Regione (Archivio)

Norme per la valorizzazione delle eccellenze agroalimentari della Regione Emilia - Romagna

Data: 29/12/2014
Numero: 15
Data Risposta: 07/07/2015

RELAZIONE


COLLEGHI CONSIGLIERI! -
Il fenomeno degli inganni derivanti dalla sistematica diffusione di prodotti alimentari contraffatti, che danneggiano fortemente quelli Made in Italy, è largamente diffuso e noto.
Altrettanto diffusa risulta la vendita di prodotti "italiani" - tali essendo in ragione (unicamente) del luogo di confezionamento - la materia prima dei quali non è però di origine italiana: si pensi - ad esempio - ai prosciutti venduti come italiani ma ottenuti da suini allevati all'estero e alla pasta ottenuta da grano non coltivato in Italia.
Giova evidenziare come - nel 2012 - risultano allevati oltre 600.000 suini in meno dell'anno precedente, sostituti dall'importazione di carne proveniente dall'estero, con il conseguente rischio di arrecare danni gravissimi ad eccellenti prodotti che tutto il mondo ci invidia (dal culatello di Zibello, alla coppa piacentina, dal prosciutto di Parma alla mortadella).
A tacere del fatto che, nel pomodoro da industria, l'Italia importa semilavorati industriali - prevalentemente da Cina e Stati Uniti - pari a circa il 20 per cento della propria produzione, senza alcuna indicazione sulla reale provenienza in etichetta.
Quanto poi al latte a lunga conservazione, giova qui evidenziare, come poco meno del 25% del prodotto consumato sull'intero territorio nazionale è di provenienza italiana, mentre la restante parte è qui solo stata confezionata o addirittura qui commercializzata già confezionata. Stessa sorte tocca, all'insaputa ovviamente del consumatore, ai formaggi più tipici e all'olio di oliva.
Occorre che la Regione, nell'ambito delle sue specifiche competenze ed attribuzioni, sia in prima linea nella difesa e tutela del Made in Italy che, con riferimento al nostro contesto territoriale, è anche e soprattutto difesa e tutela di una tradizione agroalimentare di prim'ordine, che - diversamente - rischia di essere travolta da un'impari e sleale concorrenza, con gravi ed irreparabili danni sia sotto il profilo economico, sia sotto quello occupazionale.
Del resto è l'Emilia Romagna che vanta il primato italiano del maggior numero di prodotti a marchio D.O.P. (Denominazione di Origine Controllata) e I.G.P. (Indicazione Geografica Tipica) con 36 prodotti d'eccellenza; così pure, molti prodotti emiliano-romagnoli (il Parmigiano-Reggiano, il Grana Padano, il Prosciutto di Parma, l'aceto Balsamico) sono tra i prodotti più conosciuti e venduti nel Mondo.
Non solo: nella nostra Regione, oltre a detti prodotti e alle specialità tradizionali garantite (STG) ve ne sono altri che, in ragione della ridotta quantità produttiva o per il fatto di appartenere ad una tradizione produttiva più locale, pur avendo un livello qualitativo di prim'ordine, unanimemente apprezzato da chi li degusta, non risultano minimamente tutelati (rispetto alle falsificazioni) né adeguatamente sostenuti da un'efficacia politica di promozione e di marketing (rispetto a quelli DOP, IGP, e alle STG).
Detti obiettivi possono essere raggiunti con l'approvazione della presente proposta di legge che prevede la creazione e l'attribuzione di un marchio di qualità per le dette eccellenze alimentari della nostra Regione. Avuta a mente la legge regionale 28 ottobre 1999, n. 28 - che ha introdotto disposizioni per la valorizzazione dei prodotti agricoli ed alimentari ottenuti con tecniche rispettose dell'ambiente e della salute dei consumatori - il presente progetto di legge (che si compone di cinque articoli) è infatti preordinato ad estendere la sua applicazione anche alle eccellenze agroalimentari della nostra Regione che non accedono ai regimi di qualità rilasciate in ambito europeo.

