Regione (Archivio)

Progetto di legge bis: 'Sostegno all'editoria locale'

Data: 20/06/2017
Numero: 139
Soggetto: Assemblea

OGGETTO 3253

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Sostegno all'editoria locale». A firma dei Consiglieri: Pruccoli, Boschini, Campedelli, Sabattini, Serri, Rontini, Caliandro, Lori, Montalti, Zappaterra, Poli, Zoffoli, Tarasconi, Bessi, Calvano, Ravaioli, Soncini, Cardinali, Molinari (63)

(Dichiarazioni di voto e approvazione)

(Ordini del giorno 3253/1/2 - oggetti 4834 e 4835 - Dichiarazioni di voto e approvazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Riprendiamo la seduta, che era stata sospesa.

Ricordo che nella seduta antimeridiana sono stati votati gli articoli e i relativi emendamenti dell'oggetto 3253, progetto di legge a sostegno all'editoria locale.

Sull'oggetto sono pervenuti due ordini del giorno. Il primo è l'ordine del giorno 3253/1, a firma dei consiglieri Tarasconi, Zoffoli, Cardinali, Montalti, Campedelli, Zappaterra, Bessi, Lori, Molinari, Pruccoli, Rontini, Soncini, Serri, Ravaioli. Su tale ordine del giorno è stato presentato un emendamento a firma dei consiglieri Torri, Prodi e Taruffi.

Il secondo è l'ordine del giorno 3253/2, a firma dei consiglieri Calvano, Pruccoli, Zappaterra, Serri, Ravaioli, Sabattini.

Ora ci si può iscrivere per le dichiarazioni di voto congiunte sugli ordini del giorno e sul progetto di legge.

Prego, consigliera Tarasconi, ha la parola.

 

TARASCONI: Grazie, presidente.

Ci tengo a dire due cose rispetto a questo ordine del giorno. Perché abbiamo presentato quest'ordine del giorno collegato al progetto di legge sull'editoria locale? Perché si avverte da parte di tutti il clima di mancanza di fiducia non solo nei confronti della politica, ma verso le Istituzioni in generale, cioè verso tutto ciò che una volta era considerato autorevole e attendibile. Tra coloro che soffrono di questa situazione ci sono anche i giornalisti e, di conseguenza, i giornali per cui scrivono, che sono gli erogatori dell'informazione cosiddetta ufficiale. Per informazione ufficiale si intende quella prodotta dai professionisti dell'informazione. Lo specifico perché se, da una parte, con l'avvento di Facebook, Twitter, blog di qualsivoglia genere gli internauti hanno scoperto formidabili strumenti di espressione, dall'altra stiamo sperimentando il fatto che le persone fanno informazione senza che sia il loro mestiere, senza saperlo fare, ma la fanno, e questa circostanza produce notizie e genera verità che, poi, verità non sono.

Quindi, accanto alle indubbie potenzialità di questi strumenti, stiamo anche assistendo al verificarsi di alcuni meccanismi distorsivi che regolano la diffusione delle notizie sui social media e sui motori di ricerca. Mi riferisco alle fake news ovviamente, che alla lettera significa notizie contraffatte, e al fenomeno delle filter bubble, cioè un isolamento intellettuale in quella che è intesa come una bolla di informazioni filtrate e, quindi, omogenee, che rischiano di manipolare e influenzare l'opinione pubblica.

In virtù di questi meccanismi, è possibile orchestrare campagne informative malevole, con specifici obiettivi, che possono essere economici, sociali, politici o finanziari. Ci sarebbero tantissimi esempi. Ne cito uno che riguarda da vicino non solo quello sulle vaccinazioni dei bambini in generale, e abbiamo visto che cosa hanno generato notizie prive di fondamento scientifico, e mi riferisco alla bufala di circa un mese fa dal titolo "In Riviera solo bambini vaccinati", che poi gli assessori Venturi e Corsini hanno dovuto smentire, così come denuncia la Repubblica in questo articolo che ho ora tra le mani. Tim Berners-Lee, indicato come inventore del web, in un'intervista del marzo scorso al giornale The Guardian denunciava proprio questo, descrivendo il web come un posto in cui disinformazione o false notizie talvolta sorprendenti e scioccanti, o concepite per richiamare le nostre propensioni, possono diffondersi a macchia d'olio. Si tratta di dinamiche che, nella maggior parte dei casi, vengono sfruttate in modo consapevole, sistematico e scientifico per ottenere vantaggi di natura economica, ma a volte anche politica da parte degli attori più vari.

