Rassegna Stampa

I magistrati difendono Modica 'Non ha offeso, serve la citta''

Data: 01/12/2021

L'Anm parla di «attacchi personali irricevibili» e reagisce a Foti (FdI) che ha chiesto azioni disciplinari per la giudice del caso Levante

«Nessuna offesa alla città violenti attacchi alla giudice»

L'Associazione nazionale magistrati si schiera al fianco di Modica. «Una sentenza che rimargina la ferita inferta alla comunità»

«Non solo "in nome del popolo italiano": riteniamo che questa sentenza sia stata pronunciata anche in nome nostro». L'Associazione nazionale dei magistrati (Anm) si schiera con grande decisione a fianco della giudice Fiammetta Modica, bersaglio di attacchi dalla politica per quanto scritto nelle motivazioni della sentenza di condanna a cinque carabinieri della caserma Levante. «Il Giudice che ha celebrato il processo ed ha redatto la sentenza - afferma una nota dell'Anm - sta subendo da giorni ripetuti e violenti attacchi sul piano personale (che diversamente dalle critiche ci paiono irricevibili): si legge addirittura di richieste di azioni disciplinari per avere scritto nelle motivazioni della sentenza alcuni dati del contesto (anche storico, documentato da sentenze passate in giudicato o comunque da provvedimenti giudiziari) in cui si è sviluppata la vicenda». A chiedere l'invio di ispettori ministeriali alla Guardasigilli era stato il deputato piacentino di Fdi, Tommaso Foti, uno tra i più accesi accusatori della giudice Modica. «La città - replica invece la nota dell'Anm - non può (e non deve) sentirsi offesa da una sentenza pronunciata all'esito di indagini e di un processo condotti in modo esemplare anche per i tempi contenuti di definizione, in cui traspare il vero senso del servizio del Giudice alla propria comunità di appartenenza». Nella sentenza Modica aveva parlato - in un paragrafo che intendeva dipingere il contesto nel quale sono maturati i reati della Levante, richiamandosi anche ad altri gravi precedenti - di «una città dalle tante facce, spesso vischiosa nei rapporti di potere, con una ricchezza diffusa, un'austera alacrità e un perbenismo imperante talvolta con radicate connessioni con il contesto criminale sommerso legato al mercato degli stupefacenti, della prostituzione e, ma non in ultimo, alla corruzione». Critiche che a molti sono parse ingenerose e fuori luogo all'interno delle motivazioni di una sentenza. Ma i magistrati ribadiscono che quelle valutazioni servono a descrivere il contesto in cui è maturata la vicenda. «Le critiche al "conformismo ideologico e a una visione manichea della realtà" - conclude la nota dell'Anm - sono il cuore stesso del lavoro del Giudice e parlano in primo luogo alla coscienza di chi ha il dovere di tutelare i diritti. La poderosa sentenza (488 pagine di motivazioni, ndr) ripercorre oltre dieci anni di fatti criminali di inusitata gravità. Lo fa con durezza rispetto ai fatti e alle responsabilità, ma con altrettanta sensibilità istituzionale. Lo fa a nome di tutti, "in nome del popolo italiano", volendo rimarginare e non infierire sulla ferita che alla città e ai cittadini è stata inflitta da anni di attività criminali compiute da uomini delle istituzioni». 

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