Viaggio nelle case dei dem, del Carroccio e di Fratelli d'Italia
«Bonaccini contro un leader nazionale è stato incredibile». «Non è finita»
Le reazioni intorno alla mezzanotte
A dominare ancora scaramanzie e volti
tirati.
Le bottiglie ancora da stappare
Gli appelli alla scaramanzia, i
volti tirati, l'attesa febbrile. E' stata una domenica storica per la politica piacentina impegnata per
ore a interrogarsi: vincerà Bonaccini o la Borgonzoni? La Lega o il
Pd? Quale sarà l'effetto Sardine?
E il voto disgiunto?
Al termine di una giornata caratterizzata da una straordinaria incertezza - mai vista da queste parti in cinquant'anni di storia quando in palio c'è stata la Regione - ieri sera appena dopo mezzanotte
mancava ancora la sentenza definitiva: nonostante le prime
proiezioni favorevoli al governatore uscente Stefano Bonaccini
era ancora troppo presto per lasciarsi andare all'euforia. Anche
se è in casa Pd che i volti tesi lasciavano pian piano spazio ai sorrisi. Tutta da raccontare l'atmosfera che si respirava ieri sera nei
quartier generali dei principali
partiti.
In casa dem
Alla sede del Pd di via Roma i pasticcini restano coperti fino a notte. «Solo per scaramanzia», chiariscono tutti. «Ci sembrano scene già viste, exit poll favorevoli, poi
però... aspettiamo dai», aggiungono incrociando le dita i democratici. Ci sono i candidati Benedetta Scagnelli e Gigi Molinari, ci
sono i consiglieri Giorgia Buscarini (ha la febbre, ma c'è) e Stefano Cugini, poi le "vedette di quartiere" Carlo Berra e Bernardo Carli, Federico Sichel, Benedetta e
Marcello Petrini, Betty Rapetti e il
segretario Silvio Bisotti, poi anche
altri, si entra e si esce, chi passa e
saluta. Chi dice: «Allora è fatta?".
L'ex parlamentare Marco Bergonzi è eloquente. «Salvini? È andato
in Calabria. Sennò figurati, se vedeva che stava vincendo in Emilia-Romagna si stava già spazzolando le gengive in piazza Maggiore». E alle 23.30 la tensione inizia a diventare speranza, inchiodati alla diretta tv di Chicco
Mentana e telefonini alla mano.
«Beh potremmo anche aprire almeno le noccioline», propone Sichel sdoganando ufficialmente
ogni gesto scaramantico. Gigi Molinari tenta di parlare di Ronaldo,
alla fine l'ha partita l'hanno guardata tutti lo stesso. La Repubblica e l'Espresso sul tavolo, tra la torta di Vigolo che tutti sperano di
mangiare stappando il vino. Alle
23.36 però scatta l'applauso. «È
fatta, Bonaccini è avanti». «Una
giornata epica», dice Cugini. «Secondo me è un ritorno a sinistra,
prevale il noi e non l'io». «Gli emiliani non si fanno fregare, ma forse a Piacenza vincerà il centrodestra lo stesso... mah... valli a capire», aggiunge Berra. Loris Caragnano: «Bonaccini contro un leader nazionale è stato incredibile.
Un plauso alla sua campagna
elettorale». L'effetto sardine: «Il risveglio della coscienza della sinistra», precisa Caragnano. Si taglia
la torta anche se non è nemmeno
mezzanotte. Ci siamo: «Però è
presto. Speriamo», dice Scagnelli. «La partita è tesa e tirata, dobbiamo anche analizzare i dati locali, la partita è aperta», concorda Molinari.
La Lega predica calma
Clima di grande attesa anche in
casa Lega Nord. Nella sede di via
Vaciago i maggiorenti e i militanti del partito si danno appuntamento verso la mezzanotte. Si
presentano alla spicciolata. C'è il
commissario provinciale Corrado Pozzi, ci sono i parlamentari
Elena Murelli e Pietro Pisani, ci sono sindaci e amministratori. Poi
arrivano anche i quattro candidati Valentina Stragliati, Lorella Cappucciati, Matteo Rancan e Stefano Cavalli, fino a pochi minuti prima impegnati nelle rispettive sezioni insieme a tutto il plotone dei
rappersentanti di lista piazzati in
ogni seggio per il timore di brogli.
I numeri dicono che il sogno leghista di prendersi l'Emilia Romagna potrebbe scivolare. Ma è presto e nessuno si lascia prendere
da uno sconforto che sarebbe giudicato prematuro. Matteo Rancan
non perde perciò la fiducia. «I primi exit poll - dice - parlano comunque di un testa a testa. Già in
altre regioni gli exit poll ci hanno
sempre sottostimato come coalizione e candidato alla presidenza. Restiamo quindi speranzosi»
L'analisi dei dati in Fdi
Mancano dieci minuti alle ventitré quando alla sede di Fratelli
d'Italia di via Stradella arriva un
messaggio della senatrice Daniela Santanchè. Dice di prepararsi
a brindare - sostiene qualcuno,
ma poi ritratta. Gli exit poll non
autorizzano ad essere così ottimisti. Si cerca di capire - innanzitutto - dove possano andare i voti dei
delusi del Movimento 5 Stelle. A
Piacenza crede che andranno più
al centrodestra un attivista, Filippo Galba, che è anche consigliere comunale a Travo, «ma in Emilia-Romagna non è così convinto che accada altrettanto. Quel
27% alle ultime Politiche del 2018
dei 5Stelle in Emilia - dice - rischia
di premiare il centrosinistra».
L'ex consigliere comunale Marco
Colosimo accende la tivù per seguire gli aggiornamenti minuto
per minuto, proprio mentre arriva in sede l'assessore comunale
Marco Tassi. «Il dato sull'affluenza è rilevante ma ancora tutto da
valutare. Già il fatto che il centrodestra sia arrivato a un testa a testa è un grosso successo».
C'è anche Federica Amorevoli che
fino a qualche anno fa militava nel
Pd e ora - dopo un incontro a Roma con la Meloni - ha deciso di
confluire in Fdi, in cui ha fondato
il Gruppo Donne.
«Il Pd è ormai un partito inesistente, a livello morale tanto
quanto sociale" dice ricordando
l'esperienza politica della candidatura alle ultime amministrative con gli avversari di oggi. "Mi sono trovata male anche dal punto
di vista personale. Non ho avuto
alcun tipo di appoggio».
Eppure la soddisfazione per un
partito che alle ultime regionali
ha fatto segnare l'1,92 per cento e
ora sogna la doppia cifra, e' tanta.
«Siamo assolutamente soddisfatti di essere arrivati fin qui. Gardini, Meloni, La Russa hanno tifato
per noi ed appoggiato i nostri candidati. Ad oggi la realtà di tutti i
giorni e' per molto penosa. Per
questo in tanti hanno premiato la
discontinuità. Lo stesso Bonaccini ha rinnegato il suo stesso partito in campagna elettorale non
esponendone il simbolo sui manifesti elettorali. Da noi c'è il riconoscimento di un leader a cui fare riferimento. Il rispetto si guadagna dando rispetto». Era presente il candidato Giancarlo Tagliaferri che non voleva ancora lasciarsi andare a dichiarazioni.
Poco dopo mezzanotte ecco arrivare anche Tommaso Foti. La notte è ancora lunga.
Libertà