Numero: 4279
Soggetto: ASSESSORATO POLITICHE PER LA SALUTE
Data Risposta: 26/04/2017
Per sapere, premesso che: -
la Regione Lombardia e la Regione Emilia-Romagna, facendo seguito a due segnalazioni anonime risalenti alla fine del 2015, di cui una soltanto recapitata al Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza della nostra Regione, relative a possibili irregolarità nella gestione di alcune attività dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell'Emilia-Romagna (IZSLER), hanno concordemente avviato una verifica ispettiva finalizzata all'individuazione di eventuali irregolarità;
la Regione Lombardia, territorialmente competente, ha formalizzato la costituzione di un Gruppo di lavoro, a cui hanno partecipato due funzionari della Regione Emilia Romagna;
il Gruppo di lavoro ha concluso la verifica in data 15 dicembre 2016 redigendo una documentata Relazione conclusiva delle verifiche ispettive e di audit svolte presso I'IZSLER che è stata trasmessa dal Dirigente del Sistema dei controlli, prevenzione della corruzione, trasparenza e privacy officer della Regione Lombardia ed al Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza della Regione Emilia Romagna che ha inoltrato la Relazione alla Giunta regionale in data 1 febbraio 2017;
gli esiti della verifica, sono stati inoltre trasmessi dalla Regione Lombardia alla Procura della Repubblica di Brescia ed alla Corte dei Conti di Milano, territorialmente competenti, nonché al Ministero della Salute, in considerazione del fatto che l'Istituto rientra tra quelli vigilati dal Ministero stesso. Gli esiti sono stati anche trasmessi al Consiglio di Amministrazione dell'IZSLER con l'invito a vigilare affinché l'Istituto si conformi alle indicazioni ed alle considerazioni espresse dal Gruppo di lavoro;
come risulta dalla Relazione, l'attività istruttoria condotta mediante acquisizioni documentali ed una verifica in loco hanno evidenziato le seguenti criticità:
a. procedura di attribuzione delle borse di studio;
b. procedure di reclutamento del personale;
c. utilizzo improprio delle autovetture di servizio;
d. attività di controllo svolte dall'Istituto;
e. riserve da utili di esercizio;
f. dimensione dell'attività privatistica;
g. convenzionamenti e scontistica;
h. trattamento degli animali;
i. attribuzione dell'incarico di Responsabile della prevenzione della corruzione;
in particolare, partendo dagli esposti, la Relazione prende in esame due borse di studio, quella attribuita al sig. M.F. (secondo uno degli esposti "fidanzato della figlia del dott. R.M. Segretario Generale del Ministero della salute") e quella attribuita alla sig.ra D.M. (secondo uno degli esposti "fidanzata del figlio del dott. F.T. Presidente dell'Istituto Zooprofilattico"):
in relazione alla prima borsa di studio la Commissione arriva ad affermare che "Si esprimono dubbi sulla stessa motivazione dell'attivazione della borsa di studio…" (pag. 10/46), sul fatto che altri titoli di studio potessero risultare coerenti rispetto al titolo richiesto, che la commissione fosse formata da soggetti che nel proprio curriculum non avevano alcuna competenza ed esperienza sulla materia oggetto della borsa di studio, ma soprattutto che "La scelta del sig. M.F., anziché dell'altra candidata egualmente idonea, non è motivata neppure sinteticamente, in violazione dei principi che regolano l'attività amministrativa." (pag. 11/46);
analogamente, in ordine alla seconda borsa di studio, la Relazione fa rilevare che "…a fronte della disponibilità di più idonei, anche con titolo di studio di maggior spessore (laurea magistrale), a conclusione della procedura, senza motivazione alcuna viene scelta la sig.ra M.F." (pag. 11/46), di più, in prossimità della scadenza della precitata borsa di studio, a novembre 2014, un altro dirigente chiedeva l'assegnazione di una borsa di studio, per un altro progetto di ricerca e individuava, a sua volta, di nuovo senza alcuna motivazione, la sig.ra D.M. come meritevole di borsa di studio. Peraltro, nel corso dell'istruttoria è emerso che dal 11.7.2016 la sig.ra D.M. è stata assunta a tempo determinato;
