Regione (Archivio)

Delibera: Parere di conformita', dello Statuto sullo schema di regolamento di attuazione (Misure di contrasto alla poverta' e sostegno al reddito)

Data: 21/03/2017
Numero: 125
Soggetto: Assemblea

OGGETTO 4242

Delibera: «Parere di conformità, ai sensi dell'art. 28, comma 4, lettera n) dello Statuto sullo schema di regolamento di attuazione, ai sensi dell'art. 8 Legge Regionale n. 24/2016 (Misure di contrasto alla povertà e sostegno al reddito).» (113)

(Discussione e approvazione)

(Ordine del giorno 4242/1 oggetto 4334 - Presentazione, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno 4242/2 oggetto 4335 - Presentazione, discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Possiamo procedere con l'oggetto 4242. Con l'apertura della discussione generale si è conclusa la seduta della mattina.

In discussione generale ha chiesto la parola il consigliere Taruffi. Prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Oggi abbiamo all'esame l'ultimo atto di un percorso che abbiamo voluto e abbiamo sostenuto con convinzione, perché oggi, di fatto, l'ultimo atto dà seguito alla legge "Misure di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito" e quindi all'introduzione di quello che abbiamo definito il reddito di solidarietà, che comunque è una forma di reddito minimo per questa Regione.

Noi siamo molto soddisfatti del percorso che abbiamo svolto. Ovviamente, come abbiamo detto all'atto dell'approvazione della legge, ma qui voglio ribadirlo, siamo di fronte a un atto innovativo che dovrà essere sperimentato per vedere nella concretezza della realtà quelle che saranno le eventuali modifiche che dovremo apportare. Quello di oggi è un passaggio importante.

La celerità con la quale anche il Regolamento ci è stato sottoposto, perché comunque è un atto approvato e deliberato dalla Giunta, testimonia la volontà di partire, la volontà di concludere questo percorso che, lo ricordo, abbiamo avviato nell'aprile del 2015 quando in quest'Aula presentammo un ordine del giorno che portava la mia firma e quella del Capogruppo del PD Stefano Caliandro, in cui chiedevamo alla Giunta di stanziare le risorse e impegnavamo l'Assemblea a fare la legge entro il 2016, legge che abbiamo poi depositato – voglio ricordarlo perché credo sia giusto – a luglio dello scorso anno per essere poi approvata a dicembre, solo tre mesi fa.

Dopodiché il Regolamento attuativo, che è quello del quale oggi ci occupiamo, pone il punto finale dell'iter amministrativo. Con l'approvazione di quest'atto, finalmente, i cittadini della nostra regione, che hanno un reddito inferiore o uguale a 3.000 euro ISEE, potranno recarsi presso gli uffici e i servizi sociali dei Comuni di residenza e avviare la pratica per entrare nel percorso che abbiamo definito con questo Regolamento.

Ribadisco che per la nostra Regione è un passo importante, è un passo concreto, perché spesso ci siamo misurati anche con varie discussioni in Aula e in Commissione sulla necessità di dare risposte in termini di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito. Oggi lo facciamo con un atto concreto. Sappiamo che i parametri che abbiamo inserito sono parametri che potranno essere anche modificati, ma quello che abbiamo sottolineato, sottolineiamo e rivendichiamo ancora oggi è il principio che sta dietro questa legge, i principi che stanno dietro questa legge e che trovano applicazione anche nel Regolamento che oggi esaminiamo.

Ribadisco, con tutte le cautele del caso, la soddisfazione che abbiamo e che credo tutti quanti possiamo rivendicare; una soddisfazione importante perché abbiamo segnato un pezzo credo innovativo nella legislazione della nostra Regione dando una risposta concreta, e questo lo voglio ribadire, alle persone più in difficoltà che hanno subito di più la crisi in questi anni; una crisi che ha colpito duramente anche la nostra regione.

Ricordo che i nuclei familiari che vivono al di sotto della soglia ISEE che abbiamo stabilito sono comunque circa 45.000. Parliamo di un numero molto significativo di persone.

