Regione (Archivio)

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: 'Sostegno all'editoria locale'

Data: 20/06/2017
Numero: 138
Soggetto: Assemblea

OGGETTO 3253

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Sostegno all'editoria locale». A firma dei Consiglieri: Pruccoli, Boschini, Campedelli, Sabattini, Serri, Rontini, Caliandro, Lori, Montalti, Zappaterra, Poli, Zoffoli, Tarasconi, Bessi, Calvano, Ravaioli, Soncini, Cardinali, Molinari (63)

(Relazione, discussione ed esame articolato)

(Ordini del giorno 3253/1/2 oggetti 4834 e 4835 – Presentazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con l'oggetto 3253: Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri recante: «Sostegno all'editoria locale», a firma dei consiglieri Pruccoli, Boschini, Campedelli, Sabattini, Serri, Rontini, Caliandro, Lori, Montalti, Zappaterra, Poli, Zoffoli, Tarasconi, Bessi, Calvano, Ravaioli, Soncini, Cardinali, Molinari.

Il testo n. 6/2017 è stato licenziato dalla Commissione Cultura, Scuola, Formazione, Lavoro, Sport e Legalità nella seduta del 25 maggio 2017.

Il progetto di legge è composto da 14 articoli.

Il relatore della Commissione, consigliere Giorgio Pruccoli, ha preannunciato di svolgere la relazione orale.

Su tale oggetto insistono dieci proposte di emendamento. Mi dicono che ne sono pervenute altre, per cui farò un aggiornamento durante la discussione generale.

Do subito la parola al relatore della Commissione, Giorgio Pruccoli, che ha venti minuti. Poi procederemo con la discussione generale.

Prego, consigliere Pruccoli.

 

PRUCCOLIrelatore: Grazie, presidente.

Faccio un minimo di storia per contestualizzare il contesto all'interno del quale nasce questo progetto di legge.

In Assemblea legislativa, già nel corso della IX legislatura, erano arrivate diverse richieste di interessamento rispetto alle difficoltà di un settore, quello appunto dell'informazione e quello dell'editoria locale, che non potevano non trovare riscontro oggettivo da parte di questa Assemblea. Si è pensato che questa richiesta di aiuto e questa manifestazione di difficoltà non fossero da considerare alla stessa stregua di altri settori produttivi, proprio, invece, per il ruolo chiave che riveste anche nella formazione dell'opinione pubblica, quindi comunque in un processo di democrazia, di mantenimento del presidio democratico e di formazione del libero pensiero, il ruolo chiave che svolge appunto l'informazione nei confronti dei cittadini.

Quindi, con l'iter che si era già avviato in IX, che prevedeva esclusivamente proprio un'intelaiatura, con i titoli di questo progetto di legge. Come Questore dell'Assemblea mi sono trovato con la possibilità di dare la colpa a quel telaio e di provare a portare all'attenzione dell'Assemblea, quindi preventivamente della Commissione, un progetto di legge che provasse a dare una risposta a questo tema e a questa problematica.

C'erano anche altre Regioni, abbiamo fatto anche uno screening per quello che riguardava altre Regioni, se fossimo mai i primi, in questo tema, ad avventurarci, oppure se ci fossero altre Regioni che avevano già segnato la strada. Abbiamo visto che effettivamente non tantissime, ma altre Regioni si erano dotate di una legge di settore.

Tale legge di settore, pur rendendosi conto di non poter dare una risposta esaustiva ai problemi, perché questa legge non ha la pretesa di sostituirsi alla riduzione dei trasferimenti nei confronti di questo settore da parte del nazionale, evidentemente è una legge che prova, poi lo dirò, a stimolare alcune attività e alcuni investimenti che potrebbero essere importanti e nevralgici, a difesa di quel presidio, e potrebbero essere anche migliorativi del servizio d'informazione che si svolge nei confronti dei cittadini.

Quindi, in un quadro nazionale che è mutato, le Regioni si trovano a dover dare delle risposte che non possono essere sostitutive, ma possono essere alternative e un ruolo, in un quadro che è cambiato, di alcuni media. Si pensi, in particolare, è una riflessione che faccio, alla carta stampata. La carta stampata, oggi, non può più avere la pretesa di essere la parte che insegue le notizie e che informa rapidamente l'utenza e la cittadinanza, ma evidentemente può magari provare a calarsi nel ruolo di colei che fotografa la situazione e prova a fare delle riflessioni un po' più a freddo rispetto alle notizie che invece vengono rimbalzate, in maniera molto rapida e spesso anche tumultuosa da parte delle piattaforme web e anche da parte dei social network.