in ordine alla parte riguardante l'attribuzione di Borse di studio la Relazione si conclude con la raccomandazione "che la procedura disciplinata all'interno dell'Istituto per il conferimento di borse di studio debba essere modificata, prestandosi attualmente ad evidenti potenziali abusi, in quanto caratterizzata da non adeguata predeterminazione di criteri oggettivi e da assenza di adeguata motivazione e di adeguata trasparenza sia per l'attivazione delle singole borse di studio che per la scelta dei borsisti. Anche le tipologie di borse di studio conferibili andrebbero meglio precisate e ancorate strettamente a progetti di ricerca o ad ambiti di competenza istituzionale dell'Istituto";
in relazione ai concorsi per l'assunzione di personale dipendente, sulla base di quanto contenuto negli esposti, vengono prese in esame le posizioni del dott. G.C., del sig. S.C. (secondo uno degli esposti "parente del Direttore generale dell'Istituto") e della dott.ssa E.D.:
secondo quanto riportato nella Relazione il dott. G.C. è stato dapprima titolare di un incarico libero professionale di durata triennale per il quale si fa prima rilevare che "Il bando fa sospettare una «personalizzazione» dei requisiti di ammissione;… per ridurre indebitamente la platea dei partecipanti" (pag. 15/46) per poi specificare che "Il compenso risulta molto elevato (285.000 Euro per i tre anni); non sono indicati i criteri seguiti per la determinazione dello stesso e non emergono elementi sufficienti per valutarne la congruità." (pag. 15/46). Nell'atto di ricognizione del fabbisogno del personale (anno 2013), propedeutico all'indizione del concorso emerge che, su espressa indicazione del direttore generale, nella sezione di Parma dell'Istituto occorreva un dirigente veterinario con competenze in materia di sicurezza alimentare. Dalla Relazione "non risulta che prima una figura professionale di tal genere vi fosse, per cui non è del tutto esatto che si proceda con tale atto di programmazione del fabbisogno di personale solo a un turn over (il turn over c'è stato per alcune figure professionali di categoria inferiore, come emerge nell'atto); e se la spesa non è stata complessivamente incrementata, ciò è dovuto soltanto al fatto che, a fronte della assunzione del dirigente, non sono state sostituite altre figure di cat. B e C, cessate dal servizio" (pag. 14/46). L'avviso di mobilità, previsto per legge prima di poter procedere all'indizione di una nuova assunzione tramite concorso, prevedeva requisiti talmente restrittivi da essere andato deserto. "Il bando di concorso chiede espressamente, ai fini dell'ammissione, oltre alla laurea e all'iscrizione all'Albo professionale, il possesso di un diploma di specializzazione in "Igiene della produzione, trasformazione, commercializzazione e conservazione degli alimenti di origine animale e loro derivati" o equipollenti. I candidati ammessi risultano comunque 50, oltre a due ammessi con riserva; i candidati presentatisi alla prova scritta risultano 26; in 7 sono ammessi alla prova pratica, dove si presentano in 6. In 4 sono poi ammessi alla prova orale. Al termine, C.G. risulta primo in graduatoria." (pag. 14/46);
stando alla Relazione, il bando di concorso prevede tra i requisiti di ammissione, oltre al titolo di studio, anche 5 anni di esperienza professionale nello stesso profilo presso enti pubblici o privati, alla selezione sono stati ammessi solo quattro candidati. "Alle prove l'unico a presentarsi è stato il sig. S.C., che, a fronte di una prova peraltro di livello molto basso, come emerge dai documenti acquisiti, è risultato vincitore." (pag. 12/46). Subito dopo l'assunzione il sig. S.C. ha richiesto la mobilità "dalla sezione di Forlì a quella di Bologna, avviene a seguito di sua richiesta, per avvicinamento alla residenza, nello stesso periodo in cui la sezione di Bologna lamenta una notevole carenza di personale; il direttore generale accoglie quindi la richiesta di trasferimento. Quanto poi il trasferimento di un fattorino abbia potuto concorrere a "rafforzare" la sezione di Bologna, a fronte di quanto evidenziato dal relativo responsabile (ossia ritardi nella risposta all'utenza per le emergenze in corso delle biotossine marine nei mitili del mare Adriatico e delle micotossine nel mais e nel latte, anche a fronte della cessione di borsa di studio e delle dimissioni di una lavoratrice di cat. D) non emerge per nulla dagli atti." (pag. 12/46);