Ho sentito qualcuno ribadire, nelle dichiarazioni alla stampa, che questo è un provvedimento fatto solo per alcuni cittadini e non per altri. Io, invece, voglio ricordare che qui stiamo dando l'approvazione finale a un atto che ha, tra le caratteristiche fondamentali, quella dell'universalità. Noi ci rivolgiamo a tutti i cittadini della nostra regione che si trovano in condizioni di difficoltà. Come abbiamo detto all'approvazione della legge, le risorse che abbiamo destinato non sono infinite, ma d'altra parte il principio di lealtà non può non guidarci e quindi abbiamo fatto uno sforzo importante nello stanziare 35 milioni, a cui si aggiungono i 37 sul sostegno di inclusione attiva del Governo. Quindi, è un pacchetto di 72 milioni che va a finanziare un percorso che crediamo essere un pezzo di una risposta concreta alle necessità dei cittadini. Ci tenevo a dire anche oggi che abbiamo questo schema di Regolamento con le cifre più specifiche e l'ammontare mensile della misura economica. Ci tenevo a sottolinearlo perché forse un po' ingenerosamente ho sentito dire in questi mesi e in queste settimane che avevamo stanziato quasi una mancia, qualche spicciolo. Io, invece, invito tutti i consiglieri di quest'Aula a ragionare sul fatto che di questi tempi stanziare 35 milioni, quindi aprire un capitolo nuovo di spesa senza aggiungere o aumentare la pressione fiscale, senza tagliare i servizi, ma riorganizzando le spese della Regione è stato un intervento molto importante.

Voglio ringraziare anche i tecnici dell'assessorato che si sono prodotti in questi mesi e che si sono applicati su un testo innovativo. Voglio ringraziarli tutti anche perché senza il confronto con loro e il lavoro ovviamente noi non saremmo qui oggi.

In ultimo, visto che ne abbiamo parlato spesso, il lavoro di chi concretamente tutti i giorni fornisce a noi gli strumenti per poter prendere le decisioni vada riconosciuto che vada loro espresso un sincero ringraziamento. L'ho fatto oggi perché questo è il momento finale di questo lungo percorso che in questi due anni ci ha visti, in vario modo, impegnati.

A loro va un sentito ringraziamento.

 

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE RAINIERI

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Taruffi.

Prima di proseguire con la discussione generale, ricordo che all'oggetto 4242 sono abbinati due ordini del giorno, uno a firma della consigliera Gibertoni e uno a firma dei consiglieri Sassi, Gibertoni e Bertani.

Continuiamo con la discussione generale.

Ha chiesto la parola il consigliere Daniele Marchetti. Ne ha facoltà.

 

MARCHETTI Daniele: Grazie, presidente.

Credo sia doveroso dire due parole sul cosiddetto reddito di solidarietà, anche perché è un tema che ha tenuto banco per diverso tempo qui in Assemblea. Oggi, come è stato ricordato prima, siamo all'ultimo passaggio, ovvero quello di dare il parere definitivo al Regolamento attuativo di questo strumento che, sentendo voi, almeno sulla carta, dovrebbe aiutare i cittadini ad affrontare la crisi economica, che, purtroppo, colpisce ancora troppa gente qui nella nostra regione. Uso il condizionale "dovrebbe aiutare i nostri cittadini" perché, a nostro avviso, ci troviamo di fronte ad uno strumento che, in realtà, non fa nulla di tutto questo. Infatti, mi fa un po' sorridere quando sento parlare di strumento concreto per contrastare la povertà nella nostra regione.