TESTO


Articolo 1
(Modifiche alla Legge Regionale 28 ottobre 1999, n. 28)

1. Al titolo della legge regionale n. 28 del 1999, dopo le parole "della salute dei consumatori", sono aggiunte le seguenti parole: ",nonché delle eccellenze agroalimentari".
2. All'articolo 1 della legge regionale n. 28 del 1999, dopo il comma 1, è aggiunto il seguente comma: "1 bis. La Regione valorizza, altresì, i prodotti agroalimentari d'eccellenza del territorio regionale, riconosciuti in base a caratteristiche produttive, qualitative o tradizionali, che non possono o non sono in grado di accedere ai regimi di qualità previsti dalla normativa dell'Unione europea, attraverso l'adozione di un marchio di certificazione, concesso in uso alle imprese che si impegnano a rispettare gli appositi disciplinari.".
3. Al comma 1 dell'articolo 2 della legge regionale n. 28 del 1999, dopo le parole "al conseguimento degli obiettivi", sono aggiunte le seguenti parole: "e in relazione ai prodotti agroalimentari d'eccellenza".
4. Al comma 1 dell'articolo 5 della legge regionale n. 28 del 1999 è aggiunto in fine il seguente periodo: "I disciplinari dei prodotti agroalimentari d'eccellenza riportano distintamente, altresì, la descrizione delle loro caratteristiche produttive, qualitative, o tradizionali).".


Articolo 2
(Modifiche alla Legge Regionale 04 novembre 2002, n. 29)

1. All'articolo 9 della legge regionale n. 29 del 2002, il comma 1 è sostituito dal seguente: "1. Gli appalti pubblici relativi ai servizi di ristorazione collettiva sono aggiudicati, ai sensi dell'articolo 83 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e s.m.i., attribuendo valore preminente alla qualità e alla sicurezza dei prodotti alimentari ed agroalimentari offerti.".
2. All'articolo 9 della legge regionale n. 29 del 2002, dopo il comma 1 è aggiunto il seguente: "1 bis. Nei bandi relativi alle procedure di appalto pubblico di cui al comma 1, può essere previsto, quale criterio preferenziale ponderato per l'aggiudicazione, l'utilizzo di prodotti agroalimentari tipici, biologici o di eccellenza, il cui intero ciclo di produzione realizzato in Emilia - Romagna segua la stagionalità della terra e rispetti il criterio della minore distanza di trasporto.".


Articolo 3
(Modifiche alla legge regionale 29 dicembre 2009, n. 28)

1. Al comma 6 dell'articolo 2 della legge regionale legge regionale n. 28 del 2009, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: "Nei bandi relativi alle procedure di appalto pubblico di forniture di prodotti agricoli e agroalimentari destinati ai servizi di ristorazione collettiva, ai fini di introdurre specifici criteri di qualificazione ambientale aventi lo scopo di limitare le distanze di trasporto, di garantire la freschezza e la qualità dei prodotti e di assicurare l'esercizio delle attività di controllo sugli stessi, si applica l'articolo 9, commi 1 e 2, della legge regionale 04 novembre 2002, n. 29.".


Articolo 4
(Filiera corta - Modifiche alla legge regionale 21 marzo 1995, n. 16)

1. La Regione, anche di concerto con gli enti competenti e con gli altri soggetti interessati, adotta provvedimenti volti a promuovere e a consolidare i percorsi e i cicli di filiera corta, attraverso la valorizzazione dei prodotti agroalimentari regionali di qualità ed eccellenza, per conseguire i seguenti obiettivi:
a) ridurre il numero di passaggi dei prodotti agroalimentari che intercorre dal momento della loro produzione al consumo finale degli stessi;
b) favorire il mantenimento delle produzioni agroalimentari regionali;
c) promuovere l'offerta dei prodotti agroalimentari nell'ambito del commercio, della ristorazione e del turismo rurale e ambientale;
d) incentivare la conoscenza dei prodotti agroalimentari e delle loro caratteristiche, anche in coerenza con le programmazioni e gli interventi di cui alla legge regionale 04 marzo 1998, n. 7;
e) sostenere il flusso del turismo enogastronomico verso le zone rurali e dei mercati dei prodotti agroalimentari;
f) supportare intese interprofessionali fra tutti i soggetti interessati.
2. All'articolo 1, comma 1, della legge regionale n. 16 del 1995, è aggiunta la seguente lettera: "b-bis) la promozione e il consolidamento dei percorsi e del ciclo di filiera corta."
3. All'articolo 2, comma 1, della legge regionale n. 16 del 1995, la lettera c) è sostituita dalla seguente: "c) prodotti ottenuti in conformità ai disciplinari di produzione ai sensi della L.R. 28 ottobre 1999, n. 28;".