la Relazione si sofferma poi sulla segnalazione relativa alla dott.ssa E.C., che stando a quanto affermato nell'esposto pervenuto al protocollo generale della Regione Lombardia il 2.12.2015 sarebbe stata assunta tramite un presunto concorso "pilotato". Pur non entrando nel merito del concorso, del quale si fa semplicemente rilevare l'esito, la Relazione si sofferma sul fatto che "È emerso, durante la verifica ispettiva, che la stessa E.D., prima dell'assunzione a tempo indeterminato, era risultata assegnataria di diverse borse di studio" (pag. 13/46) in particolare tre, la prima nel marzo 2013, richieste sempre dallo stesso dirigente dell'istituto;
in ordine al reclutamento del personale la Relazione fa rilevare come sia necessario adeguare la normativa interna per il conferimento di incarichi alla legislazione nazionale, prevedere la pubblicazione dei curricula di tutti i dirigenti dell'Istituto nel sito istituzionale, ma soprattutto prevedere, per il futuro, "bandi ed avvisi di reclutamento con requisiti di ammissione più generali e oggettivi" con rispetto degli obblighi in materia di conflitti di interesse;
in ordine all'utilizzo delle auto di servizio la Relazione fa rilevare come il regolamento per l'utilizzo delle autovetture di servizio dell'Istituto Zooprofilattico non risulti aggiornato rispetto al più recente quadro normativo in materia, in particolare si fa rilevare che "Al massimo, l'Istituto avrebbe potuto riconoscere, nella vigenza del precitato D.P.C.M., l'uso non esclusivo dell'auto di servizio al solo Presidente dell'Ente." (pag. 17/46). Dall'esame dei documenti integrativi trasmessi risulta che il Direttore generale, pur non avendo un auto assegnata direttamente, facesse uso delle auto aziendali con autista e la relazione evidenzia come risulti "…dall'estratto del Registro d'uso delle auto, oltre a un espresso utilizzo per ragioni di servizio (come espressamente indicato), anche un utilizzo dell'auto con autista per ragioni quali «stazione» o «centro/città/via Volta ecc. » senza altre indicazioni; ci si chiede perché non sia stato scritto «servizio» anche in questi casi." (pag. 17/46);
in merito al dimensionamento dell'attività privatistica la Relazione evidenzia una "Prevalenza dell'attività rivolta ai privati (prestazioni a pagamento per l'autocontrollo degli Operatori del Settore Alimentare) sull'attività ordinaria (prestazioni erogate a favore delle Autorità Competenti per il controllo ufficiale) in violazione del principio sancito dalla legge." (pag. 39/46), infatti "I dati disponibili mostrano che il rapporto tra l'attività svolta in autocontrollo e quella svolta in controllo ufficiale è notevolmente disallineato rispetto a quanto rilevabile per gli altri Istituti. Oltre che costituire violazione del principio sancito dalla legge, il fenomeno non ha ricevuto finora una spiegazione soddisfacente, che non sia unicamente quella da rinvenirsi nello spontaneo manifestarsi delle preferenze degli OSA, che a sua volta meriterebbe di essere spiegato per le non trascurabili implicazioni che ciascuna argomentazione al riguardo potrebbe comportare." (pag. 39/46);
in ordine alle "Riserve da utili di esercizio destinati ad investimenti" che il Bilancio 2015 quantifica in euro 122.195.407,84 nella Relazione si osserva: "Assunto che la riserva sia generata dagli utili di esercizio, che non possono che provenire dai ricavi ottenuti per prestazioni a pagamento a soggetti privati, salvo evidenze non in nostro possesso, non si può non notare la circostanza che un Ente pubblico di Diritto Sanitario accumuli riserve con proventi derivanti da attività svolte avvalendosi del finanziamento pubblico." (pag. 41/46) ed ancora "Quanto alla legittimità delle condotte poste in essere a riguardo, non si può non richiamare la violazione del principio di legge per cui l'attività di controllo ufficiale deve prevalere rispetto all'attività in autocontrollo." (pag. 41/46);
in merito a potenziali conflitti d'interesse la relazione riprende poi alcuni rilievi già sollevati dal Collegio dei Revisori dei conti "Per quanto riguarda poi le consulenze effettuate dal personale dell'Istituto in favore di privati, i rilievi del Collegio dei Revisori attestano casi di pubblicazione incompleta dei dati relativi ad alcune consulenze e la carenza dei meccanismi di controllo dei conflitti d'interesse che hanno addirittura portato alla sottoscrizione in qualità di dipendente dell'Istituto di relazioni rese a privati per finalità di difesa in giudizio." (pag. 41/46);