Ancora, proseguendo sulla scia della cronaca dell'ultimo anno, penso alle campagne elettorali di USA e Francia, in merito alle quali la rete è diventata un vero e proprio campo di guerra: false notizie contro verità. Leaks e account automatizzati sono tutti elementi di un panorama con il quale abbiamo ormai imparato a fare i conti.

Analogamente le fake news corrono sul filo di WhatsApp, un altro strumento di comunicazione che si sta rivelando molto influente essendo assai facile e soprattutto immediato…

 

PRESIDENTE (Saliera): Scusi se la interrompo un secondo. Non so se è chiaro: lei sta intervenendo…

 

TARASCONI: Io ho provato a dirglielo, presidente, però lei mi ha detto "no, no, vada pure", quindi io sono intervenuta.

 

PRESIDENTE (Saliera): Sia sull'ordine del giorno che come dichiarazione di voto sulla legge.

 

TARASCONI: Va bene. D'accordo.

Parlavo di WhatsApp. Sono ormai ricorrenti i casi di allerta da truffe inesistenti e notizie mendaci, che generano allarmismo e preoccupazione, come nel caso del G7 a Bari dello scorso maggio. Da WhatsApp ai social network si sono divulgate false segnalazioni di scontri violenti, che in realtà non si sono mai verificati.

Cito un altro caso, che riguarda il terremoto del Centro Italia nell'agosto scorso. Ha circolato ampiamente, suscitando grande scalpore, una notizia palesemente infondata secondo cui la magnitudo ufficiale delle scosse sarebbe stata alterata per evitare allo Stato di pagare i danni. Questo è forse l'esempio più rappresentativo di come una falsa notizia, anche solamente allo scopo di raccogliere quel "clic", che è fonte di guadagno, possa fare leva sulle paure delle persone, creare allarmismi e minare il rapporto di fiducia, evidentemente già fragile, con autorità e Istituzioni.

La fiducia reciproca è forse il capitale più grande di cui un Paese possa disporre, è la fiducia in un contesto di leggi condivise e accettate, è la fiducia nel fatto che le Istituzioni operino per il bene comune.

Con questo ordine del giorno chiediamo alla Regione di inaugurare un nuovo impegno sul fronte dell'educazione alla comunicazione, quello di contribuire a creare nuove e solide basi di fiducia reciproca, promovendo l'educazione all'uso e consumo consapevole dei media attraverso l'acquisizione di uno spirito critico da parte di tutti, in modo da comprendere l'importanza e l'autorevolezza delle fonti dalle quali si attinge un'informazione, che è un bene primario per la libertà di pensiero e democrazia del nostro Paese, supportando e collaborando con organizzazioni indipendenti impegnate per rendere più trasparenti le dinamiche della diffusione delle informazioni su internet, come le organizzazioni che si occupano di fact checking, chiedendo al Governo di intervenire per far sì che anche in Italia, come già avviene in Germania e in Francia, i grandi social network e i grandi operatori di internet implementino strumenti utili a contrastare la diffusione di false notizie e a sanzionare in termini di reputazione e di redditività gli attori che le diffondono.

Crediamo che la Regione Emilia-Romagna, che è la prima regione in Italia per capacità di supercalcolo e che sta investendo in ricerca e innovazione con l'obiettivo di diventare un hub europeo della ricerca, possa e debba prendere l'iniziativa in questo campo, che è in pieno sviluppo, e investire ancora una volta sul proprio capitale umano per ottenere una maggiore e più matura consapevolezza dei processi nei quali siamo coinvolti.

La dichiarazione di voto è, ovviamente, favorevole. Chiedo scusa se ho provato prima a dire che volevo aspettare per l'ordine del giorno. In ogni caso il tema è strettamente collegato alla legge sull'editoria, perché la stragrande maggioranza delle fake news parte dai giornali on-line e dai social network.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Tarasconi.

Consigliere Delmonte, prego, ha la parola.

 

DELMONTE: Grazie, presidente.

Faccio la dichiarazione di voto in merito al provvedimento di legge, ma anche a questo ordine del giorno riguardante le fake news. Proprio da questo comincio annunciando già il nostro voto favorevole per l'importanza che, secondo noi, riveste questo ordine del giorno. Peccato, perché è un'occasione persa quella di non inserire in legge qualcosa che riguardasse già questo argomento. Pur nella difficoltà dei controlli, sarebbe stato opportuno inserire come requisito minimo per poter accedere ai finanziamenti la prerogativa di non essere tra coloro che sviluppano queste fake news, che ormai sono diventate un business enorme.

