Rassegna Stampa

Parco Pertite, strada sempre in salita altre indagini sul terreno 'avvelenato'

Data: 28/11/2020

Il Comune rivela: «Allarme cromo e arsenico» La Difesa, ancora proprietaria dell'area, sta facendo un piano per nuovi campionamenti

Viene sempre calendarizzato «entro il 2020 l'accordo per la cessione e la riconversione delle aree militari ex Pertite da destinarsi a parco urbano». Nonostante la realtà porti ben più distante. Basti dire che ancora è lontano dall'essere risolto il nodo della bonifica di un'area in cui sostanze inquinanti come cromo e arsenico superano le soglie di allarme. È quanto emerge dalla relazione sullo stato di attuazione dei programmi che accompagna la variazione di bilancio in corso di esame nelle aule consiliari. Nel capitolo sull'Urbanistica, sotto il titolo dedicato all'«obiettivo strategico» della destinazione a parco della Pertite, si fa il punto della situazione indicando ancora l'orizzonte del 2020 per l'accordo con la Difesa proprietaria dell'area volto a «potenziare le risorse ambientali della città», tratteggiando però un quadro assai indefinito del «confronto» da tempo avviato «con le autorità competenti». Di mezzo ci si è messa anche l'emergenza sanitaria che ha fatto slittare al 3 luglio scorso, e in videoconferenza, l'incontro programmato a Piacenza per il febbraio 2020 con Parco Pertite, strada sempre in salita altre indagini sul terreno "avvelenato" militari e Arpae (Agenzia regionale per la prevenzione, l'ambiente e l'energia). In quell'occasione, informa la relazione del Comune, «il ministero della Difesa si è dichiarato disposto a effettuare ulteriori approfondimenti con oneri aggiuntivi a proprio carico per un'ulteriore bonifica» dell'area (destinata a verde pubblico). E' stato «concordato» che la Difesa, che della Pertite rimane sempre la proprietaria, resasi «disponibile a effettuare ulteriori campionamenti dei terreni, presenterà una proposta di Piano di lavoro da vagliare e condividere con i soggetti partecipanti all'incontro». 

Monitorati 60 punti 
«A partire dal campionamento già effettuato e basato su una maglia di 60 punti indagati», specificano le carte, «si dovrà esaminare con particolare dettaglio le zone nelle quali era stato accertato il superamento dei limiti imposti dalla normativa di settore per alcuni inquinanti (cromo e arsenico). Al momento è stato comunicato che il ministero della Difesa ha provveduto a redigere bozza del piano degli ulteriori interventi concordati lo scorso 3 luglio che, dopo il perfezionamento, sarà sottoposto alla condivisione di Comune e Arpae. A valle di ciò, si potranno effettuare gli interventi». Questo l'aggiornamento al 30 settembre scorso riportato nella relazione sull'attuazione dei programmi. E da allora non risultano novità. Anche perché il colonnello Andrea Riccardo Agnella, che nella task force per la valorizzazione e dismissione degli immobili della Difesa - tra i quali la Pertite è da tempo ricompresa - sovrintende al versante ambientale, è tornato solo in questi giorni da una missione in Libano. C'era lui a Piacenza il 20 febbraio 2018 a illustrare alle autorità e alla stampa i rilevamenti che si era deciso di effettuare tra i 280mila metri quadrati del sito militare nato nel 1911 come officine di artiglieria, utilizzato per anni per l'assemblaggio di proiettili e nell'ultima fase come magazzino di materiali pesanti. Carotaggi in 60 punti tra i 15 e i 20 centimetri di profondità, alla ricerca tanto di sostanze organiche-chimiche connesse alla lavorazione di esplosivi quanto di metalli pesanti quali piombo, mercurio, arsenico, cadmio, antimonio, nonché idrocarburi considerate le corse dei carri armati che ancora vengono lanciati a 50 chilometri orari sugli sterrati della pista-prove di circa 1,5 chilometri presente nell'area. 

L'inchiesta sui rifiuti abusivi 
Ma non solo sostanze legate alla ordinaria attività svolta erano le potenziali ricercate. Da una dozzina d'anni sulla Pertite aleggia l'inchiesta per smaltimento abusivo di rifiuti che aveva coinvolto l'ex direttore dell'Arsenale, Giuliano Taddei, conclusasi senza condanne per l'intervenuta prescrizione (fatti risalenti al 2004), e che però ebbe come effetto la rimozione di una serie di materiali che in un punto della Pertite erano stati conferiti senza autorizzazione. Fatto sta che nel luglio 2018, agli esiti della prima fase dei rilevamenti (20 su 60), la Difesa fece sapere che era «escluso qualsisasi tipo di contaminazione», dunque non serviva alcuna bonifica.

Il monito di Arpae 
Sulla successiva fase di indagine calò il silenzio. Fino a quando, un anno dopo, emerse un documento di Arpae che, analisi dei militari alla mano, avvertiva di certi superamenti (cadmio e mercurio) che, se confermati con carotaggi a maggiore profondità, avrebbero impedito la destinazione a verde pubblico della Pertite. Di qui la richiesta di ulteriori indagini che l'onorevole Tommaso Foti (Fdi) fece sua con una interrogazione alla Difesa. In quell'estate del 2019 si apprese di sopralluoghi e rilevamenti alla presenza anche di tecnici di Arpae. Avvolti da stretto riserbo. Fino all'informativa di oggi del Comune, allegata alla variazione di bilancio, in cui, con l'allarme cromo e arsenico, emerge l'effettiva necessità di ulteriori indagini. 

La pista prova carri armati 
Su un differente binario si gioca l'altra condizione per far liberare dai militari la Pertite e cederla al Comune: la ricerca di un sito alternativo dove spostare la pista-prove dei carri armati. Le ultime informazioni indicano un'altra area militare, sin qui top secret. A carico del Comune i costi di realizzazione.

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