Rassegna Stampa

'In via Torricella accade di tutto': il caso approda anche in Parlamento

Data: 01/08/2018

DOPO L'AGGRESSIONE IL FERITO GUARIRÀ IN 20 GIORNI: SAREBBE STATO VITTIMA DI UNA SPEDIZIONE PUNITIVA

Interrogazione di Foti ai ministri Salvini e Trenta su Quartiere Roma, chiesti i militari in strada. Paura tra i residenti, anche stranieri.

 La lite finita a bottigliate di lunedì pomeriggio in via Torricella con un giovane nigeriano ferito gravemente è stata l'ennesima scossa alle fondamenta di un processo di integrazione che arranca. Un fatto di sangue che ha lasciato il segno. L'esasperazione è tornata a superare i livelli di guardia. Residenti e commercianti si scagliano pesantemente contro quei gruppi di giovani di colore che quotidianamente stazionano tra via Torricella e dintorni.

«Via Torricella, minacciati a casa nostra: è invivibile»
PAURA TRA I RESIDENTI: «CI ACCUSANO DI RAZZISMO, MA QUI ACCADE DI TUTTO»

«Quando 40 anni fa dicevi a qualcuno di abitare in zona Grattacielo dei Mille provocavi invidia. Adesso mi vergogno solo a dirlo». Roberto Rovere è appena uscito dal portone di casa sua in via Torricella. E' uno dei pochi volti piacentini che si incontra per strada, in mezzo a tanta gente di colore. Uno dei "coraggiosi" rimasti in un quartiere che i "superstiti" - sia gli italiani che gli stranieri acquisiti da generazioni - descrivono oggi con una parola sola: «Invivibile». La lite finita a bottigliate di lunedì pomeriggio in via Torricella con un giovane nigeriano ferito gravemente è stata l'ennesima scossa alle fondamenta di un processo di integrazione che arranca. Un fatto di sangue che ha lasciato il segno. E non solo quello  delle chiazze di sangue ancora visibili sulle grate del marciapiede. L'esasperazione è tornata a superare i livelli di guardia. Residenti e commercianti si scagliano pesantemente contro quei gruppi di giovani di colore che quotidianamente stazionano tra via Torricella, via Crescio, via Pozzo e via Alberoni. «Arrivano da fuori, si ritrovano qui, bevono a qualsiasi ora. Poi accade di tutto. Qui, ormai, comandano loro». Che sia una zona complessa lo testimonia il fuggi fuggi delle attività avvenuto negli anni. Sotto i portici di via Torricella tutti i negozi sono sfitti, con le vetrine impolverate. Su quel lato resta aperto solo il punto comunale del Centro Famiglie dove ieri era in servizio Veronica Nicolini: «A me non è mai accaduto nulla - spiega - diciamo però che la zona non è tra le più felici». Nella via restano in piedi, di fatto, solo un market gestito da cinesi (chiuso in passato dalla polizia) e un paio di macellerie etniche che attirano clientela al 95% straniera. C'è una coppia di piacentini che esce da un palazzo, transita in strada dove, seduti sul marciapiede, ci sono tre giovanissimi di colore, cappellino da baseball in testa e auricolari alle orecchie. Gli sguardi che si incrociano non sono amichevoli: «Ci minacciano, ci accusano di essere razzisti - affermano i coniugi senza voler dichiarare il nome per timore di ritorsioni - e poi qui fanno quello che vogliono: bevono, bivaccano, urinano in strada. E' diventato un centro di aggregazione per nullafacenti. Senza considerare che qui si spaccia che è un piacere. Via Torricella è diventata il centro della schifezza». Sostengono che la deriva sia iniziata da quando in via Alberoni aprì il primo call center. Poi è andata sempre peggio: «Abbiamo scritto al questore, al prefetto, al sindaco: devono togliere questi negozi che sono la causa di tutto. Ci entrano, acquistano le birre e le bevono in strada. Le conseguenze sono risse e liti a cadenza quotidiana». Più rassegnato appare Mirco Zilioli, titolare di un negozio di via Alberoni all'angolo con via Pozzo. «Cosa volete, ci convivo da 15 anni con questa situazione. La gente si ritrova qui, compra in alcuni bar birre a prezzi stracciati e poi succede quel che succede. Per fortuna non ci abito». Poi aggiunge: «Negli anni sono state fatte delle ordinanze, ma poi non vengono fatte rispettare. Infastidisce vedere che la polizia municipale rifila una multa a un cliente perché ha parcheggiato l'auto due minuti sul marciapiede e poi non fa rispettare le ordinanze. Non c'è la stessa fiscalità». Tra gli esasperati ci sono anche gli stessi esercenti stranieri, come Omrit Neurdin, titolare tunisino di una macelleria islamica in via Torricella: «E' vero, noi lavoriamo prevalentemente con stranieri, però purtroppo sono molti di loro a provocare problemi. Io sono venuto qui per lavorare, ma quanto accade quotidianamente non ci aiuta, fa scappare i clienti. Non è un bel vedere. E anche gli italiani ce l'hanno con noi». Il collega marocchino dell'altra macelleria poco distante è ancora più drastico: «La situazione è pessima, io non esco dal negozio, c'è da avere paura. La polizia passa tutti i giorni, ma non si risolve nulla». Così anche Sami del phone center: «La gente scappa da qui. Ho quattro figli e fatico a uscire di casa». Per tutti ci sarebbe una panacea: «Se piazzassero le telecamere all'angolo tra via Torricella e via Crescio come hanno detto forse si risolverebbe qualcosa». Il clima è pesante, acuito dalle parole di un residente piacentinissimo che evoca il triste fatto di cronaca dell'aggressione a sfondo razzista a Dasy Osakue, italiana con la pelle nera: «Se non si pone un argine poi succede anche qui come a Moncalieri: la giustizia fai da te».

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