sempre nel merito di possibili conflitti d'interesse la Relazione evidenzia che "Le procedure in uso non permettono valutazioni fondate riguardo l'efficacia del controllo del conflitto di interesse" (pag. 40/46) in quanto "Non è possibile infatti essere pienamente convinti della non riconoscibilità dei campioni da parte del personale tecnico e dei Responsabili di Laboratorio dell'Istituto" (pag. 40/46) a questa conclusione si perviene perché nel corso della visita ispettiva era riscontrabile in piena vista "un cartello stampato da pc, con l'iscrizione: «Reparto produzione primaria - Quando si prenotano i campioni di: S. Antonio Va/taleggio sig. ******, Ca' De Stefani, Pizzighettonese - segnare sempre enterobacteriaceae e avvisare sempre Batteriologia»" (pag. 29) da che il più che fondato dubbio che i tecnici sapessero benissimo a quali aziende appartengano i campioni analizzati;
il tariffario, così come stabilito dalla legge regionale, viene predisposto dal Direttore generale ed approvato dal CDA. Nella Relazione si sottolinea come il CDA abbia "incaricato il DG dell'individuazione dei soggetti che operano negli ambiti di interesse per l'Ente cui concedere sconti «valutati i fini istituzionali dell'Ente e considerata la rilevanza economica dei contratti» entro il limite del 25%." ne deriva che "Il CDA perviene dunque all'affidamento al direttore di poteri discrezionali in ordine alla c.d. scotistica…" (pag. 25/46);
in merito al trattamento degli animali, valutato anche in relazione al controllo ufficiale presso la sede dell'Istituto, effettuato a sorpresa in data 29 agosto 2016 dalla U.O. Veterinaria con la partecipazione della ATS Brescia che si è concluso "evidenziando la presenza di una serie di elementi di non conformità del trattamento degli animali alle norme di legge" (pag. 37/46), la Commissione ha invitato "l'Istituto a provvedere all'allestimento di strutture di ricovero degli animali, idonee, per dimensioni e attrezzature, alla detenzione degli stessi in condizioni di benessere" (pag. 42/46);
in merito al conferimento dell'incarico di Responsabile della Prevenzione della Corruzione allo stesso Direttore generale la Relazione evidenzia come "L'attribuzione dell'incarico di responsabile della prevenzione della corruzione al Direttore generale dell'Istituto non appare in linea con i richiamati criteri direttivi, in considerazione dell'ampiezza dei poteri attribuiti a tale organo dalla legge, anche con riferimento ad ambiti particolarmente esposti a rischio di corruzione (si pensi, in particolare, al potere, riconosciuto al Direttore generale dall'art. 8 dell'intesa, di stipulare i contratti e le convenzioni in cui è parte l'IZSLER e di assumere gli impegni di spesa, nonché di predisporre gli atti fondamentali in materia di organizzazione degli uffici, di programmazione dell'attività contrattuale e di determinazione del tariffario delle prestazioni" (pag. 43/46) ed ancora "La concentrazione in capo al Direttore generale-RPC delle funzioni di proposta e di approvazione del Piano, oltre a porsi in contrasto con la legge, ne tradisce lo spirito, nella misura in cui estromette l'organo di indirizzo da ogni forma di partecipazione alla costruzione del sistema di prevenzione" (pag. 44/46);
quale giudizio intende esprimere la Giunta regionale in ordine alla Relazione elaborata dal Gruppo di lavoro;
se alla luce delle gravi irregolarità evidenziate intenda concorrere alla sostituzione, che appare non più rinviabile, dei vertici dell'IZSLER;
se, prima dei citati esposti, risultino essere stati effettuati altri controlli presso l'IZSLER ed in caso affermativo quando e quanti;
se alla luce di una riserva da utili di esercizio di oltre 122 milioni di euro iscritti a bilancio da IZSLER la Regione intenda diminuire i propri trasferimenti;
quali e quanti controlli la Regione metta in atto per verificare che analoghe situazioni non caratterizzino altri enti o società controllate.
Tommaso Foti
RISPOSTA
Con riferimento all'interrogazione in oggetto, si comunica quanto segue.
L'art. 12, comma 1, dell'Intesa tra Regione Lombardia e Regione Emilia-Romagna relativamente al riordino dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale (ratificata con la Legge regionale dell'Emilia-Romagna n. 9/2014) prevede che la vigilanza e il controllo sugli organi e sull'attività dell'Istituto siano esercitate in accordo tra le due Regioni e per quanto di loro competenza.
