Il Si Cobas rivendica meriti dopo che Seam ha reso pubbliche le buste paga: «Prima del nostro arrivo erano di 800-900 euro»
Se gli stipendi dei facchini
impiegati alla Gls sono «buoni»
è per merito «delle nostre lotte». Lo rivendica il Si Cobas dopo la decisione di Seam Srl, appaltatore della forza lavoro alla
Gls di Montale, di rendere pubblici i salari di una decina di
operai impiegati all'hub con cifre che oscillano tra i 1.600 e i
2.200.
Il caso sollevato da Libertà ha
tenuto banco anche ieri provocando una serie di reazioni. Prima tra tutte quella del Si Cobas,
sindacato che vanta la maggioranza di iscritti alla Gls (quasi
un centinaio).
«Il minimo sindacale»
In una nota conferma che «le
buste paga dei facchini Gls sono buone, come lo sono ovunque arrivi e sia forte il Si Cobas»
mentre «prima del nostro arrivo nel 2012 erano di circa 800-
900 euro al mese». Ma precisa
che «sono comunque il minimo sindacale, ottenuto esclusivamente grazie alle lotte del Si
Cobas del 2012».
L'ambiente di lavoro
Piuttosto viene spostata la questione sulle condizioni lavorative degli operai della logistica
in questione: «Più che la Seam
a rispondere dovrebbe essere la
multinazionale committente
(Gls, appunto, ndr), che continua a fare spallucce rispetto alle pessime condizioni del magazzino e dell'ambiente di lavoro».
Attacco a Usb
E poi si scaglia apertamente (e
nuovamente) contro Usb, il sindacato che l'altro giorno ha visto 32 suoi iscritti essere licenziati dalla Seam per motivi disciplinari (più altre sei sospensioni): «Ciò ci permette una volta di più di confermare la totale strumentalità e falsità di
quanto combinato da Usb a
Piacenza negli ultimi anni. La
falsità si ricava dalla differenza
fra le frasi sbandierate dai loro
dirigenti, che sentivamo spesso parlare di "paghe da fame", e
la realtà costruita dal sacrificio
del Si Cobas. La strumentalità
si ricava invece dalla lettura degli "stati di agitazione" che quelli di Usb mandavano all'azienda. Stati di agitazione che, a
fronte di questi loro slogan, non
vedevano mai una rivendicazione in termini economici, ma
esclusivamente attacchi al Si
Cobas, rivelando la natura viziata della loro iniziativa. Ora
che la loro parentesi sembra essere terminata, ciò che lascia
letteralmente sbigottiti è come,
ricoperto il ruolo di "utili idioti" per la GLS (creando una situazione di perdita funzionale alla chiusura, nell'ottica della ristrutturazione complessiva della filiera sui "mini-hub", con i Si
Cobas fuori dai magazzini e le
paghe che tornerebbero a prima delle nostre lotte) non abbiano fatto nulla per opporsi al
licenziamento di tutti i loro aderenti. Ciò a riconfermare che
tutta l'operazione "divide et impera" era ben concordata,
dall'alto e sulla pelle di poveracci manovrati e poi scaricati».
«Basta agitare vessillo
dello sfruttamento»
Quelle buste paga sono la «dimostrazione che certi quadri
vengono dipinti a tinte oltremodo fosche in modo generalizzato».
È il commento del parlamentare di Fdi, Tommaso Foti, che già
nei giorni scorsi era intervenuto presentando la sua interrogazione al ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio tesa a scongiurare la fuga della Gls
da Piacenza. «Non entro nel
merito delle buste paghe esibite che, all' evidenza, dimostrano che certi quadri vengono dipinti a tinte oltremodo fosche
in modo generalizzato. Se vi sono retribuzioni che differiscono a parità di inquadramento e
di lavoro è quelle che si devono
prendere in esame e vedere se
sia possibile operare un riequilibrio. Invece fa molto più comodo continuare ad agitare il
vessillo dello sfruttamento generalizzato dei lavoratori perché così facendo si tentano di
salvaguardare i capisaldi di una
lotta di classe oramai alla frutta. Analogamente fa comodo
generalizzare sulle infiltrazioni
criminali nella logistica pur essendo ben noto a tutti che la
questione coinvolge minoranza delle cooperative spurie».
Libertà