Regione (Archivio)

Risoluzione: rilancio delle imprese cooperative, quali strumenti di organizzazione imprenditoriale

Data: 09/05/2017
Numero: 133
Soggetto: Assemblea

OGGETTO 4412

Risoluzione circa il rilancio delle imprese cooperative, quali strumenti di organizzazione imprenditoriale, in considerazione dello specifico valore per la società e l'economia emiliano-romagnola. A firma dei Consiglieri: Sensoli, Bertani, Sassi

(Discussione e reiezione)

 

OGGETTO 4479

Risoluzione per impegnare la Giunta a farsi portavoce affinché vengano istituiti organismi che svolgano il compito di vigilanza sui bilanci delle cooperative che emettono prestiti sociali, a sollecitare Governo e Parlamento ad istituire un fondo di garanzia nazionale a tutela dei sottoscrittori di prestiti sociali, nonché a istituire un tavolo di confronto con centrali cooperative, sindacati ed enti locali al fine di avviare una riflessione su nuovi modelli cooperativi. A firma dei Consiglieri: Torri, Taruffi, Prodi, Mori

(Ritiro)

 

OGGETTO 4606

Risoluzione per impegnare la Giunta a farsi portavoce presso Governo e Parlamento affinché vengano istituiti organismi di vigilanza sui bilanci delle cooperative che emettono prestiti sociali, a istituire un fondo di garanzia nazionale a tutela dei sottoscrittori di tali prestiti, nonché a tutelare i sottoscrittori delle cooperative che sono state coinvolte in procedure fallimentari. A firma dei Consiglieri: Torri, Prodi, Calvano, Taruffi, Mori

(Presentazione, discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Procediamo con altre risoluzioni abbinate.

Oggetto 4412: Risoluzione circa il rilancio delle imprese cooperative, quali strumenti di organizzazione imprenditoriale, in considerazione dello specifico valore per la società e l'economia emiliano-romagnola, a firma dei consiglieri Sensoli, Bertani, Sassi.

Vi ricordo che su questo oggetto insiste un emendamento a firma della consigliera Sensoli.

Oggetto 4479: Risoluzione per impegnare la Giunta a farsi portavoce affinché vengano istituiti organismi che svolgano il compito di vigilanza sui bilanci delle cooperative che emettono prestiti sociali, a sollecitare Governo e Parlamento ad istituire un fondo di garanzia nazionale a tutela dei sottoscrittori di prestiti sociali, nonché a istituire un tavolo di confronto con centrali cooperative, sindacati ed enti locali al fine di avviare una riflessione su nuovi modelli cooperativi, a firma dei consiglieri Torri, Taruffi, Prodi, Mori.

Apro la discussione generale congiunta sui documenti. Dieci minuti per ciascun consigliere. Si è iscritto il consigliere Torri.

 

TORRI: Chiedo, se è possibile, avendo sentito anche i colleghi del Gruppo Cinque Stelle, a fronte di alcune richieste di integrazione al testo della risoluzione di cui sono primo firmatario, che mi sono pervenute, se è possibile sospendere per cinque minuti la seduta, in maniera che possiamo valutare se integrare e come integrare il testo.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Torri.

Se non ci sono obiezioni da parte dell'Aula, sospendo cinque minuti per dare il tempo di valutare gli emendamenti.

 

(La seduta, sospesa alle ore 16,02, è ripresa alle ore 16,15)

 

PRESIDENTE (Soncini): Riprendiamo i nostri lavori.

È stata distribuita anche la risoluzione oggetto 4606: Risoluzione per impegnare la Giunta a farsi portavoce presso Governo e Parlamento affinché vengano istituiti organismi di vigilanza sui bilanci delle cooperative che emettono prestiti sociali, a istituire un fondo di garanzia nazionale a tutela dei sottoscrittori di tali prestiti, nonché a tutelare i sottoscrittori delle cooperative che sono state coinvolte in procedure fallimentari, a firma dei consiglieri Torri, Prodi, Calvano, Taruffi, Mori.

È aperto il dibattito generale.

Consigliere Torri, prego.

 

TORRI: Grazie.

