Regione (Archivio)

Pdl: Fusione dell'Azienda Unita' Sanitaria Locale di Reggio Emilia e dell'Azienda Ospedaliera 'Arcispedale Santa Maria Nuova'

Data: 30/05/2017
Numero: 135
Soggetto: Assemblea

OGGETTO 3671

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Fusione dell'Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia e dell'Azienda Ospedaliera 'Arcispedale Santa Maria Nuova' – altre disposizioni di adeguamento degli assetti organizzativi in materia sanitaria» (61)

(Relazione della Commissione, discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all'oggetto 3671: Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante "Fusione dell'Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia e dell'Azienda Ospedaliera 'Arcispedale Santa Maria Nuova' – altre disposizioni di adeguamento degli assetti organizzativi in materia sanitaria".

Il testo n. 2/2017 è stato licenziato dalla Commissione Politiche per la Salute e Politiche sociali nella seduta del 23 maggio 2017.

Il progetto di legge è composto da 9 articoli.

La relatrice della Commissione, consigliera Roberta Mori, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Il Consiglio delle Autonomie locali ha espresso parere favorevole.

Su tale oggetto sono state presentate tre proposte di emendamento: una a firma dei consiglieri Mori, Torri e Prodi, una a firma dei consiglieri Mori e Delmonte e una a firma della consigliera Mori.

La parola alla relatrice della Commissione, Roberta Mori. Prego.

 

MORIrelatrice della Commissione: Grazie, presidente.

Il progetto di legge che si sottopone all'esame dell'Aula attiene al processo di fusione per incorporazione tra l'Azienda USL di Reggio Emilia, che rappresenta oggi, in termini di popolazione di riferimento, la quarta azienda della regione, nata il 1° luglio del 1994 dalla fusione di sei USL e l'Azienda ospedaliera Santa Maria Nuova, nata il 1° gennaio 1995, che è l'unica Azienda ospedaliera non sede di università.

Il percorso politico e istituzionale che ha ispirato l'odierna proposta è partito dal basso, ovvero dal territorio, dopo che i livelli di collaborazione ed integrazione tra le strutture di professionisti hanno fatto maturare come naturale l'approdo ad un'unica azienda, al fine di assicurare e potenziare i servizi sanitari nell'interesse dei singoli e della collettività in forza dei principi di qualità, omogeneità, appropriatezza ed efficienza degli stessi al di fuori di qualsivoglia necessità economico-finanziaria in quanto i bilanci sono in equilibrio ormai da più di dieci anni.

Per dare conto dei passaggi essenziali occorre risalire ab origine alla seduta dell'11 febbraio 2015 della Conferenza territoriale sociale e sanitaria di Reggio Emilia in cui si auspicava "un rafforzamento dell'integrazione di Azienda USL e Azienda ospedaliera di Reggio Emilia frutto della loro unificazione". Questa circostanza assume un rilievo in sé poiché testimonia una spinta bottom-up e no top-down di livello regionale.

Successivamente, nel Consiglio provinciale di Reggio Emilia del 14 aprile 2016, si declinavano gli obiettivi programmatici dell'unificazione ovvero "per garantire, tramite una rotazione di professionisti, tra l'hub di Reggio Emilia e servizi periferici, l'uniformità degli altissimi standard di qualità garantiti nel capoluogo". Ciò come esplicitazione di un mandato che coglie e affronta la necessità di rendere sempre più omogeneo il sistema di accoglienza, assistenza e cura di ogni punto della rete ospedaliera territoriale; esigenza, tra l'altro, emersa anche in sede di discussione dell'articolato nella seduta di Commissione per le politiche per la salute.

A fronte di questi indirizzi l'assessorato regionale alle Politiche per la salute ha coinvolto le direzioni aziendali affinché adottassero un percorso coerente con l'approdo delineato dalla Conferenza sociale e sanitaria e le direzioni aziendali hanno impostato un approccio metodologico che prevedeva la costituzione di un gruppo di pilotaggio con il compito di indirizzare e governare il processo di concreta attivazione di un nuovo sistema organizzativo finalizzato all'unificazione delle due aziende sanitarie affiancato da un gruppo tecnico per la definizione degli aspetti giuridici, amministrativi e gestionali, propedeutici al relativo progetto di legge.

