I sindacati: «Emendamenti al "Sostegni bis"». Domani presidio fuori dalla Prefettura
Una frattura tra il Patto per la
scuola, precedentemente condiviso, e i contenuti effettivi del decreto Sostegni bis che è venuto in
seguito. E i precari della scuola salgono sulle barricate. I loro rappresentanti - Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil
Scuola e Snals - hanno annunciato ieri un piano di battaglia che
impegna sul campo nella provincia di Piacenza un migliaio di lavoratori e lavoratrici della scuola,
sospesi nel limbo di una precarietà talvolta senza fine. I sindacati
hanno messo nero su bianco gli
emendamenti richiesti al Miur a
favore di questa fascia di lavoratori. Oggi pomeriggio ne sarà data
comunicazione ai parlamentari
piacentini (ieri mattina avevano
al momento garantito disponibilità al webinar coi sindacati gli
onorevoli Paola De Micheli e Tommaso Foti, sono stati invitati anche la collega Elena Murelli e il senatore Pietro Pisani) e domani è
previsto un presidio fuori dalla
Prefettura (ore 12,15) seguito dalla consegna di un documento alla prefetta Daniela Lupo. Alla conferenza di presentazione di ieri a
Piacenza (ma analoghe iniziative
si terranno tra oggi e domani in
tutta Italia) sono intervenuti Paola Votto (Cisl Scuola), Giovanni Zavattoni (Flc Cgil), Giovanna de Fusco (Uil Scuola) e Daniela Fuochi
(Snals). Iconica rappresentazione
allestita alle spalle delle bandiere
sindacali, un lenzuolo bianco, «un
fantasma, come lo sono i precari,
che alla fine dell'anno scolastico
scompaiono per riapparire all'inizio del nuovo anno». Le ragioni
I 4 segretari sindacali Paola Votto, Giovanni Zavattoni, Giovanna de Fusco e alle spalle, da remoto, Daniela Fuochi
della mobilitazione le hanno spiegate ieri i quattro sindacalisti.
«Mentre il 20 maggio 2021 veniva
firmato il "Patto" con le organizzazioni sindacali confederali, il
Governo predisponeva un decreto legge che interviene sulle medesime materie senza alcun confronto. Un decreto pubblicato il 25
maggio in Gazzetta ufficiale, il decreto legge 73/2021 (detto Sostegni bis), deliberato dal Consiglio
dei Ministri ed incardinato
nell'agenda dei lavori del Parlamento». All'interno del testo di legge due sono gli articoli (58 e 59)
che trattano nello specifico delle
misure urgenti per la scuola. Si
tratta, stigmatizzano i sindacati,
«di interventi in grandissima parte inadeguati». I provvedimenti
più gravi «sono quelli lesivi dell'autonomia contrattuale: non si comprende ad esempio l'invasione
normativa in una materia prettamente contrattuale come la mobilità. Bisogna invece andare nella direzione opposta, cioè cancellare ogni invasione di campo sulle materie contrattuali, rimettendo l'intera discussione, come previsto anche dal Patto per la scuola,
al tavolo della contrattazione. Vale per i docenti neo immessi in
ruolo, vale anche per il personale
dsga ( i direttori amministrativi,
ndr.)». Contraddittoria con i precedenti atti appena emanati dallo stesso Ministero risulta «la previsione di attività di recupero intese come attività ordinaria da non
remunerare, replicando le misure dello scorso anno e in palese
contrasto con quanto definito dal
Piano Estate 2021 che demanda
alla capacità ed alla responsabilità progettuale delle scuole ogni intervento in materia didattica».
Sul fronte dei precari e del reclutamento «le misure previste sono
parziali e richiedono delle modifiche importanti, a partire dalla
cancellazione del requisito dei tre
anni di servizio per le assunzioni
dalla prima fascia fino all'inserimento della seconda fascia Gps
(le graduatorie, ndr.) per realizzare le assunzioni stesse». Strali sul
concorso ordinario dove «non è
condivisibile la misura che vieta
di ritentare il successivo concorso
in caso di bocciatura, così come è
discutibile la differenziazione tra
discipline Stem e altre». A buttare
benzina sul fuoco anche «il mancato accenno alle proroghe dell'organico straordinario (cosiddetto
Covid) che ha scadenza di contratto al termine delle lezioni», la
mancata ripresa della «discussione per le procedure semplificate
per il concorso del personale assistente amministrativo facente
funzione, i dsga». Per questi motivi le quattro sigle puntano a mutare il decreto e a misure urgenti
come «la stabilizzazione di tutti i
precari sia abilitati e specializzati
sia con 3 anni di servizio», «la stabilizzazione dei dsga facenti funzione con 3 anni di servizio», «il superamento dei blocchi sulla mobilità del personale», «il rafforzamento degli organici del personale docente, educativo e ata a partire dalla conferma dell'organico
Covid», «la riduzione del numero
massimo di alunni per classe» e,
infine, «la partecipazione a un
nuovo concorso anche in caso di
mancato superamento del precedente».
Libertà