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Appello per il Berzieri. La Bonatti: 'Venderlo e' un grave errore'

Data: 19/01/2019

«Venderlo è un grave errore» La studiosa: «E' l'essenza stessa della nostra città: la comunità reagisca e richiami l'attenzione del ministero dei Beni culturali» 
«Dopo aver contribuito con i miei studi alla conoscenza del valore architettonico e artistico della città, dopo aver tante volte segnalato il degrado degli ambienti monumentali, mi auguro che Salso non passi alla storia per aver alienato quel suo grande patrimonio di arte e cultura che è il complesso delle Terme Berzieri». L'appello arriva da Maurizia Bonatti Bacchini, una delle maggiori storiche e studiose dell'Art Decò e del patrimonio artistico di Salso, che interviene in merito alla futura vendita del Berzieri. «E' paradossale che la città, dopo aver fondato la sua unicità su un monumento universalmente riconosciuto come modello di quell'arte "totale" che è stata l'assioma del Modernismo europeo, vera cattedrale dell'Art Déco e delle arti applicate del primo Novecento, possa ora aver scelto di venderlo come fosse un qualsiasi altro immobile anonimo. E mi rincuora apprendere dalla Gazzetta di Parma che l'onorevole Tommaso Foti abbia intrapreso un percorso in opposizione al provvedimento» rileva la Bonatti, auspicando che «ci sia una reazione da parte della comunità silente e che richiami l'attenzione del Ministero dei Beni culturali per far valere le ragioni di una identità artistica e storica che è l'essenza stessa di Salso e della sua originalissima tradizione come luogo di terme e di turismo». La studiosa ricorda come «un secolo fa lo Stato avesse investito con lungimiranza nella costruzione del Berzieri, che è stato mantenuto con un certo equilibrio conservativo fino al passaggio agli enti locali nel 1998. Un passaggio che avrebbe dovuto garantire una maggior vicinanza e accortezza nei confronti del prestigioso monumento, ma invece si è rivelato sciagurato poiché nulla è stato investito nella protezione e nella manutenzione del complesso. Si è preferito convogliare finanziamenti pubblici negli scavi per una brutta piscina e per una piazza inutile. Investimenti che si sono rivelati dannosi per la struttura minandone perfino la solidità, mentre sarebbe stato indispensabile provvedere da tempo a una corretta manutenzione dell'edificio». Per la Bonatti «è paradossale che la Regione non si impegni a investire risorse per salvaguardare il complesso e mantenerne la proprietà pubblica poiché si tratta di un bene di valore nazionale e internazionale, vanto primario dell'Emilia Romagna: un patrimonio, già riconosciuto dal vincolo monumentale e artistico, che non deve essere ceduto a privati sulla base delle difficoltà gestionali e delle incapacità locali» conclude.

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