e Giardino (Forza Italia). Si sono invece astenuti dalla votazione Pd, Rizzi e il gruppo consiliare di "Liberi".

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