Rassegna Stampa

Fiorenzuola saluta Bazzani il politico fra la gente

Data: 17/03/2020

L'EX CONSIGLIERE MORTO A 82 ANNI. IL CORDOGLIO DI UNA COMUNITÀ UNITA

L'impegno politico e Alberto Bazzani erano una cosa sola. Alberto, che il 10 aprile avrebbe compiuto 82 anni, aveva dato l'addio al consiglio comunale nel 2016, dopo oltre mezzo secolo di rappresentanza nel Comune di Fiorenzuola. Ma in sala consiliare aveva continuato a venirci, fino all'ultima seduta, come attento uditore. Si è presentato in consiglio anche quando aveva il dolore nel cuore perché chi era accanto a lui soffriva; o con il passo incerto dopo un'operazione, nel momento in cui è stato lui a dover combattere la malattia. Venerdì lo hanno ricoverato in ospedale a Piacenza in oncologia. E domenica mattina se ne è andato per una polmonite. Lascia la moglie Giovanna, insegnante; i figli Roberto e Mario, gli amati nipoti, il fratello Fausto e la cognata Lucia. Fiorenzuola piange con loro. «Mi mancherà quando mi chiamava "nanen"», dice Sara Lusignani, la più giovane consigliera comunale (avversaria) che lui ha avuto accanto. Quando Bazzani la vedeva, la prima domanda non era politica, ma personale, su come stesse il suo bambino che aveva lottato per vivere. Perché per un politico come Bazzani, la politica partiva dalle persone, non da numeri o entità astratte. Ed è questo che lo faceva apprezzare da tutti: dagli avversari politici, e non solo da chi ha militato accanto a lui, sempre fedele, prima nell'Msi, poi in Alleanza Nazionale e oggi nel direttivo provinciale di Fratelli d'Italia. Il senatore Tommaso Foti lo definisce «l'indomito militante della Destra nelle sue evoluzioni, il consigliere comunale preparato e combattivo, il leale camerata di tante battaglie». Bazzani passò il testimone a Massimiliano Morganti, oggi assessore, che gli si rivolge come se ancora fosse vivo: «Appena maggiorenne mi hai preso sotto alla tua ala. Sei stato il mio mentore. Da te ho imparato tutto: la lealtà, il rispetto per l'avversario, la complessità del mondo della pubblica amministrazione. Ho cercat, e cerco con umiltà, di emulare le tue doti di uomo. La tua generosità, da tutti conosciuta e mai sbandierata. Sfido chiunque a dire male di te. Sei stato una grandissima persona, prima ancora che uomo di destra. Sono certo che anche i nostri avversari te lo riconosceranno». Dagli avversari della sinistra, sui social, tanti messaggi sinceri di cordoglio. Abbiamo raccolto un pensiero del decano del consiglio, il più di sinistra di tutti: Domenico Piroli, che i social non li ha. «Da giovane lui veniva a casa mia perché era coetaneo di mio fratello. Gli facevo il the. Da grandi ci siamo ritrovati su due sponde diverse, ma con lo stesso impegno. Ci siamo sempre rispettati e ci siamo voluti bene. In politica ha dato molto, ma non ha chiesto nulla. Non gli è mai andato niente in tasca. Non ha mai agito per interesse. Stava accanto a tante famiglie, in modo discreto e attento. In consiglio, abbiamo vissuto tante schermaglie, come quando mi rimproverava perché votavo col pugno alzato. Era il nostro modo per dirci che ci volevamo bene».

Libertà

facebbok

Rassegna Stampa

TommasoFoti
powered by Blacklemon Srl