La protesta dei sindacati che hanno consegnato un documento alla prefetta: «Nel decreto sostegni non vediamo sostegni»
«Nel decreto sostegni non vediamo i sostegni». I sindacati della
scuola usano un paradosso per fare comprendere le ricadute che le
scelte del governo avranno a loro
avviso sulle vite di tanti insegnanti. Per questo insistono affinché siano accolte le modifiche da loro proposte. Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil e
Snals Piacenza hanno manifestato ieri davanti alla Prefettura e consegnato alla prefetta Daniela Lupo
un documento da recapitare al
Miur, nel quale sono indicati i punti critici riguardanti il mondo della
scuola contenuti nel decreto legge
73/2021, detto Sostegni bis.
Quest'ultimo, affermano, ha cancellato gli impegni assunti dal ministro dell'istruzione solo pochi
giorni prima con il Patto per la
Scuola.
La manifestazione, avvenuta in tutte le città italiane, è stata preceduta da una tavola rotonda con alcuni politici piacentini. «Paola De Micheli e Tommaso Foti - dice Giovanni Zavattoni (Flc Cgil) - hanno
in mano gli emendamenti da noi
proposti per farsene portavoce nella discussione durante la Commissione sul Decreto Sostegni bis». In
primo luogo all'attenzione è portato l'annoso problema del precaria to. «Non è prevista la copertura delle tante cattedre vacanti che vi saranno il prossimo anno - dice Zavattoni - è addirittura inserita la
clausola anticostituzionale che, riferendosi al concorso ordinario,
vieta di ritentare il successivo concorso in caso di bocciatura. Inoltre saranno assunti solo i docenti inseriti nelle graduatorie provinciali
di prima fascia, coloro che hanno
avuto la possibilità di abilitarsi in
questi anni, mentre non è prevista
una procedura di reclutamento per
stabilizzare i precari storici, che sono nella seconda fascia delle graduatorie provinciali, cosa fra l'altro
prevista nel Patto con il ministero.
In sintesi, a settembre avremo le solite cattedre scoperte. Eppure la stabilizzazione dei docenti sarebbe
un risparmio per la spesa pubblica».
«Nell'ultimo concorso straordinario - aggiunge Daniela Fuochi
(Snals) - in cui ogni prova era legata al codice fiscale dell'insegnante,
si sono verificati gravi errori. Alcuni docenti hanno ottenuto giudizi
che corrispondevano a elaborati di
altre persone».
Altri nodi del contendere, che
emergono dalle parole di Simona
Follini (Cisl scuola) e Giovanna De
Fusco (Uil), sono «l'invasione normativa in una materia contrattuale come la mobilità» e il fatto che
«dal primo settembre le attività di
recupero non verranno pagate perché considerate come attività didattica». Davanti alla prefettura
erano presenti anche alcuni insegnanti. Uno era Stefano Guadagnini, 31 anni, docente di Francese,
che il concorso lo ha fatto e superato. «Ma non ho idea - dice - di come proseguirà l'abilitazione all'insegnamento». Nel mirino ci sono i
cambi in corsa. «Si è bandito un
concorso per 4 posti e ora ce n'è
uno solo disponibile in tutta la provincia». Federica Marconi, 43 anni, insegnante di Lettere, è invece
precaria da più di 15 anni e non ha
superato il concorso straordinario.
«Mi ero iscritta a quello e allo
straordinario abilitante perché
avendo una famiglia non ero in grado di preparare l'ordinario, che ha
4 prove. Hanno però cambiato le
carte in tavola complicando il concorso straordinario, rendendolo di
fatto come l'ordinario». Ma non è
finita. «Adesso hanno semplificato l'ordinario, ma io non mi sono
iscritta e neppure mi è data la possibilità di farlo ora». I nodi da sciogliere sono tanti, fra cui il mancato
accenno delle proroghe dell'organico straordinario (cosiddetto Covid). Ecco perché, chiudono i sindacati: «Non escludiamo nuove
mobilitazioni all'inizio anno scolastico».
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