Rassegna Stampa

La Lega: 'Ora l'Emilia, si voti a novembre'

Data: 11/06/2019

L'exploit 
Al centrosinistra vanno 8 Comuni su 13 ai ballottaggi ma il Carroccio espugna anche Forlì 
Salvini: «La musica è cambiata» 

LA LEGA 
La Lega: «Ora in Emilia, si voti a novembre» 
Dopo la clamorosa vittoria a Ferrara, il sindaco Alan Fabbri lancia Borgonzoni: può correre da governatore 

La Lega espugna le roccaforti rosse Ferrara e Forli. E si prende anche Copparo e Mirandola. «Ora puntiamo alla Regione». 
E Lucia Borgonzoni incalza viale Aldo Moro: «Si deve votare a novembre». 

La Borgonzoni ha fretta: «Si deve votare a novembre» 
Morrone: «Il Pd è un gigante sempre più fragile» 

Regionali, Salvini suona la carica «In Emilia la musica è cambiata» 

Rapporti di forza 
Sui 13 Comuni, 8 sono andati al centrosinistra e 4 al centrodestra: ma tra essi Ferrara e Forlì 
Il Pd è riuscito a difendere 8 Comuni su 13 ai ballottaggi. Ma ha perso, per mano del centrodestra, che di Comuni ne ha conquistati in tutto 4 (solo Casalgrande, a Reggio Emilia, è andato a un civico), due pezzi da novanta dell'Emilia-Romagna: Ferrara e Forlì, da sempre roccaforti del centrosinistra. E adesso la Lega, che ha colorato di verde terre da sempre tinte di rosso, inevitabilmente guarda avanti e studia la strategia per espugnare anche il fortino di viale Aldo Moro. Le Regionali, previste in autunno, sono vicine e la presa di Ferrara, che ha scelto Alan Fabbri come suo sindaco dopo 74 anni di predominio della sinistra, e di Fora, in cui dopo 50 anni di guida «rossa» la scelta è caduta su Gian Luca Zattini del centrodestra, ha galvanizzato il Carroccio. A partire dal suo leader, il vicepremier Matteo Salvini che ieri ha aperto la sua giornata post ballottaggi con un messaggio su Facebook: «Dopo 70 anni a Ferrara, Fora e tante altre città dove governava da sempre la sinistra da oggi cambia la musica». Salvini, la vittoria anche in terra emiliano-romagnola, se la spiega così: «C'è voglia di buona amministrazione, buon senso, sicurezza e trasparenza». Alan Fabbri, il sindaco con il codino, che in provincia di Ferrara aveva già guidato per dieci anni il Comune di Bondeno prima di diventare il leader dei leghisti nel parlamentino di Viale Aldo Moro, in realtà sulle Regionali è cauto. «La Lega — ha detto dopo la consacrazione — ha ottenuto risultati importanti anche ai ballottaggi, ma vincere la Regione il prossimo autunno sarà dura. Non c'è mai nulla di scontato, Bonaccini lo conosco e so che sarà dura vincere». Lucia Borgonzoni, che Salvini ha voluto a Roma come sottosegretario ai Beni culturali, potrebbe essere il nome da spendere. «Lucia può essere sicuramente una persona — ha detto Fabri—. Dovrà essere un candidato che possa portare avanti un programma elettorale, nei prossimi mesi lavoreremo per trovare una soluzione politica per vincere queste elezioni». Lei, Lucia Borgonzoni, l'altra notte era al quartier generale di Fabbri a festeggiare. «Ferrara è il primo passo per mandare a casa il Pd e che ci porta alla Regione», ha detto il sottosegretario. Che ieri è andata in pressing su Viale Aldo Moro: «Si deve andare al voto a novembre: sarebbe assurdo affrontare una nuova legge di Bilancio senza prima chiedere ai cittadini da chi vogliano essere governati e quali politiche vogliano per la loro Regione». Che sia lei o meno la candidata del Carroccio alle Regionali, in casa leghista ora iniziano davvero a crederci. «Non sarà facile — ha detto ieri anche Jacopo Morrone, segretario della Lega romagnola e sottosegretario alla Giustizia — ma l'Emilia-Romagna è assolutamente contendibile. Salvini è riuscito a infondere a livello regionale gli stessi effetti positivi raggiunti a livello nazionale. In Emilia-Romagna si dimostra che il Pd è un gigante con i piedi sempre più di argilla. Nel senso che ancora può contare su una consistente ramificazione del potere e del controllo dell'elettorato, ma progressivamente sta perdendo appeal e consenso. Il Pd è un partito strutturalmente vecchio e stantio». La stoccata ai dem, ieri, è arrivata anche dal senatore di Centristi per l'Europa, Pier Ferdinando Casini, che alle elezioni amministrative del 2018 si era candidato nel collegio uninominale di Bologna sostenuto anche dallo stesso Pd: «Se il Pd — ha detto ieri — coltiva l'illusione dell'autosufficienza sbaglia clamorosamente. In Emilia-Romagna per fortuna Modena e Reggio Emilia sono andate bene, ma Ferrara e Forlì hanno segnato un'inedita vittoria del centrodestra. Bonaccini è stato uno dei migliori governatori, però chi non teme in questo caso è un pazzo». Ferrara e Forlì, tra l'altro, non sono gli unici Comuni espugnati dal centrodestra ai ballottaggi. Ci sono anche Copparo, sempre nel Ferrarese, e Mirandola, in provincia di Modena. «Successi clamorosi — ha detto ieri il parlamentare di Fratelli d'Italia Tommaso Foti — che si aggiungono a quelli di due settimane fa a Sassuolo e in un significativo numero di Comuni sotto i 15 mila abitanti, che anticipano di qualche mese quello che potrà essere il successo del centrodestra alle prossime elezioni regionali. Dobbiamo lavorare con determinazione per cambiare colore politico all'Emilia-Romagna». Canta vittoria e guarda a Viale Aldo Moro anche il commissario di Forza Italia in regione, Galeazzo Bignami: «Forlì, Ferrara, Mirandola, Copparo. Abbiamo vinto in roccaforti rosse che parevano inespugnabili. Ora abbiamo solo un obiettivo: vincere in Emilia-Romagna. Solo uniti ce la possiamo fare».

Corriere di Bologna

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