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Trespidi sull'Antimafia: 'Foti mi ha affondato tutta la maggioranza sapeva del veto su di me'

Data: 28/07/2020

Ricostruzione contro ricostruzione. A quella di Tommaso Foti (Fdi), che smentisce di avere posto il suo veto all'elezione di Massimo Trespidi (Liberi) alla presidenza della commissione Antimafia, si contrappone quella del diretto interessato. Anche quella del diretto interessato, dopo che già altri esponenti della minoranza - Andrea Pugni (Movimento 5 stelle) e Roberto Colla (Piacenza Oltre) - hanno fornito (v. "Libertà" di ieri) versioni diverse da quella dell'onorevole di Fratelli d'Italia accreditandone la ferma ostilità alla candidatura del capogruppo di Liberi. Trespidi ieri ha rotto sulla vicenda il silenzio che aveva tenuto da venerdì scorso, il giorno della seconda seduta dell'Antimafia in cui è stato eletto presidente un esponente della maggioranza - Ivan Chiappa (Fi) - dopo che da solide sponde del centrodestra, a partire dalla Lega e dal presidente del consiglio comunale Davide Garilli (Lega anche lui), si erano levati auspici per una larga maggioranza su un nome dell'opposizione. Nome che l'opposizione, ritiratosi Christian Fiazza (Pd) nella seduta precedente di martedì 21, aveva unanimemente individuato in Trespidi. «Con il Foti ho avuto una telefonta che è avvenuta, come dice lui, la mattina del 21 luglio durante il suo viaggio a Roma», ricostruisce (utilizzando provocatoriamente lo stesso lessico burocratico da atto giudiziario) l'esponente di Liberi che l'onorevole aveva descritto come insistentemente alla ricerca di un colloquio con lui («Tra le ore 10 e le ore 12 ricevevo ben cinque chiamate sul mio cellulare del consigliere Trespidi alle quali ero impossibilitato a rispondere, poiché ero alla guida dell'auto»). «Essendo la linea caduta ripetutamente, ho richiamato il Foti almeno 2-3 volte durante il viaggio a Roma nel tentativo di concludere la telefonata», spiega Trespidi per chiarire che quella «insistita ricerca ha solamente questo riscontro nella realtà dei fatti». «E lo chiamavo perché un ben più che autorevole esponente della maggioranza mi ha detto che il nodo da sciogliere per il via libera alla mia candidatura alla presidenza dell'Antimafia era uno solo e cioè l'esistenza di un veto del Foti sulla mia candidatura. Come tutte le persone normali avrebbero fatto, ho preso in mano il telefono e l'ho chiamato personalmente per capire le ragioni di questa ostilità». Così ricostruisce Trespidi, prima di aggiungere che «in tutta questa vicenda, per non perderci nei meandri delle ricostruzioni di parte, è opportuno che ricordiamo all'opinione pubblica, se del caso, il motivo per cui il Comune di Piacenza ha ritenuto di istituire la commissione Antimafia, e cioè che in data 25 giugno 2019 l'allora presidente del Consiglio, Giuseppe Caruso fu arrestato per associazione mafiosa, estorsione, truffa e corruzione». «A quella carica fu proposto nella seduta del 14 luglio 2017 proprio dal Foti», annota Trespidi leggendo testualmente dal verbale del consiglio. Dice il Foti: "Propongo il nome a presidente del consiglio comunale del consigliere Giuseppe Caruso". I fatti sono questi, parlano i verbali. Perché sia chiaro chi ha la responsabilità politica della candidatura di Caruso. A proposito di distinzioni tra uomini e quaquaraquà».

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