Intervengo solo per comunicare che ritiro l'oggetto precedentemente iscritto per sostituirlo con il 4606, che è un testo molto simile, ma integrato in alcune parti. Abbiamo ritenuto di usare questo metodo per fare una proposta più ordinata rispetto a proporre diversi emendamenti. Dopo, nel caso, interverrò poi per l'illustrazione. Visto che prima è inserita la risoluzione della collega Sensoli, lascio a lei la parola se vuole intervenire per prima.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Torri.

Siamo in discussione sulle risoluzioni 4412 e 4606 essendo stata ritirata la 4479.

Consigliera Sensoli, prego.

 

SENSOLI: Grazie, presidente.

Noi abbiamo voluto inserire all'ordine del giorno questa risoluzione per iniziare a parlare di un tema o meglio iniziare ad affrontare concretamente un tema che coinvolge elementi fondanti dell'Emilia-Romagna, della sua economia, della sua società e della sua coesione sociale, cioè il mondo della cooperazione, che è appunto una parte fondante della nostra regione e sicuramente lo riteniamo un elemento da valorizzare. Purtroppo, quello che era un tratto caratteristico della nostra economia e del coinvolgimento dei lavoratori all'interno dell'economia della nostra regione, negli ultimi anni è entrato fortemente in crisi ed è entrato in crisi…

 

(brusio in Aula)

 

PRESIDENTE (Soncini): Scusate, colleghi. Per lavorare al meglio è necessario il silenzio. Grazie.

 

SENSOLI: Grazie.

Dicevo, è entrata fortemente in crisi sia per fattori esterni, dovuti a una crisi generale dell'economia, non solo italiana, ma internazionale e che purtroppo ha influito e ha dei fattori che non dipendono né dalla volontà né dalle competenze di questa sede, sono altre competenze e altre volontà che hanno determinato la crisi che purtroppo da anni attanaglia l'Europa, ma ci sono anche, secondo noi, dei fattori interni che hanno portato a questa situazione di crisi per cui molto spesso, purtroppo, ci troviamo ex lavoratori delle cooperative, ex soci prestatori delle cooperative a manifestare anche fuori da questa sede chiedendo chiaramente tutele e aiuto da parte della Regione.

I fattori interni, sostanzialmente, possono essere individuati in alcune cause fondamentali che sono: un aumento della distanza tra i vertici delle cooperative, soprattutto delle grandi cooperative e il personale, chiamiamolo personale dipendente perché è del tutto assimilabile ormai a qualsiasi personale dipendente di una qualsiasi azienda o forma societaria diversa da quella della cooperazione, da una democraticità interna alla cooperazione ormai quasi solo fittizia, tant'è che i ricambi delle dirigenze molto spesso non vengono effettuate e non vengono fatte attraverso quelli che dovrebbero essere i sistemi democratici che dovrebbero caratterizzare anche le cooperative, soprattutto le cooperative e i criteri di rotazione che le dovrebbero caratterizzare. Peccato che questi criteri di rotazione, anziché avvenire all'interno delle cooperative stesse, purtroppo, molto spesso, avvengono tra mondo della politica e delle Amministrazioni e le dirigenze delle cooperative. Quindi, secondo noi, ci sono degli ambiti ben precisi su cui andare ad agire. Un ambito preciso è quello delle cosiddette porte girevoli. Secondo noi, ci deve essere una netta definizione e una distanza temporale, mettiamola così, tra quelle che sono le dirigenze delle cooperative e le dirigenze politiche amministrative, perché altrimenti si crea quella commistione e quella dipendenza reciproca per cui non si può mantenere quello che è, secondo noi, un equilibrio tra i due mondi: un nuovo modello di cooperazione per riportare i principi fondanti di quello che è l'articolo 45 della Costituzione che ha istituito la cooperazione proprio per coinvolgere i cittadini all'interno del proprio sviluppo economico e anche sociale, perché comunque la cooperazione è anche uno strumento di coesione sociale. Responsabilizzando e rendendo partecipe il lavoratore all'interno della vita della propria impresa chiaramente lo si rende anche più coeso rispetto a quelle che sono le decisioni e le politiche per il miglioramento dello stato di ogni lavoratore e della salute economica delle imprese e, di conseguenza, anche del territorio.

Abbiamo poi un limite nel divario retributivo. Secondo noi, non è più accettabile, al giorno d'oggi, che ci sia questa forbice così elevata tra alcuni grandi dirigenti, alcuni stipendi di grandi dirigenti e la base lavorativa. Secondo noi, va messo un limite a questo divario per ricreare quella condizione di giustizia sociale ed economica.

