Per la Lega «troppi no», fine inevitabile. E Foti (Fd'I): «Era un governo contro-natura»
L'alleanza tra Salvini e Di Maio
si è consumata e con il suo sgretolarsi il governo è entrato in crisi, suscitando reazioni differenti tra i
parlamentari piacentini, i quali però al momento sembrano tutti vedere nel voto l'unica via percorribile.
Abbiamo contattato Pietro Pisani
(Lega), poco dopo che il senatore
ha dato il suo personale ok alla sfiducia a Conte. «A questo punto
non resta che la soluzione del voto - spiega - dal momento che l'Italia necessita di un cambiamento e
in questa fase tutto appare bloccato. Non si riesce più a licenziare
una legge, penso ad esempio a
quella dell'autonomia delle regioni, mai voluta dai Cinque stelle. E
poi non scordiamo il caso dell'Ilva
e delle aziende piacentine che non
sono state salvate per l'incapacità
di alcuni ministeri e di alcuni ministri. In altri termini, stando così
le cose l'unica soluzione che resta va era la rottura, questo per dare in
futuro al Paese un governo che faccia le riforme che gli italiani chiedono».
Sempre sul versante Lega, le parole della deputata Elena Murelli non
si discostano da quelle del collega
di partito: «Dopo una serie ininterrotta di no, dalla Tav all'autonomia
regionale, passando per la mancanza di una conversione sulla flat
tax, è inevitabile che finisca in questo modo. A partire dalla campagna elettorale delle Europee, inoltre, abbiamo subito da parte dei
Cinque stelle forti attacchi». «Comunque la Lega ha portato a casa
alcuni risultati a cui teneva - prosegue - il primo decreto sicurezza
e quello bis su tutti, ma anche la recente approvazione in via definitiva del disegno di legge che prevede l'obbligatorietà dell'educazione civica». E ora il futuro è un'ipotesi: governo tecnico o elezioni?
«Per noi la strada da seguire è quella che ci porterà alle elezioni, dipenderà però anche dagli accordi
che verranno fatti. La Lega non teme il passaggio elettorale e il rischio di perdere la poltrona».
Sul fronte di Fratelli d'Italia, l'onorevole Tommaso Foti (Fd'I) non è
rimasto stupito dall'epilogo
dell'esperienza di governo. «Lo ripeto da tempo - dice - non poteva
che terminare così. Il governo gialloverde nasceva contro natura, per
comprenderlo era sufficiente guardare le radici dei due movimenti
che lo compongono, diametralmente opposte. Il contratto stesso
di governo era giustificato
dall'emergenza di dare un esecutivo al Paese, ma alla fine i nodi sono venuti al pettine. Nella durata
di cinque anni, poi, non ci ho mai
creduto, così come mai ho ritenuto che potesse essere il governo del
cambiamento, capace di stravolgere antichi riti».
«Nuove maggioranze? Francamente ci credo poco - prosegue Foti - l'esperienza mi dice che dopo
una rottura di questo tipo dare vita a nuovi governi senza legittimazione elettorale è improbabile.
Quindi si andrà a elezioni. Semmai
pensavo che lo scossone sarebbe
giunto subito dopo le elezioni europee, perché pur conservando i
numeri il governo aveva visto ribaltati completamente i rapporti
di forza al suo interno». «Il futuro?
- chiude Foti - Penso che ci possa
essere spazio per un nuovo centrodestra, naturalmente diverso da
quello a cui eravamo abituati».
La vicesegretaria del Partito Democratico, Paola De Micheli, commenta dal fronte politico opposto
queste ore concitate della politica
italiana. «Il buco di 30 miliardi di
euro nei conti pubblici è responsabilità di Di Maio e Salvini. Questo è uno dei motivi per il quale
non ci sarà l'accordo con i Cinque
stelle per un eventuale nuovo governo. Se Mattarella dovesso proporlo? Sono chiare le parole pronunciate da Nicola Zingaretti: per
noi la soluzione è il voto». «Semmai ci si deve chiedere se sarà questo governo, o un altro, a condurre
il Paese fino alle elezioni, che verosimilmente saranno il 27 ottobre. Non credo che Salvini sia la
persona giusta per farlo». Proprio
sulle elezioni che sembrano fare
capolino all'orizzonte, la De Micheli sostiene che «il Pd si presenterà alla prossima tornata elettorale con una solida coalizione».
Pierluigi Bersani (LeU), almeno in
queste prime ore in cui si sta consumando la crisi, ha preferito la via
del silenzio e della riflessione.
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