IL VICEMINISTRO MORELLI SPOSA IL PROGETTO SUL RUDERE, I SINDACI SI RIBELLANO
Nessun dietrofront ieri a Roma. Il viceministro
delle infrastrutture Alessandro Morelli è stato chiaro, rispondendo all'interrogazione del deputato Tommaso Foti (Fd'I): il ponte Lenzino si rifà lì dove c'era il vecchio, quello crollato il 3 ottobre. La
relazione letta da Morelli ribadisce
quanto già detto da Anas e Soprintendenza senza però rispondere al le domande dei sindaci riuniti in un comitato capace di ottenere oltre 1.500 adesioni in poche ore, per
chiedere che «il futuro ponte sia realizzato più a
monte, fuori dalle frane, raddrizzando le curve pericolose». L'onorevole Foti replica al viceministro: «Il parere della Soprintendenza sarà anche importante, ma è illogico». Il sindaco di Cerignale, Massimo Castelli, sbotta: «Basta relazioni sterili. Faccio appello a tutti. Andiamo al ponte
e protestiamo».
Nessun dietrofront a Roma, il ponte si rifà lì
Castelli: «Basta, tutti a Lenzino a protestare»
Il viceministro Morelli: «Ricostruzione sul
tracciato del vecchio viadotto».
L'onorevole
Foti: «Ma questo è totalmente illogico»
<<Quanto al progetto definitivo, che sarà costruito mantenendo
il tracciato esistente, Anas conferma di avere avviato le attività progettuali attenendosi al parere vincolante della Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio»,
è stata la risposta del viceministro
Morelli ieri alle ore 13 alla interrogazione dell'onorevole Foti: , e poi
Morelli ha ripetuto quello che la
valle si è già sentita dire, e cioè che
«dopo aver rimosso le macerie, il
progetto prevede un restauro delle spalle, dell'arcata e delle due pile esistenti». Sul perché il progetto costi 21 milioni di euro, e quello invece che vorrebbero i sindaci costi meno, nessuna risposta,
neppure sul perché venga scelta l'ipotesi che «finisce in una curva
a novanta gradi», ha ribadito dal
parlamentare Foti. Viene invece
sottolineato dal viceministro in
commissione che «si prevede
inoltre la realizzazione di una
nuova pila centrale che, come il
nuovo impalcato, dovrebbe avere continuità con l'opera esistente al fine di mitigare l'impatto paesaggistico e valorizzare il manufatto esistente». Perché in una zona di frana? Perché i costi inizialmente indicati a ottobre erano di
10 milioni e ora sono 21? Le domande restano senza risposta. Il
sottosegretario va avanti, ribadisce le date, il progetto finisce a febbraio 2022 e l'opera a marzo 2023.
Perché così tanto per un ponte di
80 metri? Non si sa. «Ci tengo infine a esprimere l'attenzione mia
e del ministero rispetto agli interventi che riguardano il ponte di
Lenzino e le relative scelte progettuali», chiude però il viceministro.
Quello che aveva chiesto Foti, a
nome dei sindaci, era invece un
passo di lato del governo, per riaprire il dialogo sulle ipotesi progettuali. Foti ha anche ricordato
il recente intervento dell'ex ministra Paola De Micheli, che aveva
annunciato il possibile ricorso
all'articolo 5 della legge 400 del
1988 per superare il conflitto tra il
ministero dei beni culturali e quello delle infrastrutture: «A
questo punto evidentemente non
c'è dissenso tra i due ministeri, se
il ministero delle infrastrutture
non ha opposto resistenza al parere vincolante della Soprintendenza. Se avesse opposto resistenza ne risulterebbe almeno
traccia da qualche parte. Mi rivolgo al governo, tenete presente che
il parere della Soprintendenza sarà anche fondamentale, ma si sta
facendo un'operazione totalmente illogica. I consigli dei cittadini e
dei sindaci migliorerebbero le
curve pericolose, spendendo meno. Il ministero delle infrastrutture prenda posizione, rivenda il
consenso espresso dalla Soprintendenza in precedenza e in un
confronto serrato si valutino soluzioni più funzionali». Incassato
l'ennesimo "Avanti" dal ministero, questa volta il sindaco di Cerignale Castelli prepara gli striscioni, esattamente come fece più dieci anni fa (era il2010), quando
chiedeva il restauro del ponte ma
invano e allora appese la scritta "Il
ponte della vergogna" al viadotto poi crollato lo scorso 3 ottobre: «Ci
faremo promotori di una pacifica
protesta da concordare con gli oltre mille aderenti al comitato. Ci
sono enti che non sanno dove viviamo, non conoscono i nostri
problemi e ci passano sopra la testa, senza tenere conto del nostro
contesto, dello spopolamento che
avanza. Vogliono solo costringerci a restare nell'isolamento, non
ci consentono di svoltare». Castelli lancia ufficialmente un appello: «Chiedo a tutte le forze politiche di prendersi a cuore la nostra battaglia per una visione della
montagna diversa, proiettata al
futuro, strategica. Siamo pronti alla manifestazione, la concorderemo ovviamente nel rispetto delle
distanze, con le mascherine, e
chiedendo i doverosi permessi.
Ma la faremo, sul ponte, per testimoniare che siamo stanchi di chi
ci passa sopra la testa, come se
non esistessimo e non avessimo
la forza di chi conosce centimetro per centimetro questa nostra
terra spezzata ma ancora - statene certi - piena di dignità».
Libertà