DIBATTITO IN AULA

OGGETTO 15

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Norme per la valorizzazione delle eccellenze agroalimentari della Regione Emilia-Romagna.» A firma del Consigliere: Foti

(Relazione, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno oggetto 15/1 "Non passaggio all'esame degli articoli" - Presentazione, dichiarazioni di voto e approvazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Il testo n. 1/2015 è stato licenziato dalla Commissione "Politiche economiche" nella seduta del 17 giugno 2015, con parere contrario.

Il progetto di legge è composto da 4 articoli.

Il Relatore della Commissione, consigliere Tommaso Foti, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

La parola al consigliere relatore Foti.

 

FOTIrelatore della Commissione: Grazie, presidente. Il progetto di legge in esame in realtà non verrà discusso perché, come è noto, è già stata consegnata una richiesta e un ordine del giorno di non passaggio all'esame degli articoli da parte della consigliera Serri, penso nella sua qualità di presidente della Commissione che ha esaminato il progetto di legge in questione.

Debbo dire che il progetto di legge, che si compone di quattro articoli, in realtà in Commissione è stato discusso, sono intervenuti i colleghi del PD, è intervenuto il collega del Movimento 5 Stelle.

Questo progetto di legge si preoccupava più che altro di quei prodotti che, pur essendo un'eccellenza nella nostra regione, non rientrano nelle categorie di denominazione d'origine protetta (DOP), d'indicazione geografica tipica (IGP), di specialità tradizionali garantite (STG), che nell'insieme - non lo dico io, ma lo scrive il Partito Democratico in una risoluzione che poi andremo a discutere - raggiungono il numero di 234 prodotti.

Ora, esclusi questi 234 prodotti, ve n'è una serie che, pur essendo di qualità o di ottima qualità, non rientrano in questi ambiti che hanno una loro legislazione particolare e che quindi hanno anche delle possibilità di promozione del tutto diverse.

Quello che si chiedeva con l'articolo 1 era occuparsi anche dei prodotti che, pur essendo di qualità, non rientrano in questa gamma e che pure meritano considerazione, meritano soprattutto apprezzamento perché i loro produttori effettivamente sono particolarmente sensibili alla loro produzione, una produzione che è fatta con cura, che direi è fatta con arte nel senso migliore della parola, perché molto spesso confondiamo il prodotto industriale con il prodotto artigianale, ma questi prevalentemente sono prodotti artigianali di ottima qualità.

Dall'altra parte, il progetto di legge, soprattutto nell'articolo 1 e nell'articolo 3, si preoccupava che nei bandi di appalto pubblico per l'aggiudicazione di appalti che hanno attinenza con il settore della ristorazione collettiva si inserissero delle clausole e delle norme che privilegiassero o comunque sollecitassero la presenza di prodotti di tipo biologico o di eccellenza il cui ciclo produttivo avviene all'interno della regione Emilia-Romagna.

L'articolo 4, infine, (vado ovviamente velocemente anche perché, essendovi già una richiesta di non passaggio, il dibattito in termini di merito non si potrà effettuare) si preoccupava di inserire un concetto nuovo sotto il profilo giuridico, ma sicuramente già assodato sotto il profilo pratico, che è quello di filiera corta, cioè si chiedeva di cercare di promuovere da parte della Regione, con gli enti competenti e i soggetti interessati, quella procedura di filiera corta che ha come suo obiettivo principale, da una parte, la riduzione del numero di passaggi dei prodotti agroalimentari, dall'altra, di favorire il mantenimento delle produzioni agroalimentari regionali, di promuovere l'offerta dei prodotti agroalimentari nell'ambito del commercio (voglio qui richiamare che in quasi tutte le città capoluogo, ad esempio, i mercatini della Coldiretti sono mercatini di filiera corta, per i quali addirittura i Comuni hanno realizzato delle deroghe ai regolamenti mercatali abituali proprio per consentirne l'effettuazione in ragione di questa loro caratteristica specialistica, un po' come si è fatto, ad esempio, sotto altro profilo del settore merceologico, per gli hobbisti, si sono create delle nicchie apposite), di sostenere il flusso del turismo enogastronomico verso le zone rurali e dei mercati dei prodotti agroalimentari.

