L'EX CONSIGLIERE MORTO A 82 ANNI. IL CORDOGLIO DI UNA COMUNITÀ UNITA
L'impegno politico e Alberto
Bazzani erano una cosa sola. Alberto, che il 10 aprile avrebbe compiuto 82 anni, aveva dato l'addio
al consiglio comunale nel 2016,
dopo oltre mezzo secolo di rappresentanza nel Comune di Fiorenzuola. Ma in sala consiliare aveva
continuato a venirci, fino all'ultima seduta, come attento uditore.
Si è presentato in consiglio anche
quando aveva il dolore nel cuore
perché chi era accanto a lui soffriva; o con il passo incerto dopo
un'operazione, nel momento in
cui è stato lui a dover combattere
la malattia. Venerdì lo hanno ricoverato in ospedale a Piacenza in
oncologia. E domenica mattina se
ne è andato per una polmonite.
Lascia la moglie Giovanna, insegnante; i figli Roberto e Mario, gli
amati nipoti, il fratello Fausto e la
cognata Lucia. Fiorenzuola piange con loro.
«Mi mancherà quando mi chiamava "nanen"», dice Sara Lusignani, la più giovane consigliera
comunale (avversaria) che lui ha
avuto accanto. Quando Bazzani la
vedeva, la prima domanda non
era politica, ma personale, su come stesse il suo bambino che aveva lottato per vivere.
Perché per un politico come Bazzani, la politica partiva dalle persone, non da numeri o entità
astratte. Ed è questo che lo faceva
apprezzare da tutti: dagli avversari politici, e non solo da chi ha militato accanto a lui, sempre fedele,
prima nell'Msi, poi in Alleanza Nazionale e oggi nel direttivo provinciale di Fratelli d'Italia. Il senatore
Tommaso Foti lo definisce «l'indomito militante della Destra nelle sue evoluzioni, il consigliere comunale preparato e combattivo, il
leale camerata di tante battaglie».
Bazzani passò il testimone a Massimiliano Morganti, oggi assessore, che gli si rivolge come se ancora fosse vivo: «Appena maggiorenne mi hai preso sotto alla tua ala.
Sei stato il mio mentore. Da te ho
imparato tutto: la lealtà, il rispetto
per l'avversario, la complessità del
mondo della pubblica amministrazione. Ho cercat, e cerco con
umiltà, di emulare le tue doti di uomo. La tua generosità, da tutti conosciuta e mai sbandierata. Sfido
chiunque a dire male di te. Sei stato una grandissima persona, prima ancora che uomo di destra. Sono certo che anche i nostri avversari te lo riconosceranno».
Dagli avversari della sinistra, sui
social, tanti messaggi sinceri di
cordoglio. Abbiamo raccolto un
pensiero del decano del consiglio,
il più di sinistra di tutti: Domenico
Piroli, che i social non li ha. «Da
giovane lui veniva a casa mia perché era coetaneo di mio fratello.
Gli facevo il the. Da grandi ci siamo ritrovati su due sponde diverse, ma con lo stesso impegno. Ci
siamo sempre rispettati e ci siamo
voluti bene. In politica ha dato
molto, ma non ha chiesto nulla.
Non gli è mai andato niente in tasca. Non ha mai agito per interesse. Stava accanto a tante famiglie,
in modo discreto e attento. In consiglio, abbiamo vissuto tante
schermaglie, come quando mi
rimproverava perché votavo col
pugno alzato. Era il nostro modo
per dirci che ci volevamo bene».
Libertà