Editoriale del Direttore di Libertà Pietro Visconti
Aggiunge il medesimo sindaco: ricordarsi tutti che lo scopo è evitare il peggio.
Se ci si dimentica questo, o
se si allontana a piacimento
la complessità dell'operazione-difesa, si apre la strada alla babele delle rivendicazioni scomposte che è l'ultima
cosa di cui c'è bisogno.
L'equazione che abbiamo
davanti è la seguente: a Natale, che é apoteosi di vicinanza non soltanto affettiva
ma personale, nel senso di
persone che desiderano stare accanto le une alle altre, il
maledetto virus quest'anno
richiede distanza. Ogni compromesso fa male al cuore.
Per moltissimi - mai dimenticarlo - fa male anche al portafoglio, e non è un modo un
po' volgare di dire guadagno
ma qui si allude al lavoro, al
reddito, al sostentamento, alla dignità economica. La verità è che ad ogni capitolo il
Covid-19 ci propone una sfida da equilibristi. Siamo una
città, una provincia, una nazione che finora hanno accettato con serietà questo
schema faticosissimo e obbligato. Bisogna darne merito soprattutto a chi ne paga
le conseguenze materiali,
quelli delle attività chiuse, i
"travolti" come abbiamo
scritto varie volte. L'usura
dello sforzo prolungato si fa
sentire, e si capisce. Può darsi che venga da qui l'urlo ribelle della consigliera comunale Soresi, esponente di
Fratelli d'Italia, che ha annunciato di voler violare le
restrizioni in nome del diritto dei figli di vedere i nonni a
Natale e viceversa, accompagnando il suo proposito con
uno sprezzante "fantocci" rivolto a chi governa l'Italia.
Soresi vuol pagare l'eventuale multa, poi dice che farà ricorso "e vediamo chi la vince". Toni garibaldini a volontà, insomma. L'apologia
dell'illegittimità da parte di
un'eletta nelle istituzioni colpisce. Perché sul diritto di denunciare l'"assurdità" di una
regola non ci piove e nel caso specifico io stesso potrei
essere d'accordo. Quel che
non quadra è reagire con il
fai-da-me.
Immaginatevi se dieci baristi
o ristoratori, o titolari di palestre, o gestori di teatri, dicessero io apro lo stesso perchè
da me non si può contagiare
nessuno, rispetto al massimo
i protocolli e cosa volete di
più. Non è accaduto, per fortuna. Anzi è accaduto che tre
o quattro ristoratori siano stati scoperti con tavoli in funzione, per cene non consentite, ma nessuno ha rivendicato nulla, anzi uno di loro si
è (meritoriamente) scusato a
viso aperto. Soltanto così, riconoscendosi nel gioco di
squadra anche quando lo
schema non piace, ce la possiamo fare. L'urlo social di Soresi pare abbia avuto un discreto seguito appunto tra i
frequentatori della rete.
Ha avuto l'appoggio (ne riferiamo in cronaca) del deputato Foti, leader locale del
partito della consigliera. I delusi e gli arrabbiati sono tanti ed è ovvio che un riflesso si
produca a livello di rappresentanti del popolo. C'è però
un'altra risposta al disagio, alle criticità dei provvedimenti
anti-contagio. E' quella della
sindaca Barbieri che, in consonanza significativa con il
governatore Bonaccini di
tutt'altra famiglia partitica,
giudica sì "assurdo" l'isolamento dei Comuni nei giorni
delle super-festività, ma al
contempo ricorda che le regole vanno rispettate anche
se non piacciono. Questa è la
strada della politica all'altezza del momento drammatico
che stiamo vivendo. Vedere i
problemi e cercare, insieme,
le possibili soluzioni.
Non sappiamo se il "ripensamento" sollecitato riguardo
alla trappola dei confini comunali troverà di qui a Natale uno sbocco pratico.
Combinare quel po' di felicità possibile in questo finale di
2020 con la guardia alta contro il virus è il desiderio di tutti. Però non ci si arriva con iniziative individuali, e dando
baldanzosamente appuntamento in tribunale per vedere chi ha ragione e chi ha torto. Occorre far prevalere il
senso di coesione, l'obbligo
dei doveri di solidarietà civica. In queste dieci giorni, poi,
la politica faccia il massimo
per adattare eventualmente
lo schema rigido del Dpcm di
venerdì in modo da ridurre le
sofferenze delle persone più
fragili. Può contare - io credo
- sullo spirito di disciplina larghissimamente maggioritario degli italiani, piacentini in
testa.
Libertà