Insomma, si voleva cercare di realizzare un combinato disposto che introducesse quella che fino ad oggi è stata più che altro un'espressione, direi, di tipo ideologico in un aspetto normativo. Certo, filiera corta non può significare esclusione degli altri prodotti dal mercato o addirittura criminalizzazione degli altri prodotti che sono sul mercato. Filiera corta, a mio avviso, è quel settore di nicchia che molto spesso vorremmo alimentare e perseguire in vari comparti economici e che nel campo dell'agricoltura e del settore ortofrutticolo ha una sua particolare caratterizzazione così come nel campo zootecnico. Infatti spesso oggi vediamo l'installazione di macchinari per il latte appena munto, ma nessuno dice che quello a lunga conservazione non vada bene. Si creano le condizioni perché, in una logica di mercato, il consumatore possa avere più possibilità di scegliere anche in relazione alle differenti attitudini del consumatore stesso. È ovvio che vi sarà un consumatore di tradizione che probabilmente privilegerà tutto il settore del mercato della filiera corta e un consumatore che, molto spesso anche per motivi di tempo, non si rivolge a questo mercato.

Vorrei fare un riferimento molto specifico. Non so se qualcuno se ne è accorto, ma persino nelle grandi reti di distribuzione oggi iniziano ad aprirsi dei piccoli farmer market di prodotti locali tipici. È la controprova del fatto che evidentemente il consumatore apprezza quei prodotti locali tipici che non hanno assunto ancora un rilievo di commercializzazione nazionale. Ad esempio, il Salame di Felino non è che faccia parte di questi farmer market locali, è già un prodotto che viene commercializzato in tutto il territorio nazionale, così come probabilmente la Coppa Piacentina e, sotto il profilo della commercializzazione, la Coppa di Parma, o il Prosciutto crudo di Parma e/o il San Daniele. Qui ovviamente non ci stiamo confrontando con questo tipo di prodotti che sono già affermati su tutto il territorio nazionale, ma cito un prodotto di qualità e abbastanza sconosciuto nell'ambito degli insaccati: la Mariola. È sicuramente un prodotto che è tipico di alcune zone, ha dei livelli di apprezzamento che sono notevoli. Le manca che cosa? La quantità di produzione molto spesso e un margine di contribuzione tale da permettere una pubblicizzazione affinché possa diventare un prodotto diffuso su tutto il territorio nazionale.

Queste erano le caratteristiche del progetto di legge che è stato discusso in Commissione.

Vi è stato il voto contrario sui singoli articoli, quindi il progetto viene in Aula con il voto contrario della Commissione, come relatore lo devo dire.

Adesso abbiamo solo da esaminare, dopo la mia relazione, visto che non è stato nominato un relatore di minoranza, la proposta di non passaggio ai sensi dell'articolo 92 del Regolamento, che, torno a ripetere, viene usato come una mannaia, anche perché, per la modestia dell'articolato nel numero degli articoli, sarebbero bastate quattro votazioni, quindi si sarebbe potuta ben svolgere la discussione come per qualsiasi progetto di legge e poi respingere il progetto. Prendo atto che questa è la volontà, ubi maior, minor cessat, e quindi non rimane altro che prendere atto di ciò che agli atti è depositato.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bessi. Ne ha facoltà.

 

BESSI: Grazie, presidente. Parto proprio dal punto finale del consigliere Foti, proponente di questa proposta...

 

(interruzione del consigliere Foti)

 

PRESIDENTE (Saliera): Comunque è aperta la discussione generale e alla fine della discussione generale si procede al voto sull'ordine del giorno.

Prego, consigliere Bessi.

 

BESSI: Grazie, presidente. Sulla discussione generale è molto facile entrarci, nel senso che è molto facile entrare sul tema generale perché il primo punto del progetto di legge sta proprio alla base del punto di vista del Partito Democratico su questo tema, nel senso che il sostegno da parte della Regione Emilia-Romagna di un marchio di qualità crediamo debba necessariamente avere un valore pubblicistico e quindi passare dal riconoscimento della normativa europea e ciò esclude l'ipotesi della proposta del consigliere.

