Rassegna Stampa

Quanta distanza tra Roma e il Lenzino

Data: 09/04/2021

IL VICEMINISTRO MORELLI SPOSA IL PROGETTO SUL RUDERE, I SINDACI SI RIBELLANO

Nessun dietrofront ieri a Roma. Il viceministro delle infrastrutture Alessandro Morelli è stato chiaro, rispondendo all'interrogazione del deputato Tommaso Foti (Fd'I): il ponte Lenzino si rifà lì dove c'era il vecchio, quello crollato il 3 ottobre. La relazione letta da Morelli ribadisce quanto già detto da Anas e Soprintendenza senza però rispondere al le domande dei sindaci riuniti in un comitato capace di ottenere oltre 1.500 adesioni in poche ore, per chiedere che «il futuro ponte sia realizzato più a monte, fuori dalle frane, raddrizzando le curve pericolose». L'onorevole Foti replica al viceministro: «Il parere della Soprintendenza sarà anche importante, ma è illogico». Il sindaco di Cerignale, Massimo Castelli, sbotta: «Basta relazioni sterili. Faccio appello a tutti. Andiamo al ponte e protestiamo».

Nessun dietrofront a Roma, il ponte si rifà lì 
Castelli: «Basta, tutti a Lenzino a protestare»

Il viceministro Morelli: «Ricostruzione sul tracciato del vecchio viadotto». 
L'onorevole Foti: «Ma questo è totalmente illogico»

<<Quanto al progetto definitivo, che sarà costruito mantenendo il tracciato esistente, Anas conferma di avere avviato le attività progettuali attenendosi al parere vincolante della Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio», è stata la risposta del viceministro Morelli ieri alle ore 13 alla interrogazione dell'onorevole Foti: , e poi Morelli ha ripetuto quello che la valle si è già sentita dire, e cioè che «dopo aver rimosso le macerie, il progetto prevede un restauro delle spalle, dell'arcata e delle due pile esistenti». Sul perché il progetto costi 21 milioni di euro, e quello invece che vorrebbero i sindaci costi meno, nessuna risposta, neppure sul perché venga scelta l'ipotesi che «finisce in una curva a novanta gradi», ha ribadito dal parlamentare Foti. Viene invece sottolineato dal viceministro in commissione che «si prevede inoltre la realizzazione di una nuova pila centrale che, come il nuovo impalcato, dovrebbe avere continuità con l'opera esistente al fine di mitigare l'impatto paesaggistico e valorizzare il manufatto esistente». Perché in una zona di frana? Perché i costi inizialmente indicati a ottobre erano di 10 milioni e ora sono 21? Le domande restano senza risposta. Il sottosegretario va avanti, ribadisce le date, il progetto finisce a febbraio 2022 e l'opera a marzo 2023. Perché così tanto per un ponte di 80 metri? Non si sa. «Ci tengo infine a esprimere l'attenzione mia e del ministero rispetto agli interventi che riguardano il ponte di Lenzino e le relative scelte progettuali», chiude però il viceministro. Quello che aveva chiesto Foti, a nome dei sindaci, era invece un passo di lato del governo, per riaprire il dialogo sulle ipotesi progettuali. Foti ha anche ricordato il recente intervento dell'ex ministra Paola De Micheli, che aveva annunciato il possibile ricorso all'articolo 5 della legge 400 del 1988 per superare il conflitto tra il ministero dei beni culturali e quello delle infrastrutture: «A questo punto evidentemente non c'è dissenso tra i due ministeri, se il ministero delle infrastrutture non ha opposto resistenza al parere vincolante della Soprintendenza. Se avesse opposto resistenza ne risulterebbe almeno traccia da qualche parte. Mi rivolgo al governo, tenete presente che il parere della Soprintendenza sarà anche fondamentale, ma si sta facendo un'operazione totalmente illogica. I consigli dei cittadini e dei sindaci migliorerebbero le curve pericolose, spendendo meno. Il ministero delle infrastrutture prenda posizione, rivenda il consenso espresso dalla Soprintendenza in precedenza e in un confronto serrato si valutino soluzioni più funzionali». Incassato l'ennesimo "Avanti" dal ministero, questa volta il sindaco di Cerignale Castelli prepara gli striscioni, esattamente come fece più dieci anni fa (era il2010), quando chiedeva il restauro del ponte ma invano e allora appese la scritta "Il ponte della vergogna" al viadotto poi crollato lo scorso 3 ottobre: «Ci faremo promotori di una pacifica protesta da concordare con gli oltre mille aderenti al comitato. Ci sono enti che non sanno dove viviamo, non conoscono i nostri problemi e ci passano sopra la testa, senza tenere conto del nostro contesto, dello spopolamento che avanza. Vogliono solo costringerci a restare nell'isolamento, non ci consentono di svoltare». Castelli lancia ufficialmente un appello: «Chiedo a tutte le forze politiche di prendersi a cuore la nostra battaglia per una visione della montagna diversa, proiettata al futuro, strategica. Siamo pronti alla manifestazione, la concorderemo ovviamente nel rispetto delle distanze, con le mascherine, e chiedendo i doverosi permessi. Ma la faremo, sul ponte, per testimoniare che siamo stanchi di chi ci passa sopra la testa, come se non esistessimo e non avessimo la forza di chi conosce centimetro per centimetro questa nostra terra spezzata ma ancora - statene certi - piena di dignità».

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