Come dicevo, riteniamo che l'informazione sia un presidio di democrazia e anche di partecipazione attiva dei cittadini. Con questa legge proviamo a dare dei piccoli incentivi, quindi delle premialità, ai soggetti operanti nel settore che provino a guardare, a fare dei progetti alla cui base vi siano l'innovazione organizzativa e l'innovazione tecnologica. Poi abbiamo voluto porre, proprio perché non doveva essere semplicemente una legge di finanziamenti a pioggia e solamente un problema legato ad una supplenza rispetto ad alcune difficoltà economico-finanziarie, un'attenzione particolare e un focus di attenzione, che la pone al centro di questa legge, sul lavoro. In particolare, abbiamo deciso che uno degli elementi cardine potesse essere il lavoro e la qualificazione del lavoro, la stabilizzazione del lavoro, se possibile, addirittura, immaginare la creazione di posti di lavoro nel settore dell'informazione, anche perché c'è stata un'udienza conoscitiva molto partecipata, che ci ha consegnato una serie di riflessioni molto interessanti, da parte dei protagonisti di questo mondo, di questo settore.

Perlopiù, queste riflessioni, queste richieste hanno potuto trovare una risposta puntuale e precisa all'interno degli emendamenti, e credo che alla fine siamo riusciti a confezionare una legge che possa dare delle risposte credibili rispetto appunto al punto di partenza e alle difficoltà che abbiamo riconosciuto.

All'interno di questa legge c'è una prima parte che prevede dei requisiti generali per tutte le imprese, perché c'è una differenziazione, all'interno della legge, evidentemente, per i vari settori, ma partiamo da alcuni requisiti generali. Per esempio, in particolare l'utilizzo per l'attività giornalistica di personale iscritto all'Albo (previsto dalla legge n. 69 del 1963) con un rapporto di lavoro che sia disciplinato secondo la Contrattazione collettiva del comparto, quindi ci atteniamo scrupolosamente e rigidamente alla contrattazione sindacale del settore. Poi, la destinazione dell'informazione locale autoprodotta, per esempio di una foliazione o di un numero di articoli pubblicati, di un numero di lanci di agenzia, o di una fascia oraria complessiva per quello che riguarda il palinsesto diurno delle televisioni, pari ad una certa quota dell'attività giornalistica svolta in autoproduzione. Questi sono i requisiti generali. Poi ci sono i requisiti specifici, che sono riconducibili esclusivamente ad ogni singolo ambito di attività, che prevedono, e non potrebbe essere altrimenti, parametri differenziati relativi alla copertura territoriale, alla composizione della redazione giornalistica, e via di questo passo.

Questa è una legge che non porta al proprio interno uno stanziamento, non definisce uno stanziamento, ma delega alla Giunta la programmazione annuale, sia per quanto riguarda la definizione del quantum, quindi quanto dedicare sul capitolo previsto appunto da questa legge, e quali siano anche i titoli, le priorità e i bandi da emanare. Soprattutto, definisce anche le modalità dei controlli che sono affidati al Co.Re.Com.

Abbiamo anche provveduto ad evidenziare quelli che secondo noi è importante che siano dei criteri di esclusione rispetto alle possibilità di accedere a questi bandi, quindi un pre-filtro. Per esempio, abbiamo deciso di escludere emittenti – questo proviene per esempio in parte dagli emendamenti – che si occupino esclusivamente di televendite. Non è un tabù il fatto che all'interno di un palinsesto, all'interno di una radiotelevisione ci possa essere una televendita, ma deve essere contenuta attraverso i limiti previsti dalla disciplina nazionale. Per esempio, abbiamo escluso aprioristicamente i soggetti che trasmettano o promuovano programmi vietati ai minori, tutti quei soggetti che siano riconducibili ai partiti, o ai movimenti politici, alle organizzazioni sindacali, ai profili di categoria, o comunque tutti quei soggetti che siano sanzionati dall'Agcom e i cui titolari siano stati condannati contro la pubblica amministrazione e contro il patrimonio.