Noi, come Lega Nord, non ci siamo mai sottratti al dibattito. L'abbiamo dimostrato fin dalle prime sedute di Commissione, quando depositammo alcuni emendamenti chiari, che facevano capire quale fosse la posizione della Lega Nord. Innanzitutto, a nostro avviso, gli aiuti economici che noi andiamo a dare in questo caso dovrebbero andare con precedenza ai nostri cittadini, a quei cittadini che versano le tasse sul nostro territorio da più tempo. Avete inserito un paletto di due anni di residenzialità storica, ma sinceramente non sono sufficienti, tant'è che noi avevamo presentato un emendamento per alzarlo a cinque. Dico che non sono sufficienti perché se andiamo a vedere gli altri criteri per accedere a questo strumento e a questo reddito di solidarietà, ci accorgiamo che in realtà è molto limitativo nei confronti dei nostri cittadini perché diciamo che per accedere a questo aiuto bisogna avere un reddito massimo ISEE di 3.000 euro annui. Già questo è un paletto che va ad escludere una buona fetta di cittadini, comunque in difficoltà, perché se uno ha 3.500 euro di ISEE annui non è che se la passi benissimo. Inoltre, per avere i 400 euro, i titoloni che si erano letti i primi tempi, i 400 euro al mese alle persone in difficoltà residenti nella nostra regione bisognerebbe avere cinque membri del nucleo familiare. Dove trovate nuclei familiari di emiliani e romagnoli con cinque membri e 3.000 euro di ISEE massimo annuo? Ce ne saranno sicuramente, però in larga parte, con questi criteri, il rischio è quello di andare ad aiutare prevalentemente i cittadini stranieri residenti qui nella nostra regione. Lo dico con assoluta tranquillità, tanto poi tra un anno ci incontreremo e faremo i conti con i dati alla mano, perché comunque è uno strumento che andrà monitorato. Vedremo poi chi aveva ragione oppure no. Noi l'abbiamo detto fin dal principio: così com'è, questo strumento non servirà assolutamente a nulla, perché poi se andiamo a vedere, per fare un esempio, nel caso in cui un nostro cittadino magari che vive solo e che comunque vive sotto una soglia di povertà estrema, che cosa andremo a dare a questo cittadino? Al massimo 80 euro al mese. Magari al nostro emiliano, al nostro romagnolo che vive solo sotto la soglia di povertà gli arriveranno 80 euro al mese che verranno erogati poi bimestralmente. Quindi, a questa persona ogni due mesi arriveranno 160 euro, nel frattempo magari può anche non mangiare. Tanto cosa gli costa? Aspetterà un po'.

Se questa è la vostra idea di azione concreta per contrastare la povertà, a nostro avviso, siete completamente fuori strada. L'abbiamo detto fin dal principio, perché quei 35 milioni che, come Regione, abbiamo messo a bilancio per sostenere questo strumento potevano essere, a questo punto, spesi in altra maniera, senza dare quegli 80 euro magari al nostro cittadino in difficoltà che sinceramente è meglio che niente, ma che comunque non lo aiuterà a risollevarsi e a riuscire a condurre una vita dignitosa.

Come Lega Nord ribadiamo la nostra posizione contraria a questo strumento. Ricordo ancora una volta che noi non abbiamo escluso alcun dialogo, abbiamo sempre dimostrato di essere propositivi, tant'è che quando abbiamo chiesto di innalzare gli anni minimi di residenza a cinque anni avevamo anche fatto delle altre proposte come quella di alzare l'ISEE annuo, cosa che si sarebbe bilanciata con la residenzialità storica che andavamo a proporre noi, così, anche dal punto di vista economico, sarebbe stato sostenibile e avremmo dato una mano in precedenza alla nostra gente.

Nulla di tutto questo è stato accettato. Non fu accettata nemmeno la nostra richiesta per escludere per sempre quei cittadini che provano a fare i furbi. Saranno esclusi soltanto per alcuni mesi, dopodiché potranno riprovare ad accedere a questo strumento, quando noi abbiamo detto fin dal principio che se uno fa il furbo sulla pelle dei più deboli dovrebbe essere escluso per sempre.

Visto che nulla di tutto questo è stato accettato, ribadiamo il nostro voto contrario e vedremo poi tra un anno, con i primi dati alla mano, come questo strumento avrà risolto la povertà nella nostra regione.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Daniele Marchetti.

Ha chiesto la parola il consigliere Caliandro. Ne ha facoltà.

 

CALIANDRO: Grazie, presidente.

Oggi vediamo concludersi un percorso assai importante per la storia democratica di questa Regione e per la storia del welfare di questa Regione. Potremmo forse dire che la primavera comincia oggi. La primavera degli ultimi, la primavera delle persone che in Emilia-Romagna vedono riconosciuto il loro ruolo sociale e che vedono una Regione in pista per cercare di dare attuazione a quello che è il primo dettato della Costituzione, ovvero il rispetto della dignità delle persone e la possibilità di dare una chance.