A seguito dell'approvazione del testo e della mia nomina a relatrice, lo scorso 16 gennaio si è proceduto ad istruire un percorso sollecitando partecipazione, contributi e confronto, nell'idea che pur nell'indubbio tecnicismo di cui è permeato il progetto di fusione, in realtà esso ha costituito e costituisce una scelta strategica e un'occasione di confronto ad ampio raggio sulla qualità dei servizi sanitari e sui margini di efficientamento; confronto che anche e soprattutto, grazie all'impegno profuso dalle direzioni aziendali, consente oggi di esprimere una certa soddisfazione per l'esito.

La condivisione del progetto di legge è stata oggetto di convegni, iniziative pubbliche, formazione interna alle aziende, incontri con tutti gli operatori e le operatrici dei distretti, con i comitati misti consultivi, oltre ad un'udienza conoscitiva provinciale da me convocata insieme al presidente della Conferenza sociale e sanitaria di Reggio Emilia organizzata per l'ascolto di associazioni e sindacati e per chiudere il cerchio. Si è pensato, infatti, che essendo stata la Conferenza sociale e sanitaria di Reggio Emilia il dante causa del processo di unificazione, dopo l'approvazione in Commissione Salute dell'articolato, abbiamo raccolto, nella seduta di giovedì 25 maggio, il parere favorevole ed unanime dei sindaci del territorio; parere che sappiamo essere non obbligatorio e neppure vincolante per questa Assemblea, ma che siamo convinti possa avere il senso e il valore di un rafforzamento della consapevolezza che non si tratti di una fusione a freddo.

In estrema sintesi, dunque, rispetto agli aspetti salienti delle operazioni, si può dire che il processo di fusione parte dal territorio e non si limita a recepire un obiettivo regionale, scaturisce da una consolidata collaborazione tra le aziende, non è una fusione necessitata da problemi di sostenibilità economico-finanziaria, rafforza la sostenibilità del sistema in una prospettiva di potenziamento dei servizi nell'ottica di una maggiore uniformità della qualità assistenziale in tutta la provincia. Il processo di fusione sarà monitorato mediante scadenze intermedie.

L'IRCCS, di cui siamo particolarmente orgogliosi, manterrà in toto le caratteristiche preesistenti in termini di autonomia economica e gestionale organizzativa in modo da assicurare l'importante attività di ricerca attualmente in corso in campo oncologico e che ha consentito anche a molti ricercatori di rientrare in Italia. Non è, dunque, un salto nel buio, né una fusione a freddo. Il testo di legge ha offerto l'occasione di rafforzare, inoltre, oltre al processo di fusione in sé, le norme di prevenzione della corruzione nell'ambito del sistema sanitario, in forza di una visione che ci accompagna dall'approvazione del Testo Unico per la legalità e che individua quale deciso antidoto alla corruzione il perseverare nell'approccio multidimensionale che affianca alla repressione e alla prevenzione il più efficace strumento della diffusione della cultura della legalità.

La lotta alla corruzione è, prima di tutto, una lotta di cultura, una battaglia contro un male endogeno che nella pubblica amministrazione assume una connotazione ancora più grave e che nella sanità rischia di minare la reputazione di migliaia di uomini e donne che si spendono con passione e competenza al servizio delle persone.

Gli articoli in questione rendono più stringenti gli adempimenti volti alla trasparenza dei rapporti del personale sanitario e del proprio status con il conseguente aggravamento delle responsabilità disciplinari in caso di eventuali omissioni o incongruenze: rotazione degli incarichi, pubblicazione di status, dichiarazione annuale di rapporti con terzi che potrebbero essere potenzialmente in conflitto di interessi, nullaosta per le sperimentazioni oggetto di esame del Comitato etico, il tutto mediante l'adozione di un codice di comportamento che fissi l'asticella.