All'interno della legge, come dicevo, ci sono degli incentivi per l'occupazione. Questo è molto importante, nella logica che sostenevo prima, ovvero è una legge che prova a dare dignità al lavoro. C'è stato forse uno scadimento nel rapporto tra i soggetti e i lavoratori, quindi i soggetti che fanno informazione, in particolare i giornalisti. Noi riteniamo di dover restituire dignità e di dare una stabilità a quei rapporti di lavoro, rapporti di lavoro che se possibile devono uscire dalla precarizzazione, dal precariato ed entrare in rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Se possibile addirittura occorre creare nuovi posti di lavoro anche attraverso dell'innovazione tecnologica, o dell'innovazione del prodotto, che potrebbero appunto aumentare un po' la necessità di posti di lavoro, e comunque la produzione delle singole testate.

Fra i requisiti, evidentemente, c'è l'iscrizione al ROC da almeno un anno. Sono stati previsti, all'interno della legge, anche degli elenchi di merito, a cui i soggetti possono iscriversi su base volontaria, che sono curati, per la loro tenuta, dal Co.Re.Com.

Termino dicendo, poiché peraltro non ho neanche più tantissimo tempo, che è stato un lavoro non semplice. Comunque, ringrazio, intanto, per la collaborazione i Gruppi consiliari che si sono approcciati a questa legge con un atteggiamento molto propositivo. È stata, come dicevo, una fatica, perché da una parte si voleva evitare, fuggire completamente dalla anche solo potenziale critica di voler finanziare un mondo che parla tutto sommato di noi, anche delle Istituzioni, perché evidentemente quando si fa informazione, si parla anche delle Istituzioni. Dall'altra parte, invece, si vuole valorizzare il tema del lavoro e dell'innovazione, provando a stare lì, lo dico con un'immagine abbastanza figurata, evitando la possibilità, nella legge, di premiare anche i "dopolavoristi da garage", cioè quelli che fanno semplicemente un rimbalzo di notizie di agenzie di stampa, molto banale.

Dall'altra parte ancora non vorrei che magari, stringendo troppo le maglie, si dedicassero le risorse, che immagino non saranno vastissime, che la Giunta metterà a disposizione, esclusivamente ai grandi gruppi editoriali, per cui si fanno cadere questi contributi come una goccia in un mare, che potrebbe avere, in proporzione, difficoltà ancor più grandi rispetto ai soggetti medio-piccoli. Grazie.

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Pruccoli.

Discussione generale.

Consigliere Sassi, prego.

 

SASSI: Grazie, presidente.

Ormai non è più una novità, credo l'abbiamo detto in mille salse e in tutti i luoghi, che per noi il pluralismo non è libertà di informazione, ma è un'altra cosa. L'abbiamo fatto con il V-Day, l'ho ricordato in altre occasioni, lo ridico. Noi continuiamo a usare ricette per scopi per cui esistono già altre ricette. Se cioè per puntare alla tutela del lavoro e alla crescita del lavoro all'interno del comparto dell'editoria bisogna fare una legge, vuol dire che tutti gli strumenti per gli altri lavoratori, allora non valgono?

Esistono già strumenti per la tutela del lavoro: applichiamo quelli. Oppure, è difficile dire che la politica definisce una legge a sostegno di un apparato che dovrebbe criticare anche la politica, laddove sia libero. Certamente, se un settore viene foraggiato dalla politica, difficilmente ne farà la critica: sarà più in difficoltà a farlo, questo è il punto.

L'informazione, di per sé, è un baluardo della democrazia solo quando è libera e ha le mani totalmente libere. Chi è chi è dipendente, chi dipende da fondi che la politica eroga, a mio avviso non è affatto libero. La libertà di stampa è un valore assoluto per la formazione dell'opinione pubblica, per l'informazione e la divulgazione della verità.

Io rilevo, da qualche tempo mi leggo parecchie rassegne-stampa, che molto spesso le notizie sono date come degli editoriali più che come delle notizie, quindi mi chiedo come mai la stessa notizie su testate diverse appaia in modo differente. Sono scelte redazionali, che ognuno ritiene di fare, però la verità o è tale, o è qualcos'altro.

Ci sono scelte che devono essere assolutamente libere da parte delle redazioni, dei giornali, delle televisioni. Io non entro nel merito di queste scelte, ma come cittadino e fruitore di queste notizie, una critica sento di doverla fare. Ho già detto più volte dell'esperienza reggiana delle campagne elettorali regionali, dove la tv locale, quella più seguita, dimenticò che esistevano le elezioni, non ne diede alcuna notizia. Questo non è certamente sinonimo né di servizio pubblico, né di libertà, ma è una tv che ha fatto una scelta, va benissimo. Se ne prende atto, ma poi sì stabilisce qual è la credibilità di quell'organo informativo.