Ho ascoltato con grande interesse il dibattito che si è sviluppato nel corso del tempo su questo tema e credo che vada dato atto all'assessore Gualmini e al collega Taruffi di aver dimostrato un'attenzione e una sensibilità rispetto a questo tema che segnano un tratto distintivo di questa maggioranza e di questa Giunta.

Mi riferisco al tentativo forte, in cui abbiamo creduto tutti, di creare inclusione sociale e di dare una seconda chance a chi è rimasto indietro. Non è una cosa banale, non è una cosa che unisce. Esiste un particolare primato, in cui le persone tendono a confrontarsi, che è quello di alzare sempre di più l'asticella.

Il pragmatismo ci ha portato a dire che era opportuno stabilire una norma che potesse essere realmente fatta. Era opportuno anche dare un segnale intorno al quale lo stesso Governo ha cominciato a riflettere sulla modifica del SIA, che prende spunto dai nostri interventi regionali. Noi non abbiamo inserito, né nel Regolamento né nella legge, criteri di accesso. Abbiamo ascoltato quello che i nostri sindaci ci hanno chiesto, ossia di evitare la creazione di un imbuto di accesso a questi fondi.

Questo Regolamento – per questo mi è gradito il ruolo svolto dalla vicepresidente Gualmini – ha visto nella sua fase attuativa una grande collaborazione con le organizzazioni sindacali di rappresentanza del mondo delle povertà. Non è stato partorito in vitro, ma è stato gestito. Ha avuto una gestazione politica e una gestazione sociale, che credo sia il punto più forte di questa discussione.

Sentire ancora oggi discutere in maniera greve dell'età, sentir discutere del tempo di residenza credo sia uno strumento che allontana dal nostro obiettivo. Lo dico con tutta la schiettezza che si deve in questi casi: la solidarietà non ha colore della pelle. La solidarietà e l'inclusione sociale fanno di questa nazione un punto di forza per lo sviluppo dei prossimi anni. Intorno ai temi della povertà si aprono discussioni molto più profonde, banalizzate da una politica che non ha il coraggio di guardare negli occhi i problemi, ma che tende a nascondersi dietro le paure dei cittadini. Noi questo non lo abbiamo fatto, pur avendo al nostro interno una dialettica molto serrata su questo tema.

Abbiamo pensato che la misura proattiva fosse lo strumento con il quale poter costruire una società moderna e una società più equa.

Per questo motivo, il reddito di solidarietà viene guardato e apprezzato anche oltre questa Regione e credo che per i prossimi anni possa rappresentare un'occasione di riflessione su un moderno sistema di welfare, quello che potremmo chiamare "welfare 3.0", quello che creerà misure proattive e di integrazione forte nei cittadini a impegnarsi per migliorare questa società.

Senza nessuna retorica, noi dobbiamo dirci la verità. Abbiamo segnato il primo passo di una lunga marcia.

L'esercito di poveri rispetto ai quali colgo l'indifferenza di alcuni è, invece, un monito politico per molti. Lo è per il Partito Democratico e, ne sono sicuro, lo è anche per i partiti alla sinistra del Partito Democratico.

Avrei auspicato, nel corso del tempo, una responsabilità maggiore su questo tema. Avremmo offerto una migliore immagine delle ragioni del nostro impegno politico. Purtroppo, abbiamo ceduto alla speculazione politica e non al rilancio della solidarietà.

Credo, per quelli che sono stati gli appuntamenti a cui ho partecipato, e vi assicuro che sono stati numerosi, che un grande segnale sia passato. La nostra diversità è passata ed è passata anche la sensibilità con la quale l'Emilia-Romagna ha mostrato attenzione a questo tema.

Saranno dodici mesi importanti quelli che ci separano dal prossimo tagliando di questa normativa. Vigileremo, controlleremo, ma avremo la coscienza a posto di non aver lasciato indietro nessuno.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Caliandro.

Consigliera Gibertoni, prego.

