L'Anm parla di «attacchi personali irricevibili» e reagisce a Foti (FdI) che ha chiesto azioni disciplinari per la giudice del caso Levante
«Nessuna offesa alla città
violenti attacchi alla giudice»
L'Associazione nazionale magistrati si schiera
al fianco di Modica. «Una sentenza
che rimargina la ferita inferta alla comunità»
«Non solo "in nome del popolo italiano": riteniamo che questa
sentenza sia stata pronunciata anche in nome nostro».
L'Associazione nazionale dei magistrati (Anm) si schiera con
grande decisione a fianco della
giudice Fiammetta Modica, bersaglio di attacchi dalla politica per
quanto scritto nelle motivazioni
della sentenza di condanna a cinque carabinieri della caserma Levante.
«Il Giudice che ha celebrato il processo ed ha redatto la sentenza -
afferma una nota dell'Anm - sta subendo da giorni ripetuti e violenti attacchi sul piano personale (che
diversamente dalle critiche ci
paiono irricevibili): si legge addirittura di richieste di azioni disciplinari per avere scritto nelle motivazioni della sentenza alcuni dati del contesto (anche storico, documentato da sentenze passate in
giudicato o comunque da provvedimenti giudiziari) in cui si è sviluppata la vicenda».
A chiedere l'invio di ispettori ministeriali alla Guardasigilli era
stato il deputato piacentino di
Fdi, Tommaso Foti, uno tra i più
accesi accusatori della giudice
Modica.
«La città - replica invece la nota
dell'Anm - non può (e non deve)
sentirsi offesa da una sentenza
pronunciata all'esito di indagini e
di un processo condotti in modo
esemplare anche per i tempi contenuti di definizione, in cui traspare il vero senso del servizio del Giudice alla propria comunità di appartenenza».
Nella sentenza Modica aveva parlato - in un paragrafo che intendeva dipingere il contesto nel quale
sono maturati i reati della Levante, richiamandosi anche ad altri
gravi precedenti - di «una città dalle tante facce, spesso vischiosa nei
rapporti di potere, con una ricchezza diffusa, un'austera alacrità e un perbenismo imperante talvolta con radicate connessioni con
il contesto criminale sommerso
legato al mercato degli stupefacenti, della prostituzione e, ma
non in ultimo, alla corruzione».
Critiche che a molti sono parse ingenerose e fuori luogo all'interno
delle motivazioni di una sentenza. Ma i magistrati ribadiscono che
quelle valutazioni servono a descrivere il contesto in cui è maturata la vicenda.
«Le critiche al "conformismo ideologico e a una visione manichea
della realtà" - conclude la nota
dell'Anm - sono il cuore stesso del
lavoro del Giudice e parlano in primo luogo alla coscienza di chi ha
il dovere di tutelare i diritti. La poderosa sentenza (488 pagine di
motivazioni, ndr) ripercorre oltre
dieci anni di fatti criminali di inusitata gravità. Lo fa con durezza rispetto ai fatti e alle responsabilità,
ma con altrettanta sensibilità istituzionale. Lo fa a nome di tutti, "in
nome del popolo italiano", volendo rimarginare e non infierire sulla ferita che alla città e ai cittadini
è stata inflitta da anni di attività criminali compiute da uomini delle
istituzioni».
Libertà