Rassegna Stampa

Primi sorrisi al Pd, la Lega: calma notte di attesa nelle sedi di partito

Data: 27/01/2020

Viaggio nelle case dei dem, del Carroccio e di Fratelli d'Italia
«Bonaccini contro un leader nazionale è stato incredibile». «Non è finita»

Le reazioni intorno alla mezzanotte 
A dominare ancora scaramanzie e volti tirati. 
Le bottiglie ancora da stappare 

Gli appelli alla scaramanzia, i volti tirati, l'attesa febbrile. E' stata una domenica storica per la politica piacentina impegnata per ore a interrogarsi: vincerà Bonaccini o la Borgonzoni? La Lega o il Pd? Quale sarà l'effetto Sardine? E il voto disgiunto? Al termine di una giornata caratterizzata da una straordinaria incertezza - mai vista da queste parti in cinquant'anni di storia quando in palio c'è stata la Regione - ieri sera appena dopo mezzanotte mancava ancora la sentenza definitiva: nonostante le prime proiezioni favorevoli al governatore uscente Stefano Bonaccini era ancora troppo presto per lasciarsi andare all'euforia. Anche se è in casa Pd che i volti tesi lasciavano pian piano spazio ai sorrisi. Tutta da raccontare l'atmosfera che si respirava ieri sera nei quartier generali dei principali partiti.

In casa dem 
Alla sede del Pd di via Roma i pasticcini restano coperti fino a notte. «Solo per scaramanzia», chiariscono tutti. «Ci sembrano scene già viste, exit poll favorevoli, poi però... aspettiamo dai», aggiungono incrociando le dita i democratici. Ci sono i candidati Benedetta Scagnelli e Gigi Molinari, ci sono i consiglieri Giorgia Buscarini (ha la febbre, ma c'è) e Stefano Cugini, poi le "vedette di quartiere" Carlo Berra e Bernardo Carli, Federico Sichel, Benedetta e Marcello Petrini, Betty Rapetti e il segretario Silvio Bisotti, poi anche altri, si entra e si esce, chi passa e saluta. Chi dice: «Allora è fatta?". L'ex parlamentare Marco Bergonzi è eloquente. «Salvini? È andato in Calabria. Sennò figurati, se vedeva che stava vincendo in Emilia-Romagna si stava già spazzolando le gengive in piazza Maggiore». E alle 23.30 la tensione inizia a diventare speranza, inchiodati alla diretta tv di Chicco Mentana e telefonini alla mano. «Beh potremmo anche aprire almeno le noccioline», propone Sichel sdoganando ufficialmente ogni gesto scaramantico. Gigi Molinari tenta di parlare di Ronaldo, alla fine l'ha partita l'hanno guardata tutti lo stesso. La Repubblica e l'Espresso sul tavolo, tra la torta di Vigolo che tutti sperano di mangiare stappando il vino. Alle 23.36 però scatta l'applauso. «È fatta, Bonaccini è avanti». «Una giornata epica», dice Cugini. «Secondo me è un ritorno a sinistra, prevale il noi e non l'io». «Gli emiliani non si fanno fregare, ma forse a Piacenza vincerà il centrodestra lo stesso... mah... valli a capire», aggiunge Berra. Loris Caragnano: «Bonaccini contro un leader nazionale è stato incredibile. Un plauso alla sua campagna elettorale». L'effetto sardine: «Il risveglio della coscienza della sinistra», precisa Caragnano. Si taglia la torta anche se non è nemmeno mezzanotte. Ci siamo: «Però è presto. Speriamo», dice Scagnelli. «La partita è tesa e tirata, dobbiamo anche analizzare i dati locali, la partita è aperta», concorda Molinari.  

La Lega predica calma 
Clima di grande attesa anche in casa Lega Nord. Nella sede di via Vaciago i maggiorenti e i militanti del partito si danno appuntamento verso la mezzanotte. Si presentano alla spicciolata. C'è il commissario provinciale Corrado Pozzi, ci sono i parlamentari Elena Murelli e Pietro Pisani, ci sono sindaci e amministratori. Poi arrivano anche i quattro candidati Valentina Stragliati, Lorella Cappucciati, Matteo Rancan e Stefano Cavalli, fino a pochi minuti prima impegnati nelle rispettive sezioni insieme a tutto il plotone dei rappersentanti di lista piazzati in ogni seggio per il timore di brogli. I numeri dicono che il sogno leghista di prendersi l'Emilia Romagna potrebbe scivolare. Ma è presto e nessuno si lascia prendere da uno sconforto che sarebbe giudicato prematuro. Matteo Rancan non perde perciò la fiducia. «I primi exit poll - dice - parlano comunque di un testa a testa. Già in altre regioni gli exit poll ci hanno sempre sottostimato come coalizione e candidato alla presidenza. Restiamo quindi speranzosi»

L'analisi dei dati in Fdi 
Mancano dieci minuti alle ventitré quando alla sede di Fratelli d'Italia di via Stradella arriva un messaggio della senatrice Daniela Santanchè. Dice di prepararsi a brindare - sostiene qualcuno, ma poi ritratta. Gli exit poll non autorizzano ad essere così ottimisti. Si cerca di capire - innanzitutto - dove possano andare i voti dei delusi del Movimento 5 Stelle. A Piacenza crede che andranno più al centrodestra un attivista, Filippo Galba, che è anche consigliere comunale a Travo, «ma in Emilia-Romagna non è così convinto che accada altrettanto. Quel 27% alle ultime Politiche del 2018 dei 5Stelle in Emilia - dice - rischia di premiare il centrosinistra». L'ex consigliere comunale Marco Colosimo accende la tivù per seguire gli aggiornamenti minuto per minuto, proprio mentre arriva in sede l'assessore comunale Marco Tassi. «Il dato sull'affluenza è rilevante ma ancora tutto da valutare. Già il fatto che il centrodestra sia arrivato a un testa a testa è un grosso successo». C'è anche Federica Amorevoli che fino a qualche anno fa militava nel Pd e ora - dopo un incontro a Roma con la Meloni - ha deciso di confluire in Fdi, in cui ha fondato il Gruppo Donne. «Il Pd è ormai un partito inesistente, a livello morale tanto quanto sociale" dice ricordando l'esperienza politica della candidatura alle ultime amministrative con gli avversari di oggi. "Mi sono trovata male anche dal punto di vista personale. Non ho avuto alcun tipo di appoggio». Eppure la soddisfazione per un partito che alle ultime regionali ha fatto segnare l'1,92 per cento e ora sogna la doppia cifra, e' tanta. «Siamo assolutamente soddisfatti di essere arrivati fin qui. Gardini, Meloni, La Russa hanno tifato per noi ed appoggiato i nostri candidati. Ad oggi la realtà di tutti i giorni e' per molto penosa. Per questo in tanti hanno premiato la discontinuità. Lo stesso Bonaccini ha rinnegato il suo stesso partito in campagna elettorale non esponendone il simbolo sui manifesti elettorali. Da noi c'è il riconoscimento di un leader a cui fare riferimento. Il rispetto si guadagna dando rispetto». Era presente il candidato Giancarlo Tagliaferri che non voleva ancora lasciarsi andare a dichiarazioni. Poco dopo mezzanotte ecco arrivare anche Tommaso Foti. La notte è ancora lunga. 

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