Votata la risoluzione di Levoni (Lp) che chiede a Roma il ripristino, all'uscita di Guardamiglio, della vecchia dicitura in aggiunta alla nuova
Nella campanilistica guerra del
casello dell'Autosole, scoppiata un
anno fa quando, al grido di "Prima
i lodigiani", l'onorevole leghista di
San Rocco al Porto Guido Guidesi,
allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, riuscì nel blitz di far
sostituire sull'A1 a Guardamiglio la
storica dicitura di "Piacenza Nord"
con "Basso Lodigiano", la politica
piacentina cerca una riscossa all'insegna della mediazione: abbinare
le due denominazioni.
E' con questo spirito che ieri il consiglio comunale ha approvato
all'unanimità la risoluzione di Antonio Levoni (Liberali piacentini)
che «invita il sindaco affinché prenda contatto con i dirigenti dei ministeri competenti e comunque con
qualsiasi ente o istituzione al fine di
aggiungere all'attuale cartellonistica autostradale riportante la dicitura "Basso Lodigiano" anche quella
di "Piacenza Nord", e togliere l'indicazione che per "Piacenza Centro" (proveniendo da Milano, ndr) occorre uscire a "Piacenza Sud"».
Per la verità il testo di Levoni indicava in prima battuta «il ripristino
della situazione pregressa», vale a
dire "Piacenza Nord" senza "Basso
Lodigiano", e solo come «alternativa» la doppia denominazione. E'
stato un emendamento proposto dal capogruppo della Lega Carlo Segalini, poi accolto da Levoni e votato a sua volta all'unanimità, a dare
univocità di indicazione per la coabitazione territoriale.
E che il Carroccio piacentino abbia
preso esplicitamente una posizione dopo gli imbarazzati silenzi che
l'iniziativa di Guidesi aveva provocato non è cosa di poco conto. Segalini ha tenuto a precisare che il
cambio di denominazione al casello era il frutto di una richiesta avanzata da diciotto Comuni del Lodigiano e dalla Provincia di Lodi, che
era stata, «sì, spinta politicamente,
ma vagliata da un sottocomitato tecnico del ministero dei Trasporti». Si
è in ogni caso colto in pieno il tentativo di non lasciare ad altri, nello
specifico i Liberali, l'esclusiva di parole d'ordine sensibili per quella parte politica come «l'onere e l'onore di
rappresentare la piacentinità, di tutelare gli interessi della nostra città»,
per dirla alla Levoni. A maggior ragione oggi che non solo la Lega non
è più al governo, ma a capo del ministero dei Trasporti c'è una piacentina del Pd come Paola De Micheli.
E se Fdi ha ricordato, con Gian Carlo Migli, che il primo ad alzare la voce contro lo "scippo" del casello era
stato l'onorevole del suo partito
Tommaso Foti, l'opposizione ha
avuto gioco facile a infilare il coltello negli imbarazzi leghisti. «E' scandaloso ciò che è successo, si è annullata una storia di un territorio soo perché un onorevole di San Rocco ha voluto piantare una bandierina», ha polemizzato Stefano Cugini (Pd) nel rinfacciare a Pietro Pisani senatore e consigliere comunale
della Lega, di avere liquidato all'epoca la questione come «cose poco serie di cui non è il caso di parlare:
l'emendamento che oggi presentate dimostra quanto fossero poco serie, che almeno serva da lezione».
Il dito sul silenzio del Carroccio piacentino di fronte a uno «sgarbo alla
nostra città» l'ha puntato anche Roberto Colla (Piacenza Oltre). Luigi
Rabuffi (Piacenza in Comune) ha
ammonito dall'effetto boomerang
di slogan come «"Prima qualcun altro" perché prima o poi va a finire
che quel "qualcun altro" ce lo rifila
nel polacchino». A sottolineare la
condivisione per una soluzione di
mediazione che si affranca dalla logica dell'"occhio per occhio, dente
per dente" sono stati Michele Giardino (gruppo misto), Massimo Trespidi (Liberi), Sergio Dagnino e Andrea Pugni (entrambi M5s), mentre
per Francesco Rabboni (Fi) «non c'è
da vedere chissà quale torto nella scelta dei Lodigiani per il cambio di
nome».
Unanime il sì alla risoluzione, si diceva, anche se va segnalato che tre
leghisti (su otto) hanno lasciato l'aula prima del voto: Nelio Pavesi, Lorella Cappucciati («Ho una riunione a Reggio», si è giustificata mentre usciva) e quel Pisani la cui assenza è stata provocatoriamente segnalata da Christian Fiazza (Pd): «Si vede che per coerenza, dopo aver
dichiarato che questo non era un argomento serio, ha pensato bene di
abbandonare la seduta».
Libertà