Oggi c'è la crisi della carta stampata. Qualcuno, in tempi non sospetti, disse, ma additato come un visionario, che la stampa così come la conoscevamo aveva i giorni contati e che la rete l'avrebbe sostituita. Oggi stiamo rilevando esattamente questo. Effettivamente, è vero: quando le notizie arrivano sulla carta, sulla rete sono già vecchie.

Lo stesso vale per le televisioni, molto spesso. Le notizie arrivano molto prima in rete perché sono quasi in tempo reale. Si punta sul lavoro, in questa legge, ma secondo me si punta ad altro: si punta a fare in modo che le redazioni siano comunque benevole verso chi gli elargisce fondi. I quali non sono ovviamente declinati in questa legge, perché per il reddito di solidarietà si blindano gli importi delle persone che sono in sofferenza, ma qui si dà spazio alla possibilità anche di avere importi differenti, a seconda della disponibilità di bilancio. Sono scelte della politica, sono scelte del PD di questa Regione, certamente differenti da quelle che avremmo fatto noi.

A mio avviso, quindi, la libertà non può esistere se c'è un mercato dell'informazione, passatemi il termine, "drogato" dal soldo pubblico, a volte anche dal "soldo privato", quando è sostanzialmente predominante sulla libertà editoriale delle varie redazioni giornalistiche o televisive. Ci sono, credo, delle regole di bilanciamento che andrebbero fatte, ma qui non si affronta un discorso di bilanciamento del "potere" di essere convinti a non essere troppo cattivi quando la politica fa cose che non dovrebbe fare e la stampa ne dovrebbe dare notizia.

Noi riteniamo che questo tipo di interventi, ormai, abbia fatto il suo tempo. La libertà di informazione in Italia non gode di ottima salute, ma questo lo sappiamo da tempo e certamente non è un atto che dà maggior credibilità.

La credibilità si misura sul mercato, si misura mettendoci la faccia e vedendo quello che si riesce a raccogliere come credibilità, in funzione del lavoro che si fa. Uno è credibile nell'informazione quando è super partes, quando dice la verità, quando non guarda in faccia nessuno. Credo che con questo tipo di azioni, come succede anche a livello nazionale e anche a livello locale, non si stia alimentando affatto la libertà di informazione, ma si stia alimentando una pluralità che di fatto sarà riconoscente a chi elargirà loro dei fondi che gli permetterà di fare innovazione e anche investimenti, certo. Ma se oggi hanno bisogno di questi fondi per fare innovazione e investimenti è perché in passato non hanno fatto quell'operazione di credibilità che li avrebbe resi più forti e seguiti da un'utenza che avrebbe fatto abbonamenti, o avrebbe fatto quel tipo di investimento "diffuso" che grazie solo agli abbonamenti può essere sostenuto. Grazie a quelli può essere resa credibile una testata giornalistica piuttosto che una televisione, vendendo spazi pubblicitari perché è molto vista.

Una televisione molto vista se dice la verità è appetibile; se non dice la verità ed è palesemente faziosa, la gente se ne accorge e dopo un po' smette di seguirla. Lo stesso vale per la stampa. Mi piacerebbe vedere qual è l'andazzo degli abbonamenti delle testate giornalistiche locali, al di fuori degli apparati istituzionali, fra i cittadini, perché negli apparati istituzionali gli abbonamenti si fanno anche per avere le rassegne-stampa. È al di fuori di esso che bisogna misurare la qualità di una testata giornalistica.

Quanto a fornire denaro per garantire il lavoro, direi che possiamo cominciare a fare una legge anche sui metalmeccanici, una legge sui piastrellisti, una sui pittori, un'altra… Ogni categoria ha una valenza importantissima a livello regionale. La parte editoriale è un baluardo della democrazia, se l'informazione non ha da dire grazie a nessuno e ha le mani libere. Se deve dire grazie a qualcuno, le mani libere non le ha, quindi questa non è libertà di informazione, ma è sudditanza.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Sassi.

Consigliere Delmonte, prego.

 

DELMONTE: Grazie, presidente.