Un altro fattore è che chiaramente potrebbe essere lasciato all'iniziativa privata, come è stato anche specificato per la costituzione di marchi di natura privatistica, quindi per la promozione di queste eccellenze, che vanno poi definite, eccetera.

Quindi, come abbiamo anche trattato con il consigliere Foti ed altri colleghi, credo dando anche la giusta importanza a questo progetto di legge, questo progetto di legge confonde alcuni aspetti riguardanti l'informazione generale, al di là dei singoli articoli che sono stati trattati in Commissione, dove ci sono criteri di definizione che innescherebbero anche numerose situazioni di difficile controllo se non di intervento di materia nazionale e alcuni passaggi che sono anche difficilmente definibili per quanto ci riguarda. Poi, chiaramente, non è una questione nel merito, ma alcuni aspetti sono ben presenti non solo nel dibattito che abbiamo fatto noi, ma anche in un dibattito molto più vasto.

Poi c'è il fatto che oggi o domani verrà definito dalla Camera dei Deputati il "DDL Agricoltura" che parla di semplificazioni, di investimenti eccetera. Credo che lo stesso lavoro sia stato fatto anche a livello di regolamento europeo, ad esempio sull'educazione alimentare, sulla promozione alimentare o altro. Quindi su questo argomento possiamo, come Consiglio regionale, lavorare in futuro in maniera più specifica sui campi su cui possiamo intervenire non cercando di andare, per termini generali senza andare all'enunciato, a supplire ad un compito che diventerebbe poco puntuale e difficilmente praticabile nei diversi campi che questo progetto tocca. È per questo che non è una mannaia, consigliere Foti, ma è una constatazione sul testo presentato. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Bessi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Rainieri. Ne ha facoltà.

 

RAINIERI: Grazie, presidente. Mi dispiace che il consigliere Bessi non abbia in qualche modo approvato la proposta di legge del consigliere Foti perché credo che sia un grande errore della Regione ragionare sul fatto che le imprese private debbano tutelare o promuovere un marchio o un prodotto piuttosto che un ente pubblico come la Regione o il Governo. Credo che, come spiegato benissimo dal consigliere Foti, il proponente della legge, ci sia bisogno di tutelare quei marchi, quelle associazioni, quegli sforzi che cercano di fare coloro che non hanno la possibilità di andare direttamente nella macro industria o comunque nella grande distribuzione, ma che hanno fatto la forza di molti prodotti e di molti territori. Non andare in quella direzione ma lasciare tutto al caso, che è quello che sta succedendo oggi, credo che sia un grande errore.

C'è un'associazione (io ho avuto a che fare con questa associazione in Commissione Agricoltura alla Camera) che ha raggruppato le denominazioni comunali, che sono dei prodotti tipici di piccole entità che non avranno mai la possibilità di entrare nel circuito della grande industria o della grande distribuzione, se non, come diceva il consigliere Foti, per quei piccoli market che vengono fatti all'interno della grande distribuzione. Sono quei prodotti di nicchia di cui stiamo discutendo oggi.

A Piacenza è nato, ad esempio, il "Consorzio della carne che piace", che è la carne di macelleria, di animali che sono allevati in piccoli comuni e in piccole aziende, che è di grande qualità. Questo aiuta molto le aziende che si associano a questi piccoli consorzi a rendere più remunerativo il loro lavoro.

Se partiamo dal presupposto, come in Comunità europea oggi sta succedendo, di prevedere che il formaggio si possa fare anche senza il latte così come il vino si possa fare senza l'uva, ho la vaga sensazione che allora avete ragione a bocciare questo progetto di legge. Se invece partiamo dal presupposto che l'Emilia piuttosto che altre regioni hanno un elevatissimo numero di produzioni tipiche invidiate da tutti, che però non sono alla portata della pubblicità di marchi a livello aziendale e a livello di consorzio come il Consorzio del Grana Padano, del Parmigiano, o del Culatello, o di altri prodotti conosciuti in tutto il mondo, ma che hanno comunque una grande capacità qualitativamente parlando e grandi tradizioni del nostro settore agroalimentare, allora credo che sia proprio sbagliato pensare di non portare avanti un progetto di legge di questo genere, per cui noi come Lega Nord siamo per portare avanti questo progetto di legge. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Rainieri.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bertani. Ne ha facoltà.

