Posizione comune, ma Bisotti polemizza con Foti: nessun parallelismo con la richiesta di ritirare l'ordinanza dei gradini
Uniti da una sola volontà: salvare la Camera di Commercio,
ma divisi su alcuni aspetti più
politici e di valutazione sulle alleanze di area vasta, ecco che
scendono in campo Pd, Liberali Piacentini e Fratelli d'Italia.
Con ordine. Il Pd condivide pienamente la richiesta delle categorie economiche piacentine
di stralciare dal Decreto Agosto
l'articolo 61 che stringe i tempi
per la procedura di accorpamento della Camere di Commercio con modalità legislative risalenti al 2015 e 2016.
«Il momento sociale ed economico che si sta attraversando -
chiarisce Silvio Bisotti, segretario provinciale del Pd - richiede
tempi ragionevoli per portare a
termine un percorso delicato e
complesso che dia adeguate garanzie di efficienza e continuità
nella importante attività camerale e della corretta relativa rappresentatività dei territori di
un'area vasta». Tuttavia Bisotti respinge come «inopportuno e
strumentale» il parallelismo sollevato dall'onorevole Foti (FdI)
fra la questione camerale e la richiesta avanzata dal Pd alla sindaca Barbieri di ritirare l'ordinanza «monstrum» che vieta di sedere sui gradini di alcuni luoghi
cittadini e non altri senza mettere cartelli informativi. «L'ordinanza deve essere ritirata - insiste il
Pd - e riemessa rivista e corretta
dopo aver contrassegnato le aree
con le dovute indicazioni».
<<Confronto mancato»
Da parte sua, Fabio Callori, responsabile regionale Enti Locali
di Fratelli d'Italia e consigliere nazionale Anci, sulla fusione delle
Camere di Commercio di Piacenza, Parma e Reggio Emilia è
convinto che «alle disponibilità
di aiuto a livello governativo e regionale per il rilancio della nostra provincia duramente colpi ta non può né deve fare da contraltare il depotenziamento del
territorio piacentino». Sull'imposizione della fusione camerale «aggravata dal termine di 60
giorni entro cui concludere il processo», sottolinea come sia stato
proprio Foti a lanciare «un motivato grido d'allarme». E nell'assicurare personale impegno sulla
questione continua: «Diversi imprenditori mi hanno contattato
preoccupati in quanto lavorando anche per l'estero necessitano spesso di documenti e certificazioni rilasciati dalla Camera
di Commercio. Come sempre,
con una semplice norma il Governo giallo-rosso detta tempistiche e modalità senza farle precedere da un minimale confronto con i territori».
E infine: «Piacenza, in questi
anni, più volte è stata svuotata
delle proprie eccellenze e non
può sempre tollerare tutto questo. E' ora di invertire la tendenza perché il territorio piacentino ha comunque tutte le carte
in regola per essere protagonista - e non passivo destinatario
- del proprio futuro».
«Contenzioso in corso»
Interviene sulla vicenda camerale anche il presidente dell'Associazione Liberali piacentini
Antonino Coppolino: «C'è un argomento forte, decisivo anzi, per
ottenere il rinvio di ogni affrettata decisione governativa a proposito della (infausta) legge
sull'accorpamento delle Camere di commercio. È il grande contenzioso che è in corso, rispetto
alle proposte – spesso senza alcun senso né economico, né di
territorio – di Unioncamere».
Peraltro esistono convinzioni diverse e Coppolino le fa emergere: «Il problema è che un argomento del genere può invocarlo
solo chi è deciso a battersi per
non subire, un'altra volta ancora, la sudditanza a Parma. Chi si
batte invece per questa scelta, e
perfino sotto il profilo artistico,
non può certo farlo. La decisione che persone ed organizzazioni prenderanno al proposito sarà la cartina di tornasole della
reale condivisione di una aggregazione che veda Piacenza in prima fila e non nella consueta fila
del loggione».
Libertà