 

GIBERTONI: Quanto diciamo oggi non è una novità. È una posizione che abbiamo ripetuto durante la discussione della legge n. 24 e in Commissione quando si è presentato il Regolamento attuativo. In fin dei conti, non si tratta di una lotta per chi prima ha portato il tema in Regione, ma certamente non ci si può rimproverare di non essere stati costruttivi, dato che addirittura il tema noi lo abbiamo portato con un progetto di legge e non con una dichiarazione pubblica o con dei buoni intenti campati per aria.

Da quel progetto di legge qualcosa ci sembra sia stato colto nel corso della discussione in Commissione, non so con quanto coraggio. In ogni caso, ci siamo trovati, alla fine, dinanzi alla declinazione di un progetto di legge che – questo lo abbiamo ribadito – ci delude. Da un lato, si parla di proposta concreta e dall'altro la concretezza la vedremo da qui in poi. Se è concreta, siamo i primi ad esserne felici. Adesso finisce il momento dei proclami e comincia il vero banco di prova. Ce lo auguriamo nel miglior interesse di tutti i cittadini che hanno bisogno di questo sussidio. Lo definisco "sussidio" perché tra i punti deboli, che ancora ci sono, certamente c'è quello di tendere verso un assistenzialismo che, in mancanza di politiche attive di reinserimento nel mondo del lavoro, resterà praticato per un periodo troppo breve e, oggettivamente, con fondi troppo esigui.

Era stato detto dal presidente Bonaccini, durante la discussione in Aula della legge n. 24, che non si era voluto "scassare" il bilancio – cito – e infatti il bilancio non si è messo in discussione per nulla. Avremmo preferito, invece, che, se priorità doveva essere per la Giunta dare una risposta concreta – come è stato detto stamattina – a quelle nuove e gravi emergenze che ci circondano e si fanno più gravi ogni giorno, la risposta concreta, invece, deve trovare il coraggio anche di rimettere in discussione il bilancio regionale.

Ci auguriamo che sia una primavera degli ultimi. È presto, purtroppo, per poterlo dire.

Auspichiamo che non si riveli, nel giro di poco tempo, per quegli ultimi l'inverno del loro scontento, quindi del nostro scontento e della nostra più profonda insoddisfazione per aver portato il tema in questa Regione e per averlo visto, poi, maltrattato e declinato al ribasso. Quali sono i punti di debolezza che ancora troviamo e che vedremo adesso concretizzati con il Regolamento attuativo? La breve durata dell'intervento, soprattutto se orientato all'inclusione di persone fragili e di persone con delle vulnerabilità. È chiaro che ragioni di sostenibilità finanziaria possono spiegare questa scelta, ma forse avremmo potuto utilizzare anche i fondi europei, in questo senso, oltre a sintetizzare in un'unica misura, come avevamo proposto, più rivoli che, singolarmente, non sono una risposta accettabile per tutti quei cittadini che si trovano in situazioni di difficoltà evidente. C'è poi la breve durata che non si coniuga con la legge da poco approvata sui fragili e vulnerabili, che ad oggi non è ancora pienamente operativa perché non sono ancora pienamente operativi e attivi gli strumenti e gli organismi promossi da questa legge. Se un'azione formativa che si rispetti difficilmente può essere realizzata in così breve tempo, visto che ci sono anche di mezzo tutti quei tempi che devono consentire di arrivare alla formazione, questi tempi certamente dovranno tener conto anche del fatto che, probabilmente, i risultati e – speriamo – le prime ricadute positive si vedranno molto in là.

Devono passare i dodici mesi e poi c'è un intervallo. A volte sono prorogabili. Resta, comunque, un periodo limitato. È emerso anche in Commissione il fatto che non possiamo dare per scontato il prolungamento di ulteriori dodici mesi. Ci è stato risposto in Commissione che, a quel punto, si valuterà il tutto una volta finito il periodo di un anno e il dovuto periodo di pausa, il dovuto intervallo. Se ci saranno i fondi, si prolungherà, sennò, si resterà soltanto con un'annualità attiva. Questo, purtroppo, denota certamente un carattere sperimentale che, forse, avremmo voluto più evidenziato in legge e che quasi rimandasse a una rivisitazione obbligatoria di questa legge, che noi chiediamo oggi con un ordine del giorno, ma non è stato evidenziato.


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