Lettera aperta al quotidiano Libertà del Sig. Giovanni Bongiorni.
ALLA CAMERA
Gentile direttore,
Tommaso Foti, per la quinta volta deputato
del Parlamento italiano in rappresentanza di
Piacenza, è intervenuto alla Camera nella discussione sulla relazione del premier Mario
Draghi, all'inizio di questa settimana, incorrendo, a un certo punto, in un lapsus linguae.
Volendo dire "campagna vaccinale", ha sostituito la doppia "c" con una "g". Sigmund Freud,
che li ha studiati accuratamente, giudica i lapsus interferenze dell'inconscio nella vita quotidiana cosciente. Un po' come quando ascoltiamo un programma alla radio e improvvisamente si intromette un'altra emittente, che
sta parlando d'altro. Molti si saranno messi a
ridere, ad esempio quelli a ciò sollecitati dai
conduttori di "Un giorno da pecora" (Radio
1), ma a ben considerare, questo lapsus rappresenta un messaggio di buon augurio. Il soggetto auspica che venga iniziata una campagna altrettanto necessaria di quella anti-Covid 19: quella pro incremento demografico,
ciò che porterebbe tanta gioia e tanto bene alla società. E i cui effetti collaterali sarebbero
tutt'altro che spiacevoli sia per le partecipanti che per i partecipanti. Ecco quale sarebbe il secondo "miracolo" di
Draghi, dopo quello di aver messo nel governo tutti i partiti (tranne quello di Foti, che però sa prendersi, appunto, le sue rivincite), come avviene usualmente nella vita politica svizzera, a quanto mi dicono. Circa l'auspicata -
non solo da lui - campagna fotiana, Giorgio
Gaber vi vedrebbe probabilmente un inconfondibile fattore di unità nazionale, un motivo per unirsi mettendo da parte quello che divide (spesso delle banalità). Nominando l'oggetto in questione con il suffisso -one, canta
che "resta sempre un'attrazione / che va bene per sinistra e destra". Il lapsus è allora una
chance, quella di lasciare i soliti cliché.
Nessuno si offenda. Il luogo del corpo femminile dal quale tutte e tutti veniamo non vuole
essere messo da parte, non vuole essere dimenticato. Un motivo ci sarà. Secondo il maestro Gustave Courbet è perchè é la nostra origine. Intitola infatti il quadro che lo raffigura
"L'origine du monde". Anche questo quadro
ha una storia rocambolesca. Courbet difatti
fu uno dei protagonisti della Comune di Parigi, il suo delegato alle Belle Arti e il responsabile dell'abbattimento della colonna Vendome, un monumento al bonapartismo e alla guerra. Il governo distruttore della Comune lo incarcerò e sequestrò i suoi quadri per
metterli all'asta e disperderli. Non so come,
ma "L'origine del mondo" divenne di proprietà del caposcuola dello strutturalismo e della
psicanalisi freudiana Jacques Lacan. Oggi si
trova al Musée de la Gare d'Orsay, a Parigi.
Giovanni Bongiorni - Gazzola
Libertà