È uscito un report qualche mese fa che parlava addirittura di cifre. C'è proprio un listino prezzi per le fake news. Ad esempio, generare fake news per rovinare una persona costa 50.000 dollari. Questo era un listino prezzi uscito da un grande report. Tuttavia, è un business che continua a crescere e che in Italia sta trovando veramente grande forza. Addirittura ci sono dei listini per comprare delle macchine, per mettere dei like, per generare delle news, per generare traffico, e tutto questo va a danno di quella editoria, di quel giornalismo che è definibile come giornalismo vero.

Questo, secondo noi, è un punto importante, che, ripeto, sarebbe stato opportuno inserire in legge. Non ci si è riusciti evidentemente per le difficoltà che si incontrano nel verificare quali sono le fake news e soprattutto nel controllarle.

Mi ha fatto piacere sentir prima parlare di filter bubble, anche se questo è un tema molto più grosso di quello che riguarda l'editoria, perché fondamentalmente Facebook è la filter bubble fondamentalmente, perché tutti noi teniamo sulla nostra bacheca Facebook esclusivamente ciò che ci interessa tecnicamente e non vediamo mai un'opinione diversa dalla nostra, o perlomeno è molto difficile che accada. Questo perché alla base c'è un meccanismo che porta a essere legati, a essere amici, a essere coinvolti nei post che più ci piacciono, perché quello è il meccanismo che fa guadagnare oggi i social network.

Noi, quindi, voteremo convintamente a favore dell'ordine del giorno a firma della consigliera Tarasconi. Invece, ci asterremo sull'altro ordine del giorno, così come ci asterremo sul progetto di legge, e riepilogo brevemente le motivazioni che ci portano a esprimere un voto di astensione.

Ribadisco il nostro parere favorevole su tutto l'aspetto occupazionale, magari prevedendo anche aiuti con finanziamenti pubblici, perché non siamo contrari e non abbiamo mai avuto una contrarietà a prescindere, come invece ha detto il consigliere Bertani durante la discussione. Del resto, noi abbiamo criticato certi utilizzi dei finanziamenti pubblici, non il finanziamento pubblico in sé.

Da questo punto di vista, però, all'interno di questa legge, pur trovando favorevolmente l'aspetto innovativo del web e delle piattaforme, troviamo una genericità nel trattare l'aspetto del web, che secondo me fa danno al reale giornalismo on-line. Come ho detto prima, abbiamo trovato in troppi punti un paragone tra siti web generici e testate on-line, cose che non possono essere definite la stessa cosa, non almeno in una legge che tratta di editoria locale.

Abbiamo visto che la clausola valutativa, che chiedevamo potesse essere cambiata e accorciata per permetterci di valutare meglio l'applicabilità di questa legge, non è stata ridotta. Soprattutto non troviamo nessuna certezza sul quantum finanziario della norma. Non sappiamo quanto verrà finanziata. Prima, durante l'intervista, loro hanno detto a noi che probabilmente verranno stanziati 400.000 euro. Pensate, lo sanno i giornalisti, mentre noi non lo sappiamo. Comunque, rimangono parole, perché la Giunta ha ricevuto troppe deleghe, secondo me, da questa legge per poter indicare i nuovi requisiti, definire la gestione dei bandi e stabilire l'ammontare del finanziamento.

Tutti questi motivi ci portano all'astensione, pur ribadendo quello che per noi è un concetto fondamentale, vale a dire che è necessario lasciare massima libertà di espressione e massima libertà di stampa, che sono garantite dalla pluralità delle testate giornalistiche. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Delmonte.

Consigliere Sassi, prego.

 

SASSI: Grazie, presidente.

Francamente pensavo di aver ascoltato diverse castronerie questa mattina, ma nel pomeriggio ho sentito quella più grossa. Spero soltanto di aver capito male. In sostanza, con questo ordine del giorno, nella parte finale, si chiede di identificare strumenti e meccanismi atti a limitare la diffusione di notizie false nel rispetto della libertà di informazione. In altre parole, nel rispetto della libertà di informazione si mette un bavaglio. Questo è il punto. Si filtrano le notizie che si ritengono false, bene. Ma chi lo decide? A me sta bene capire cosa sia falso e cosa sia vero, perché è la prima cosa che faccio, ma chi lo decide? Questo, a mio avviso, è mettere un bavaglio. Poi, voi fate come volete.

Cito: "L'informazione in rete può essere vera o falsa, o entrambe le cose, ma in rete è impossibile sostenere una menzogna per lungo tempo". Ritengo che questo concetto sia assolutamente vero, ma sta poi alle persone discernere. Questo lo diceva Gianroberto Casaleggio, il quale sosteneva anche che l'editoria classica, se non si evolve, tende a morire, ed è quello che sta succedendo, altrimenti non proporreste di finanziare ancora l'editoria, settore che attraversa una forte crisi, di cui però sarebbe opportuno capire le origini.