In legge sono stati pure istituiti i registri a doppia valenza (nazionale e regionale) con l'aggiunta del registro per l'endometriosi al fine di garantire un sistema attivo di raccolta sistematica di dati anagrafici, sanitari ed epidemiologici, per registrare e caratterizzare tutti i casi a rischio, tutti i casi a rischio per la salute anche di particolari malattie, di trattamenti ed esiti o di condizioni di salute rilevanti in una popolazione definita, coerentemente con il fine di prevenzione diagnosi, cura e riabilitazione oltre che di programmazione sanitaria e verifica delle qualità delle cure, valutazione dell'assistenza sanitaria e di ricerca scientifica in ambito medico, biomedico epidemiologico di cui al comma 10 dell'articolo 12 del decreto-legge numero 179 del 2012.

Permettetemi, infine, per dare conto di questo percorso e dei protagonismi che lo hanno reso così partecipato, articolato e condiviso, di ringraziare, in modo non formale, l'assessorato alle Politiche della salute per il supporto tecnico e anche la pazienza nel riscontrare continue sollecitazioni rispetto agli approfondimenti che, di volta in volta, emergevano. Un grazie ai sindaci del territorio e in particolare al presidente della Provincia di Reggio Emilia; un grazie alle organizzazioni sindacali, in particolare alla funzione pubblica della CGIL che ha svolto un ruolo attivo anche nell'esame del testo per il contributo di riflessione; un grazie alle professioniste e ai professionisti che si sono messi in gioco e spesi personalmente dal punto di vista professionale e tecnico in tutto questo percorso.

Un particolare ringraziamento, perché è doveroso, lo rivolgo al direttore generale Fausto Nicolini, il quale, in tutti gli appuntamenti e in tutte le occasioni, non ha mancato di far presente e condividere la complessità del progetto di fusione in uno spirito di vera collaborazione preziosissima. In questo senso, quindi, lo ringrazio.

Gli emendamenti sono a vostra disposizione. Se il presidente me lo permette, li vado succintamente ad illustrare.

Il primo emendamento prevede un rafforzamento del confronto con le organizzazioni sindacali in vista dell'armonizzazione delle condizioni contrattuali ovviamente del personale, visto che la nuova azienda arriverà ad avere circa 7.000 unità, quindi una macchina poderosa il cui capitale umano va assolutamente gestito con grande attenzione e sensibilità.

Il secondo emendamento è sul monitoraggio intermedio rispetto alla scadenza triennale della clausola valutativa, che era stata un'esigenza espressa anche in Commissione. Infatti, l'emendamento è sottoscritto anche dal collega Delmonte dal quale è pervenuta la proposta di monitoraggio intermedio, che ringrazio per il contributo.

Poi c'è un ultimo emendamento più tecnico per rendere ancora più agevoli le operazioni di attivazione del percorso di fusione, che è l'immediata eseguibilità del deliberato che questa Assemblea vorrà approvare. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Mori.

Consigliere Delmonte, prego.

 

DELMONTE: Grazie, presidente.

Molto brevemente vorrei fare una piccola riflessione sul progetto di legge, che riteniamo di buon senso, soprattutto perché non nasce da un'esigenza economica di risparmio economico, ma nasce in un'ottica di prospettiva futura e di miglioramento dei servizi e della governance dei servizi stessi.

Esprimo soddisfazione per un emendamento che, in realtà, è già stato approvato in Commissione, che prevede, all'interno dell'articolo 6, l'inserimento dei registri di rilevante interesse nazionale come quelli anche di rilevanza di interesse regionale e quindi per una panoramica completa dei registri che, in realtà, in alcune altre ASL ancora manca.