 

BERTANI: Grazie, presidente. La nostra valutazione l'abbiamo già fatta abbastanza ampiamente in Commissione dicendo che sicuramente il progetto è interessante. Avevamo anche noi sottolineato alcune difficoltà e la necessità che il progetto di legge fosse maggiormente approfondito e fossero limate alcune difficoltà che effettivamente ci sono. Dispiace che l'occasione non sia stata colta, perché una volta che c'è un progetto di legge che tutti dicono che è interessante e che dobbiamo farci qualcosa, poi però lo bocciamo e finisce lì.

Sicuramente è uno spunto dal quale noi vogliamo partire e che vogliamo approfondire, anche perché ci sono altre Regioni che hanno già legiferato sul chilometro zero e su produzioni agroalimentari di qualità.

Sicuramente, quindi, noi confermiamo quanto fatto in Commissione dove abbiamo votato favorevolmente alcuni articoli e ci siamo astenuti su altri perché tecnicamente probabilmente contenevano dei problemi. In questo caso ci asteniamo, però ritenendo il progetto di legge interessante e rendendoci disponibili ad approfondire il problema. Ovviamente, se poi la maggioranza su queste cose si tira indietro, le opposizioni fanno fatica, noi però siamo disposti a lavorare.

 

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SONCINI

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Bertani.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Ringrazio il consigliere Bessi perché comunque, al di là del giudizio che ha espresso su questo progetto di legge, mi pare di poter cogliere una sua disponibilità a lavorare anche in relazione a quella che sarà la legislazione nazionale che dovrebbe essere approvata oggi ed eventualmente alle normative europee di settore che dovrebbero uscire nei prossimi mesi, per poter comunque cogliere quantomeno, se non l'obiettivo, una parte degli obiettivi che questo succinto progetto di legge proponeva. Volevo darne atto perché questo discorso che aveva già anticipato in privato, l'ha fatto anche in pubblico.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

Non ho altri iscritti in dibattito generale.

Avete ricevuto l'ordine del giorno, a firma della consigliera Serri, presidente di Commissione, di non passaggio all'esame dell'articolato, quindi apro le dichiarazioni di voto sull'ordine del giorno.

Ha chiesto di parlare la consigliera Serri. Ne ha facoltà.

 

SERRI: Grazie, presidente. Intervengo a sostegno dell'ordine del giorno. Le motivazioni per cui la Commissione ha respinto il progetto di legge presentato dal consigliere Foti non sono legate ad una non considerazione di quello che può essere il valore delle nostre produzioni, bensì mirate a non creare confusione rispetto alla definizione di marchi e di riconoscimenti di qualità che hanno la necessità di passare attraverso procedimenti ben precisi che sono di carattere comunitario in alcuni casi e quindi al non sovrapporre un'infinità di marchi che creerebbero confusione. Tra l'altro i termini "qualità" e "valorizzazione" sono termini importanti, su cui non bisogna generare confusione. Per questo motivo, per essere coerenti con ciò che è stato espresso in Commissione, chiediamo il non passaggio all'esame dell'articolato.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Serri.

Se nessun altro consigliere chiede di parlare per dichiarazione di voto sull'ordine del giorno, metto in votazione, per alzata di mano, l'ordine del giorno che insiste sull'oggetto 15, a firma della consigliera Serri.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTI: Grazie, presidente. Chiedo se è previsto il voto elettronico.

 

PRESIDENTE (Soncini): Sì, votiamo con sistema elettrico.

Si proceda alla votazione dell'ordine del giorno di non passaggio all'esame degli articoli, oggetto 15/1, a firma della consigliera Serri, con l'uso del dispositivo elettronico, a scrutinio palese, con la registrazione dei nomi.

 

(Si procede alla votazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Comunico l'esito della votazione:

 

Presenti

 

42

Assenti

 

8

Votanti

 

41

Favorevoli

 

25

Contrari

 

16

Astenuti

 

--

 

PRESIDENTE (Soncini): L'ordine del giorno è approvato, pertanto non passiamo all'esame dell'articolato dell'oggetto 15, che si intende respinto.

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Rassegna Stampa

TommasoFoti
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