Legata anche alla questione delle retribuzioni c'è anche la questione, secondo noi, della esternalizzazione dei servizi. Mi rivolgo specialmente ai servizi educativi, ai servizi socioassistenziali nei quali è molto diffuso lo strumento della cooperazione. Essendo affidata a queste cooperative molto spesso una funzione pubblica, perché se parliamo di servizi educativi e parliamo di servizi socioassistenziali, sociosanitari comunque è una funzione pubblica da parte delle Amministrazioni, secondo noi si crea un ulteriore dislivello, una disuguaglianza, cioè quello esistente tra i lavoratori nel settore pubblico e i lavoratori nel settore della cooperazione, che purtroppo, come ci è arrivata oggi risposta ad una delle nostre interrogazioni, è vero che non è di competenza della Regione Emilia-Romagna la contrattazione nazionale, ma è anche vero che comunque la Regione Emilia-Romagna, oltre ad avere una rappresentanza politica importante anche in Conferenza Stato-Regioni e quindi a livello nazionale, però potrebbe agire cercando di regolare o dare degli indirizzi e delle linee guida per far sì che queste disuguaglianze vengano attenuate quantomeno quando si parla di affidamento di servizi o di esternalizzazione dei servizi che riguardano l'educazione o i servizi socioassistenziali. Sostanzialmente noi vogliamo, con questa risoluzione, dare una sorta di cambio di rotta a quello che è, secondo noi, il trend negativo che, purtroppo, ha subito la nostra cooperazione negli ultimi anni.

Auspichiamo che voglia essere presa seriamente in considerazione la nostra proposta, che si voglia dare un segno concreto al mondo della cooperazione, soprattutto ai tanti lavoratori, ai tanti soci prestatori che oggi si trovano veramente in condizione di difficoltà e di disagio. Abbiamo alcune province della nostra regione particolarmente colpite, oltre che dai crac finanziari e bancari anche dai crac delle cooperative. È ora veramente di dare un aiuto concreto, non solo a parole, indirizzando in maniera netta questa Giunta verso una strada determinata che sia volta veramente a rivoluzionare il mondo, perché, secondo noi, vanno ripresi i principi cardine, però rivoluzionando il sistema.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Sensoli.

Consigliere Torri, prego.

 

TORRI: Grazie, presidente. Intervengo per illustrare il testo che abbiamo presentato poco fa, che riprende quasi completamente il precedente.

Anche nel nostro caso, il tema della cooperazione parte dalle difficoltà che soprattutto le cooperative edili hanno vissuto nell'ultimo periodo in provincia di Reggio Emilia e non soltanto. Lì si sono verificati i casi più gravi e più recenti, ma sappiamo che il settore dell'edilizia, e di conseguenza le cooperative che in esso si muovono, da tempo versano in difficoltà. Sappiamo anche che il fatto di ampliare lo sguardo a un settore che complessivamente fatica non significa sollevare rispetto ad alcuni elementi dalle responsabilità per quanto riguarda le aziende che appunto queste difficoltà non sono state in grado di affrontarle. Però, prima di arrivare a questo tipo di analisi, penso sia importante fissare gli aspetti che con il nostro documento vorremmo portare all'attenzione dell'Aula e all'approvazione, proprio per agire sulle conseguenze più drammatiche di questa crisi, a partire dalla vigilanza sui bilanci delle cooperative che emettono prestiti sociali e in generale a un tema di controllo su questo tipo di attività che, chiaramente, deve essere più stringente e accurato proprio a fronte da un lato delle difficoltà che abbiamo vissuto e dall'altro di un cambiamento di sistema che forse non abbiamo saputo cogliere per tempo e così anche alcuni manager. Chiediamo di sollecitare il Governo e il Parlamento per istituire un fondo di garanzia nazionale a tutela dei sottoscrittori. In questo caso vogliamo cogliere quell'esigenza che emerge da tante persone che sono state socie e lavoratrici, oltre che prestatrici, delle cooperative, proprio per la natura particolare, che richiede anche una necessaria sensibilità che questo tipo di lavoro e questo tipo di attività economica ha, ovvero il fatto di mettere assieme e stringere ancora di più rispetto ad altri tipi di impresa le persone e creare ancora di più un legame tra il frutto del loro lavoro e le prospettive di vita.