Ciò premesso, così come l'attività istruttoria di controllo si è svolta d'intesa, si ritiene opportuno che sugli esiti della verifica le due Regioni esprimano una valutazione complessiva condivisa e d'intesa, sentito anche il Ministero della Salute. Infatti l'Istituto, ai sensi dell'art. 2 della stessa Intesa e in coerenza con la normativa statale (in particolare il D.Lgs. 28 giugno 2012, n. 106) opera come strumento tecnico-scientifico anche dello Stato, oltre che delle due Regioni interessate.
In attesa di una valutazione complessiva dell'attività di vigilanza sopra richiamata, si precisa che il gruppo di lavoro che ha effettuato la verifica ha evidenziato nelle procedure in essere presso l'Istituto "potenzialità" lesive del buon andamento e dell'imparzialità dell'attività amministrativa, senza tuttavia accertare la effettiva commissione di illeciti. Gli esiti di tale verifica sono stati trasmessi dalla Regione Lombardia, territorialmente competente, alla Procura della Repubblica, alla Corte dei Conti e al Ministero della Salute, in considerazione del fatto che l'Istituto rientra tra quelli vigilati dal Ministero. Il Presidente del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto ha trasmesso gli esiti anche all'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC).
Si ritiene, pertanto, che eventuali provvedimenti nei confronti dei vertici dell'Istituto, saranno assunti, di concerto tra le due Regioni, anche a seguito delle pronunce degli organi giurisdizionali e delle valutazioni del Ministero della Salute e di ANAC.
Sul tema dei controlli, le due Regioni svolgono compiti di sorveglianza amministrativa in via ordinaria (ad esempio: bilancio preventivo economico annuale, bilancio d'esercizio, statuto). Diverso è il caso dei controlli ispettivi straordinari che, nel caso di specie, sono stati avviati a seguito di segnalazioni anonime. Prima di questo caso non risulta che si fossero verificati in precedenza episodi che giustificassero da parte delle Amministrazioni vigilanti, l'attivazione di procedure di verifica e ispezione non ordinarie.
La Regione con la Dgr. 468/2017 ha ridefinito tutto il sistema dei controlli interni all'Ente, con riferimento anche al sistema degli enti strumentali. In particolare con:
• l'art. 16, che disciplina e proceduralizza i controlli ispettivi straordinari, "attivati per acquisire informazioni ed elementi di valutazione sulla fondatezza di fatti, commissivi o emissivi, segnalati come espressione di disfunzione amministrativa o di illecito da parte di cittadini o utenti, oppure, per gli stessi motivi, oggetto di articoli di stampa o di interventi di altri mass-media o simili". Si precisa che "Possono essere oggetto di controllo ispettivo straordinario i fatti, ..., che coinvolgano una delle strutture della Giunta regionale o di un ente che concorre a costituire il "sistema delle amministrazioni regionali", ai sensi dell'art. 1, comma 3 bis lett. d) della L.R. n. 43/2001, oppure riguardino un ente su cui, per legge, la Regione abbia compiti di vigilanza, fatto salvo quanto specificamente e diversamente previsto dalla normativa di settore";
• l'art. 14, che detta principi e evidenzia la volontà di rafforzare proprio "Il controllo sugli enti pubblici e privati controllati e partecipati dalla Regione".
Infatti, tra le strutture della Giunta regionale, figura il Servizio "Pianificazione Finanziaria e Controlli" che ha, tra gli altri compiti, anche quello "...di definire ed aggiornare il modello di controllo amministrativo da applicarsi alle diverse componenti il sistema delle partecipazioni regionali (società in house, altre società partecipate, enti ed aziende regionali, fondazioni regionali)". Tale struttura deve definire "le procedure per la raccolta dei dati e delle informazioni necessarie a verificare che i vincoli normativi siano rispettati".
Si ricorda inoltre che, a parte e oltre le normative settoriali, il controllo su enti pubblici regionali ed enti di diritto privato in controllo pubblico regionale è esercitato, in via generale, in attuazione delle delibere di Giunta n. 1107/2014, n.1175/2015 e n. 1015/2016 (queste ultime con riferimento alle società in house).
La struttura di controllo, annualmente, deve poi riferire degli esiti dell'attività di controllo, delle eventuali anomalie nonché delle azioni di miglioramento avviate e dei risultati conseguiti alla Giunta regionale.
In merito agli utili di esercizio, si fa presente che l'Istituto è finanziato direttamente dal Ministero della Salute a valere sul Fondo sanitario nazionale e che la Regione non concorre al finanziamento.
Sergio Venturi