Comincio le mie considerazioni dicendo che la penso molto diversamente dal collega Sassi. Credo che la stampa, così come l'informazione in generale, abbia invece un ruolo molto più importante e più ampio rispetto a quello di altre categorie. Lo dico non perché sono dei lavoratori differenti, ma lo dico perché il loro è un impatto differente nel pensare comune, nella politica, noi spesso lo sappiamo, nella concezione di tutto quello che ci circonda.

Lo dico perché questo avviene soprattutto nel bene, ma anche nel male. Purtroppo, vediamo come oggi l'informazione veicoli i pensieri, nel bene e nel male, ripeto, veicoli le opinioni. Mi stupisce che il Movimento 5 Stelle, che forse ha fatto di questo metodo la propria miniera principale di voti, definisca la stampa come un lavoro qualunque. Secondo me, invece, è molto importante capire come la tutela di un'informazione pulita, di un'informazione sana, di un'informazione concreta e reale, sia essenziale per la libertà di opinione dei singoli individui.

Detto questo, tornando al progetto di legge che noi in parte condividiamo nei princìpi, ma di cui non condividiamo completamente la struttura, ha dei pro e dei contro, secondo noi. Il primo pro è quello appunto dell'ambito occupazionale – ha fatto bene ad evidenziarlo il primo firmatario, il relatore Pruccoli –, quello della tutela di alcuni lavoratori che molto spesso, nelle realtà più piccole che vivono all'interno di redazioni, in particolare della carta stampata, che non fanno parte di grandi gruppi editoriali, fanno veramente fatica a trovare dei fondi, dei finanziamenti e fanno anche fatica a trovare semplicemente i metodi per poter garantire una continuità al proprio operato. L'abbiamo visto in molte edizioni locali di quotidiani, mi viene in mente, l'ultimo nella nostra realtà, Prima pagina, di Reggio Emilia e Modena: pur con due redazioni differenti, comunque hanno trovato le stesse difficoltà nel riuscire a portare avanti la propria attività, così come prima di loro c'erano L'informazione a Reggio Emilia e altri quotidiani che troppo spesso hanno visto finire il proprio operato, proprio per questioni legate alla difficoltà occupazionale.

Un altro vantaggio, secondo me, di questa legge, è che ha un occhio di riguardo per i formati innovativi. Ho apprezzato come venga inserito non solo all'interno dei nuovi metodi digitali di divulgazione, come la radio, DAB, o i metodi di digitale terrestre, ma come venga inserito anche, come metodo di divulgazione della stampa, il web, non solo inteso come testata giornalistica on line, ma anche come piattaforma di applicazioni e web.

Questo, secondo me, è stato veramente un intervento mirato e preciso, perché effettivamente è all'avanguardia. Vediamo come oggi l'informazione non sia tutta per forza tramite strutture radio, ma come sia proprio semplicemente con un servizio web, anche differente rispetto a una testata giornalistica, ma che è proprio un servizio on demand, e on demand viene proprio definito all'interno della legge.

Attenzione, però, e quindi arrivo ai primi contro di questa legge: non tutto quello che è sul web è giornalismo. Abbiamo visto molto spesso nascere siti di informazione, siti che si ponevano come siti di informazione, ma che in realtà andavano solamente a sfruttare quello che è definito il click-baiting - dopo ne parleremo anche in merito all'ordine del giorno pervenuto dalla consigliera Tarasconi, come un metodo per monetizzare sul web. Quindi, notizie sensazionalistiche, titoloni, per poi arrivare, premendo un contenuto di dieci parole in una pagina, a guadagnare dalla monetizzazione delle pubblicità. Questo non è giornalismo; questo è sfruttare uno strumento, sfruttare il sensazionalismo di una notizia, magari sfruttare anche una tragedia, perché spesso capita soprattutto subito dopo delle tragedie, quando grandi titoli portano la gente a cliccare più velocemente, perché affamati di informazioni in quel momento. Si sfrutta questo come monetizzazione per alcune finte testate giornalistiche.

Questo è importante, perché all'interno di due articoli di questa legge, credo che questo non sia ben evidenziato: parlo dell'articolo 5, comma 1, lettera k, in cui noi ci poniamo di cofinanziare, addirittura, dei banner promozionali, che sicuramente hanno un ottimo intento, quello di valorizzare le nostre peculiarità territoriali, ma stiamo attenti, perché non andiamo bene a definire dove andiamo a sponsorizzare questi banner promozionali, non evidenziando le differenze che ci sono appunto tra alcuni siti e altri.


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