Chiediamo di sollecitare il Governo e il Parlamento per tutelare di nuovo i sottoscrittori del prestito sociale, di chi sta attraversando le procedure fallimentari, per arrivare a quello che anche la collega Sensoli diceva e che penso sia emerso più di una volta in quest'Aula, anche a partire dalle sollecitazioni che dobbiamo riconoscere dei colleghi del centrodestra riguardo a un modello che ha sicuramente delle peculiarità e delle particolarità che lo rendono importante, che hanno fatto forte il sistema economico emiliano, che devono essere preservate sia per la loro natura che per la risorsa che hanno rappresentato per il nostro sistema, che comunque resta uno, a livello economico, dei più avanzati.

Da questo punto di vista, quindi, dobbiamo sforzarci di sostenere e dare il contributo ad una riflessione su questo modello che ne conservi le positività, consenta di svilupparle e di rafforzare questo sistema in un contesto che necessariamente è mutato e che parta, però, senza reticenze e con apertura, dagli errori che sono stati commessi, perché non ci si deve nascondere neanche questo, neanche questo aspetto, ovvero gli errori che possono essere stati, manageriali, di analisi del contesto e di diversa natura, ma che comunque ci sono, dei quali occorre prendere atto con la necessaria apertura proprio perché, una volta compresi, si possa evitarli.

Indipendentemente da tutto, fuori da qualsiasi tipo di strumentalizzazione, questo è un compito che compete necessariamente alla politica, sia per la natura di questo sistema, e credo non sia un male dirlo, sia perché è compito della politica riuscire a capire come un sistema si modifica, soprattutto un sistema economico e sociale, e riuscire a intervenire perché queste modificazioni, queste crisi o questi cambiamenti radicali, come quelli che sono avvenuti a partire dal 2008, quella che qualcuno chiama crisi economica e che in realtà penso, appunto, abbia prodotto un mutamento della società, si sviluppano per dare le sponde e la direzione giusta in maniera che questi sviluppi siano sostenibili per i cittadini e non siano troppo drammatici.

Da questo punto di vista, abbiamo ritenuto fosse necessario intervenire. Può essere tardi, può essere il momento giusto, la Regione può fare solo una parte di questo lavoro, ma non è né troppo tardi, né è una parte piccola.

Di conseguenza, abbiamo ritenuto di presentare questo atto proponendo gli impegni che dicevamo prima, con un occhio alla natura del sistema cooperativo che ha fatto forte l'economia emiliana, con un occhio alla drammaticità che stanno vivendo soprattutto i lavoratori e i soci prestatori, che sono la parte più debole di questo sistema, a fronte di dirigenti, di una situazione manageriale che non sta vivendo le stesse drammaticità, a fronte di una situazione occupazionale che complessivamente è difficile e che noi, come già stiamo facendo con altri provvedimenti, cerchiamo di sostenere.

Abbiamo sentito la necessità di presentare questo documento, abbiamo sentito la necessità di incontrare i soci delle cooperative qui a Bologna con i colleghi Calvano, Taruffi e Prodi, e per quanto mi riguarda anche a Reggio Emilia. Anche lì ho incontrato diversi colleghi di diversi schieramenti per dimostrare vicinanza e, con un atto, per dire che questa Assemblea non si gira dall'altra parte, ma, per quello che può, prova a intervenire. Prova a intervenire perché ha un dovere verso queste persone, perché ha un dovere verso dei cittadini emiliano-romagnoli e perché è dovere della politica farsi carico di questo come di altri problemi, ma di questo in maniera anche più accurata, con la necessaria apertura, senza reticenza e perché questo tipo di sistema, per le conseguenze sociali e per i legami che va a creare, ha delle particolarità che vanno riconosciute, senza nulla togliere al resto, anzi, proprio perché la politica dovrebbe cercare di muoversi dentro queste differenze che nel sistema ci sono, per cercare di sostenerle ognuna in base alle particolarità che presenta, con la necessaria sensibilità rispetto alle persone, rispetto ai legami che il lavoro crea, partendo appunto da questo aspetto, ovvero dal legame che nella società il lavoro crea e che va sempre più disperdendosi. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Torri.

La parola al consigliere Bargi.

 

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