Sollevo, però, due dubbi. Il primo è un po' più una critica. Credo che sia davvero stata una mancanza quella di un percorso condiviso con le opposizioni all'esterno della seduta assembleare e consiliare. Credo che nel territorio ci sia stata una vera mancanza di condivisione con chi, in realtà, della Conferenza territoriale sociale e sanitaria non è parte. Parliamo di membri dell'opposizione perché sappiamo che comunque, nel bene o nel male, chi siede a quel tavolo è fondamentalmente di politica monocolore e quindi non abbiamo nessun riferimento. Non siamo mai stati invitati in nessuna occasione per parlare del percorso e questo porta ad avere dei dubbi, sinceramente, dubbi di ignoranza: ci mettiamo nei panni di chi dovrà gestire un percorso e non sappiamo esattamente come lo farà.

Da qui nasce la critica che ho fatto anche in Commissione in cui dicevo: "Attenzione, perché adesso, se abbiamo due realtà divise, una che va a gestire il Santa Maria Nuova nella sua complessità e nella sua peculiarità di grande ospedale e un'altra Azienda sanitaria che, invece, gestisce tutto il comparto dei 'piccoli' ospedali, comunque di entità inferiore a Santa Maria Nuova, che ha una governance a sé e ha delle proprie peculiarità ben specifiche", quando andiamo a unire tutto questo, quello che non vorremmo che capitasse… Attenzione, questo è un progetto di legge di natura tecnica, ma che poi potrebbe potenzialmente avere un grande risvolto politico perché, comunque, si passa da una governance doppia a una governance unica, di due mondi molto diversi, pur essendo all'interno dello stesso contesto, ci chiediamo se questi ospedali più piccoli, se questi ospedali periferici, e parliamo anche di Case della salute, di tutti i servizi periferici, non vengano un attimo persi di attenzione rispetto al problema principale dell'Azienda sanitaria che poi sarà di Santa Maria Nuova, così come il CORE ed eventualmente il futuro MIRE e lo stesso IRCCS. Questo è il nostro dubbio, che rimane nei fatti. Rimane anche perché non abbiamo partecipato a un percorso condiviso in tutti gli incontri che sono stati effettuati prima di arrivare a questo progetto di legge ed è il motivo per cui, all'interno della Commissione, e ringrazio la relatrice Mori di aver accolto questa mia proposta di emendamento, ho richiesto un monitoraggio all'interno di questa legislatura. Poco importa se avverrà fra 12-18 mesi. L'importante è che noi che andiamo ad approvare questa legge possiamo poi, fra 18 mesi nel caso specifico, andare a toccare con mano quello che è stato sia il percorso di transizione per la fusione, ma anche effettivamente come la nuova governance, il nuovo assetto all'interno della sanità di Reggio Emilia avrà governato almeno nei primi mesi o comunque almeno quale idea avrà portato avanti.

Questo abbiamo il diritto di saperlo, noi come opposizione. Al momento, non lo sappiamo ed è per questo che ci asterremo dalla approvazione del progetto di legge, pur, ripeto, cogliendone il buon senso e l'utilità sul territorio.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Delmonte.

Ci sono altri interventi in discussione generale?

Consigliera Prodi, prego.

 

PRODI: Grazie, presidente. Intervengo per annunciare il nostro parere molto favorevole a questo processo che è dovuto e, fra l'altro, si ventilava da tempo e si sta compiendo in un modo direi esemplare, dando atto anche della grande capacità manageriale dei dirigenti sanitari del nostro territorio, che ringrazio per la professionalità.

Faccio solo un focus sull'IRCCS, l'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico dell'ospedale Santa Maria Nuova perché questo IRCCS di Reggio Emilia si occupa di tecnologie avanzate, percorsi diagnostico-terapeutico assistenziali in oncologia. È dedicato, quindi, alla validazione dell'impiego clinico e alla valutazione delle innovazioni tecnologiche dei percorsi più appropriati per i malati oncologici. È una struttura di assoluta eccellenza che si è creata grazie alla competenza e al valore dei nostri medici e del nostro personale.

Il valore delle attività di studio, formazione, ricerca sono quindi ben definite dalle linee di ricerca sviluppate negli anni dall'IRCCS di Reggio Emilia con esiti valutabili in termini di produzione scientifica, progetti di ricerca ed eventi formativi che delineano la specificità dell'impegno dei professionisti dedicati alla ricerca.