Questa mattina ho sentito dire che è preoccupante quando una voce di informazione si spegne. Ma è più preoccupante non chiedersi perché si spegne. Ci sono certamente dei motivi che portano allo spegnimento di una voce. Ci possono anche essere degli incompetenti in giro. Non è che uno, perché fa il giornalista, debba essere tutelato come un panda. Può anche essere uno che non sa fare il suo mestiere. Capita. Quindi, occorre analizzarne i motivi. È sempre un male che si spenga una voce di informazione, ma è fondamentale capire i motivi che ne hanno comportato lo spegnimento.

Ancora, ho sentito dire che c'è il timore che, in mancanza di questo tipo di normative, ci possano essere le lobby. Non ci sono mecenati che sostengono l'editoria, ma in compenso ci sono i partiti, a quanto vedo.

I lettori dovrebbero avere la capacità di capire e valutare le testate giornalistiche comprando i quotidiani in edicola e vagliando chi prende soldi pubblici e lavora bene e chi prende soldi pubblici e lavora male. Il problema è che sui giornali non è scritto chi prende soldi pubblici. C'è solo una testata nazionale che dichiara di non prendere soldi pubblici. Tutti gli altri non lo dicono. Quindi, come si fa a scegliere, visto che penso che ognuno abbia una propria vita e non abbia tempo di seguire tutte queste robe? Si dovrebbe intervenire per renderglielo facile, ma così non è.

Inoltre, ho sentito dire che "L'alimento umano - cito - è il fondamento della cultura e del sentimento. Se volete far migliorare il popolo in luogo di declamazioni contro il peccato, dategli un'alimentazione migliore, poiché l'uomo è ciò che mangia". Questa famosa frase, scritta da un grande filosofo tedesco, è alla base del pensiero progressista moderno. Ebbene, se io mangio in misura rilevante, attualmente e abitualmente, e allungo sempre soldi pubblici, sarò legato a chi mi nutre e ne dipenderò. Questo è il pensiero che ci spinge a pensare che un'operazione di questo genere non ha senso se non è finalizzata a un'evoluzione degli strumenti canonici di comunicazione, che certamente non si possono configurare con questo ordine del giorno, che nella prima parte dell'impegno è pure condivisibile, ma nella seconda è assolutamente da rigettare. Io non ci penso neanche a mettere in piedi una roba tale che consenta a qualcuno di definire, in modo automatico, in modo semiautomatico o in modo manuale - non so in che modo -, se una notizia è falsa o vera. A questo punto, la stessa cosa mi piacerebbe che venisse fatta sulla carta stampata e la televisione. Del resto, le fake news non nascono sempre dalla rete, come diceva la consigliera Tarasconi, ma molto spesso vengono fuori dalla carta stampata e dalle agenzie - guarda caso - e poi vengono rilanciate in rete. Però, su quelle il filtro non c'è, perché una volta che hai stampato hai stampato. Tant'è che, quando ci sono i presupposti, tocca andare anche con gli avvocati. Lì non c'è nessun filtro, però lo vogliamo mettere sulla rete.

È molto tempo ormai che si tenta questo tipo di approccio alla rete, alle fake news, che fanno cattiva informazione. Poi son convinto anch'io che esista un listino da qualche parte di qualche informatico o di qualche azienda che si presta a produrre fake news per distruggere una certa azienda, un certo prodotto o una certa persona, ma queste vanno combattute con la legge ordinaria.

In conclusione, ribadisco il nostro voto contrario all'ordine del giorno e al progetto di legge, che riteniamo assolutamente fuori tempo e fuori luogo. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Sassi.

Consigliere Foti, prego.

 

FOTI: Presidente, intervengo per dire che sotto il profilo dell'articolato e della legge per come esce, pur con tutte le riserve, anch'io sono orientato a un voto di astensione, augurandomi che quegli emendamenti che sono stati respinti possano ottenere in futuro una motivazione congrua, nel senso che si dimostri che non occorrevano alla legge e non occorreva la loro approvazione per rendere la legge più trasparente.

Debbo dire che, comunque, un passo viene compiuto in un settore che è in crisi, un settore che è importante per questo nostro Paese e anche per questa nostra regione, che ha avuto in passato e ha dato i natali anche a importanti giornalisti e scrittori. Ne ricordo uno per tutti, che mi pare a tutti gli effetti bolognese: Piero Buscaroli.

Con riferimento all'ordine del giorno della collega Tarasconi, mi preme sottolineare che effettivamente quello delle fake news è un tema molto importante. Forse l'ha inventato la politica anche, perché capita anche di trovarsi molto spesso vittima di fake news che non sono qualificate come fake news, ma sono frutto di fervida fantasia e di invenzione.


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