Vengo al testo di legge. Nel testo di legge si enuncia che all'Istituto è assicurata autonomia scientifica, organizzativa e contabile, con assegnazione di beni, personale e risorse secondo quanto specificatamente indicato nello Statuto e nell'atto organizzativo dell'Istituto.

Vogliamo enunciare che è indispensabile, in fase di fusione, dare una dimensione numerica e identificare il personale (biologi, biotecnologici, bioinformatici, sanitari, psicologi, farmacisti). Tutto lo staff è dedicato alla ricerca proprio per dare un impegno concreto alla continuità di questa struttura. È necessario salvaguardare e stabilizzare le interfacce professionali oggi dedicate alle relazioni scientifiche necessarie allo sviluppo coordinato dei progetti di studio e ricerca anche con gli altri IRCCS italiani e con la rete europea della ricerca oncologica. Questo perché, se non si definisce e quantifica l'autonomia dell'IRCCS da un punto di vista della pianta organica e relativa gestione e autonomia di sviluppo, quindi anche con corsi dedicati, si potrebbe rischiare di creare un ibrido che potrebbe non sopravvivere nel lungo percorso. È necessario evidenziare che il direttore scientifico, in linea con il Consiglio di indirizzo e di verifica, deve esplicitare il piano annuale della ricerca dell'Istituto dal quale si evincano gli impegni e gli investimenti dedicati alle attività assistenziali, ma anche alla ricerca clinica, allo sviluppo tecnologico e all'applicazione nei contesti di cura dei pazienti che scelgono e possono essere curati a Reggio Emilia, anche ottimamente. Grazie.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliera Prodi.

Consigliere Torri, prego.

 

TORRI: Grazie, presidente. Anche noi valutiamo positivamente l'adozione, la discussione e l'eventuale approvazione di questo progetto di legge.

Prima di tutto, come diceva il collega Delmonte, ma poi penso sia emerso anche da tutti gli interventi svolti finora, per un principio di buonsenso che ci porta su questa strada a partire dalle condizioni che sul territorio si rappresentano e che sono state manifestate in ultimo dai sindaci nella Conferenza sociosanitaria, ma non solo, anche per alcuni aspetti che sono stati richiamati nella relazione che questo progetto di legge contiene relativamente, partendo dagli ultimi articoli, ai temi della legalità e della trasparenza; aspetti che possono essere di riferimento anche per interventi successivi e che devono necessariamente essere molto accurati viste le situazioni che ci siamo trovati di fronte e che qui credo vengano affrontati in maniera molto appropriata.

Così come credo che sia stato positivo il lavoro richiamato sempre nella relazione e svolto tra Commissione e quest'oggi con gli emendamenti in modo da tenere presente prima di tutto l'adeguata considerazione che meritano i lavoratori a tutti i livelli delle unità sanitarie locali dal momento che tutti i temi (appropriatezza, sicurezza ed efficienza delle cure) passano anche da un benessere, da una stabilità dei lavoratori che poi queste cure prestano ad ogni livello.

Da qui era importante, come è stato richiesto dal territorio e come credo sia stato fatto, un confronto con i sindacati che ha portato anche ad aggiustamenti sul progetto di legge proprio per gli effetti anche pratici che questo confronto poi può produrre.

Un'altra valutazione, che ci fa valutare positivamente questo progetto di legge, riguarda le basi da cui siamo partiti, quelle di nuovo richiamate nella relazione e che a me piacerebbe fermare qua, perché diventano determinanti per approvare questo progetto di legge e anche per le prospettive che può avere. Diventano determinanti.

Le basi sono quelle di non necessità economica e quindi di bilanci sani e stabili, come richiamava anche il collega Delmonte, oltre a essere stato sottolineato nella relazione, non una necessità soltanto gestionale e non una necessità di risparmio perché in questo tipo di operazioni che il risparmio sia alto o sia basso non deve mai guardare alla condizione economica. Quando parlo di questo tipo di operazioni mi riferisco alla gestione sanitaria in genere e alle necessità di un territorio.



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